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Incontro fortuito

By 24 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Nonostante fosse un sabato sera, sulla Colombo c’erano veramente poche macchine. Mentre percorreva la corsia centrale, Emma vide il semaforo in lontananza diventare prima giallo e poi rosso. Automaticamente sollevò il piede dall’acceleratore, mise in folle, e lasciò che la macchina rotolasse sull’asfalto per inerzia. Sorrise constatando che aveva calcolato bene il momento in cui fare quella manovra perché l’auto aveva perso del tutto la sua spinta giusto in corrispondenza delle strisce pedonali.
Dopo aver fissato per un istante la luce rossa di fronte a lei, decise che era molto piú interessante lo spettacolo del tramonto dietro al Colosseo Quadrato. Il sole ormai era praticamente scomparso ma il cielo era ancora rosso e viola ad esaltare ancora di piú il candore dei marmi dell’edificio.
Mentre si riempiva gli occhi di quella bellezza, la visuale venne oscurata da un grosso scooter che la affiancò in attesa del verde. Alla guida un ragazzo con degli short grigio scuri ed una polo nera. Le braccia e le gambe, scure dall’abbronzatura, erano muscolose e ricamate da numerosi tatuaggi. Il viso era coperto da un casco integrale nero con una visiera a specchio. Emma pensò dentro di sé ‘Ammazza che figo’
Dietro al figo, seduta decisamente piú in alto rispetto al conducente, una ragazza. Anche lei sfoggiava un’abbronzatura invidiabile, ma se lui doveva avere una carnagione di partenza piuttosto scura, lei invece appariva di un color miele intenso, segno di un incarnato piú delicato. Nello stringersi al suo autista, teneva le gambe divaricate e leggermente inclinate verso l’alto, in modo da poter poggiare i sandali su delle piccole pedane. In questa posizione, quella che sembrava una gonna elasticizzata, le era salita sú lungo le cosce lasciando le gambe nude per tutta la loro lunghezza. Anche lei indossava lo stesso casco che impediva di scorgerne i lineamenti. Dal casco usciva una cascata di capelli biondi che finivano sulle spalle nude.

All’accendersi della luce verde lo scooter partí lasciando di nuovo libera la visuale del tramonto.
Emma percorse senza fretta i 700 metri che la separavano dal semaforo successivo dove si fermò di nuovo accanto allo scooter. Mentre aspettava, avvsrtí un insopportabile fastidio. Si maledí per essere ripartita dalla casa di Giulia senza essersi cambiata e adesso il costume reso ruvido dall’acqua di mare le stava dando fastidio. Istintivamente mise una mano sotto il vestito e infilò l’indice tra il bordo della mutandina e la pelle ancora umida per tenerlo sollevato, quindi mosse il dito per far sì che tutta l’area ne traesse sollievo. Terminata questa operazione, Emma si rese conto che la visiera specchiata della ragazza sullo scooter era rivolta verso di lei. Provò un certo imbarazzo e per questo motivo allo scattare del verde fu lei la prima a ripartire.
Dopo ulteriori 700 metri il semaforo rosso interruppe la sua fuga. Qualche istante dopo lo scooter la affiancò. Questa volta però si era fermato molto più vicino alla sua auto.
Emma si accorse che mentre il guidatore guardava dritto davanti a sé, il casco della ragazza era girato verso di lei.
Da quella posizione poteva probabilmente vedere perfettamente l’abitacolo della vettura. Poteva vedere le gambe abbronzante di Emma e poteva vedere anche il generoso décolleté dovuto a quel vestitino sicuramente adatto alla spiaggia ma forse un pò audace in città.
Questo pensiero le provocò una sensazione di calore tra le gambe.
Forse per questo tentò di immaginare come dovesse essere guardare quei due che facevano l’amore. Con la mano destra si accarezzò senza rendersene conto la gamba poco sopra il ginocchio. Verde.

Era ormai arrivata in prossimità delle Terme di Caracalla ed il traffico era decisamente aumentato. Non vedeva piú lo scooter e aveva immaginato che si fosse dileguato tra le auto incolonnate.

Superate le Terme, Emma si era arrampicata sul colle dell’Aventino e aveva quindi raggiunto casa.
Voleva solo togliersi quel costume che la stava massacrando, fare pipí e poi buttarsi sul divano a guardare la tv.

Una volta arrivata nella lussuosa villetta in cui abitava, Emma aprí il cancello con il telecomando e parcheggiò l’auto nel vialetto.
Entrata in casa come prima cosa rimase scalza. In bagno fece cadere a terra il vestito, tolse il reggiseno e quindi le mutandine. Seduta sulla tazza rimase piegata leggermente in avanti mentre, finalmente, poteva liberarsi della pipí.

