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La dolce cognatina

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi presento: mi chiamo D., vivo a Bergamo, ho 30 anni e da poco più di due sono sposato. Mi ritengo una persona molto passionale e prendo molto sul serio gli eventi legati al sesso, che ritengo un componente fondamentale del mio stile di vita. Per questo mi capita spesso di fare sogni erotici o di ritrovarmi a lavorare di fantasia, immaginando di inanellare avventure erotiche con amiche, colleghe e semplici conoscenti.

L’episodio che vi sto per raccontare, &egrave un sogno che un giorno, inaspettatamente si concretizzò, re-galandomi emozioni irripetibibili: ha come protagonista mia cognata F., una ragazza di 25 anni veramente molto carina, con un viso molto dolce, capelli biondi e un corpo sinuoso e ben fatto. Io e lei siamo sempre andati molto d’accordo e quindi abbiamo un buon rapporto. Spesso ci sentiamo per scambiare due chiacchere e sapere come stiamo. Posso tranquillamente affermare che si fida parecchio di me e spesso ricorre ai miei consigli quando ha bisogno di aiuto o di qualche idea. Circa una settimana fa, mentre mi trovavo in ufficio a Bergamo, ho ricevuto una sua telefonata. Mi chiamò perché desiderava che l’aiutassi nell’acquisto del regalo per l’imminente compleanno del suo fidanzato. Dopo avermi affettuosamente salutato, mi domandò se potevo informarmi riguardo ad un kit vivavoce per cellulare da installare sull’auto del ragazzo. Come sempre, accettai volentieri di aiutarla e dopo aver fatto un paio di telefonate, la richiamai per comunicarle i prezzi. Mi disse che era ciò che aveva preventivato, così ci mettemmo d’accordo per andare insieme l’indomani a ritirare il regalo, durante la pausa pranzo. Sapere che avrei potuto passare un po’ di tempo da solo con lei mi procurava un piacere immenso e così aspettai con trepidazione l’incontro fissato per il giorno successivo. Fin dal mattino seguente, mi sentivo particolarmente eccitato all’idea che da li a poche ore, l’avrei finalmente vista. Comunque, come in tutte le precedenti occasioni, mi ripromisi di comportarmi normalmente e con naturalezza. Difatti, a tuttoggi, nessuno in famiglia e fra i conoscenti si &egrave mai reso conto della forte attrazione che provo nei suoi confronti. Giunte finalmente le 12.30, uscii dall’azienda presso cui lavoro e in pochi minuti raggiunsi il cen-tro di Bergamo, dove si trova lo studio professionale presso il quale F. é impiegata. La intravidi da lontano, che aspettava ai lati della strada, così la raggiunsi ed accostai per farla salire. Non appena si accomodò sul sedile in parte al mio, la sua visione mi lasciò senza fiato. Prima di dirvi perché, &egrave necessario spiegarvi che generalmente, mia cognata, veste in modo molto sobrio e difficilmente indossa abiti che evidenzino le curve del suo bel corpo. Quella volta, invece, portava una graziosissima gonna aderente a tubo di colore nero, sotto la quale le belle gambe erano ricoperte da un paio di collant neri molto sexy, e ai piedi calzava delle scarpe in tinta a tacco alto. Inoltre, no-tai che sotto il corto cappotto semislacciato. indossava solo una camicietta bianca molto sciancrata e scollata che le donava moltissimo, mettendo in giusto risalto il bel seno di cui &egrave dotata. Quindi potete ora immaginare la mia sorpresa nel vederla così vestita. Quando mi rivolse il suo saluto sfo- derò un radiosissimo sorriso, mi si avvicinò e ci scambianno i rituali tre baci sulla guancia. I miei occhi in quell’istatnte, furono “catturati” della generosa apertura della camicia, che lasciava chiaramente intravvedere i bei seni sodi e ben sagomati, racchiusi in un reggiseno nero a balconcino. Notai che si accorse mentre la fissavo così intensamente, ma nonostante tutto, non se ne curò più di tanto, e continuò a sorridermi e a parlarmi come se nulla fosse capitato. Poi si slacciò il cappotto e accavallò le gambe lasciandole generosamente in mostra, fino a metà coscia. Quel giorno era proprio uno schianto, non l’avevo mai vista così sexy! Mi resi conto di essere molto turbato e che dovevo assolutamente fare qualcosa per togliermi d’impaccio da quella situazione. Inoltre ebbi anche il timore che F. notasse l’imbarazzante gonfiore dovuto all’improvvisa erezione del mio membro, che nel frattempo si era incredibilmente indurito.

