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IL PADRONE di raluka

By 27 Febbraio 2018Febbraio 23rd, 2022No Comments

Stavo guidando verso casa sua quel caldo venerdì sera di luglio. Ero
emozionata,avevo appuntamento per le 22. Era la prima volta che mi
invitava nella sua tana,era solito usarmi  in uno squallido cinema
a luci rosse dove si dilettava ad esibirmi ed offrirmi come  una
puttanella.

Un misto tra timore ed eccitazione mi stava attraversando tutto il corpo
quando improvvisamente mi trovai davanti a casa sua. Una piccola
villetta in periferia di Modena in un grazioso quartiere residenziale.
Suonai il campanello e come da accordi mi fece entrare,presi il
corridoio sulla destra fino all’ultima porta sulla sinistra dove c’era
un piccolo bagno di servizio. Entrai,dovevo cambiarmi e trasformarmi in
Raluka,la sua cagna.
Mi aveva dato disposizioni precise,non voleva vedermi in versione
“normale da tutti i giorni” diceva che ero un’inutile maschietto come
tanti. Aprii il mio zainetto nero sul pavimento .Estrassi le mie calze a
rete con giarrettiera che furono le prime ad essere indossate,un
corsetto imbottito nero e perline,l’inconfondibile parrucca nera con i
codini dalle parti come piacciono tanto a lui perch&egrave mi danno
un’aspetto da lolita,scarpe aperte nero lucido con tacco del dieci,una
mini rosso fuoco cortissima da coprire appena il perizoma rosso nero di
pizzo. Dopo aver smaltato le unghie anch’esse di un volgare rosso lucido
e truccata con un bel rossetto abbondante resistente all’acqua non mi
restava allacciarmi l’immancabile collare di borchie nero con
agganciata una catena da cane di grossa taglia. Una volta pronta mi
incamminai verso il soggiorno al primo piano dove mi aspettava. La stanza
era semibuia,illuminata solo dallo schermo del televisore al plasma che
proiettava un film porno. Era seduto su di una grossa poltrona in pelle
davanti allo schermo.
“Vieni” mi disse
Mi fece inginocchiare in terra di fianco a lui rivolta verso lo schermo.
Il film era appena iniziato:una giovane giapponesina sopra ad
un’autobus stava subendo delle avances sempre più esplicite senza
potersi sottrarre da dei vecchi pervertiti. Fu inizialmente toccata nelle
sue parti intime in pubblico da parecchi sconosciuti per poi cedere costretta in ginocchio a succhiarli tutti e farsi ricoprire di caldo sperma e non solo. Nel frattempo sentivo sulla mia testa dolci e ripetute carezze come un padrone fa con il suo animale domestico e rivolgendosi a me disse:
“Allora cagna stasera ho una sorpresa per te, guarda sul tavolo”. Accesi la luce e vidi una grossa scatola. La aprii e dissi con stupore “Per me?”. Era uno stupendo paio di stivali con il tacco a spillo di pelle nera che calzavano fin sopra il ginocchio.
“Forza indossali,che ho in mente di portarti fuori stasera!”.
Li misi e quando mi specchiai sembravo una perfetta battona da strada,quasi un metro e novanta di carne da offrire a piacimento a chiunque avesse voluto.
Salimmo sulla sua grossa station wagon,non potevo parlare mi era richiesto solo rispondere alle sue domande.
I sedili di pelle erano freddi a contatto con le mie natiche coperte solo dal filo del perizoma. La minigonna mi era stata negata per quell’uscita in pubblico.
Dopo un paio di chilometri imbocco’ l’autostrada in direzione di Milano.
Passarono interminabili momenti di silenzio durante il tragitto e nella mia testa incominciavano a formarsi dei timori su cosa mi sarebbe successo quella interminabile notte. Ero eccitata ma anche spaventata seppure mi fidassi del mio padrone a volte certe situazioni possono sfuggire di mano e prendere una direzione imprevedibile. Finalmente verso l’una e trenta lo vedo mettete la freccia ed entrare in una di quelle piazzole di sosta senza distributore di carburante. Accosta e parcheggia in una zona buia vicino a parecchi autotreni. Si intravede davanti a noi un enorme piazzale deserto dove dalla parte opposta si trova l’unica struttura in muratura dell’intera area di servizio: sono dei gabinetti pubblici fatiscenti.
“Bene troia ora scenderai,attraverserai tutto il piazzale lentamente fino ai cessi poi sempre sculettando tornerai in auto da me!”
“Ma come” risposi io
“E se qualcuno si avvicina?” rimarcai
“&egrave un’ordine! poi ci sono qua io e non ti devi preoccupare”
Scesi con il cuore in gola,avevo la salivazione azzerata. Mi incamminai il più velocemente possibile verso la struttura al la dell’immenso piazzale ma non riuscivo ad andare con rapidità per via di quegli stivali dal tacco a spillo altissimo ,anzi rischiavo solo di pendermi una distorsione. Quanto fui quasi a metà piazzale il “sadico PADRONE” accende i fari abbaglianti su di me. Vengo letteralmente illuminata come sotto i riflettori di un palco. La scena di una zoccola vestita solo di stivali neri in pelle fin sopra al ginocchio, perizoma,corsetto,guinzaglio e treccine provocanti risveglia l’attenzione dei camionisti appostati sui loro TIR che sembrava stessero dormendo ma in realtà osservavano fin dall’inizio quegli strani movimenti all’interno di quella station wagon. Riuscii ad arrivare appena in tempo alla struttura quando alcune sagome scure non ben definite a causa dei miei occhi accecati dalla luce si avvicinarono senza distinguere cosa fossero,ma poi capii ben presto che erano i camionisti eccitati che scendevano dai bilici che inesorabilmente si avvicinavano verso di me. Spaventata non ebbi il coraggio di tornare alla macchina quindi decisi di entrare. La struttura era malconcia, l’odore di urina impregnava le mie narici e tutte le pareti erano ammuffite con enormi graffiti e scritte di ogni tipo. Volevo chiudermi dentro un gabinetto ma c’era solo una stanza con dei lavandini e una fila di urinatoi verticali.
