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IO. FOTOGRAFO A LUCI ROSSE. SIMONETTA E LA MIA COLLEZIONE A LUCI ROSSE – CAPITOLO 9

By 19 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

La foto che apparve mostrava un vecchio molto elegante. A lui era aggrappata una giovane donna con uno sguardo piuttosto triste e preoccupato. Ma, soprattutto, lei era molto, molto bella ed evidentemente imbarazzata ed in difficoltà in quella situazione.

Come mai così tanto imbarazzata? – mi chiese allora Simonetta – Certamente non era stata costretta a venire da te!” “Indubbiamente lei non era stata forzata, ma per lei superare quella prova alla quale stava per essere sottoposta non sarebbe stato proprio facile…”

Non capisco! – mi interruppe Simonetta – Spiegati!”

Per capirne le ragioni devo spiegarti alcune cose raccontandoti alcune loro vicende.”

Lui, come ti ho già detto, era il vecchio titolare molto facoltoso di una pellicceria di una cittadina qui vicina. Lei era ed è la sua commessa preferita e talvolta per la sua avvenenza si era prestata, dietro un lauto pagamento, a fare anche la modella per gli spot pubblicitari della pellicceria. Lui ci aveva naturalmente provato, nonostante la differenza d’età e lui sapesse che Raffaella era una giovane sposina. L’uomo non aveva però ottenuto nulla. Tranne qualche sguardo famelico ed indiscreto quando lei si cambiava per indossare le pellicce proposte negli spot pubblicitari. Lei gli aveva concesso molto malvolentieri solamente qualche volta di intravedere gli intimi da urlo che lei sempre indossava sotto il camice che usava in negozio e che lei levava per indossare la pelliccia da esibire come brava modella nello spot pubblicitario.”.

Astuta la fanciulla e molto accorta! – commentò Simonetta – Ma quelle foto che ho già visto, allora?”

“A Raffaella successe un fatto molto triste e sgradevole che le cambiò la vita. Matrimoniale e sessuale. Il suo giovane marito lavorava pure nella pellicceria del vecchio commerciante.

Magazziniere era incorso in uno sgradevole incidente. Aveva rubato alcuni capi d’abbigliamento piuttosto pregiati che aveva rivenduto personalmente ricavando una bella cifra. Il vecchio padrone aveva scoperto il furto ed aveva prontamente preteso la confessione e la restituzione. Illuse il giovane uomo che la faccenda si fosse conclusa con una multa ed un aspro rimprovero. Lui, il vecchio padrone, colse invece al volo l’occasione per avvicinare e approfittare della giovane mogliettina del dipendente infedele.

Ossia? – mi interruppe incuriosita Simonetta – Che accadde?” “Il vecchio padrone convocò nel suo ufficio la giovane e bella Raffaella. La informò di quello che era accaduto e la informò che era sua intenzione licenziare e denunciare Piero, il suo sciocco marito. Raffaella rimase sconvolta, non riuscì a trattenere le lacrime ed iniziò a supplicare il titolare dal recedere da quelle decisioni. Erano sposati da pochi mesi e probabilmente, anche se non si notava proprio, lei era anche già incinta. Il loro matrimonio ne sarebbe uscito devastato.”

“Il titolare d’azienda allora fece intendere alla giovane donna che lei avrebbe potuto salvare suo marito ed il matrimonio. Doveva però cominciare a mostrarsi un po’ più gentile e disponibile. Con lui, ovviamente, che come lei se ne era ben accorta, aveva un debole nei suoi confronti. Sfrontatamente le disse pure senza mezzi termini che lei da sempre gli faceva rizzare l’uccello. La giovane donna a quelle parole sgranò gli occhi ed arrossì violentemente.”

“Me lo immaginavo! – commentò Simonetta – Spesso gli uomini sono dei porci e noi donne siamo le vittime delle loro più turpi fantasie.”

Non prestai molta attenzione alle parole di Simonetta e continuai nel racconto.

“Raffaella capì naturalmente subito quali fossero le intenzioni del suo vecchio titolare. Abbassò immediatamente il capo… ‘Cosa dovrei fare? – chiese lei sommessamente – Lui è mio marito… Lo so che ha sbagliato e voi potete distruggerlo! Lui ed il nostro matrimonio!’ 

Il vecchio commerciante non rispose ma le si avvicinò, le sbottonò lentamente i bottoncini del camice e poi in silenzio glielo sfilò con violenza fino ad adagiarlo sul pavimento. La giovane donna rimase così solo con le mutandine e il reggiseno davanti al vecchio uomo che la guardava voglioso. Lei non protestò ma arrossì di nuovo violentemente, iniziò ad ansimare e tento goffamente di coprirsi con entrambe le braccia e le mani le parti intime del suo corpicino. ‘La prego, signor Franco … – gemette subito Raffaella – Non faccia così… Si fermi…”

“Si fermò lì? – mi chiese allora Simonetta – O fu solo l’inizio?” “No. Lui si avvicinò fino a voler sentire il suo profumo. Poi, dopo aver fatto rialzare a lei il volto, la guardò intensamente negli occhi e continuando a fissarla le aprì il gancetto del reggiseno e glielo tolse. ‘Finalmente! – quasi urlò lui con voce stridula – Le tue tette! Sono bellissime e volevo da tanto tempo vederle!’ ‘Lei è un porco! – fu lei solamente capace di replicargli – Lo so benissimo che lei mi sbava dietro da sempre! È soddisfatto, ora, che me le ha viste?’ ‘Devi cambiare tono con me! – le rispose con tono fermo che non permetteva repliche – Se non vuoi che il tuo maritino finisca in galera per almeno un paio d’anni!’

E subito dopo con le mani le catturò i seni, stringendoglieli, sino a farle male. Poi con le labbra, una alla volta, sfiorò le sue particolarmente grandi, gonfie e morbide areole rosa. ‘Le hai rosa, enormi e molto particolari, Raffaella! – continuò a dire lui sempre più ansimando – Che bei capezzoli hai! Se penso a chi te li lecca’ ‘Ma signor Franco! Il mio seno era ed è solo di Piero, mio marito! La prego! – gemette allora lei – Non faccia così! Non ora e soprattutto non qui! Potrebbe entrare qualcuno… Forse anche mio marito! Quello sciocco! E’ tutta colpa sua se adesso sono qui, così…’

Ma il vecchio voleva ancora qualcosina. Con i denti catturò i capezzoli ben ritti della giovane donna e senza sosta decise di succhiarli e mordicchiarli. ‘La prego! – ripetette Raffaella cominciando sempre più ad ansimare – Non voglio…’ Ma lui era ormai inebriato ed ubriaco di piacere. Infilò con violenza una mano nella mutandina, accarezzò per un po’ la folta peluria di lei ed andò alla ricerca del suo tesoro. Lo trovò, le allargò senza esitazioni le grandi labbra e penetrandole volle sentire gli umori del suo sesso. ‘Nooooo! Si fermi, la prego… – rinnovò la preghiera ancora sempre più disperata la giovane donna – Basta! Si fermi! Non voglio!’

“Lui sorrise e si ritirò sempre fissando la bella Raffaella. In silenzio lei si rimise il reggiseno e quindi il camice. Così, impettita, rimase in silenzio davanti all’uomo che l’aveva già umiliata, esplorata ed offesa.”

“Non aveva opposto molta resistenza, mi pare… – aggiunse subito Simonetta mostrandosi poco comprensiva con Raffaella – Si era messa subito a disposizione del vecchio titolare e così si era pure sottomessa alle sue voglie. Era effettivamente proprio terrorizzata dal licenziamento di suo marito e dalla denuncia che pure rischiava…”

“Sì, Simonetta! Raffaella era terrorizzata da quello che il titolare poteva fare a suo marito. Si mostrò subito molto arrendevole, sottomessa e disponibile a pagare per lui! E l’uomo, tanto più vecchio di lei, se ne approfittò. Lei da allora fu costretta ad essere consenziente ed accettò senza lamentele e proteste tutte le cose che da quel momento lui ritenne di avere il diritto di avere da le! Non era sua moglie, lei, ma era una bellissima femmina! E non sarebbero state poche le pretese. Né da accettare e neppure da soddisfare!”

“E’ stato molto esigente l’uomo? – mi interrogò allora ancor più incuriosita Simonetta – Ed anche cattivo con la sua giovanissima amante e vittima?”

“Vittima, Raffaella fu solo vittima. E parecchio, Simonetta! La fantasia di un vecchio depravato può anche in certi casi non conoscere limiti. Raffaella era tra l’altro indubbiamente una gran bella giovane donna che piaceva anche a tutti i colleghi. Ma era sempre rimasta fedele a Piero, il suo giovane sposo.”

“Ossia? – insistette Simonetta – Pretese grandi porcate, immagino allora…” “Sì, Simonetta… Grandi porcate! Soprattutto perché lei era la moglie di un altro… Ciò lo turbava ed eccitava ancor di più! Me ne raccontò lui alcune quando venne a prendere l’appuntamento da me. Se ne vantò e il mio servizio era pure un’altra porcata nella quale lui voleva coinvolgere la giovane donna. Consenziente, naturalmente, anche se lei sarebbe stata sicuramente molto in difficoltà davanti alla fotocamera e alla telecamera.”

Cosa aveva costretto a fare la giovane mogliettina a quel vecchio porco? – insistette allora Simonetta sempre più curiosa – Ho il sospetto che effettivamente a lui non era mancata la fantasia…” “Indubbiamente no! Ma è stato anche cattivo! Ogni giorno lei era stata invitata a portargli nel suo ufficio il caffè. Ma la costringeva ogni mattina a fare dell’altro….” “Ogni mattina? – continuò a chiedere Simonetta sgranando gli occhioni – Ogni mattina cosa? Era diventato un maniaco e molto… dotato?” “Effettivamente.. Doveva farlo godere almeno per una volta. Con la mano o con la bocca. E dopo il rapporto orale alla fine doveva in ogni caso sempre anche bere la sua sborra! Sempre tanta, bollente, molto densa e pure puzzolente!”

Ma era una tortura, questa cosa! – esclamò allora Simonetta – Ogni mattina bere sperma del vecchio! Quanto sperma di lui è stata costretta a bere!” “Sì, ogni mattina e contemporaneamente lui si adoperava ad inventarsi altre cose perfide ed umilianti per la giovane moglie del suo dipendente infedele. Come la pretesa della sua partecipazione al servizio fotografico e a tutto il resto che lui aveva architettato per lei. Venne da me considerandomi il miglior fotografo sulla piazza. Oltre che il più disinvolto e discreto.”