Decisi quindi che era giunto il momento di muoverci, così le chiesi se potevamo avviarci. Durante il

tragitto, parlammo ininterrottamente e col passare del tempo mi rilassai un poco. Discutemmo di di-

verse cose e il tempo trascorse piacevolmente, come sempre quando ho la fortuna di stare in sua compagnia. Ad un certo punto, colto da un’impennata di coraggio, le feci i complimenti per il suo aspet-

to e mi spinsi anche oltre dicendole che avrebbe dovuto indossare più spesso abiti del genere, per-

ch&egrave valorizzavano molto le sue forme. Stupendomi ancora, rispose che se la cosa mi faceva così piace-

re, l’avrebbe fatto più spesso e che per lei era importante che io lo apprezzassi così tanto.

Ero sul punto di fermare la macchina e di confessarle che avevo un disperato bisogno di fare l’amore con lei subito, quando mi fece notare di essere oramai prossimi allo svincolo per il centro commerciale. Fu la mia salvezza, anche perch&egrave pensai che se avessi pronunciato quelle parole avrei sicuramente fatto solo una figura di merda!

Raggiungemmo in macchina gli ampi posteggi sotterranei e F. mi fece parcheggiare lontano dagli ingressi principali e dalle altre autovetture. Mi disse che aveva voglia di fare due passi, perch&egrave era stata tutto il giorno seduta in ufficio e ora sentiva l’esigenza di sgranchirsi un po’ le gambe. Prima di scendere dalla macchina, mi chiese se potevo aprirle il bagagliaio per sistemarci il cappotto, che non voleva indossare visto che faceva molto caldo. Poi si infilò la borsetta in spalla, mi prese sottobraccio e mi guidò verso le scale mobili. Notai che mi teneva stretto accanto a lei a volte con entrambe le mani, rivolgendomi sempre il suo bellissimo viso sorridente mentre continuava a parlarmi. Quel suo atteggiamento così confidenziale, ebbe l’effetto di fare cadere tutte le mie resistenze e decisi di lasciarmi andare e di godere fino in fondo quegli istanti in sua compagnia. Spinto anche da una forte curiosità, mi ripromisi di lasciare andare le cose come dovevano accettan-do qualsiasi tipo conseguenza, nel bene e nel male.

Raggiunte le gallerie superiori su cui si affacciano i negozi, ci dirigemmo verso il rivenditore di telefonia. Ci fermammo solo un attimo all’esterno per guardare gli articoli esposti in vetrina e poi entrammo per acquistare il famoso kit vivavoce per auto. Mentre la commessa ci illustrava le caratteristiche dei vari modelli, F. mi si accostò ancora di più, premendo i duri seni sul mio braccio sinistro; dopo pochi istanti allungò la mano verso di me cingendomi la schiena, mentre con fare disin-volto continuava a chiedere informazioni alla commessa. Sembravamo una vera coppietta felice.

