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Racconti Erotici

La carriera – Vecchi racconti di ErosItalia

By 18 Giugno 2022No Comments

Giovanna rimase vedova molti anni prima, sola, poco più che ventenne, con un figlio piccolo da mantenere, si dedicò integralmente a lui. Solo lei conosce esattamente i sacrifici che ha dovuto compiere ma, si sa, l’amore di una madre è sconfinato e lei li affrontò sempre con un sorriso. Riuscì nell’impresa, Luigi crebbe, frequentò la scuola, poi l’università, ripagando la madre con grandi soddisfazioni. Finalmente iniziò a lavorare e Giovanna poté concedersi un poco di meritato riposo. A 52 anni andò in pensione, dedicandosi però come sempre a seguire il figlio in ogni suo passo. Luigi era stato assunto in una piccola industria, uno dei collaboratori del responsabile della contabilità, era un buon posto, con la prospettiva di lì a pochi anni di subentrare al responsabile, quando questi fosse andato in pensione. Giovanna ne era sicura, quel posto sarebbe stato suo, suo figlio era il più bravo, il più volenteroso. Come in ogni piccola azienda, l’ambiente di lavoro era molto familiare, tutti conoscevano tutti. Nelle occasioni in cui urgenze lavorative obbligavano Luigi ad un impegno straordinario, Giovanna gli portava da mangiare in ufficio e dal momento che capitava abbastanza spesso, fu presto di casa. Circa un anno dopo l’assunzione di Luigi, una sera Giovanna stava uscendo dalla ditta dopo aver portato da mangiare al figlio, impegnato nei soliti straordinari. Era ottobre, faceva freddo ed aveva incominciato a cadere una fitta ma sottile pioggerella, Giovanna non aveva l’ombrello e si mise un foulard sulla testa, cercando di ripararsi, quando una macchina l’affiancò abbassando il finestrino. Con sorpresa vide Piero Guzzanti, il giovane proprietario dell’azienda in cui lavorava Luigi: “Signora Giovanna, non vede come piove, salga che le do un passaggio” disse il giovane e Giovanna, dopo un attimo d’esitazione salì “Grazie, non pensavo piovesse e non ho preso l’ombrello” disse lei richiudendo la porta. L’auto ripartì “In giornate come queste, dovrebbe prendere l’auto” disse lui “Certo, dovrei farlo, ma purtroppo non ho la patente. In passato non avevo i soldi ed ora sono troppo vecchia” rispose lei ridacchiando. “Una così bella donna, tanto giovanile, non dovrebbe assolutamente sentirsi vecchia” le rispose lui voltandosi a sorriderle amabilmente. Giovanna fu molto sorpresa da quelle parole, non si era mai ritenuta una bella donna e tanto meno riteneva di esserlo ora, passati i 50 anni. Anzi la mattina guardandosi allo specchio guardava con orrore quel corpo arrotondato dall’età. Non che fosse grassa, ma i seni, già grandi in gioventù, si erano ulteriormente appesantiti, i fianchi si erano allargati ed agli occhi di Giuliana non bastava il viso ancora fresco e senza eccessive rughe a compensare il resto. Abbassò lo sguardo senza rispondere e Piero cambiò discorso “Debbo dirle che siamo veramente soddisfatti di suo figlio. Ha dei numeri il ragazzo” disse e Giovanna sentendolo dimenticò l’imbarazzo per i precedenti complimenti “La ringrazio, per una madre è un grosso piacere sentire simili parole” rispose sorridendogli a sua volta “Sì, le assicuro che il ragazzo ha la possibilità di fare carriera” proseguì lui “Certo la concorrenza è agguerrita e vi sono altre persone che possono aspirare al pari di Luigi, ma lui potrebbe contare su appoggi importanti, al momento che conta” disse, poi fece una pausa “Sa, al momento per me tutti sono sullo stesso piano, ma in futuro, potrebbe non essere così e Luigi potrebbe contare su alcuni vantaggi” le disse e la guardò sorridendo. Giovanna s’irrigidì quando la mano di lui le scosto l’impermeabile e