Il risultato fu effettivamente raggiunto. E adesso ce lo guardiamo… Ti va?” Il silenzio di Simonetta mi fece capire che lei era pronta. Cliccai su start e feci partire il filmato.

Il film iniziò con uno splendido primo piano ad occhi spalancati e tanto impauriti della bellissima Raffaella. “Il film ha pure l’audio! – aggiunsi per preparare ancor di più Simonetta a quello che stava per assistere – Il dialogo sarà originale e senza alcuna censura! Sentirai tutte le parole dei due ed in particolare i capricci, i lamenti ed i gemiti di lei. Ne farà tantissimi… Si vergognava, brontolava ed era veramente in difficoltà a fare certe cose… Soprattutto quelle!”

Non ne ho dubbi – aggiunse la mia futura modella – E sospetto che non mi vorrai risparmiare proprio nulla, tu!”

Accarezzai allora Simonetta sulla nuca e sulle sue treccine biondissime mentre lei continuava a giocherellare nervosamente ma affettuosamente con il mio prepuzio che continuava a studiare con attenzione in tutti i suoi particolari. Io non volevo proprio innervosirla, prima… La vidi osservare attentamente il volto della giovane commessa del vecchio commerciante. Si accorse che Raffaella era molto, molto tesa ed agitata. A capo chino, un po’ spettinata ed evidentemente molto imbarazzata.

Non mi sembra molto felice di quello che stava facendo! – aggiunse Simonetta – Si vede che è costretta a farlo…” “All’inizio era evidentemente molto in difficoltà! – la tranquillizzai io di nuovo – Ma dopo si è lasciata andare, un po’… Ed è stata poi molto brava e soprattutto molto remissiva e permissiva… Soprattuto alla fine!”

Ma… – aggiunsi io subito dopo – Nel filmino subentra anche la voce del vecchio”. ‘Ti presento Raffaella… – esordì infatti l’uomo all’inizio – E’ la mia commessa preferita! Come vedi è molto giovane e bellissima. Ed anche un po’ puttanella! Ha solamente il torto di avere un marito sciocco e disonesto.’

Lei ascoltava in silenzio e lui subito le si avvicinò. ‘È però molto intelligente e sa bene cosa si deve fare in certe situazioni. Soprattutto quando si è molto belle e si vuole salvare il proprio marito incappato in un incidente che potrebbe costargli molto caro!’ ‘E lei è un gran porco! – si intromise subito allora lei per la prima volta e con un filo di voce – Mi ha costretta a fare certe cose! Anche se non volevo farle! Anche stamattina, quella porcheria! Sì, lo so! Lei aveva tanta voglia… Ed io dovevo aiutarlo in qualche modo… Era stravolto dal desiderio e doveva assolutamente sfogarsi e… liberarsi! Ma io ho fatto quello che lei voleva e l’ho accontentata! Ma poi ha voluto anche farmi venire qui… A mostrare anche ad un altro uomo quanto sono bella e…. brava! Ma uffa! Io certe cose non le ho mai fatte! Non sono una sgualdrina! Neanche con mio marito! Quello sciocco… Certe cose non le ho mai fatte!’

Il vecchio commerciante le sorrise e la invitò a comportarsi bene. ‘Ma Raffaella! Ho scelto per te il miglior fotografo e regista della città! Non farai mica i capricci, adesso! Ti ho già spiegato per bene cosa voglio da te…’ ‘Ma io, ma io… – cercò lei timidamente di protestare – Le ho già detto che io certe cose non le ho mai fatte!’ ‘Anche quella cosina che mi hai regalato stamattina non l’avresti mai fatta ad un altro uomo! Oh lo so, solo a tuo marito la facevi… Ma tu lo sai che lui non si è comportato molto bene con me!’

A quelle parole lei abbassò il capo e lui le si avvicinò ancor di più in silenzio. Senza aggiungere altro le sfilò la gonna che cadde ai suoi piedi. Lei spalancò gli occhi quando sentì il primo clic della fotocamera. Ingenuamente congiunse le mani per coprirsi un po’ davanti, per non mostrare quel poco che si intravedeva sotto il bordo inferiore della maglietta che pure tentava di tirare con violenza in giù con le dita di una mano. ‘Dài, Raffaella, comportati bene! – la sgridò lui – Lo sai bene perché siamo qui…’

Subito dopo senza esitazioni lui le sollevò con violenza la maglietta e gliela sfilò. La giovane donna svelò così tutto quello che aveva indossato sotto. Un microscopico e favoloso intimo rosa arricchito da pizzi e maliziose trasparenze. ‘È bella la mia Raffaella, vero? – quasi urlò già affannato il vecchio – E nuda, vedrai Fabio… Ti assicuro che Raffaella nuda lo è ancor di più…’ ‘Ma… ma io… – gemette allora lei dopo un lungo sospiro – La prego, signor Franco, non mi faccia fare queste cose! Davanti ad un altro uomo! E con quell’aggeggio infernale… Sì, quella telecamera… E magari è già in funzione…’

Lui non replicò ma le fece fare quasi una piroetta davanti alla telecamera che iniziò ad emettere un leggerissimo ronzio. Alternavo infatti la fotocamera alla telecamera! Scoprii così il favoloso lato B della donna e le microscopiche dimensioni del tanghino che lei indossava. Aveva gusto la giovane donna nella scelta dell’intimo!

Ma allora a quel punto il signor Franco non diede più scampo alla giovane e bella Raffaella. Ancora girata le sganciò il reggiseno, glielo strappò e lo lanciò lontano. E poi mentre lei sbuffando e brontolando si copriva il seno con le braccia lui con grande velocità le sfilò nello stesso istante il tanga. Ed eccola! Adesso era proprio nuda, finalmente! Da dietro. Un culetto da sogno! Subito ripresa dalla telecamera ed immortalata dalla fotocamera!

Ottimo soggetto! – commentai subito io – Gran bella puledrina! Anche se se mi sembra un po’ troppo imbizzarrita! ‘Lo sapevo, Fabio… Lo sapevo.. – aggiunse lui ben felice del mio apprezzamento – Lo sapevo che avresti apprezzato la mia bella Raffaella! E vedrai il resto….’ ‘Oh noooooo! – urlò allora lei – Ma io… ma io, uffa, sono già tutta nuda! Non voglio, questo! Mi vergogno troppo, così… E voi due siete due mascalzoni! E depravati!’

Non mi piacque quella reazione della giovane donna. ‘Ma Raffaella… – tentò di renderla mansueta lui – Te l’avevo detto cosa volevo! E Fabio è un serio professionista, oltre che amico…’ Così dicendo la invitò con un po’ di energia a girarsi.

Lei non volle proprio ubbidire e si irrigidì e la vidi proteggersi con le mani davanti il seno e la fica. Era rassegnata ma preferì allora mostrare così completamente nudo alla telecamera ed alla fotocamera il suo bellissima lato B.

Era proprio molto bella così Raffaella, nuda, slanciata con le sue lunghe gambe un po’ allargate e lo sguardo rivolto al cielo. Involontariamente aveva assunto una posa ancora più bella e semplicemente stupenda che esaltava da dietro il suo meraviglioso culetto nudo. Da fotomodella! Anche il bianchissimo triangolino lasciato lì dal suo indubbiamente minuscolo bikini estivo dava un tocco di fortunata esclusività di quella visione così sexy ed intrigante che veniva offerta! Evidentemente si mostrava nuda solo a noi! ‘Non dovevi fare i capricci – esplose egualmente allora il suo vecchio padrone – Sono ora costretto a punirti’!

Come volesse punirla me lo dimostrò subito. Si avvicinò a Raffaella. Con la forza la fece piegare in avanti e contemporaneamente la costrinse ad allargarsi tutta. Lei terrorizzata non oppose troppa resistenza e si ritrovò chinata a gambe rigide e nella classica posizione alla pecorina.

Era bellissima Raffaella in quella posizione. Mi accorsi anche, fissandola da molto vicino, che era tutto molto stretto, là dietro. “Sei vergine dietro? – le chiesi allora io un po’ spudoratamente – Mai preso prima dietro un uccellone? Nel buchino più piccolo… ‘Noooooo! – rispose gemendo allora Raffaella – Mai presa dietro. Intende dire questo, vero?’ “Sì, tesoro, inculata…” ‘L’ho capito! Uffa! No, nessuno mi ha mai penetrata là con il suo pene o con quegli oggetti strani che so talvolta gli uomini usano con le proprie donne!’

Raffaella allora continuò raccontando molto malvolentieri una sua disavventura giovanile. ‘Solo un giovane medico è riuscito a sottopormi ad un clistere che per lui era proprio necessario. Ma io ero allora molto giovane, inesperta e soprattutto molto ingenua. E pure ero solo fidanzata! Feci però egualmente tanti capricci! Quanto lo feci penare… Ma mi aveva dato proprio tanto fastidio mettermi in quella posizione davanti ad uno sconosciuto, farmi sfilare la mutandina da lui, farmi infilare e poi… farmi riempire il pancino da quella robaccia densa e calda. Tanta, tanta… E mi fece ancora più arrabbiare che più lui mi riempiva e più a lui indubbiamente piaceva! Non riuscì a trattenersi e mi sembrò addirittura di sentirlo gemere mentre mi… gonfiava e riempiva l’intestino! Ma accettai tutto perché lui era un medico, uffa! Anche se maschio…’

A quel punto feci allora un cenno d’intesa al vecchio. Lui intuì subito cosa volessi anch’io. Si avvicinò al buchino del culetto di lei con un mano. Lei si sentì prima accarezzata proprio lì. E non ebbe all’inizio alcuna reazione per quel palpeggiamento inizialmente leggero e controllato. “Rilassati, Raffaella! – la consigliai io – Lascia fare a lui, adesso! Lui sa bene cosa fare! E soprattutto come farlo!”

Lei però presto iniziò ad agitarsi…. ‘Ma uffa! Cosa volete ancora farmi adesso? – chiese allora lei visibilmente preoccupata da quelle mie parole – Non mi farete mica del male, voi due….’ “Hai un culetto favoloso! – le dissi allora io mentre lui con il pollice e l’indice di una mano lentamente si impegnava ad allargare il buchino del culetto di lei sempre serrato – Non fare così, Raffaella, non fare i capricci! Altrimenti lui ti farà male… – insistetti – Devi rilassarti…”

Ed io non voglio che tu soffra! – aggiunsi – Le foto e il resto non vengono bene!” ‘Oh, no! – gemette allora lei cominciando ad intuire le intenzioni di lui – Non voglio…. Non voglio quella cosa lì!’ Lei iniziò a dimenarsi cercando di evitare la penetrazione che temeva stesse per subire.