Ero sempre più stupito ed eccitato dalla piega che aveva preso la situazione. Mi accorsi che oramai

il mio pene era totalmente eretto e indurito e rimase così per interminabili minuti. Desideravo solo

sfogare al più presto su di lei tutta la carica sessuale che avevo accumulato in quella mezz’ora. ,

Scelto il modello adatto e dopo averlo pagato, uscimmo dal negozio. Il suo braccio era sempre allungato sulla mia schiena. Mentre tornavamo lentamente verso la macchina osservando le vetrine dei negozi, allungai il braccio verso la parte inferiore della schiena, e le appoggiai la mano sul bordo

superiore della gonna. Poco alla volta, infilai la mano da sotto la camicietta, sentendo il contatto

della sua pelle vellutata. Per quel mio gesto ebbi per un attimo paura di una sua osservazione, ma

vidi che continuò a lasciarmi fare. Aveva una pelle morbida e liscia e lei mie dita cominciarono a

scorrere lungo i suoi fianchi. Di tanto in tanto la pizzicavo leggermente e teneramente, procurandole

la pelle d’oca. Mentre eravamo intenti ad osservare la vetrina di un negozio di abbigliamento femmi-

nile, dando le spalle al corridoio principale e quindi al riparo da occhi indiscreti, decisi di osa-

re un po’ di più salendo leggermente con la mano fino a sfiorarle impercettibilmente la parte infe-

riore del reggiseno. Mentre compievo quel gesto potevo osservarla e la sorpresi mentre si mordic-chiava nervosamente le labbra e socchiudeva gli occhi. Dopo qualche breve attimo si accorse che la stavo osservando: reagì dicendomi che le procuravo brividi ma anche piacere. Ne ero assolutamente convinto, perch&egrave sapevo con certezza che le piaceva farsi praticare quelli che io chiamo “ghirigori”. Mentre stavamo raggiungendo i parcheggi sotterranei, mi disse che era stanca e che non aveva assolu-tamente voglia di tornare al lavoro. Poi inclinò la testolina di lato, appoggiandola sul mio braccio, mentre le sue mani mi stringevano all’unisono. Era chiaro che stava lanciandomi un messaggio, così il mio cervello cominciò a frullare velocemente in cerca di un modo per soddisfare la sua richiesta. Allora, le proposi di inventarci qualche scusa e prendere una mezza giornata di ferie per goderci la bella e calda giornata di sole primaverile. Sorrise e accettò con entusiasmo. Entrambi telefonammo per avvisare che, a causa di un improvviso contrattempo, nel pomeriggio saremmo stati assenti dal posto di lavoro. Così alle 14.00 in punto, dopo aver sistemato le cose nel baule della mia auto, risalimmo a bordo chiedendoci come avremmo potuto trascorrere il pomeriggio.

Capii che quello era l’istante giusto per dichiarare le mie intenzioni. Dovevo assolutamente coglie-

re al volo quell’occasione, perch&egrave ero sicuro che non si sarebbe più ripresentata. Mi feci coraggio

e le dissi che avevo una gran voglia di baciarla. Prima abbassò leggermente lo sguardo, poi quando i suoi bellissimi occhi incrociarono nuovamente i miei, mi disse che anche lei aveva tanta voglia che io lo facessi. Mi disse anche che mi voleva bene per tutta la disponibilità che avevo sempre avuto nei suoi confronti. Si vedeva chiaramente che era in stato di imbarazzo, così le presi il volto fra le mani e l’attirai verso di me. La sua bocca si dischiuse e le nostre labbra aderirono; cominciai a baciarla teneramente, ma in breve tempo la passione breve il sopravvento e le nostre lingue inizia-rono a a rincorrersi freneticamente.