si appoggiò sul suo ginocchio, sollevandole leggermente la gonna. Era paralizzata dalla sorpresa, incapace di muoversi e di proferire parola, tanto la situazione le sembrava assurda. Lui rimosse la mano e riprese a parlare “Cara Giovanna, ho saputo che lei in passato ha fatto tanti sacrifici per suo figlio, ora tutto le sembra incredibile e magari orribile, ma posso assicurarle che quest’ultimo sacrificio potrebbe rivelarsi, al contrario, molto ma molto piacevole anche per lei” poi tacque, mentre Giovanna sprofondava ancor di più nella costernazione più completa. Erano arrivati a casa di Giovanna e lui accostò la macchina “Io non ho fretta Giovanna, ci pensi, ci pensi bene, avremo altre occasioni per discuterne” le disse mentre Giovanna si affrettava ad aprire la porta ed a scendere dalla macchina. I giorni successivi furono molto difficili per Giovanna. Non sapeva cosa fare, come comportarsi, era furibonda per l’affronto, si sentiva trattata come una puttana, da quel giovane ricco e viziato. Poi piano piano alla rabbia si sostituì la paura, incominciò a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se lei non avesse accettato le oscene proposte di Piero. Infine, si sorprese più volte a cercare di ricordare l’ultima volta che un uomo l’aveva toccata. Il pensiero l’eccitò per la prima volta dopo molti anni e lei subito se ne vergognò. La goccia che fece traboccare il vaso venne alcune settimane più tardi da Luigi, che una sera a cena raccontò un poco contrariato che il responsabile della contabilità aveva scelto un suo collega per un importante corso di formazione. Luigi le spiegò che aveva sperato di essere lui il prescelto, perché il corso rappresentava un vantaggio sugli altri in vista della futura successione, quando il capo fosse andato in pensione. Quella notte Giovanna non dormì, pensando che stava irrimediabilmente compromettendo la carriera del figlio, per i suoi stupidi pregiudizi. La mattina dopo aveva preso la sua decisione, avrebbe concesso a Piero Guzzanti, quello che voleva. Attese che il figlio andasse a lavorare, poi a metà mattinata, telefonò in ditta e chiese di Piero “Buon giorno Giovanna, che piacere sentirla” esordì appena gliela passarono “Avevamo un discorso aperto ed ho pensato che potremmo riparlarne” disse lei molto imbarazzata “Con molto piacere, potrei essere da lei nel primo pomeriggio” disse lui “Benissimo, la attendo” concluse lei. Quando riattaccò aveva la mano tremante. Iniziò a prepararsi, scelse il vestito più sexy che aveva, ma il risultato non la soddisfaceva, si ripropose di comprarne uno in seguito, si lavò e si profumò, cercò di farsi bella, ma più faceva e meno era soddisfatta. Ad un certo punto era quasi decisa a lasciar perdere, a dire a Piero che ci aveva ripensato. Si fece forza e continuò. Lui arrivò verso le due, era tranquillo e sorridente, lo fece accomodare, gli offrì da bere e lui accettò poi incapace di trattenersi sbottò “Allora, mi spiega che cosa realmente vuole da me?” lui la guardò con aria sorpresa “Non si rende conto di essere tremendamente attraente vero, eppure lo è, almeno per me.” Fece una pausa “Voglio lei, voglio godere del suo meraviglioso corpo, voglio insegnarle ogni più segreto risvolto del piacere, vedrà che i prossimi mesi saranno piacevolissimi anche per lei”. Giovanna si sentì mancare e si abbandonò accasciandosi sulla poltrona “Credevo che si sarebbe trattato di una volta sola” gemette “No Giovanna, nessun uomo si accontenterebbe di una sola volta con te, io voglio molto molto di più, ma vedrai, ne varrà la pena”. “Spogliati” le disse dopo una breve pausa “Andiamo in camera, qui c’è troppa luce” implorò lei, ma lui scosse la testa, no, qui, voglio vederti bene” le disse con decisione. Giovanna