Intanto dall’auto il PADRONE vedendo sempre più persone dirigersi verso la struttura incuriositi da quella inaspettata ghiottoneria capitata per caso proprio li quel parcheggio in quel preciso momento…Scese dall’auto e si precipitò velocemente verso i cessi per capire se la sua cagna avesse bisogno ma c’era troppa ressa e non riuscì nemmeno a vedere cosa stesse succedendo dentro.
Nel frattempo vedo entrare parecchie persone nell’unica stanza (se si può chiamarla così ),apparentemente innocue si fingono indifferenti sembrano capitate per caso ma ben presto realizzo che aspettano solo che il primo prenda l’iniziativa come nel branco..non tarda molto tempo che la mattanza abbia inizio. Un polacco o forse &egrave slavo estrae il suo uccello dai pantaloni e si avvicina, tutti gli altri lo seguono e in un’attimo mi ritrovo schiacciata da una decina di persone che mi palpano in modo sempre più deciso ispezionando ogni parte del mio corpo,sento strapparmi i pochi vestiti che addosso. Sento una lingua forzare le mie labbra che incomincia a dimenarsi dentro la mia bocca. Mi sento strizzate i capezzoli e il mio buchetto &egrave preso di mira da non ricordo quante dita che fanno a gara a chi le spinge più in profondità.
Dopo innumerevoli pizzicotti,sculacciate dappertutto e qualche morso vengo fatta inginocchiare sul pavimento sudicio ed appiccicoso e mi ritrovo circondata da diversi cazzi più o meno turgidi di varie dimensioni a pochi centimetri dal mio viso,si stanno masturbando freneticamente nella confusione. Alcuni incominciano a spruzzare sul mio viso e sui capelli mentre vengo brutalmente tirata verso quello di un nordafricano tremendamente grosso e duro. Lo sento arrivare fino alla gola quasi a soffocarmi. Ha un sapore e un odore diverso dai soliti. Lo pompo con passione quasi a dimenticare quello che mi sta succedendo intorno quando di li a poco mi esplode in gola. Bloccata dalle sue forti mani non posso che ingoiare tutto senza quasi gustarne il sapore.
Vengo alzata e messa con la testa dentro ad uno degli urinatoi quando sento del liquido caldo colarmi sulla testa. Mi giro e vedo due anziani dalla corporatura tarchiata probabilmente del sud perché con accento meridionale si divertono ad insultarmi pesantemente mentre cercano di fare centro nella mia bocca con il loro getto di urina. Da dietro sento affondare con forza inaudita due mani nei miei fianchi mentre un cingalese forse palestrato sta puntando il suo grosso cazzo contro il mio buchetto. Senza troppi preliminari lo introduce al mio interno,il dolore &egrave atroce ma forse le sue mani me ne procurano di più sui miei fianchi. Mi scopa in modo violento quasi godesse nel procurarmi dolore fino a quando lo sento fermarsi e pulsare completamente dentro e come se arrivasse nella pancia. Finalmente esce e provo un po di sollievo. Delle goccioline di sperma colano dal mio foro anale ormai oscenamente dilatato lungo l’interno delle mie cosche imbrattando le calze a rete ed entrando negli stivali. Ora il mio culetto &egrave pronto per riceverne altri che non tardano ad arrivare,ormai lubrificato dal seme del primo non &egrave altro che un’orifizio a disposizione di tutti. Ho perso il conto li sento esplodere dappertutto più godono e più ne sbucano dei nuovi. Ma quanti sono da dove vengono e il mio PADRONE dov’&egrave andato?
&egrave li in un’angolo soddisfatto della sua cagna che incita e coordina la situazione come un direttore d’ orchestra. Intanto filma e fa foto alla sua zoccola sempre in primo piano stando attento a non prendere il viso degli altri.
Esausta ma soddisfatta mi ritrovo nuda con solo gli stivali e il guinzaglio,il mio corpo maltrattato e dolorante &egrave completamente ricoperto di sperma e non solo.
Finalmente sono riuscita a soddisfarli tutti non ricordo quanti fossero e quanto tempo sia trascorso.
Vengo tirata al guinzaglio dal mio PADRONE fuori dalla struttura sotto lo sguardo soddisfatto di tutti e sento un timido applauso che mi appaga ulteriormente.
Ho gli occhi chiusi,mi bruciano,sono incollati dallo sperma ormai seccatosi e sento freddo come appena uscita da un bagno in mare di mezzanotte.
Non vuole che mi ripulisca,prende un telo da mare dal bagagliaio e lo sistema sul sedile del passeggero per non sporcarlo e mi aiuta a sedermi. Nel tragitto del ritorno percepisco dalle sue risatine sadiche che presto dovrò essere pronta per una nuova avventura…

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