Godetti pienamente del contatto con le sue labbra umide e sensuali, mentre i nostri corpi aderivano sempre più l’uno all’altro. Potevo chiaramente avvertire la pressione che con il seno esercitava sul mio torace. Spostai la mano destra che, insieme all’altra, le stava accarezzando i capelli, e presi a farla scorrere delicatamente cerso il basso, sfiorandole la guancia. Quando raggiunsi la zona ap-pena al di sotto della gola, cominciai a sfiorarla superficialmente con i polpastrelli. Successiva-mente raccolsi le dita a coppa e rimanendo sempre all’esterno della candida camicietta, presi pos-sesso del seno sinistro. Quando F. avvertì il contatto, cominciò a muoversi più voluttuosamente, e la sua mano destra, posata sulla mia nuca, mi attirò ancora di più verso di lei. Mentre il movimento della sua lingua nella mia bocca aumentava sensibilmente il ritmo, cominciò anche ad emettere brevi mugoli che esprimevano chiaramente tutto il piacere che stata provando. Passammo almeno un paio di minuti così avvinghiati, poi ci staccammo per un attimo per riprendere fiato. In quell’istante la guardai bene: era bellissima lì seduta accanto a me; il suo viso angelico esprimeva dolcezza e sensualità allo stesso tempo. Fu allora che mi decisi a fare il grande passo. Le presi la mano e guar-dandola dritta negli occhi le chiesi se voleva fare l’amore con me. Ero pronto ad un risposta negativa, ma invece la mia graziosa cognatina, sorrise e arrosendò mi rispose che era la cosa che più desiderava. Non riuscivo a credere a ciò che stavo udendo! Era tutto così incredibile! Le proposi di spostarci in un altro luogo più appartato, facendole presente che eravamo in un parcheggio pubblico, ma F. mi disse che non le importava e che voleva solo sentirmi al più presto dentro di lei e che il posto in cui ci trovavamo era perfetto. Alzai lo sguardo ed effettivamente, constatai che eravamo isolati dalle altre autovetture e la più vicina era parcheggiata ad almeno trenta metri di distanza dalla mia. Ricominciammo di nuovo a baciarci, mentre con le mani le sbottonai lentamente la camicetta, Non appena cominciai a tastarle il seno, mi accorsi che i capezzoli erano ritti e inturgiditi, rivelando il forte stato di eccitazione in cui si trovava. Volevo però procedere lentamente perch&egrave mi stuzzicava l’idea di farla fremere per un po’ portandola per gradi a raggiungere il massimo godimento. Dopo qualche istante introdussi due dita nel reggiseno a balconcino, estraendone un capezzolo. Cominciai a tormentarglielo delicatamente, pizzicandolo stato ben attento a non esagerare nella stretta. Il leggero dolore che di tanto in tanto le procuravo, ebbe l’effetto di farle aumentare la voglia e la spinse a chiedermi di toglierle il reggiseno e di baciarla. Mi fermai per sfilarle la camicietta e il delizioso balconcino nero che le sorreggeva lo splendido seno. La osservai per un po’ con tutta la parte superiore del corpo scoperta. Era davvero uno splendore. Quell’aspetto al contempo indifeso e sensuale stava esercitando su di me un potere assoluto.

La mia bocca si strinse attorno ad una dei due seni e con la lingua cominciai a trastullarle un ca-

pezzolo. Le piaceva molto, e mentre rivolgeva la testa all’indietro, cominciò ad emettere gemiti

sempre più lunghi. Passai diversi minuti a giocare con i suoi capezzoli, alternando piccoli morsi,

improvvisi colpi di lingua, vigorose succhiate e teneri baci. Presto iniziò a contorcersi con la par-

te bassa del corpo. Era il segnale che aspettavo per spingermi un po’ oltre, così le infilai una ma-

no sotto la gonna e cominciai ad accarezzarla fra le cosce. Mentre la mano saliva verso la parte su-

periore della coscia mi accorsi che le sensuali calze che indossava quel giorno erano delle autoreg-

genti. Dopo averla accarezzata per un po’ in quella zona, ripresi a far salire ancora la mano e

gliela posai aperta sulla parte esterna delle mutandine: mi accorsi che tutta la sua eccitazione sta-

va avendo libero sfogo, perch&egrave la superficie erano totalmente fradicia dei suoi umori. Non appena

avvertì la mano posata sul suo sesso, cominciò a roteare e a spingere col bacino. Continuai a tergi-

versare limitandomi a toccarla solo dall’esterno, perch&egrave non volevo darle la soddisfazione di senti-

re subito la presenza delle mia dita all’interno della sua vagina. Era totalmente in balia di me e