si alzò ed imbarazzatissima prese a spogliarsi senza guardarlo. “Guardami Giovanna, voglio che mi guardi” le disse e lei si fece forza guardandolo. Un gemito uscì dalla sua bocca, lui la fissava, ma si era abbassato i pantaloni, aveva il cazzo teso ed eccitato e si stava masturbando mentre la guardava. Si tolse il vestito, slacciò il reggicalze e si tolse le calze, quando si tolse il reggiseno ed i grossi seni traboccarono sobbalzando, lui accelerò il ritmo della mano e sussurrò “Bellissime, proprio come avevo immaginato” lei esitò a sfilarsi le mutandine, ma lui continuava a fissarla in attesa, ed alla fine si decise. “Vieni qui” le disse Piero e lei timida si avvicinò cercando di coprirsi il pube con le mani, lui la fece stendere sul divano “Adesso te la leccherò tutta, vedrai, sarà bellissimo”, con dolcezza la forzò ad aprire le gambe, le scosto le mani ammirandola oscenamente aperta al suo sguardo, poi si chinò su di lei. La sua lingua la sfiorò e Giovanna s’irrigidì, poi iniziò a scorrere abile su di lei, tormentandola nei punti più sensibili. Una tempesta d’emozioni la sconvolse, si sentiva umiliata, frustrata, ma allo stesso tempo, anche se cercava di nasconderlo anche a se stessa, qualche cosa si stava muovendo in lei. Era troppo abile, Giovanna non aveva mai provato nulla di simile, ben presto non poté resistere ed un gemito di piacere le proruppe in gola, lui se ne accorse ed aumentò la pressione della lingua sul clitoride di lei che prese ad inturgidirsi, mentre i primi umori iniziavano a bagnarle la vagina. Lui alla lingua aggiunse le dite, esperte delicate presero a giocare con lei, accarezzandola, penetrandola, dapprima timidamente, poi con sempre maggior vigore. Giovanna si aspettava che da un momento all’altro la penetrasse, ma lui continuò tranquillo e sicuro, mentre la sua eccitazione cresceva, sentì una mano di lui salire sul suo ventre sino ai seni, afferrarne un capezzolo, ormai teso per l’eccitazione e strizzarlo dolcemente. Un nuovo gemito le salì alla gola, il respiro si fece sempre più frequente, sconvolta, si rese conto che stava approssimandosi all’orgasmo, lottò, assalita dai sensi di colpa. Ma il piacere era troppo forte, ad un tratto la diga si ruppe e lei si ritrovò incredula, scossa da un violentissimo orgasmo, contorcendosi e gemendo sotto la sua lingua, inondandogli la bocca ed il viso con i propri copiosissimi umori. L’orgasmo proseguì incessante, con ondate successive, sempre ugualmente forti, che le scuotevano il corpo con fremiti incontrollati. A Giovanna parve di svenire, poi finalmente incominciò a rilassarsi. Lui si rialzò staccandosi da lei “È il mio turno ora, vieni e succhiamelo” disse sorridendole “Non l’ho mai fatto” disse lei spaventata “È facile vedrai” le sorrise. Giovanna lo raggiunse, lui la fece accucciare ai suoi piedi, lei impugnò il cazzo duro del giovane, masturbandolo timidamente, mentre lo guardava intimidita. “Inizia a leccarlo, devi leccarmelo tutto, dalla punta sino ai coglioni” le disse. Giovanna si spinse in avanti, protese la lingua ed iniziò a lambirlo. Dapprima lo fece timidamente, poi lui la incitò e prese a farlo con maggior decisione, seguendo le sue istruzioni. Lambiva il glande, scorreva lungo l’asta, solleticava con la punta le dure palle del maschio. Lui dimostrava calorosamente il suo apprezzamento e lei si accorse di provare eccitazione. Dopo un po’ di quel gioco, lui le chiese di prenderlo in bocca. Risalì con la lingua sino al glande, vi appoggiò le morbide labbra e le dischiuse. Lui con dolcezza le pose una mano sulla nuca e lentamente la spinse ad ingoiarne sempre di più. Incominciava a temere che lui non si fermasse, il cazzo le affondava ormai sin quasi alla gola, “Per oggi può bastare così, ma