Ma ormai lui, forzandola con le dita, le aveva spalancato il buchino rosa scuro che era diventato bello largo e rotondo. Ripresi con la telecamera il cedimento dei tessuti di lei e l’apertura completa del forellino diventato un buco da essere riempito. Lo immortalai con una serie di scatti. Lei, rassegnata, si dimenava sempre di meno, si inarcò e si bloccò quando lui la penetrò senza esitazioni con il dito medio dell’altra mano. Raffaella emise un lungo sospiro seguito da un altrettanto eterno lamento. Era stata inculata! E ripresa per bene in uno splendido primo piano!

Lei cacciò subito dopo un altro urlo e si inarcò ancora di più irrigidendosi. ‘Ahiiiii. Fermati! Ti prego. Mi stai facendo male’ Lui ignorò lo strillo ed anzi infilò anche l’indice dentro di lei. Lei girò la testa verso di noi e volle vedere. Lanciò un altro urlo. Io ripresi e fotografai la penetrazione e poi le smorfie di fastidio e dolore che la giovane donna provò quando il suo titolare iniziò a ritmare la penetrazione dentro di lei. Lui infatti prima faceva fuoriuscire completamente le due dita dal buchino di lei per poi farle rientrare precipitosamente e violentemente pochi istanti dopo. Un tormento che si ripetette più volte sotto il vigile occhio della telecamera.

Ogni penetrazione le provocava un dolore lancinante. Ogni uscita qualche secondo di sollievo. Ma non soddisfatto di ciò lui le catturò un seno che lei, eretta ad ogni penetrazione, gli offriva. E il capezzolo, ben appuntito, veniva tormentato. Ai gemiti si aggiunsero però un po’ alla volta dei sospiri… Che aumentarono quando le penetrazioni divennero meno dolorose. Raffaella era stata sfondata ed al dolore era subentrato il piacere… 

Sei bella e brava a mostrarti come ti fai inculare, Raffaella! – esclamai all’ennesima penetrazione del suo culetto – Ho fatto delle foto bellissime, sai… E le riprese ancor di più… ‘Porci! – urlò allora lei – Mi ha fatto male, il signor Franco! Cattivo! Mi ha sverginata con quelle dita!’

Impietosito lui estrasse per l’ultima volta le sue due lunghe e grosse dita dal buchino appena deflorato. Raffaella comtimuava a lamentarsi e mi avvicinai per un primo piano del suo buchino martoriato. Era ancora spalancato ed evidentemente sofferente. Lei se ne accorse e mi pregò di risparmiarle almeno quel primo piano così umiliante per lei. L’accontentai parzialmente.

La giovane donna scosse il capo e sbuffò guardando la mia fotocamera. ‘Ma uffa! Non è facile sapete quello che mi chiedete! Certe cose non le ho mai fatte! E davanti ad una fotocamera!’

‘Eri anche vergine dietro fino a pochi minuti fa… – le ricordò allora lui impietoso. Ora non lo sei più! E adesso voglio che ti alzi e che ti giri… Devi ubbidire adesso!’

Lei questa volta non osò disubbidire. Sì alzò in piedi e subito dopo si girò verso la fotocamera. Fu così costretta ad offrirsi anche di fronte, completamente nuda, alla telecamera ed alla fotocamera che stringevo tra le dita.

Lei, completamente nuda davanti alla mia macchina fotografica, era tutta rossa in volto, arruffata e vistosamente imbarazzata. E così mi apparve. Un po’ piegata in avanti e, contorcendosi tutta, si copriva ora goffamente con le braccia e le mani. Il seno, che notai particolarmente rotondo, leggermente ballonzolante e il sesso intravisto particolarmente peloso ed esteso. ‘Oh no, Raffaella! Non fare così! Lo sai, tesoro, Fabio ed io ti vogliamo vedere per bene! Tutta nuda! La telecamera e la fotocamera di Fabio ti pretendono proprio così! Nuda! Lo sai bene ed era anche nei patti…’

Raffaella era rimasta senza quasi parole. ‘Nei patti? Tutta nuda… – aggiunse quasi gemendo – Fotografie… Telecamera? Oh no…. Io non sapevo…’ 

Si sentiva come una vittima sacrificale. Così, completamente nuda davanti a due uomini, stava pagando di nuovo l’errore commesso da suo marito. Ma non avrebbe mai pensato che per salvare il suo uomo sarebbe stata costretta a subire tutte quelle umiliazioni. Ed ora temeva che quelle passate fossero state solo l’inizio.

E lei ricordava bene quello che già aveva dovuto subire nel privato dell’ufficio da parte di quel vecchio sporcaccione! Me lo racconto molto tempo dopo quando la rividi in un’altra occasione molto più serena di quanto lo fosse allora.”

Ti raccontò tutte le angherie subite dal suo titolare? – mi chiese Simonetta – Non dovevano essere state poche… Povera Raffaella!”

Sì, la giovane moglie aveva dovuto a lungo subire umiliazioni di ogni tipo per salvare lo sciocco marito. Tante e senza alcun rispetto della sua condizione di donna sposata. Il trattamento che il suo titolare le riservò fu inizialmente solo un po’ fastidioso. Poi lentamente si trasformò e divenne una autentica tortura. Ma rigorosamente a luci rosse!

 

All’inizio lui aveva infatti voluto vederla soltanto un po’. Raffaella era la sua dipendente preferita e gli piaceva troppo! Voleva tanto scoprire che tipo di intimo usasse sotto al mattino quando lei veniva a lavorare nel suo laboratorio. Poi aveva voluto vedere le sue tette e tormentargliele. Fino a farle provare anche un po’ di piacere che lei era però riuscita abilmente a nascondergli.

Ma poi, non sazio, la volle anche vedere nuda. Sì, proprio completamente nuda. Come lui non l’aveva mai potuta vedere prima. Infatti anche se lui le aveva sempre sbavato dietro lei non si era mai concessa!

Quella mattina, invece, lui spaparanzato sulla poltrona di pelle nera del suo ufficio aveva voluto godersi lo spogliarello integrale della bella Raffaella. A lei non era piaciuto farlo, ma si era sentita obbligata per quella stupidaggine compiura dal suo Piero. E come erano stati fastidiosi prima i preamboli e poi i commenti dell’uomo sul suo culetto nudo, sul suo seno scoperto e sulla sua fica pelosa. Sì, piuttosto pelosa ma curatissima, aveva commentato lui stesso imbarazzandola tantissimo…

Ma lui non si era purtroppo fermato lì. Una mattina per la prima volta l’attese sulla sua poltrona in pelle completamente nudo e con l’enorme uccello ben in vista. Gli era piaciuto mostrarglielo, per imbarazzarla. Era ancora rilassato e poteva essere scambiato per una enorme proboscide. Lei non volle inizialmente capire cosa dovesse fare a quell’uomo nudo che gli stava davanti. Poi lui prese il caffè che lei gli aveva portato come ogni mattina e con gentilezza le prese una sua mano tra le sue. ‘Prenditelo ora in mano, Raffaella! – le intimò – Fammi subito una sega, cara! Sono sicuro che sarai bravissima a farla. Sì, tesoro, voglio una ta bella sega! E non fare quel faccino triste! Hai capito benissimo! Devi darti da fare per farmi venire, godere, sborrare… Qui! Adesso!’

No, a lei quell’ordine non era proprio piaciuto. Soprattutto perché il suo uccello molto grande e lungo, scuro e particolarmente venoso e rugoso, all’inizio faticava a rizzarsi e rialzarsi. ‘Dài, Raffaella! – si lamentò allora lui impaziente – Mettici un po’ di passione! Pensa che io sia tuo marito… Quello che rischia di finire in galera!’ Lei allora aveva iniziato a segarlo con un po’ di entusiasmo. Prima, in silenzio. Piano, piano quasi con paura. Non voleva vederlo schizzare la sua sborra! Poi iniziò a segarlo con rabbia. Il cazzo di lui le si gonfiò sempre di più nella sua mano. E si indurì tra le dita. Gli sfiorò per un attimo con le unghie la cappella già viola che sentì improvvisamente inumidirsi. Sì era lo sperma di quell’uomo! Non l’aveva proprio mai visto. Quello del signor Franco, il suo titolare! Pochi secondi e il maschio esplose subito. Tanto, tanto sperma le inondò la mano e per la prima volta aveva percepito l’acre odore del seme di quell’uomo. Era particolarmente denso, vischioso e tanto, tanto puzzolente. Scappò via sbuffando con la mano ancora piena e sporca del bianchissimo seme di lui. Si era rifugiata nel bagno a lavarsi e togliersi dalle dita tutto quello che le aveva versato in mano il maschio che aveva appena finito di segare! E non era stato suo marito!

Ma le torture non erano finite li. Dopo qualche giorno di tregua l’accolse di nuovo completamente nudo. Questa volta lui si stava già masturbando con violenza. ‘Ti voglio subito nuda, tesoro! – le intimò senza ammettere repliche – E vieni qui in ginocchio tra le mie gambe!’

Lei sospettò qualcosa. ‘Ma uffa! Non sono la sua sgualdrina e quella che l’aiuta a produrre il suo fiume di sperma… Ogni volta che ne è pieno ed ha voglia di scaricarsi – aveva aggiunto sommessamente lei con un filo di voce – E nemmeno la sua schiava! Sono sempre la moglie di un altro! Di un suo dipendente…’ ‘Lo so, tesoro! E per colpa di quell’altro adesso mi farai un fantastico pompino! – la zittì con arroganza – Lo sai fare, vero? Sono sicuro che sei bravissima a far schizzare un uomo con quella tua bellissima bocca!’ ‘Ma no, signor Franco! L’ho fatto solo a lui! – gli aveva allora lei replicato rabbiosamente – Solo a mio marito faccio quella cosa…’

Ma, rassegnata, in silenzio aveva iniziato a spogliarsi. Si stava arrendendo e sapeva benissimo che anche quella volta avrebbe dovuto soddisfare il vecchio padrone. Fino in fondo. Sì, quella mattina doveva anche spompinarlo… Ma no, non gli piaceva proprio dover prenderlo in bocca. Era molto grosso, parecchio venoso ed un po’ arcuato. E tutta quella sborra che lui avrebbe sicuramente fatto! Era tanto, tanto eccitato, lui! E chissà quanta robaccia avrebbe spruzzato!