ogni qualvolta e quando presi a sfiorarle le grandi labbra, penetrando furtivamente all’interno del-le mutandine, cercò di inghiottire subito dentro di se quelle dita che la stavano martoriando. Ma sapientemente le ogni volta le ritraevo per evitare che ciò avvenisse. Volevo farla morire! Nel frattempo con la bocca, continuavo a baciarle e a succhiarle alternativamente entrambi i capezzoli. Quando decisi che era arrivato il momento giusto, le infilai di colpo un paio di dita all’interno della passerina bagnata. Fu come pervasa da un forte fremito ed emise un forte verso che esprimeva tutta la sua gratitudine per quel gesto. Cominciai allora a roteare lentamente le due dita lungo le pareti laterali. Poi le posai il medio sul clitoride e il polpastrello cominciò a premere prima leggermente poi sempre più energicamente facendola più volte trasalire. L’intensità delle sensazioni che stava provando sotto la mia azione, le impedivano di respirare regolarmente, mentre il corpo veniva pervaso da piccole convulsioni. Continuando con questa piccola “tortura”, staccai la bocca dai suoi capezzoli e la osservai per cercare di capire quando fermarsi prima che giungesse all’orgasmo. Oramai era totalmente in balia delle mia dita e cominciò a mugulare sempre più intensamente accelerando il ritmo della respirazione. Oramai era sull’orlo dell’orgasmo. Così mi fermai. Mi guardò con la delusione stampata in volto per la mia improvvisa interruzione e sembrava che volesse supplicarmi di riprendere al più presto. Ma dopo pochi secondi, capì subito le mie intenzioni, quindi sorrise maliziosamente e riprese a baciarmi. Fece lentamente scorrere la sua mano sopra i pantaloni. Dopo avermi palpato per un po’ dall’esterno, slacciò tutti i bottoni ed estrasse il mio duro e rigido mem-bro. La sua mano cominciò a scorrere lungo l’asta, poi scese per accarezzarmi le palle. Da li a poco chiuse la stretta intorno alla verga e cominciò a masturbarmi con vigore. La sua bocca nel frattempo era sempre attaccata ermeticamente alla mia. Poco dopo le dissi di fermarsi, le alzai la gonna e poi sfilai le mutandine di pizzo nere che indossava per l’occasione. Vidi che si era accuratamente sistemata la peluria attorno al pube. In quel preciso istante si fece largo in me la convinzione, che ciò che stava accadendo non era sopraggiunto solo per caso, ma era stato preparato con cura e fin nei minimi particolari da F.. Ora che avevo ben chiare le sue intenzioni, misi da parte ogni remora deciso più che mai a non deluderla e a fare di tutto per soddisfarla pienamente. La feci sedere sopra di me, con la schiena appoggiata sul mio torace. Continuava a tenermi il membro in mano masturbandomi, mentre io ripresi ad esplorare la sua fighetta fradicia. Puntò i piedi sulle mie ginocchia e si inclinò leggermente in avanti per facilitare l’incursione delle mie dita nella sua intimità. Con l’altra mano nel frattempo, avevo ripreso a pizzicarle un capezzolo. Sotto la mia azione prese a contorcersi nuovamente e mentre le toccavo il clitoride potevo chiaramente avvertirne le pulsazioni. Estrassi una delle due dità che si trovavano all’interno della vagina, e cominciai a stuzzicarla anche sullo sfintere. Tra me e me pensai che forse stavo esagerando, ma comunque decisi di osare lo stesso. Difatti F., anzich&egrave fermarmi, incoraggiò quella nuova iniziativa cominciando a muovere la parte bassa del bacino disegnando movimenti circolari per far roteare il suo orefizio anale sulla punta del dito che vi si stava introducendo.