dovrai arrivare ad ingoiarlo tutto” le disse “Ora incomincia a muoverti avanti ed indietro, mentre continuerai a lavorare con quella bella lingua.” la istruì e Giovanna obbedì. Lui la riempiva tutta, il gusto di maschio le piaceva, iniziò involontariamente a succhiare e lui non tardò a farle i suoi complimenti. L’eccitazione di Giovanna cresceva e con lei il ritmo del pompino. Lui gemeva e le accarezzava i capelli, le diceva parole oscene, ma con molta gentilezza, sentiva il cazzo contrarsi per il piacere e quei guizzi le davano gioia. “Sin dal primo momento che ti ho vista ho sognato questo” le sussurrò lui, “Voglio che continui, voglio che tu lo tenga in bocca mentre godo. Voglio riempirti la bocca con il mio sperma e voglio sentirti berlo tutto” disse lui con voce roca per l’eccitazione. Avrebbe voluto sottrarsi, ma le mani di lui la trattennero dolcemente, mentre lui iniziava a muovere il bacino a ritmo crescente. Dopo un poco il ritmo divenne frenetico, lei era ormai passiva e lui la chiavava letteralmente in bocca. Con orrore, Giovanna si accorse che stava per venire, ma con altrettanto orrore, si accorse di desiderare di sentire il suo caldo sperma inondarle la bocca. “Ecco adesso, sto venendo, bevi, bevi tutto” ruggì lui con voce roca, accentuando la pressione delle mani sulla sua nuca. Lo sperma eruttò dal glande riempiendole la bocca, stampandosi sulla lingua e sul palato. Una nuova bordata caldissima seguì la prima, e poi ancora. La bocca di Giovanna si riempì e lei fu costretta ad ingoiare la prima boccata. Un fremito le risalì dal ventre, profondo, ma intensissimo e mentre continuava ad ingoiare Giovanna si accorse del nuovo orgasmo che la sconvolgeva. Più nascosto, meno evidente, ma piacevole quasi quanto il primo. Lui si rilassò, ma lei continuò a succhiarlo sin che l’orgasmo allentò lasciandola esausta. Lui la fece salire sul divano, stendere sul suo corpo, l’abbracciò teneramente, e la baciò sulle labbra. Dopo un po’ le prese una mano e se la portò al cazzo. Lei prese ad accarezzarlo e con sua sorpresa, il membro reagì prontamente iniziando a gonfiarsi nuovamente “Sei irresistibile Giovanna, vuoi che adesso ti scopi?” le domandò e lei annuì. “Voglio sentirtelo dire, dimmi che vuoi che ti scopi” le intimò lui. Lei esitante sussurrò “Scopami Piero te ne prego” “Coraggio piccola, mi hai appena succhiato, hai bevuto la mia sborra ed ora hai paura di chiedermi di scoparti, non ti sembra un controsenso” le disse lui. Lei prese a masturbarlo con più decisione, era nuovamente duro, si decise “Mi piace il tuo cazzo, è bello duro, instancabile, Dio come lo voglio dentro, scopami Piero, voglio sentire il tuo cazzo dentro di me” disse con decisione, leccandosi perversamente le labbra. Lui eccitato la prese, lei non capì cosa stesse succedendo, la voltò e la mise carponi sul divano, si portò alle sue spalle, il cazzo si fece largo tra le sue cosce e le affondò nella vagina ancora madida d’umori. Lei, da tanti anni non veniva penetrata, provò un’iniziale bruciore, un fastidio, ma allo stesso tempo riassaporò antiche sensazioni e lo accolse con un roco gemito. Lui affondò completamente in lei e prese a strusciarle il pube contro le chiappe mentre gliele palpava a piene mani “Il tuo culo è stupendo Giovanna, non finirei mai di guardarlo e di accarezzarlo” le disse, lei voltò la testa sorridendogli “Non parlare, scopami” gli disse e lui eccitato iniziò a stantuffarle nel ventre. Giovanna si abbandonò a sensazioni da troppo tempo dimenticate, assaporò le piacevoli fitte che le provenivano dalla vagina sotto i poderosi colpi di Piero, sentì lui stendersi sulla sua schiena, le mani di lui accarezzarle i seni che sobbalzavano nell’aria mentre tutto il suo corpo ondeggiava ad