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La bandana dagli occhi parlanti

By 15 Febbraio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

La vedevo durante un soggiorno di una settimana in un villaggio turistico al caldo mare del sud; immediatamente l’avevo individuata ed evidenziata in mezzo alle resse delle vacanze di massa.

Fisico mediterraneo, nelle forme opulenti , indolente ..
Occhi da coniglia in amore e, come se non bastasse, insistenti eloquenti assassini , con cui anzi lei per prima mi aveva fissato attirato intrattenuto e intrappolato.

Sto sempre con mia madre intorno, lei si che e’ una vera sportiva, corre e fa palestra, io invece ‘ sospiro’ andandosi a prendere l’insalatina’ e c’erano pure il padre il nonno la sorella e la zia’.anche- ah , queste famiglie del sud cosi’ unite’
La ammiravo in palestra sbuffare sulla ciclette o a smanettare pigramente pesi molto meno gonfi e tosti del mio, fare step con lente affondate , su e giu’ su e giu”
In topless al sole con la carne carnosa stesa sul lettino e improvvisamente ballante quando si tirava su coprendosi e reggendosi il petto’
E mi girava la testa a vederla ballare a piedi nudi in pareo e poco altro sul bordo della piscina, da sola..
Sempre con i capelli crespi meridionali con una fascia in testa ,a volte di pailettes a volte bandana’
La immaginavo intenta in ben altre occhiate, ma il suo sguardo non mentiva e mi diceva che potevano essere realta’ e ben concreti sviluppi.

Ci scambiavamo occhiate furtive -non furtive, palesissimamente parlanti , di continuo.
Soprattutto,trovavo i suoi occhi fissi su di me ogni singola volta che rivolgevo lo sguardo nella sua direzione, e se per caso era girata da un’altra parte, come per irresistibile richiamo si girava verso di me ricambiando lo sguardo e non abbassandolo mai, anzi, rilanciando e rimanendo fissa ‘e ‘ il caso di dirlo,- nelle mie palle’degli occhi e non solo.

Tra l’altro per coincidenza stava al residence proprio nell’appartamento sopra il mio e quando sentivo i suoi passi o dei cigolii pensavo che fosse lei che si muovesse e si coricasse letteralmente sopra di me.
Non ero solo, ma anche facendolo pensavo alla sue forme e sentivo i suoi occhi su di me anche in quel momento, momento futuro e presente che sicuramente lei immaginava come io fantasticavo con lei.
Le facevo imboscate all’uscita dei negozi di souvenir fingendo di comprare cartoline che poi sceglievo procaci facendogliele intravedere giusto per mettere in concreto la cosa ‘tettone al vento, caldi amori estivi, banalita’ che mandano avanti le stagioni e il mondo; la baciai una sola volta una notte con laggiu’ l’orchestra e i rumori dell’animazione e le luci che tenevano all’oscuro e lontano le famigliole vacanziere.
Le toccai il seno prosperoso e sciolsi i capelli liberando almeno loro dalla fascia, feci per sfilare il pareo dai fianchi per denudarla.. nuda’ mi ci vedrai, un giorno, mi fermo’ promettendo e tornando nel luccichio del soggiorno estivo.
Mi passo’ furtivamente il suo telefono quando le sibilai in fila ai formaggi .. ma se volessi rivederti senza tutta questa gente’ ?…”
Ok, l’aveva voluto anche lei.
Rientrati alle rispettive vite, la chiamai per mesi estenuanti, tra risolini e silenzi pur vogliosi da parte sua e inutili progetti di incontro, miei, sempre frustrati e inattuati da contrattempi, suoi, piu’ o meno verosimili dell’ultima ora.
Alfine pero’ ci incontrammo, in un posto al mare dal sud senza parenti ne’ pareti ma caldo e isolato come avevo sperato .
Avevamo poco tempo e ne avevamo atteso troppo per perderci in troppi inutili convenevoli.
E se lo sguardo era rimasto lo stesso, e i corpi pure, tutto il resto era molto, finalmente, diverso. E le mie voglie e fantasie sui suoi occhi ormai vicine ad essere finalmente realizzate.
La circondai e ricoprii col mio corpo solido stringendola e sdraiandomi su di lei, era calda’ un budinone morbido abbronzato accogliente e bagnato, dentro e fuori, umido non solo dal sudore, non ancora da me.
La presi alla pecorina come la vacca che era, una vacca sacra da rispettare proprio profanandola come amo fare io.

E allora’
La misi accucciata in ginocchio le aggiustai la testa tenendola leggermente sollevata verso di me nudo e dritto in piedi davanti a lei , come un dio greco con la schiava opima o il vitello sacro piu’ grasso.
Imma si slaccio’ il reggiseno e scopri’ solo allora completamente il seno burroso a me finalmente offerto.

Le sborrai in faccia mentre con gli occhioni suoi malinconici mi implorava non so se di farlo o non di farlo
La fida bandana ormai piu’ solo un lenzuolo per ripulirsi preservare e accogliere la mia sborra.


Non chiamarmi piu’ e ‘ meglio , mi disse l’ultima volta, per telefono.
Non capisco, non si capisce mai se quando fanno cosi’, le donne di tutte le latitudini e di tutte le famiglie, se e’ loro piaciuto o no, troppo, o troppo poco.

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