Il buchino era stretto e ancora poco lubrificato. Pensai ch&egrave sicuramente mai nessuno l’aveva penetrata da lì, e ciò fece crescere ancora di più la mia eccitazione. Quella nuova esperienza comunque, non la intimoriva, ma al contrario sembrava piacerle davvero molto. Così decisi di affondare il dito in profondità. Emise un breve ma forte urlo con il quale esternò in parte sicuramente un po’ dolore ma, soprattutto, un forte piacere. Con tutto il dito inghiottito all’interno dell’ano, iniziò a dimenarsi con frenesia e priva di ogni tipo di controllo sul proprio corpo. Con l’altro dito continuavo nel frattempo a masturbarla insistentemente sul clitoride, mentre la seconda mano teneva sempre stretto fra due dita uno dei suoi capezzoli. Dopo pochi istanti raggiunse l’orgasmo. Il suo sfogo durò a lungo e fu di un’intensità estrema. Quando i brividi la abbandonarono lasciandola stremata, F. riprese per un attimo fiato, ma solo dopo pochi secondi, mi masturbò nuovamente per qualche istante. Poi si fermò per un attimo per sistemarsi in ginocchio sul sedile in parte al mio. Tenendo sempre ben stretta la verga eretta in mano, si chinò verso di essa, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e la prese a farla scorrere fra le sue calde e morbide labbra. Era una sensazione sublime! Constatai, con piacere che ci sapeva fare e non inghiottì subito il membro infilandoselo tutto in gola. Iniziò leccandolo e dando dei piccoli colpetti con la lingua, prima sul glande e poi sulle palle. Dopo un istante accellerò il ritmo, serrò ermeticamente le labbra e la sua bocca cominciò a pompare in maniera decisa. Era bravissima e mi stava facendo davvero godere tanto. L’eccitazione cominciò a crescere mentre la vedevo li chinata con il mio pene in bocca, con le calze autoreggenti indossate, il seno nudo i cui capezzoli mi sfioravano la parte superiore della coscia. Dopo qualche minuto la avvertii che stavo per esplodere, cercando di allontanarla per evitarle di spandere su di lei il mio sperma. Mi disse di non preoccuparsi, perch&egrave si sentiva in debito con me per tutto ciò che avevo fatto per leri e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimostrarmi la sua gratitudine. Mi eccitai molto sentendole pronunciare quelle parole; era la prima volta che mi trovavo di fronte ad una donna disposta a farmi tutto questo. Mi pregò solo di tener duro ancora un po’. Estrasse quindi il pene dalla bocca e se lo fece passare tra i seni, Erano caldi e morbidi. Di tanto in tanto si strofinava il glande sul capezzolo per poi tornare a colpirlo ancora con la lingua. Era un modo di farmi capire che aveva ancora il desiderio di essere toccata. Dopo qualche breve at-timo interruppe quella stupenda spagnola e si riprese il membro in bocca per riportarlo al massimo dell’erezione. Vedevo roteare il suo bellissimo e tondo fondoschiena davanti a me, in cerca di qual-cosa che si infilasse in uno dei due orefizi. Allora, con le dita presi a farmi largo ancora dentro di lei fino a raggiungere nuovamente il clitoride. Venne poi il momento in cui eplosi. F. anzich&egrave staccarsi, continuò a tenere il membro in bocca, mentre la inondavo con il bianco e caldo nettare.

Non esitò neppure per un istante e quando l’eiaculazione terminò, provvide a leccarlo accuratamente

per togliere ogni residuo, assaporando fino all’ultima goccia il sapore del mio liquido. Alzando te-

neramente lo sguardo, mi confessò che l’aveva assalita ancora una voglia pazzesca e mi supplicò di

farla godere di nuovo. Per evitare che il mio membro “piegasse in ritirata” riprese a succhiarlo fi-

no a farlo tornare stabilmente duro. Poi si rialzò e si sedette sopra di me, sempre volgendomi la

schiena, come in precedenza, poggiando la fighetta sul glande e si abbassò lentamente facendosi pe-

netrare. Cominciò ad effettuare il classico movimento a pistone. Nel frattempo con le mani ripresi a

stuzzicarle i capezzoli. Mi cavalcò per alcuni minuti, fino a quando si rese conto di essere sull’or-

lo di un altro orgasmo: in quale momento si fermò, alzandosi leggermente per far sfilare il pene e lo

sfiorò con l’ano. Lentamente vi si appoggiò sopra e sedendosi lentamente lo fece completamente spari-

re all’interno.