ogni colpo del pube del maschio contro le sue natiche. I colpi si fecero più decisi e frequenti, le sue chiappe incominciarono a risuonare, mentre la vagina le si allagava d’umori, l’osceno sciacquio le riempì le orecchie e si eccitò ancor di più. Le abili mani di Piero si portarono sul suo ventre, presero a solleticarle il clitoride, ed inaspettatamente Giovanna venne travolta dal terzo orgasmo della giornata. Distrutta dal piacere, si accasciò sul divano mentre lui continuava a scoparla “Prendi la pillola” lo sentì domandare “No” gemette lei quasi incosciente “Allora sarò meglio finire fuori” concluse lui, lo sentì uscire da lei, le sue forti mani la rovesciarono sulla schiena. Lui le fu sopra ed il cazzo madido dei suoi umori sprofondò nel solco dei grossi seni. Le mani del giovane strinsero le morbide carni intorno all’asta e lui prese a muoversi avanti ed indietro. Il ritmo si fece frenetico ed ad un tratto Giovanna lo sentì gemere e contrarsi tra i suoi seni. Il primo copioso getto di sperma le piovve in viso sorprendendola, poi altri seguirono. I getti divennero sempre meno violenti e lui scaricò la maggior parte del suo sperma tra i morbidi seni. Usò il cazzo per spalmarglielo sulla pelle poi risalì e fece lo stesso con le gocce che le imperlavano oscenamente il viso, poi le affondò il cazzo in bocca con un gemito e lei lo succhiò e lo leccò ripulendolo. Giacquero esausti alcuni minuti, poi lui si rialzò ed incominciò a rivestirsi “Purtroppo devo andare, ma stai tranquilla, ci rivedremo presto, molto presto” le disse e lei si sorprese, sentendosi pronunciare un “Lo spero”. Ed in effetti si rividero presto ed i loro incontri clandestini si ripeterono con sempre maggiore frequenza nelle settimane successive. Giovanna era sempre più sorpresa di se stessa, ma anche di lui, che sembrava non averne mai abbastanza. Circa un mese dopo, lui le telefonò a casa “Sto organizzando qualche cosa di particolare, tieniti libera la prossima settimana, tutte le sere” le disse “Certo, con piacere” disse lei, poi ad un tratto un pensiero le attraversò la testa “Come ho fatto a non pensarci, mi dispiace Piero, ma non posso, sai mio figlio, come farei a spiegargli che esco la sera, non l’ho mai fatto” disse con tono disperato “Non ti preoccupare, a questo ho pensato io, tuo figlio parte per un corso di formazione, sarà via tutta la settimana” le disse “Tu fai solo in modo che lui non ti chiami la sera”. Quando il figlio se ne andò lei gli raccomandò di stare attento, lo pregò di chiamarla tutti i giorni, ma aggiunse “Chiamami presto, verso le sette, sai a casa da sola andrò a dormire molto presto” lui acconsentì, come se quella fosse la cosa più normale del mondo. La sera stessa Piero la venne a prendere, andarono a cenare fuori, passarono una stupenda serata e lui le annunciò che avrebbe passato la notte con lei. Giovanna ne fu felice e si abbracciò a lui mentre guidava per tornare a casa. “Se fai così, non posso resistere” le disse e lei ridacchiò allungando una mano e trovandolo eccitato, “Succhiamelo, succhiamelo adesso, mentre guido” le disse. Inorridita Giovanna lo guardò, ma poi si accorse che la sua mano autonomamente aveva preso a slacciargli i pantaloni. Poco dopo stava sdraiata intenta a succhiarglielo. Era diventata abilissima, in grado di controllarlo perfettamente, di regolarne i tempi. Di tanto in tanto guardava dove fossero, fu un pompino lento, estenuante, ma alla fine lei gli concesse di godere nella sua bocca e bevve il suo sperma, come oramai aveva imparato a fare regolarmente. Giovanna era eccitatissima e quando salirono, stando attenti a non essere visti dai vicini, lo assalì letteralmente, lo rovesciò sul letto, lo spogliò freneticamente. Come al solito lui era già