Lui attese con pazienza che lei fosse nuda e che così lei fosse in silenzio e ritta in piedi davanti a lui. Come in attesa di un ordine… Poi allungò un braccio, le catturò la nuca e le fece intendere che doveva piegarsi ed inginocchiarsi. Davanti al suo uccello già duro e tanto voglioso di conoscere la sua bocca e la sua lingua. ‘Non voglio, la prego, direttore… – lo aveva ancora allora implorato lei – Non mi piace… Neanche a lui mi piace farlo… Solo un po’, qualche volta…’ ‘Amore, a me lo farai completo! – la zittì bruscamente – Proprio tutto|! E berrai anche tutta la mia sborra! Capito? E ne faccio tanta, lo sai bene… L’hai già vista, la mia sborrata, mi pare… Vedrai! La mia ti piacerà!’ ‘No, no, non mi piace! È così densa… E puzza! Mi farebbe vomitare! – cercò allora lei di impietosirlo ancora una volta – Mi vorrebbe proprio vedere anche mentre sputo e vomito il suo seme?’ ‘Oh no, Raffaella! Tu non sputerai la mia calda sborra! E la berrai tutta, fino all’ultima goccia! E’ preziosa ed è quella del tuo padrone!’

Il suo lungo e disperato rifiuto era stato interrotto dall’ingresso dell’uccello nella sua bocca che lui le aveva fatto spalancare di prepotenza. Glielo aveva spinto subito fino in gola. Dentro e fuori. ‘Non farmela in bocca, ti prego – era riuscita lei ancora una volta a ripetergli con voce supplichevole prima di prenderselo tutto in bocca – Non mi piace in bocca la vostra robaccia!’

Lei, uffa, proprio no! Non voleva il suo sperma in bocca! Lui aveva sghignazzato e fatto finta di non sentirla. Poi, molto presto, il vecchio maschio iniziò a gemere, scuotersi tutto e sussultare. ‘Adesso ti sborro in bocca! – le aveva urlato avvisandola di quello che stava per succedere – Preparati, Rafaella! Devi berla tutta la mia sborra! Fino all’ultima goccia! Capito?’

Lei aveva capito benissimo ed aveva emesso un lungo rantolo di protesta. A ciò lei fece seguire un rabbioso sospiro quando sentì le mani dell’uomo stringere la sua nuca e bloccare il suo visetto in quella posizione. Non poteva più scappare. Nuda, in ginocchio davanti all’uomo e con il suo cazzo nero e rugoso conficcatole in bocca fino in gola! Pronto a schizzarle in bocca! Tutta la sua roba densa e bollente!

E come aveva protestato e si era dimenata quando aveva sentito il primo caldo fiotto di sperma di lui inondare la sua bocca e scenderle giù, in gola! E poi i tanti altri spruzzi che le avevano riempito subito la bocca. Aveva fatto fatica a respirare e l’odore dello sperma le aveva procurato tanta nausea. Aveva tossito ed avuto dei conati di vomito ma non aveva voluto dare a lui la soddisfazione di vedere lei in evidente difficoltà costretta a sputare sperma. Aveva bevuto tutto, proprio tutto e fino all’ultima goccia.

Non aveva mai assaporato neppure quello di suo marito. Il colpevole di tutto.

Anche di quello che le stavano preparando adesso quei due.

E infatti tutti quei tristi ricordi gli venneero bruscamente interrotti dalle mie parole.

“Sarà una splendida modella! – incoraggiai allora infatti io l’uomo che era già notevolmente sù di giri – Sarà un bellissimo servizio fotografico ed un ottimo filmino. Sempre se la modella ci offrirà la sua disponibilità. Ed io sono molto esigente in certi casi…”

“Avevi già meditato di spingerla a fare certe cose, vero? – mi chiese allora Simonetta che continuava ad ascoltare con attenzione il mio racconto – Riprenderla in certe pose ed in particolare in certi momenti… Per fare anche lei entrare poi così di diritto nella tua collezione privata a luci rosse…”

“Certo, Simonetta, certo. Anche se ero sicuro che la bella Raffaella avrebbe fatto parecchi capricci nel momento più importante…” “Non avrebbe gradito farsi riprendere mentre si fa sporcare? – insistette Simonetta quasi sussurrando – La capisco, sai… Soprattutto se non ti piace il produttore di quella roba che ti riempie la bocca e tutto il resto… Il suo titolare era un maschio vecchio e cattivo… Capisco, poverina, tutta quella robaccia! E tanta! E il sapore e l’odore dello sperma di uomo così anziano… Capito, Fabio?” “Certo, Simonetta, certo… – le replicai subito io – Ma io non sono proprio un uomo anziano! E da come me lo stai ora accarezzando… Mi sembra che che io non ti dispiaccio…”

Simonetta si bloccò e mi mostrò la lingua. “E come fini la storia? – mi chiese subito dopo lei – Avete ottenuto quello che volevate?”

Raffaella era silenziosa e tutta nuda davanti a due uomini. Era sempre più agitata ed ansiosa. ‘Adesso che mi ha fatto spogliare nuda davanti al suo amico, ha ottenuto il suo scopo? – chiese a bassa voce lei – Mi ha mostrata e mi sembra che lui abbia fatto anche parecchi scatti! Io non lo avrei voluto… Non mi va proprio di essere fotografata così! Proprio nuda! Uffa!’

Lui sorrise. ‘Adesso viene anzi il bello! – aggiunse subito il vecchio pellicciaio – I due scatti avrei potuto farteli anch’io in ufficio con il cellulare. Ed anche nuda, naturalmente! ‘Non so se glielo avrei permesso! In ufficio… Anche se proprio lì mi ha fatto fare certe cose… Con mio marito lì vicino al piano di sotto, in magazzino… Lui lavorava e lei mi spogliavi… E cosa mi faceva fare!’ ‘Infatti ora siamo venuti qui, tesoro… Ti devi rilassare… E ti ho spiegato quali fossero i miei desideri… E Fabio è un vero professionista in questo campo ed ha anche lui le sue esigenze! E vedrai l’attrezzatura di cui dispone!’ ‘Attrezzatura? – chiese sempre lei sempre più preoccupata – Ma che intenzioni avete voi due?’

Non le risposi, ma insieme la prendemmo per mano. Tremava e sussurrava parole incomprensibili. Ma non oppose alcuna resistenza e così, nuda e accompagnata per mano da due uomini, si fece guidare.

La portaste in questa stanza? – mi chiese subito Simonetta – Nella stanza a luci rosse?” “Sì, Simonetta, la portammo in questa stanza. Dove sei tu, adesso… Dove mi stai accarezzando l’uccello!” “Porci! In due! E lei sola…” – esclamò allora Simonetta – Cosa le avete fatto fare? Vi siete divertiti, vero? Ma lei non voleva… Era stata costretta da suo titolare per quello che aveva combinato suo marito! Ed era in vostra balia! Sì, sì, lo immagino cosa volesse il vecchio e pure quello che tu in particolare ti preparavi a fare…”

Oh tesoro! – cercai io di sdrammatizzare e calmare la mia futura modella a luci rosse – La bella Raffaella non è stata obbligata… Come non lo sei tu adesso ad accarezzarmi l’uccello…”

Simonetta, quasi offesa, abbandonò il mio uccello e mi mostrò ancora una volta la lingua.

Ma io, ma io… – aggiunse lei a bassa voce dopo un lungo sospiro – Almeno non dirmi certe cose! Ed aiutami a farmi fare queste cose. Queste porcherie che io non ho mai fatto…”

Per aiutarla pensai allora di continuare a raccontare.

Lo vuoi, vero? – le chiesi accarezzandola tra le treccine biondissime – Lo so che ti piace ascoltare mentre racconto…”

Lei non rispose ed io le spinsi di nuovo il mio uccello verso le sue labbra. Lei di nuovo socchiuse gli occhi e spalancò la bocca. La riempii di nuovo e lei emise un lunghissimo sospiro. Il mio cazzo le piaceva proprio!

Lasciammo Raffaella in piedi davanti al lettone. Era tutta spettinata, rossa in volto e visibilmente timorosa ed agitata. Si guardava in entrambi i video che la riprendevano contemporaneamente davanti e dietro. Non sapeva più cosa e come coprirsi. Alla fine si coprì in maniera chiaramente impacciata il seno e la fica.

Era immobile ed a capo chino. ‘E adesso? – chiese mestamente – Eccomi, sono qui! Come volevate, sporcaccioni! Sono completamente nuda, davanti a voi due… Vi basta? Cosa devo ancora fare e subire?’ ‘Rilassati, Raffaella! Adesso viene il bello! – gli rispose lui – Devi ascoltare ed ubbidire il fotografo. E soprattutto non fare più i capricci.’ ‘Ancora foto? – chiese lei ansiosa e brontolando – Solo un paio, ti prego…’ ‘Per incominciare, tesoro, per incominciare… – replicò secco lui – Ora sei a completa disposizione del fotografo. Lo sai… E mi raccomando…. Comportati bene’.

Raffaella prima abbassò di nuovo per un attimo il capo. Poi si voltò verso di me. Mi fece intendere che era rassegnata e che stava aspettando. Era in attesa dei miei ordini. Che lei ben immaginava sarebbero stati impietosi e difficili da accettare.

La invitai allora a raccogliersi i capelli con una mano dietro la nuca. Volevo il suo bellissimo volto libero e senza alcuna copertura. Volevo scoprire il suo visetto in tutte le sue espressioni che mi avrebbe offerto in certi momenti. Soprattutto in quelli che sarebbero stati i più difficile da accettare per lei! Li avrebbe accettati forse malvolentieri, ma io avrei preteso che lei si mostrasse spontaneamente. Come se lo facesse con suo marito ormai già cornuto. Come stava iniziando a fare con il mostrare il suo corpo. Bellissimo e completamente nudo! Sì, volevo tutto di lei! Proprio tutto! E in particolare catturare le sue espressioni. Tutte e nelle varie situazioni… E proprio in quei momenti un po’ particolari in cui molto presto si sarebbe trovata. Oh sì, vederla proprio come si sarebbe gestita in certe situazioni molto scabrose per lei.

Lei ubbidì. Scelse la mano destra. Quella che fino ad allora aveva coperto la peluria del suo sesso. E fece una smorfia quando vide che subito mi soffermai proprio sulla sua fica così ormai completamente scoperta, proprio indifesa e da me molto apprezzata. Finalmente l’offriva senza protezione alcuna agli obiettivi delle mie attrezzature per lei infernali! Il suo pelo era folto ma molto curato. Uno splendido triangolone di peli nerissimi. Era proprio pelosetta la pupa! Ma il pelo, folto ed un po’ arricciato in alto, scendendo si diradava leggermente. Il pelo ce l’aveva così, Raffaella! Pur tenendo le gambe ancora volutamente un po’ strette faceva così anche intravedere un po’ della rosea apertura della sua fica. Protetta dalle grandi labbra gonfie e già lucide. Ben serrate. Ancora per poco, però! Ma lo spettacolo che lei così già mi offriva era semplicemente fantastico. Scattai foto a raffica ed abbondai nei primi piani. Della sua fica ancora un po’ celata… Ma erano i primi, assai invadenti per la giovane donna e per lei tremendamente indiscreti! E lei sbuffava, si contorceva ed emetteva un sordo brontolio… 

Le chiesi allora di salire sul lettone. Ma, aggiungendo che volevo soffermarmi prima sul suo splendido lato B, la esortai pure a mettersi in quella posizione che maggiormente la valorizzava. ‘Sul letto… Alla pecorina! – volle precisare il signor Franco – E mi raccomando, Raffaella, allarga pure le lunghe gambe che hai!’