Mentre si asciugava con della carta igienica, sentí il suono del videocitofono.
‘E adesso chi é?’ pensò.
Buttata la carta nella tazza si avviò per verificarlo. Alla pressione di un pulsante il grosso rettangolo nero dell’apparecchio si illuminò restituendo le immagini a colori del marciapiede. In piedi, a favore di telecamera, i due ragazzi dello scooter con i caschi in mano.
A parlare fu la ragazza ‘Ci fai entrare?’
Emma rimase senza parole. Perché l’avevano seguita? Non poteva far entrare due estranei in casa cosí.
‘Ma veramente non mi riconosci?’ disse ancora la bionda mimando l’atto di avvicinarsi verso la telecamera, cosa questa impossibile visto che era posta il alto sopra il cancello. ‘Sono Valeria’.
Solo quando lei ebbe detto quel nome Emma la associò ad una ragazza con cui aveva seguito dei corsi all’università quasi dieci anni prima. Con Valeria avevano preparato un paio di esami ma poi si erano perse di vista perché lei aveva conosciuto Filippo e non aveva avuto tempo che per lui.
‘Ciao Valeria, scusami ma proprio non ti avevo riconosciuta’.
‘Scusami ma sono appena rientrata, possiamo vederci un’altra volta?’
disse Emma pregando dentro di sé che quei due se ne andassero.
‘Seeee, io ti conosco… poi non ti fai vedere piú…’ disse Valeria.
Nel frattempo il ragazzo rimaneva fermo in attesa che le due decidessero.
Emma premette il pulsante con la chiave accanto alla schermo e con un rumore metallico il portoncino accanto al cancello si aprí.

Emma corse in bagno per mettersi qualcosa addosso. Prese una splendida vestaglia di seta che la madre le aveva riportato da Bangkok.
Strinse la cintura alla vita e si guardò nello specchio. Le guance erano arrossate dal sole preso nella giornata e i capelli castani erano un pochino arruffati. Mentre con la punta delle dita si toccava il viso per saggiarne il calore, sentí il suono del campanello.

Non si era sbagliata. Appena aperta la porta ebbe la conferma che lui era un gran figo. Doveva essere alto qualcosa in piú di 1.80, i capelli corti scuro e gli occhi neri. La polo nera aderente metteva in risalto un fisico asciutto e scolpito dallo sport.
‘Emma!’ esclamò Valeria abbracciandola. Emma ricambiò l’abbraccio e fece cenno ai due di entrare.

Superato l’ingresso e scesi due scalini si accedeva ad un largo salone arredato prevalentemente di bianco. Al centro, due grandi divani erano posti ad elle e fra di essi un basso tavolinetto di cristallo.
Emma fece cenno ai due di sedere su uno dei due divani mentre lei prese posto sull’altro.
Valeria era rimasta uguale a dieci anni prima. Senza il casco si potevano apprezzare i suoi splendidi occhi verdi e le lentiggini che in parte le coloravano le guance.
‘Scusami Emma, non ti ho ancora presentato Mario’ fece Valeria prendendo la mano di Mario e tenendola nella sua.
Mario sorrise.
‘Molto piacere’ rispose Emma.
‘Posso offrirvi qualcosa da bere?’ chiese Emma
‘Magari’ disse ridendo Valeria.

Emma si alzò per raggiungere la cucina. ‘Che situazione del cazzo’ pensò mentre prendeva dal frigo una bottiglia di prosecco. ‘Ma come gli viene in mente a questa di seguirmi fino a casa dopo che non ci vediamo da dieci anni’ continuò a pensare mentre prendeva tre bicchieri e li poggiava su un vassoio. ‘Mi poteva salutare per strada e basta’.

Emma rientrò nella stanza e pose bottiglia e bicchieri sul piccolo tavolino. Fece saltare il tappo e quindi versò il vino nei bicchieri.
I tre mimarono il gesto di un brindisi e quindi bevvero.
Valeria era seduta con il busto in avanti e le gambe accavallate e teneva tra le mani quella di Mario che aveva invece la schiena poggiata sullo schienale. Mentre le due amiche ricordavano i tempi dell’Università, Emma notò che Mario sembrava molto interessato alla visione della pelle nuda delle sue gambe che di tanto si intravedeva sotto la vestaglia chiusa. Notò anche che la cosa le faceva piuttosto piacere.