duro, lei lo insalivò e poi gli salì a cavallo, cavalcandolo freneticamente, mentre lui la spogliava, le palpava le tette ondeggianti, le accarezzava le chiappe opulente. Venne più volte prima che lui la inondasse con il suo travolgente orgasmo. Il giorno successivo, lui volle trascorrere una tranquilla serata, lei preparò la cena, mangiarono, e poi andarono in salotto e per la prima volta guardarono la televisione assieme, lui le posò una mano sulle cosce, iniziando ad accarezzarla, le sollevò la gonna e la sua mano si appoggiò sul suo pube e Giovanna incominciò a scaldarsi. “Faresti qualche cosa di speciale per me?” le domandò lui dopo un po’ “Certo, ma cosa intendi, mi sembra di averti fatto molte cose speciali ultimamente” rispose lei facendo la maliziosa, “Si è vero, ma quello che ho in mente è un poco diverso” rispose lui con un sorriso “Vedremo” rispose lei, mantenendo sempre l’atteggiamento malizioso “Cosa sta meditando quel tuo cervellino perverso?” domandò. “Voglio vederti fare all’amore con una donna e poi scoparvi tutte e due” le disse lui e Giovanna, che non era preparata a quella sorpresa arrossì violentemente e si staccò da lui sconvolta, ma lui la incalzò “Ti ho mai tradita, c’è stato mai nulla che ti ho fatto fare che non ti piacesse” iniziò a sussurrarle in un orecchio mentre la sua mano le accarezzava il seno. “No, ma questo è diverso, è contro natura” rispose lei, cercando di sottrarsi alle sue carezze “Sarà bellissimo te lo prometto” continuò lui incurante “Mai io non conosco nessuna che…” lei cercò disperatamente divagare “Non ti preoccupare, conosco una ragazza, una squillo, disposta a farlo anche con coppie, io e lei ti daremo un piacere immenso vedrai” continuò lui. Giovanna non rispondeva, ma le sue difese stavano lentamente cedendo. La sua mano scese dal seno al clitoride di lei che gemette “Vigliacco…” lui non rispose ma le sue dita accentuarono il massaggio “Se la chiamo gliela leccherai tutta?” le domandò, lei non rispose, le sue dita giocarono ancora con lei “Si…” gemette Giovanna. Lui si staccò ed andò a telefonare. Circa mezz’ora dopo suonavano alla porta. Piero la mandò ad aprire “Ciao, sono Marika” disse la bellissima bionda che si ritrovò davanti, la fece accomodare. La bionda si tolse il lungo cappotto, sotto portava una camicetta trasparente, che lasciava perfettamente ammirare gli splendidi seni, una gonna cortissima e calze a rete, dal bordo della gonna s’intravedeva il reggicalze. “Ciao Marika” disse Piero “Ciao” rispose lei con un sorriso “Giovanna, la mia amica, muore dalla voglia di leccarti tutta ed io fremo al pensiero di vedervi ” la bionda si voltò verso Giovanna che era arrossita violentemente “Accontentiamolo allora” disse e la prese per mano. Era molto più alta di Giovanna e camminava agilmente su dei vertiginosi tacchi. La condusse sino al divano dove stava Piero, la fece sedere e davanti ai suoi occhi sbarrati sollevò la corta gonna. Non portava mutandine e il suo sesso era perfettamente rasato. Si fece avanti spingendo il pube a pochi millimetri dal volto di Giovanna “Ti piace?” le disse dilatandosi oscenamente le grandi labbra, poi le pose una mano sulla nuca e la attirò a se e Giovanna si ritrovò ad aspirare il suo profumo “Leccala Giovanna” le disse Piero e lei, riluttante, iniziò. Piero prese a spogliarla, mentre lei leccava, le tolse la camicetta, le slacciò il reggiseno, prese a giocare con i suoi seni, poi cambiarono posizione, Fece sedere Marika oscenamente scosciata e dopo aver completamente spogliato Giovanna la fece accovacciare tra le lunghe gambe, spingendola a leccarla. Da parte sua sfoderò il cazzo eccitato ed andò ad affondarlo nella bocca della bionda che iniziò a succhiarlo. Giovanna non si trattenne e