Appoggiati pure sui gomiti, tesoro! – aggiunsi io – Lascia scoperte e libere anche le mammelle in quella posizione! Mi piace vederle muoversi e dondolare lentamente…. E guarda sempre nell’obiettivo della telecamera. Non preoccuparti del suo ronzio e del clic della fotocamera che ho in mano. Ti riprenderò anche da dietro… Sì, sei proprio favolosa così, da dietro! Sì, proprio così, un po’ allargata… Cerca di essere insomma più possibile spontanea e naturale. Nascondi la tua timidezza e il tuo naturale imbarazzo. Lo so… Per te è la prima volta, vero?”

Insistetti e ripetetti la domanda. ‘Ma uffa! – protestò allora lei – Il fotografo ha altri ordini per me? Sì, sì, certo… – disse ancora lei piano lei dopo un lungo sospiro – Questa è la prima vola per me! Mio marito ha tentato di farmelo fare, una volta. Ero la sua giovane e bella mogliettina, mi disse allora… Ero sua! Ed era vero. Mi aveva sposata un mese prima! Ma io non volli! Mi rifiutai e non glielo permisi di riprendermi nuda! Gli concessi solo di rubarmi una foto in intimo… Sì, mutandine e reggiseno… Ma voi oggi avete ottenuto dell’altro, uffa… Molto di più di quello che Piero aveva ottenuto quella volta…’

Ma questa volta infatti la giovane donna non aveva potuto rifiutarsi. In silenzio, ma fissando con gli occhi sbarrati la telecamera, si arrampicò sul lettone ed assunse la posizione richiesta. Era semplicemente splendida, così! Sentì anche il ronzio della telecamera posta dietro. Si scoprì sparata in primo piano nel video e rassegnata si lasciò finalmente andare. Ma non riuscì a trattenere una smorfia e mostrò la lingua alla telecamera. ‘Allarga le gambe per bene! – le ordinò pure allora il suo vecchio padrone ed amante – Spalancati per bene! Tutta!’ ‘Ma daììììì! – gemette lei – Uffa! Non voglio… Anche questo, vuole!’

Ma, piano piano e sbuffando, ubbidì. E Raffaella sentì pure la prima raffica di scatti della mia fotocamera. La immortalai così prima da lontano e, poi, da molto, molto vicino… Per qualche istante, vergognandosi di quello che stavo fotografando allungò dietro un braccio e mise una mano spalancata davanti ai suoi buchini offertimi meravigliosamente da dietro. Lei allora vide nel monitor davanti a lei tutto il suo impacciato tentativo di coprirsi e di difendersi dall’indiscreto obiettivo della telecamera e della fotocamera del fotografo che non vedeva ma che immaginava impegnatissimo ad immortalare i suoi buchini più segreti. E quello più piccolino era ancora arrossato per l’abuso appena subito. Non voleva che si vedesse che era stata appena violata dalle prepotenti dita di un uomo! ‘Mi scusi… – aggiunse sospirando – Ma non ce la faccio… Mi vergogno troppo!’ 

Rimproverata aspramente da entrambi i maschietti presenti dovette però alla fine desistere dal tentativo di proteggere le sue intimità dagli scatti della mia fotocamera e dalla ripresa della telecamera. Fu costretta a rimettersi sul lettone nella posizione alla pecorina che aveva già assunto poco prima e che l’aveva preparata alla dolorosa penetrazione subita a sorpresa! Evidentemente a lei non piaceva proprio quella posizione impostale e si sentiva umiliata! Ma fu egualmente costretta così ad allargarsi per bene. Con le gambe ben divaricate apparve così dietro in tutto il suo splendore e tutta spalancata.

E fu allora che il suo vecchio padrone con decisione si aprì la cintura e si abbassò i calzoni. Subito dopo toccò alle mutande scendere giù fino alle caviglie. Mostrò un uccello dalle dimensioni notevoli ed in piena forma!

Il vecchio era proprio incazzato! – si inserì Simonetta – Cosa voleva fare?”

Lui senza aggiungere nessuna parola si sdraiò sulla schiena di lei e con le mani iniziò da dietro a catturarle le mammelle gonfie, dure e leggermente ballonzolanti in quella posizione. ‘Ma cosa mi vuole fare… – ansimò lei preoccupatissima e sentendosi montata come una cavallina in calore – La prego, basta… Non voglio! Non voglio, così… Sono una donna, non una cavallina da montare!’

Lui aumentò nella stretta dei suoi seni, come se volesse mungerla. Poi le fece sentire per bene il suo cazzo durissimo ed in piena erezione sul suo bel culetto. ‘Mi fa male! – protestò lei – Con quelle manacce.. Le mie tettine non sono quelle di una mucca. Mi dà fastidio sui capezzoli e lei stringe troppo, uffa!’

Ma il peggio doveva ancora succedere per la bella Raffaella. Senza più esitare l’uomo prese tra le dita di una mano il suo glande enorme e già lucido. Io iniziai ad immaginare e dietro l’invito fattomi da lui con il capo iniziai a scattare foto a raffica. Lui puntò il glande sul buchino più piccolo e marroncino di Raffaella! Lei si accorse della manovra e capì le intenzioni di lui. Voleva incularla! Ed allora lei urlò! ‘Noooooo! – strepitò ansimante – Non voglio! Non può farmi anche questo!’ ‘Stai buona Raffaella! – la zittì allora lui senza pietà – Sei stata disubbidiente prima. Adesso ti inculo! Hai un culo perfetto! Tutto da inculare!’ ‘No, no…. – continuava lei a strepitare ondeggiando il suo culetto nell’aria – Ti prego no! Sono ancora vergine, lì…’ ‘Sarà ancora più bello sverginarti con il mio uccello, Raffaella! – la stroncò lui senza pietà – Quell’idiota di tuo marito non te l’ha mai messo nel culo? E non ti ha mai sborrato nell’intestino? Mai fatto un clisterino di sborra?’ ‘Nooooo…. Non glielo ho mai permesso… – replicò lei riprendendo ad urlare sempre più forte ma cominciando a vacillare vistosamente – Mi fa male, tanto male, così….’

Il glande di lui era già penetrato dentro di lei e la giovane donna stava soffrendo. Sbuffava, gemeva, sospirava e si lamentava,”

Povera Raffaella! – si inserì ancora Simonetta – Chissà quanto soffriva. Era la prima volta ed era tesa, preoccupata e non rilassata!” “Ti sento esperta, Simonetta! – la interruppi io con fare volutamente provocatorio – Hai molta esperienza nella sodomizzazione?” “Cretino! – mi ribattè subito lei – Sei curioso?” “Sei anche tu vergine lì, Simonetta?” “No! – rispose secca lei e mostrandomi la lingua – _ Ti basta?”

Certo! Ma lo era Raffaella che subì lentamente ma senza soste la lenta penetrazione di quell’uccellone prepotente di quel maschiaccio cattivo ed impietoso.. Quasi tutto l’uccellone le entrò nell’intestino provocandole un dolore lancinante. Ad un certo punto sotto le spinte di lui lei crollò. Era contratta e tentò allora di rilassarsi ed accettare la penetrazione sempre tenendo ben rialzato in sù il culetto. Facilitò così senza volere l’ulteriore penetrazione e l’aumento della velocità della stessa. ‘Basta, basta… – continuava a gemere lei – Non ne posso più! Mi sta distruggendo, così!’

Ma la sua voce si fece sempre più flebile. Al dolore cominciò a subentrare lentamente il piacere. Alle scomposte ondulazioni del suo culetto stavano subentrando leggeri movimenti che tendevano ad accompagnare e facilitare l’ingresso dentro di sé di quell’uccellaccio che l’aveva deflorata. Ai gemiti subentrarono i primi sospiri. Soprattutto quando lui infierì con violentissime spinte dell’uccello completamente penetrato dentro di lei. La costringeva a sobbalzare ad ogni spinta. Quasi la sollevava dal letto quando i colpi inferti aumentavano e le sue mammelle ballonzolavano. Pure energicamente strette e palpate dalle mani di chi anche torturava i capezzoli smisuratamente ritti! Quella nuova esperienza così violenta stava indubbiamente turbando la giovane donna. Tradiva una evidente eccitazione!

Lui non cessò la violenta penetrazione che proseguì a lungo e lei rassegnata non oppose più resistenza ed anzi un po’ alla volta iniziò con lenti movimenti del bacino a favorire ed assecondare ancora di più le spinte di lui. ‘Fa ancora tanto male, Raffaella? – le chiese lui – Se ti rilassi soffri di meno’ ‘Un pochino meno… – rispose lei ansimante – Ce l’aveva troppo grosso per il mio buchino! E lo sapeva! L’avevo avvisato che non l’avevo mai fatto e che ero vergine! E lei hai voluto farmi male, tanto male! Voleva punirmi e rendermi ancora più mansueta, docile! Mi ha squarciata, dietro… E vi siete entrambi divertiti a riprendere ed immortalare tutto per bene, mi pare! Soddisfatto, ora?’ ‘Dipende da come ti comporterai ora, tesoro… – le replicò lui sollevandosi e lasciandola ancora per un po’ in quella splendida posizione di femminuccia posseduta che io continuai a immortalare nonostante i suoi mugugni – E lo sai come ti voglio ora…’

Rialzandosi si rimise le mutande ed indossò i calzoni. Lasciando che lei in silenzio si concedesse a quella ulteriore raffica di scatti che la riprendevano con il rotondissimo culetto ben rialzato dopo la violenta inculata. Poi, gemendo, mi supplicò di fermarmi.

Io acconsentii, ma solo perché lui nel frattempo la fece girare e la obbligò a mostrarsi così ancora più nuda e distesa sul lettone. Al lato B era subentrata la meravigliosa visione della sua pelosissima fica. Vista davanti, gonfia, umida e circondata da uno splendido cespuglietto di peli nerissimi, corvini!