Il buco posteriore era davvero molto stretto e anch’io per un po’ provai un certo dolore nel pene-trarla. Poi quando l’incavo dell’ano cominciò ad allargarsi, adattandosi alle dimensioni del membro, F. riprese a cavalcarmi sempre più velocemente e in profondità. Gradiva molto questo tipo di penetra-zione e la frenesia dei suoi movimenti me lo rendeva evidente. Per procurarle maggiore piacere, stac-cai la mano destra da uno dei due seni e cominciai di nuovo a stuzzicarle il clitoride. Il suo corpo veniva continuamente percorso da lunghi e intensi fremiti incontrollabili. Le infilai un dito in bocca e continuando ad agitarsi sopra di me, prese a succhiarlo nel modo con cui, fino a pochi istanti prima, stava facendo con il mio glande. Dopo pochi istanti raggiunse un secondo orgasmo, ancora più intenso del primo.

Vederla in quelle condizioni, mi fece arrapare ancora di più e cominciai a sentire l’esigenza di ri-cominciare ancora. La mia dolce cognatina, sembrò leggermi nel pensiero e si mise a cavalcioni sul sedile a lato, nella classica posizione a “pecorina”; mi misi dietro di lei e le infilai lentamente il membro di nuovo nell’ano. Era ancora ben lubrificato e ammorbidito dalla precedente penetrazione, così non feci fatica a compiere questa manovra e sopratutto non le procurai alcun dolore. Cominciai a muovermi avanti e indietro, aumentando ad ogni penetrazione la velocità del ritmo. Nel frattempo, le mie mani erano posate sul suo perfetto culetto per guidarlo nella penetrazione. Oramai avevamo raggiunto una piena intesa sessuale. Era davvero bello avere a che fare con una donna in grado di soddisfare tutte le mie fantasie erotiche. Dopo un paio di minuti venni per la seconda volta, inon-dandole lo sfintere.

Eravamo esausti, avevamo fatto l’amore a ritmo frenetico per più di quaranta minuti. Ci rendemmo an-che conto, che il centro commerciale si stava ripopolando nuovamente; così decidemmo di rivestirci e di andare via da quel luogo. Intrapresi lo svincolo di entrata della vicina supertstrada e mentre guidavo F., mi accarezzava dolcemente la nuca, guardandomi e sorridendo. Parlammo di quello che era successo, ed eravamo entrambi contenti e non per nulla a disagio. Le domandai se si era pentita per quello che aveva appena fatto con me. Mi rispose che non si era mai spinta a fare certe cose, neanche con G., il suo fidanzato. Anzì, aggiunse che il pensiero di fare certe cose con lui la turbava, mentre la consapevolezza di averle provate con me non le aveva procurato nessun fastidio. Arrossendo leggermente, aggiunse anche che le avrebbe fatte volentieri ancora in futuro. Mi sentivo davvero al settimo cielo ed in tratto di rettilineo, mi sporsi verso di lei e la baciai con gratitudine. Si erano fatte le 15.15 e procedevamo serenamente senza una meta precisa fra le colline che circondano la città. Nel pomeriggio la temperatura si era alzata ulteriormente, tanto che fui costretto ad accendere il climatizzatore per concederci un po’ di refrigerio. F. cominciò a sudare leggermente e si sbottono ulteriormente la camicietta. Vedere il luccichio del sudore che le fuoriusciva sotto il il collo, colando lungo la scollatura, ridestò in me ancora una forte voglia di possederla. Le chiesi cosa avrebbe voluto fare per il resto del pomeriggio, visto che per altre due ore e mezza, potevamo rimanere ancora insieme. Rispose che aveva voglia di andare a godersi il panorama dalla cima di una collina, possibilmente in un posto appartatato, cos’ avremmo potuto riprendere la dove aveva-mo interrotto nel posteggio del centro commerciale. Le dissi che era davvero davvero incredibile, una ragazza allo stesso tempo così dolce e sensibile, ma anche tanto disinibita e vogliosa di fare all’amore con me. Mi sorrise e mi disse che se io lo avessi voluto, sarebbe stato per sempre così. L’avrei trovata sempre pronta a soddisfare ogni mio desiderio.