prese a guardare Piero che si faceva succhiare, mentre non smetteva di leccare il sesso depilato della donna. Piero slacciò la camicetta di Marika prendendo a palparle le sodissime tette, poi volle che le due si scambiassero di ruolo, Marika si spogliò rimanendo con calze e reggicalze e si chinò a leccare Giovanna che a sua volta si ritrovò alle prese con il cazzo di Piero che la chiavava in bocca e le palpava le grosse tette. La lingua della bionda era diabolicamente abile, ancor più abile di quella di Piero e lei, suo malgrado, si ritrovò a goderne. La sua bocca divenne più vorace, le sue mani presero ad accarezzare le palle di Piero che a sua volta si era spogliato. “È pronta, vieni e scopala” disse Marika quando la sentì completamente bagnata, Piero si portò tra le potenti cosce di Giovanna ed affondò con un gemito nel suo caldo ventre iniziando a scoparla. Marika e Piero presero a contendersi i seni di Giovanna succhiandone avidamente i grossi capezzoli, palpandoli con abilità e Giovanna si scaldò sempre più, così quando Marika tornò ad offrirle la vagina da leccare, Giovanna la ricambiò con entusiasmo, impegnandosi per farla godere. La giovane bionda era appoggiata allo schienale del divano ed offriva l’osceno spettacolo del suo culetto ondeggiante a Piero che poteva chiaramente vedere la lingua di Giovanna scorrerle tra le grandi labbra, penetrarla o lambirle teneramente il clitoride. Il ritmo dell’amplesso cresceva, lui prese ad accarezzarle il clitoride mentre la scopava e come al solito, Giovanna seguì quei tocchi e rapidamente venne scossa dal più violento orgasmo della sua vita. La lasciò sfogare, mentre lei gemeva e si contorceva, lasciò che le ondate di piacere l’abbandonassero, poi si staccò da lei, avanzò ed affondò il cazzo nella vagina di Marika. Giovanna continuò a leccare i loro sessi uniti, mentre lui scopava con vigore la bella bionda. Ormai Giovanna aveva perso ogni inibizione e quando lui si arrestava per strusciare il pube contro le sode e giovani chiappe della bionda, lei gli succhiava dolcemente i coglioni provocando i suoi mugolii d’approvazione. “Adesso stai bene attenta ed impara” sentì dire da Piero. Il cazzo di lui si sfilò dalla vagina di Marika, lo vide sollevarsi e dapprima non capì, la mano di lui lo guidò leggermente più in alto, lo vide spingere e solo allora capì che il cazzo stava lentamente affondando nel culo di Marika. Lui spinse lentamente ma costantemente ed il cazzo scomparve completamente nel culo della bionda, per poi prendere a scorrere avanti ed indietro a ritmo lento ma profondo “Leccami mentre lui m’incula” sentì gemere Marika ed automaticamente riprese a lavorare di lingua, mentre guardava ipnotizzata quel potente cazzo sfondare il giovane culetto della bionda. Ben presto riconobbe il ritmo eccitato di Piero, quel ritmo che inevitabilmente lo portava in breve tempo all’orgasmo, lo vide arrestarsi e contrarsi mentre iniziava a scaricare torrenti di sperma nell’intestino di Marika, poi lui si accasciò sulla schiena di lei e qualche istante dopo si staccò con un osceno rumore e si abbandonò esausto sul divano.
Pochi minuti dopo Marika si era rivestita, lui la pagò e lei se ne andò. Piero se ne andò in bagno a ripulirsi. Poi ritornò e la baciò appassionatamente “Sei stata magnifica” le sussurrò “Andiamo a letto, ho ancora voglia di te”. Andarono in camera e lui la scopò a lungo, la fece godere più volte prima di venire a sua volta. Erano abbracciati, quando lei si decise a parlare “Cosa intendevi dicendomi guarda ed impara?” domandò “Tu cosa pensi?” rispose lui “Che vorresti fare la stessa cosa a me” rispose lei a voce bassa “Me lo lascerai fare?” domandò lui. Lei tacque a lungo, poi si decise “Certo, tutto quello che vuoi”.