‘Proprio così devo ora stare – si lamentò quasi subito piagnucolando Raffaella – Non mi va! Mi vergogno troppo a stare così e mostrarmi a due maschi proprio come una puttana!’ ‘Allarga le braccia e spalanca le gambe! – le intimò invece il suo vecchio titolare – Come prima! Devi mostrare tutto per bene! Il tuo corpo non deve avere segreti per la telecamere e la macchina fotografica!’

Coraggio, proprio così! Non farti pregare! Sei proprio molto bella, Raffaella! – aggiunsi io per incoraggiarla – Hai un corpo perfetto, da favola! E adesso viene il bello! ‘Sì, sì… Ma se lo sapesse mio marito cosa mi state costringendo a fare! – piagnucolò lei piegando il volto di lato e scrutando il soffitto – Mi sento a disagio! Non ho mai fatto una cosa del genere! Farmi fotografare e riprendere così! Tutta nuda e in queste pose oscene! E per una donna sposata quale sono!’ ‘Tutta colpa sua! – aggiunse il vecchio commerciante – E lo sai bene perché lo fai!’ ‘Sì, lo so. Ma pensavo ti bastasse quello che già ti ho fatto! In ufficio… Sapevo che mi sbavavi dietro da sempre. Da quando sono entrata nel tuo negozio e che non ero ancora sposata. Avresti voluto vedermi… Anche nuda… Almeno una volta, mi dicesti… E ancor di più da quando mi sono sposata. Ed io ti ho già accontentato, mi pare! Mi hai vista anche troppo per i miei gusti, uffa! Come adesso. E sai benissimo il motivo per il quale mi sono arresa e mi sono concessa!’

Deve essere stato un motivo molto grave! – mi intromisi io fingendo di non sapere – Per farti accettare certe cose… ‘Gravissime! – mi interruppe di nuovo allora il vecchio commerciante – Lei lo sa ed è per questo che ha accettato di venire qui e di essere disponibile. A tutto…’

Mi sembra che il tuo titolare non abbia dubbi! – mi inserii allora di nuovo io – Sbaglio, Raffaella? ‘No, è tutto purtroppo vero… – mi confermò la giovane donna tutta rossa in volto e sempre più imbarazzata per quella posizione alla quale continuava ad essere costretta a prendere su quel lettone – E’ stato tutto colpa di mio marito. Ed io ho accettato tutto per salvarlo dalla giusta punizione. Non mi sono mai rifiutata davanti al mio titolare. Anche se le sue richieste si sono rivelate sempre più difficili da esaudire. Ho sempre ubbidito e fatto a lui cose che non avevo mai fatto neanche a mio marito!’

Cosa ti preoccupa? – le chiesi allora vedendola molto agitata e sempre più in difficoltà – Sei qui, ora…. ‘Appunto! – esclamò lei – Mi vergogno tantissimo così. Io al signor Franco le cose le ho fatte tutte. Proprio tutte! Anche stamattina!’ “Stamattina?” ‘Sì! Anche stamattina. E’ da parecchio tempo che al mattino gli porto in ufficio il suo caffè. E dopo, mai soddisfatto, ogni mattina, mi fa bere anche il suo sperma! Ed uffa, ne fa tanto, lui!’

Dicendo questo lei trasalì, ammutolii di nuovo e divenne ancora più rosa in volto. 

E allora? – chiesi io – Qual è il problema?” ‘Il problema è che io ho anche accettato di venire qui. Avevo capito che dovevo fare certe cose…’ “Posare anche nuda, Raffaella… – la interruppi io – Lo sai bene che tipo di foto io prediligo… ‘Sì, sì. Lo immaginavo prima e l’ho saputo dopo… Lui me l’aveva detto… Forse anche posare nuda. Foto che sarebbero poi rimaste solo a lui… Ma poi, vedendo anche un altro uomo mi sono bloccata… Mi sono vergognata a farmi fotografare dappertutto! Anche lì! E poi quelle telecamere… Non solo nuda, ma anche fissata ed esplorata nelle mie cosine più intime… Ma ti prego, ora basta!’

E’ il mio lavoro, Raffaella! – cercai di calmarla – Non sei la prima bella mogliettina che fotografo e riprendo nuda. E tu sei una bella donna ed una modella perfetta per me…” Lei abbozzò un piccolo sorriso. Presto si trasformò in un sordo brontolio. Lui infatti incurante delle proteste e delle ansie della giovane donna volle continuare in quello che doveva essere un autentico filmino a luci rosse. Come era impaziente, l’uomo!

Appoggiò la sua enorme mano sulla sua fica e senza esitare le allargò con forza le grandi labbra. ‘Oh no, la prego, signor Franco! – cercò subito lei di impietosirlo – Non fare così! Mi fa male!’ Come risposta lui mi invitò ad avvicinare la macchina fotografica al sesso di lei così già ben spalancato. L’avevo già ripreso per bene da dietro. Ora si offriva anche davanti! Spalancata con le grandi labbra ben aperte, rosee e già bagnate! ‘Eccola! – urlò lui – Fotografala ora e riprendila proprio così! E’ la fica di Raffaella. Ti piace? E’ già fradicia, sai… Sta colando ed è piena di umori!’ 

Lei si voltò di lato per sfuggire al primo piano del suo volto catturato dalla telecamera. Ma lui le riprese il volto tra le mania e la fece fissare l’obiettivo. ‘La prego, no… – tentò ancora lei di calmare l’uomo – Non mi va così. Mi tratti veramente come una puttana e mi vergogno… La prego, signor Franco, si fermi! Non voglio…’

Ma l’uomo era ormai troppo sù di giri. Vedere la donna così in difficoltà lo eccitò ancora di più. Con violenza si aprì di nuovo la cerniera dei pantaloni e se li abbassò, fino a levarseli. “E adesso abbassami le mutande e prendi in mano il mio uccello. Fammelo rizzare mostrandoci come sei brava a segare un uomo!’ ‘Oh no! La prego no. Non così davanti ad un altro uomo! E con la macchina fotografica in mano! E quelle telecamere in funzione!’ ‘Non farmi arrabbiare, Raffaella! – replicò allora subito lui stizzito – Non vorrai mica che tuo marito si faccia inculare per i prossimi dieci anni nelle nostre galere! E che beva costretto la sborra di tanti, tanti maschiacci che da anni non si fanno spompinare da una donna!’

Quanta cattiveria in quelle parole! – disse allora Simonetta che stava ascoltando attentamente il racconto – E lei era veramente in un vicolo cieco… Poverina!” “Effettivamente lo era! – risposi alla splendida Simonetta che continuava alternativamente a succhiarmi voracemente l’uccello ed a segarmi con estrema dolcezza – Sono sicuro che tu immagini quale fu la scelta di lei…” 

Raffaella mi guardò allora per un attimo con gli occhi spalancati cercando un impossibile mio aiuto. Ma subito dopo li socchiuse ed emise un lunghissimo sospiro. Con malcelato fastidio abbassò le mutande al suo vecchio padrone. Apparve l’uccello. Era ancora moscio ma egualmente enorme. Era scuro e pieno di vene in rilievo. Sembrava una autentica proboscide. Era per Raffaella l’inizio di un nuovo calvario, ‘E adesso segami! – le urlò lui – E mostra all’uomo che ti riprende come sei brava a farmelo diventare duro ed enorme!’

Lei non rispose e mi guardò per qualche istante. Poi fissò il soffitto e contemporaneamente dopo aver scappellato l’enorme uccello dell’uomo iniziò lentamente a fargli la sega. Come lui le aveva ordinato. ‘Oh. sì! Proprio così, Raffaella. Sei fantastica a menare un cazzo. E guardati nel video come sei proprio brava a fare una sega! E come me lo fai crescere ed indurire!’

L’uccello di lui si ingigantì velocemente e lei fu costretta a segarlo sempre più velocemente con entrambe le mani. La fotografai più volte con l’enorme cazzo di lui tra le sue dita. E la ripresa con la telecamera fu impietosa. Ci sapeva comunque proprio fare la giovane donna! ‘Ti basta così? – gli frignottò mugulando quasi subito lei – Ti sento pieno e mi sembra che tu sia pronto… Vuoi venire? Insomma… vuoi che ti faccia schizzare adesso?’ ‘No, tesoro! – la deluse lui – Non ancora. E voglio che tu mostri a lui quanto sei brava a fare anche alte cose. Naturalmente fino alla fine e soprattutto tutto davanti alla telecamera’.

Lei capì subito il significato di quelle parole e di cosa fossero quelle altre cose. Prima scosse un po’ il capo e poi lo abbassò.”.

Aveva capito che lei doveva fargli anche il pompino! – sussurrò Simonetta – E davanti alla telecamera…” “Sì Simonetta, aveva capito… E si lasciò sfuggire un’espressione di disgusto… ‘Oh no, non fare così! – sghignazzò allora ancora l’uomo che le stava davanti – Sei bravissima a lavorare anche con la bocca e la lingua. Mi hai già fatto degli splendidi pompini! L’ho detto, sai, anche a lui… E l’ho informato che non ti eri mai fatta fotografare e riprendere mentre segavi e spompinavi un uomo. E che avresti probabilmente fatto anche dei capricci… Ma gli ho confessato che hai solamente qualche piccolo problema alla fine. Sì, non hai un buon rapporto con la sborra. Soprattutto se è tanta…’ ‘Ma noooooo! Sei un maiale! – brontolò protestando Raffaella a voce bassa – Anche questo hai raccontato a lui… Non dovevi… Certe cose sono mie, solo mie!’ ‘E’ vero! – continuò allora il vecchio pellicciaio infierendo – Ma il nostro fotografo è un grande estimatore di un certo tipo di modelle. Soprattutto se sono alla loro prima volta! E tu lo sei e sono sicuro che non lo deluderai… Ho garantito per te, sai…’

“Avevi parlato anche con lui della tua collezione privata a luci rosse? – mi chiese allora Simonetta sputando il mio uccello – Non ti fai scappare alcuna occasione!” “Sì, Simonetta, gli avevo parlato della mia collezione privata. Gli precisai però che non tutte le modelle potevano essere all’altezza di entrare nella mia collezione. E soprattutto dovevano essere assolutamente consenzienti. Come lo sei tu, Simonetta… Ora…”

Simonetta per l’ennesima volta mi mostrò la lingua. Ma poi sorrise prima di riprendere l’eterno pompino nel quale era impegnata. Lei aveva perso la cognizione del tempo con il mio uccello nella sua bocca! E con lo sguardo mi interrogò sul prosieguo del racconto.

Con uno sguardo compassionevole mi interrogò anche Raffaella. Io con un sorriso cercai di tranquillizzarla e calmarla.