Ad un certo punto Valeria liberò la mano di Mario che però invece di ritrarla la posò sulla gamba di Valeria cominciando una delicata carezza.
Al secondo bicchiere di prosecco Emma si sentí piú incline a concedere a Mario la visione delle sue gambe. Facendo finta di nulla le accavallò costringendo la vestaglia a scivolare da un lato. Valeria non sembrò disturbata da questa mossa.
Mentre Emma la ascoltava l’occhio scivolò sulla scollatura di Valeria. Portava una specie di top che metteva in risalto il seno. Emma concluse che doveva avere piú o meno come lei una terza. Quando gli occhi di Emma incontrarono quelli di Valeria si rese conto che all’amica non era sfuggito quello che stava guardando.
A quel punto Mario mise entrambe le mani sulle spalle di Valeria e rimanendo poggiato allo schienale la cominciò a massaggiare sulle scapole.
Valeria, con un sorriso, si spinse con il busto ancora piú in avanti, e per un secondo chiuse gli occhi.
Ad Emma venne voglia di baciarla. Quando Valeria riaprí gli occhi vide Emma, leggermente pallida, guardarle la bocca.
‘Tutto ok?’ chiese Valeria mettendo una mano sul ginocchio di Emma.
La sensazione suscitata da quella mano fu per Emma come prendere la scossa. Senza realizzare quello che faceva mise la sua mano sopra quella di Valeria. Valeria si sporse ancora di piú in avanti e poggiò le labbra su quelle di Emma.
In un silenzio irreale Emma aprí leggermente le labbra e permise alla lingua di Valeria di entrare. Rimaserò cosí a baciarsi per un tempo che Emma non riuscí a quantificare. Valeria spostò anche l’altro lembo della vestaglia e guardò le gambe di Emma, quindi si inginocchiò davanti a lei e cominciò a baciarla. Emma rivolse lo sguardo a Mario. Anche lui la fissava negli occhi e poteva vederne il desiderio.
Per facilitare il compito dell’amica, Emma aprí lentamente le gambe. Valeria risalí dal ginocchio via via verso l’interno delle cosce. Arrivata verso la fessura di Emma, il sapore del sale sulla pelle si trasformò in quello degli umori della sua amica. Mario si liberò della polo e alzandosi in piedi sbottonò i pantaloncini per liberare il suo cazzo già del tutto in erezione. Guardando Valeria che dava piacere ad Emma cominciò a masturbarsi.
Emma teneva lo sguardo fisso sull’asta di Mario. Vedeva la mano di Mario percorrerla per tutta la sua lunghezza e le palle tendersi in avanti a causa di quel movimento.
Emma si appoggiò allo schienale e mise i piedi sul tavolinetto, lasciando il suo sesso libero di essere stuzzicato dalla lingua di Valeria. ‘Hai una fica stupenda’ disse Valeria mentre si liberava del top. ‘Ho sempre desiderato leccartela’ aggiunse prima di rituffarsi sul clitoride. Emma era scossa da ondate di piacere. Con le mani cominciò a stuzzicarti i capezzoli per facilitare un orgasmo che non tardò ad arrivare.
Ad un certo punto Valeria sentí che Mario la prendeva per la testa e la allontanava dalla fica di Emma. Capí che reclamava la sua bocca. Dando le spalle ad Emma cominciò a leccare l’asta di Mario.
Emma poteva vedere l’amica piegata davanti a lei mentre muoveva la testa sul cazzo di Mario. Emma portò entrambe le mani tra le sue gambe e cominciò a torturare il clitoride. Mentre Mario sentiva le labbra di Valeria abbracciare il suo cazzo fissava Emma che si sditalinava dinanzi a lui. Emma si contorceva per il piacere mentre la testa di Valeria ora andava su e giú. Ad un certo punto Valeria si fermò. Si girò verso l’amica e mostrò la bocca piena di nettare bianco quindi lo depositò lentamente sul ventre dell’amica. Emma vide lo sperma colare verso il suo sesso e fermarsi sulla peluria del monte di venere.
Mario fece capire a Valeria che voleva che si spostasse e quindi andò verso Emma. Adesso era di fronte a lei e il suo cazzo sembrava già aver ripreso vigore.
Emma decise di farglielo tornare duro lavorandolo con la bocca. Diligentemente cominciò a leccare le palle e quindi l’intera asta seguendo il rilievo delle vene. Era pronto, prese Mario per mano e lo portò nella camera da letto. Valeria li seguí ormai nuda. Emma si buttò sul letto a pancia in sú, offrendo a Mario la sua fica che non chiedeva altro che di essere penetrata. Il cazzo entrò con forza facilitato dall’abbondante eccitazione di Emma. Valeria vedeva l’asta entrare fino alle palle e quindi riuscire per intero. Le venne istintivo far colare della saliva per lubrificare ancora di piú la fica dell’amica. Emma, abbandonata sul letto emetteva ad ogni spinta un gemito di piacere. Mentre il suo ragazzo la montava, Valeria si dedicò ai capezzoli di Emma mordendoli e tirandoli con forza. Il bacino di Emma si contorceva, Valeria le mise due dita in bocca per tenergliela ancora piú aperta incitandola a godere a voce piú alta. Fu cosí che Emma venne schizzando un liquido trasparente sulle lenzuoa e provocando le risate di Valeria.

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