L’indomani lui la portò fuori a cena, poi a teatro, al ritorno non prese la solita strada, ma fece una deviazione e poi si fermò in un angolo buio, si voltò e la baciò, poi scese dalla macchina ed andò ad aprirle la porta, la fece scendere, l’aria era frizzante, ma non faceva freddo, lui le aprì il cappotto, le sue mani armeggiarono con il vestito scodellandone i seni, si chinò a baciarli, ne succhiò avidamente i capezzoli, già turgidi per l’eccitazione della sera. Prese a strusciare il suo pube contro quello di lei e Giovanna percepì il suo duro sesso premere sul suo ventre. Piero la spinse in basso, costringendola ad accosciarsi davanti a lui. Le sue mani frenetiche slacciarono i pantaloni, liberarono il cazzo e glielo infilarono in bocca. “Stasera voglio che tu sia la mia puttana personale” le disse lui mentre la lingua di Giovanna lavorava abilmente sul glande eccitato “Ti tratterò come tale” aggiunse “Succhia, puttana, succhiami le palle” le intimò e lei scese a succhiargli le palle. Giovanna era eccitata da quella situazione strana, si guardava in giro ogni qualvolta in lontananza i fari delle auto fendevano la notte, ma continuava a succhiare ed a lavorare con foga sul cazzo di Piero. Quando imboccò nuovamente il cazzo, lui la afferrò con la nuca e la attirò con decisione a se, facendole affondare il glande in gola. Non si era mai spinto a tanto, Giovanna aspettò che si fermasse, ma lui non si arresto ed il cazzo le scomparve tutto in bocca. Le sue labbra giunsero a lambire il pube ed i coglioni, mentre lui eccitatissimo cercava di penetrarla ancor più profondamente. Incominciava a sentirsi soffocare ma lui la rilasciò e lei riprese il normale lavoro “Adesso fallo tu, ingoiamelo tutto” le intimò e fu lei stessa ad affondarsi completamente il cazzo in gola, mentre le mani stropicciavano dolcemente i duri coglioni. Ad un tratto lui la sollevò e la voltò, facendola appoggiare al cofano della macchina. I capezzoli a contatto della fredda lamiera le diedero una dolce fitta e lei rabbrividì. Lui le stava sollevando la gonna, rimboccandola sopra i fianchi. Le sue mani le palparono rudemente il culo, poi le sfilò le mutande. Le sue mani vogliose presero a palparle rudemente le natiche, divaricandole oscenamente. Lei voltò la testa a guardarlo, lo vide infilare una mano in tasca ed estrarne un tubetto. Ostentatamente si versò il contenuto sulle dita, poi Giovanna sentì le dita affondare tra le sue natiche e lubrificarle lo sfintere. Gemette. “Stai calma, mia dolce puttana, tra poco ti accontento e te lo metto tutto in culo” le disse lui con voce roca per l’eccitazione. Le sue dita continuarono a lubrificarla, poi lei lo sentì penetrarla con un dito, poi con due, lavorarla in profondità aggiungendo sempre nuova crema. Poi lui si spostò, lei percepii il calore del suo glande eccitato premere contro lo stretto sfintere “Non ti contrarre, spingi invece” lo sentì dire. Giovanna non capiva più nulla, per la paura ma anche per l’eccitazione. Lui spingeva e lei si contraeva, opponendosi, lui con calma le parlava e lei si rilassava. Dopo qualche tentativo, lei riuscì a non contrarsi e lui scivolò in lei, violando con il glande lo sfintere. Giovanna lanciò un urlo di dolore. Piero si arrestò, si chinò su di lei e prese a parlarle dolcemente, la sua mano prese a titillarle il clitoride. Lentamente, con pazienza lui affondò in lei, poi prese a stantuffare. Lentamente il dolore scemò e lei incominciò a trovare sopportabile la penetrazione. Quando lo sentì eccitarsi, non poté fare a meno di fare altrettanto, anche se lui aumentava la potenza dei colpi ed il dolore tornava ad aumentare. Con una mano le accarezzava il clitoride, con l’altra le stropicciava i capezzoli, Giovanna ben presto ansimava sotto i suoi colpi. Lui la incitava oscenamente, “Lo vuoi il mio sperma puttana?” le domandò lui e lei gemette, “Si, si” “Dove lo vuoi, grandissima troia?” l’incalzò accelerando il ritmo “Nel culo Piero, riempimi il culo con il tuo sperma…” lo incitò lei e lui la accontentò e venne, urlando tutto il suo piacere. Le calde bordate le zampillarono nell’intestino, sentì il caldo liquido riempirla ed a sua volta esplose fremendo sotto di lui. Poche settimane dopo Luigi una sera tornò a casa entusiasta, aveva ottenuto il suo primo aumento di merito ed ormai confidava di poter essere il prescelto, Giovanna si complimentò e gioì con lui, ma allo stesso tempo sentì il familiare calore che le riscaldava il ventre……

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