“Sei una bellissima donna… – aggiunsi – Ed io sono un serio professionista. Cercherò di metterti a tuo agio… Ti vedo in difficoltà ed ho capito che sei molto a disagio, ora… Sei disorientata e confusa. Sei proprio molto imbarazzata a fare certe cose. Soprattutto davanti ad una telecamera e ad una macchina fotografica… Ma non deve essere così agitata. Ti devi fidare…”

Lei capì allora che nel gran finale c’era proprio anche quello. Il grande spruzzo, la grande sborrata su di lei! E lei sarebbe stata ripresa e fotografata proprio in quel momento. Sì, lei se lo sarebbe sorbito tutto, tutto lo sperma di lui. Proprio tutto. E come avrebbero gradito i due uomini vederla in quegli attimi! Sia il maschio che avrebbe schizzato tutto il suo seme che lei già ben sapeva qunnto fosse tantissimo che l’altro, quello che avrebbe immortalato il momento. Un momento che sarebbe stato veramente magico ed indimenticabile per i due maschiacci! Lei avrebbe solo dovuto subire. L’estremo oltraggio che doveva pagare per quello sciocco di marito che si ritrovava!

E quel momento si stava avvicinando. Era vicino! Fu lui che le fece capire che era allora proprio giunto. ‘Raffaella… – le disse lui quasi sussurrandole per non agitarla troppo – Adesso…’ ‘Adesso? – chiese lei ansimando un po’ e fingendo di non capire – Cosa devo fare adesso? Non ho fatto già abbastanza?’ ‘Sì, ma adesso fammi venire! Con la bocca!’ ‘Ma io, ma io… – gemette lei ancora una volta con tono supplichevole – Ti prego! Mi vergogno troppo! Fai chiudere almeno la telecamera. Se proprio vuoi pure una foto mentre te lo faccio… Ma non farmi riprendere, anche! E uffa! Tu vorresti soprattutto il gran finale, vero? Ma io mi vergogno tanto, sai! Chissà cosa combinerai e come mi ridurrai! Ne fai così tanta di quella robccia, tu!’

Il vecchio padrone della pellicceria non si fermò più. ‘È proprio quello che vuole riprendere anche lui e soprattutto l’attimo che vuole catturare anche con uno scatto è proprio quello del mio primo schizzo sul tuo bel faccino! Solo così il fotografo potrà infatti immortalare il tuo volto, le tue emozioni, le tue espressioni e tutto quello che tu ci offrirai in quei momenti! Non facili per te, lo so! Ma è proprio quello che voglio e che mi eccita! E non solo a me!’

Lei socchiuse di nuovo gli occhi ed abbassò il capo. Lui con una mano le raccolse i capelli dietro la nuca e con l’altra gliela catturò. Lei poi sentì là una una leggera pressione che la fece abbassare ed avvicinarsi al suo glande già viola. Emise un lunghissimo sospiro, ma rassegnata aprì fino a spalancare la sua bellissima bocca. Sentii partire la prima raffica di clic della macchina fotografica. Era bella Raffaella con la bocca spalancata e riempita tutta dal cazzo di lui! Sì. il cazzo prepotente di lui era tutto dentro di lei. E lei vide contemporaneamente la telecamera coglierla in quell’attimo in un primo piano crudele. Sì, tanto crudo e crudele per la donna che si apprestava a spompinare il vecchio maschio. Ma meraviglioso per l’uomo che avrebbe poi rivisto e apprezzato proprio tutto nello splendido filmino a luci rosse che lei aveva permesso di girare e che gli stava regalando. Ma lei era costretta a farlo! Lei lo sapeva e rassegnata iniziò il pompino.

Nessuna donna fa il pompino che non vuole fare! – sentenziò allora Simonetta – Non lo pensi anche tu, Fabio?”

Io sorrisi alla giovane ma già esperta Simonetta, non le risposi e continuai nel raccontarle il finale della vicenda.

Raffaella iniziò il pompino lentamente, molto lentamente, evidentemente in grande difficoltà e sbirciando verso la telecamera e l’enorme video dove era ripresa in primo piano. Faceva fatica a respirare. L’enorme glande viola del signor Franco le riempiva già quasi tutta la bocca. Per riceverlo lei la spalancò tutta, a dismisura. E si deformò. Volli fotografarla proprio così con la bocca stracolma dell’uccello di lui. ‘Guardami! – le urlò subito lui – Guardami negli occhi mentre mi succhi il cazzo!’ “Fissa la telecamera, tesoro! – aggiunsi subito anch’io – Sei splendida in questo primo piano! Con il suo uccello nella tua bocca spalancata. E non vergognarti per quello che stai facendo ed apri perbene quei tuoi occhioni…”

La situazione in cui si trovava e la raffica di ordini che le erano stati impartiti mandarono la giovane donna ancor più in confusione. Chiuse e rispalancò più volte gli occhi girandosi alternativamente verso la telecamera e l’uomo che spompinava. Proseguì così a lungo nel lentissimo pompino che era costretta a fare a lui.

E l’uomo era eccitatissimo e continuò a tormentarla. ‘Accarezzami le palle, bimba. Sono piene, strapiene di sborra. Tutta per te, lo sai? E tu la vuoi, vero?’ Lei gemeva per quelle domande e continuava nelle lento sù e giù con le labbra lungo la dura asta di carne dell’uomo. Di nuovo lui le ordinò di accarezzargli le palle. Lei ubbidì e si impegnò a sfiorare i coglioni pelosissimi dell’uomo. ‘E adesso leccameli, anche, i miei coglioni! Fammi sentire la tua lingua! E mostrami quanto sei brava a farlo!’

Raffaella era ormai totalmente sottomessa ed incapace di ribellarsi. Sputò l’uccello di lui che riprese tra le dita. Lentamente, dopo averlo scappellato, scese giù con la bocca fino a raggiungere le sue palle gonfie e dure. ‘Sù! – le intimò di nuovo lui – Coraggio! Segami con i ditini e leccami pure anche le palle! Prendile in bocca e assaporale! Senti come sono gonfie? Stanno per esplodere, tesoro… E sono strapiene di sborra! Tutta per te, Raffaella! Sarà tanta, sai… E tutta per te, bimba, fino all’ultima goccia…’

Lei con la lingua le leccò entrambe, una alla volta e le riempì della sua saliva. Poi sempre continuando nella sega divorò i coglioni di lui. Uno alla volta perché troppo gonfi ed enormi. La immortalai anche così con gli occhi socchiusi e la bocca piena del testicolo peloso di lui. Ad ogni scatto della macchina fotografica lei emetteva un lamento. Non le piaceva proprio essere ripresa in quei momenti! Mentre leccava le palle pelose di un uomo vecchio. E non era certo lo scroto di suo marito! Responsabile di tutto quello che lei doveva in quel momento subire!

Ma lui infierì ulteriormente. ‘E adesso anche il buco del culo! – le intimò lui – Leccamelo per bene! Coraggio! Mai fatto vero?’ ‘Nooooooo!!!! – rispose lei con un filo di voce – Non l’ho mai fatto… E non mi piace…’ ‘Bene! Lo farai allora adesso a me per la prima volta! Muoviti!’

Si girò e si allargò leggermente le natiche. ‘Lo vedi?’ ‘Sì, sì lo vedo…. – miagolò lei – Non voglio… Non mi piace… La prego…’ ‘Bene! Coraggio! Mostrami quanto sei brava a leccare anche il mio buco del culo! Muoviti!’ ‘La prego… – piagnucolò allora ancora lei con la voce ancora più bassa – Non voglio! Mi fa schifo…’ ‘Raffaella! – urlò allora lui con un tono che non ammetteva più lesue proteste – Non farmi perdere la pazienza… Potrebbe essere pericoloso!’

La vidi allora appoggiare le sue mani sui glutei di lui. Si avvicinò con la bocca al buco del culo di lui e socchiuse schifata gli occhi. L’uomo allungò le braccia e con le mani le catturò nuovamente la nuca sospingendo il viso di lei dove lui voleva. Lei oppose poca resistenza ed estrasse la lingua. Io scattai un’altra serie di foto e la ripresi nel momento in cui lei strizzando gli occhi e con la lingua tutta fuori l’appoggiò sul buchino del culo dilatato di lui.

La sentii gemere e lamentarsi sempre di più. ‘Oh, Raffaella! Sììììììì! Sììììììì, proprio così ti volevo! – sentii invece urlare lui – Mi fai impazzire così, con quella linguetta! Come la muovi bene! Tu che te la sei tanta tirata ora lecchi proprio bene il mio buco del culo! E non fermarti!’

Lei rimase come bloccata lì a lungo. Era completamente in stato confusionale ed incapace di reagire. Era stordita e sentiva i ripetuti clic della macchina fotografica e il ronzio della telecamera. Fu lui ad interrompere quella lunga umiliazione sopportata dalla giovane donna. ‘Adesso basta, Raffaella… – le disse lui allentando la presa dietro la nuca di lei e, rigirandosi, riappoggiando di nuovo il suo glande viola ed umido sulle sue labbra ancora socchiuse – Voglio di nuovo la tua bocca e la tua lingua. Sù, tesoro, spalanca la tua boccuccia e succhiami di nuovo il cazzo. Come sai fare tu! Come sei brava…’

Completamente stordita e sottomessa, lei sgranò completamente rassegnata gli occhi, guardò il soffitto e spalancò di nuovo la bocca. La telecamera riprese fedelmente quell’attimo particolarmente scabroso. Ma catturò anche le sue espressioni e registrò soprattutto tutti i suoi gemiti e sospiri. Ma soprattutto le parole di lui!

“Era pronto, presumo… – si inserì allora Simonetta – Il vecchio porco aveva avuto tutto quello che aveva voluto da lei. Il culetto, la fica ed adesso di nuovo la bocca! Doveva solo liberarsi, venire… Vero?” “Sì, tesoro, aveva allora solo bisogno di sborrare. E glielo disse. Ed anche come voleva farlo…” “Lo immagino! – continuò Simonetta – Conoscendo gli uomini e il fotografo in particolare che stava riprendendo il tutto…” “Hai proprio indovinato, Simonetta!”

E dimmi maschiaccio, glielo disse anche senza alcuna esitazione, vero?” “Sì, Simonetta, senza alcuna esitazione! ‘Oh sì, Raffaella, adesso ho proprio una gran voglia di sborrare! – le disse infatti impietosamente lui – In bocca alla bella mogliettina di quello stupido ometto! E so che lei è molto brava a far schizzare un uomo!’

Lei non replicò ed aumentò il ritmo del pompino. La preoccupò e la infastidiva la solita presa ferrea che lui le riservò dietro la nuca. Come le sue successive parole. ‘Lo sai, tesoro, come piace a me, vero?’ Lei mugugnò e fece un timido segno di diniego con il dito indice. Lui rise di gusto e rincarò allora la dose. ‘Coraggio, Raffaella! Lo hai già fatto ed hai già bevuto la mia sborra!’ ‘Ma io… ma io non l’ho mai fatto così! – gridò lei dopo aver sputato l’uccello dell’uomo fuori dalla bocca – Non l’ho mai fatto davanti ad un altro uomo che mi guarda! E con la telecamera in funzione! Non voglio essere ripresa mentre bevo lo sperma di un uomo cattivo e prepotente come è lei, signor Franco! E poi, uffa, lei come sempre ne farà tanta! Mi vuole far affogare di nuovo nella sua robaccia schifosa e puzzolente? E se mi viene da vomitare? Vuole che lui mi riprenda e fotografi anche in quei momenti? Non mi va di essere ripresa mentre vomito lo sperma!’

Come risposta lui risospinse tutto il suo uccello dentro la bocca di lei ed aumentò la stretta dietro la sua nuca. ‘Oh, Raffaella! Questa volta pretendo qualcosa di più!’ Lei, bloccata nella morsa ferrea delle mani di lui, non poté più replicare ma spalancò gli occhioni ed emise un lunghissimo sospiro. ‘Sì, tesoro! Anche il fotografo ha le sue esigenze!’

Raffaella lanciò allora uno sguardo verso di me nel quale trasparirono curiosità e preoccupazione. ‘Tu sei molto bella e potresti essere per lui un’ottima modella. E lui ha una particolare passione. Le modelle devono essere disponibili, fino alla fine. E tu lo sei, vero?’ 

Come risposta seguì il lungo brontolio di lei.

“Coraggio, Raffaella! – mi inserii allora io – Lui mi ha assicurato che non avresti fatto i capricci! E che hai già bevuto ed assaporato il suo sperma… E che ti sei fatta già riempire dappertutto…”

Lei allora con il dito indice indicò la telecamera ed accennò un segno di diniego. Fece capire ancora una volta che non voleva essere oltre che fotografata anche evidentemente ripresa. Insomma, non voleva proprio essere fotografata e soprattutto ripresa mentre un uomo le avrebbe sborrato in bocca e sul suo bel visino! Come risposta lui aumentò la stretta delle sue mani dietro la sua nuca ed aumentò la velocità delle penetrazioni dentro la sua bocca sempre più deformata e sofferente.

Stava per venire? – mi chiese Simonetta quasi ansiosa per la sorte che stava per toccare alla bella Raffaella – E le fece intendere che lei doveva prepararsi…” “Sì, Simonetta, proprio così… Ed anch’io cominciai ad avvicinarmi con la fotocamera al suo volto…”

Raffaella vedendo il mio armeggiare con la fotocamera ed avvicinarmi al suo bel visetto intuì che il fatidico momento tanto desiderato dai due uomini stava per arrivare. Uno le avrebbe sborrato in bocca e sulla faccia senza alcuna pietà e l’altro avrebbe ripreso tutto! Proprio tutto! Iniziò allora a gemere e a dimenarsi. Ma senza troppa convinzione. Ormai era troppo tardi per lei. Sentì l’uomo iniziare a sospirare rumorosamente ed ad ansimare sempre più affannosamente. Poi lui trattenne il fiato per qualche istante. 

Lui stava proprio per sborrare! ‘Sborroooooo! – le urlò stringendole ancor di più il volto tra le sue mani – Eccooooo! Ti sborro in bocca!’ Lui sussultò ed ad ogni suo gemito uno sborrone inondava la bocca di lei. Raffaella strizzò gli occhi ed emise dei lunghissimi lamenti. Poi ad ogni sborrata emetteva anche lei un lungo sospiro seguito dallo spalancare degli occhi. La telecamera riprendeva tutto, senza pietà! L’espressione del disgusto di lei fu catturata pure da una raffica di scatti. Come pure fu immortalato il disperato sguardo verso il cielo e poi verso la mia fotocamera! Era evidente tutto il suo dispetto. Come si sentiva umiliata. ‘Non ti piace oggi la mia sborra? – insistette allora lui – L’hai già bevuta altre volte, tesoro… E non te ne sei lamentata troppo!’ 

Lei non poteva naturalmente rispondere ma il tipo di sguardo che riservò alla telecamera ed alla fotocamera fu fedelmente ripreso e mostrò tutto il disagio e il disappunto che la giovane donna stava provando. 

Ma il suo supplizio era appena iniziato. La sua bocca era ormai già piena dello sperma dell’uomo. ‘Bevi, Raffaella, bevi! – le comandò lui – Voglio l’ingoio!’ Lei, ubbidendo, prima sospirando ed alzando di nuovo gli occhi al cielo e poi strizzando gli occhi cominciò a deglutire ed a buttare giù la sborra di lui. Ma non riuscì a trattenere tutto in bocca ed alcuni lunghi e densi filamenti del bianchissimo seme dell’uomo fuoriuscire dalle sue labbra che ancora avvolgevano strette il cazzo di lui. Gemette ancora e non riuscì a trattenere un primo violento conato di vomito. Era troppa la sborra del suo titolare! No, lei non era proprio abituata a bere tutta quella sborra! Nessun uomo ne aveva fatta così tanta nella sua bocca!

E lui era cattivo, prepotente e le difficoltà di lei lo eccitavano ancor più!Lui come risposta estrasse allora velocemente il suo uccellone dalla sua bocca stracolma di sborra. Adagiò la cappella che continuava a schizzare sperma sulla fronte di Raffaella. Alternò infatti altri enormi schizzoni a dense colate di bianchissimo seme. Il tutto si adagiò sul suo volto indifeso, sulle sue guance rosse, negli occhi subito ricoperti e vanamente socchiusi, sul nasino, sul mento e tra i capelli. Era stata sborrata dappertutto! Senza alcuna pietà!

Le aveva devastato il bel visetto! ‘Cosa mi stai facendo! – riuscì a borbottare lei tutta affannata – Mi hai riempita tutta del tuo sperma! Come mi hai ridotta! Non ce la faccio più! Non lo volevo questo e così! Cattivo! Era quello che volevate entrambi, vero? Vi siete divertiti abbastanza? Siete due porci!’

Il vecchio pellicciaio si alterò a quelle parole. ‘Oh no, Raffaella! Non dire così! – la zittì subito lui – Ma è vero! Lui ti voleva proprio così! Per una foto finale, artistica! Giovane moglie sborrata in faccia! Oh dolce Raffaella, sei perfetta così adesso! Proprio come il fotografo ti voleva!’ Lentamente lui infatti le fece girare il volto verso la fotocamera. L’uomo mi offrì così il volto di lei per uno splendido primo piano. Lei, ormai rassegnata, non oppose molta resistenza. ‘Oh no, vi prego… Non voglio, non così, in queste condizioni… – riuscì solo a dire lei – Non voglio essere fotografata in questa maniera! Mi avete sporcata tutta e mi avete riempita di sperma! Dappertutto, sul mio visetto!’

Il silenzio che seguì le fece intendere che doveva rassegnarsi. Partì infatti subito dopo una lunghissima, impietosa raffica di clic. Spalancò pure i bellissimi occhi ancora parzialmente coperti dalla sborra di lui. Ciò non le aveva impedito di vedere quello che non avrebbe voluto vedere! E non riuscì così a nascondere le smorfie di rabbia e di imbarazzo che provava in quei momenti. Ma le sue espressioni di disgusto e ripugnanza per quello che stava subendo impreziosirono le foto che l’avevano immortalata in quegli attimi…

Quando sentì fermarsi le raffiche di scatti, Raffaella abbassò il capo. ‘Finito? – chiese con un filo di voce – Mi hai anche fotografata per bene, mi pare? Posso andare a lavarmi, ora? O mi riaccompagni in negozio così? Vuoi che incontri magari anche mio marito? Vorresti che lui vedesse sua moglie sfigurata, piena e stracolma del tuo sperma? E non ha visto tutto quello che ho bevuto e che ho nel mio pancino…’ 

Si alzò e, sempre ripresa dalla telecamera, si diresse sculettando verso la doccia. Ne uscì dopo alcuni minuti. Si rivesti velocemente ma ebbe il tempo di rimettersi il rossetto. Mi chiese però di offrirle qualcosa da bere. ‘Dolce, per favore… – aggiunse subito serissima – Dopo tutto quello che mi avete fatto ingoiare!’

Bevette velocemente. Lui dopo l’abbracciò, le cinse i fianchi e quasi trascinandola si prepararono a lasciare il mio studio. Lei, ancora confusa, si quasi aggrappò all’uomo che era stato il suo aguzzini e che l’aveva ubriacata della propria sborra. ‘Mi fanno ancora male alcune cosine delle quali hai abusato… – sospirò lei con un filo di voce – La bocca e il buchino, dietro… Uffa!’

Lei però prima di uscire si girò di scatto ancora una volta verso di me e mi chiese ciò che già sapeva. ‘E adesso? – mi interrogò con fare corrucciato e preoccupato – Quelle foto e quel filmino? Sono sempre una donna sposata, io!’ “Due copie, tesoro! – la rassicurai – Una per me ed una per lui, il tuo titolare che mi ha dato questo piacevole incarico…”. Lei mi mostrò allora la lingua e si fece accompagnare fuori da lui. Camminava lentamente ed un po’ a fatica… L’avevamo proprio distrutta… 

E’ entrata di diritto nella tua collezione privata a luci rosse, vero? – mi chiese allora la dolcissima Simonetta – Non ti sei infatti lasciato scappare l’occasione di arricchirla, immagino….” Non le risposi ma feci partire la serie di foto sull’enorme schermo. Apparve ancora una volta in splendidi primi piani il volto della bella Raffaella prima, durante e dopo il pompino che lei ci aveva permesso di immortalare. E, soprattutto, alla fine il gran finale. La gran sborrata in bocca e in faccia.

Ti piacciono le foto? – chiesi a Simonetta che un po’ imbarazzata aveva prima spalancato e poi abbassato gli occhi – Ci sapeva comunque fare Raffaella, vero?” “Insomma… – rispose Simonetta evidentemente a disagio nel vedere quelle immagini – Ma mi sembra che non le dispiaceva troppo farlo….” “Dici? – ridacchiai – Ognuna lo fa in maniera diversa… Ma penso che sicuramente non le sia proprio piaciuto farsi schizzare in bocca e bere tutta quella sborra!” “Non ho dubbi! – sospirò ancora Simonetta – Come la capisco!”

E si rituffò sul mio uccello lasciandomi con quelle parole con mille curiosità.

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