Mi venne subito in mente un posto tranquillo di cui ero a conoscenza, perch&egrave ai tempi della compa-gnia, ci andavo per fumare le canne con gli amici in chiusura di serata oppure per imboscarmi con qualche ragazza. Mentre eravamo per strada, ad un certo punto mi prese la mano e la posò sul seno sinistro. Il capezzolo diventò subito duro e cominciai a palparla mentre, lei si mordeva il labbro inferiore in segno di piacere. La sua mano destra, alzò la gonna all’altezza dei fianchi, lasciando scoperte le arrapantissime autoreggenti. Mentre le tastavo il seno cominciò a masturbarsi, chinando la testa di lato e riprendendo a gemere. Dopo un paio di minuti mi staccò la mano dal seno e la guidò verso la vagina, invitandomi a entrare per continuare la masturbazione che aveva cominciato in precedenza. Dopo cinque minuti si fermò per chiedermi quanto mancava alla nostra destinazione. Le risposi che oramai mancavano solo pochi chilometri, così si ricompose e decise di aspettare ancora qualche minuto prima di levarsi la nuova voglia che l’aveva assalita.

In poco meno di dieci minuti, giungemmo ad un incrocio. Lasciai la strada asfaltata e svoltai in uno sterrato che si staccava sulla destra. Percorremmo brevemente la stradina che in breve ci portò al belvedere. Di sera era un posto molto frequentato, ma di pomeriggio non c’era nessuno. Non appena vide il paesaggio sottostante F. spalancò la bocca in segno di stupore, elogiando lo spettacolo of-ferto dal panorama che si apriva in quel punto sulla pianura sottostante. Erano quasi le 16.30 e dopo uno scambio di effusioni, preliminari e lunghi baci appassionati, le chiesi se le andava di sdraiarsi sul prato visto che faceva ancora caldo. Accettò con entusiasmo, così scendemmo dalla macchina. Dal bagagliaio estrassi il mio caro e vecchio plaid, compagno di tante avventure e lo stesi per terra sul soffice manto erboso. La invitai poi a sdraiarvici sopra. Si distese con le braccia allungate oltre la testa e le gambe leggermente alzate, offrendomi tutte le sue “grazie”. Sembrava volesse dirmi: “prendimi, fai di me, ciò che vuoi”! Il pene mi si ingrossò nuovamente. Le sbottonai di nuovo la camicetta, le sfilai il reggiseno e cominciai di nuovo a baciarle il seno. Dopo qualche minuto, le sfilai le mutandine e la gonna. Ora era sdraiata quasi del tutto denudata li sotto di me. Indossava le sole autoreggenti nere. Mi chiese se doveva togliersele, ma le risposi di no perch&egrave mi eccitava tantissimo vederla così. Poi mi distesi sopra di lei, le allargai le gambe e cominciai a baciarla in mezzo alle gambe. Quando dopo poco tempo la mia lingua si infiltrò nel profondo della sua intimità, constatai che era già notevolmente infradiciata. Pensai che era davvero incredibile che si fosse eccitata in quel modo solo baciandola all’esterno sul pube. Probabilmente quel giorno per lei era un po’ la prima volta per tutto e affrontò ogni nuova esperienza lasciandosi totalmente trasportare dalle emozioni, senza porsi nessun limite. Con la lingua infilata in profondità, sapientemente cominciai a farla roteare lungo le pareti, al-ternando decisi colpi sul clitoride duro per il nuovo stato di forte eccitazione. Si abbandonò totalmente ai piaceri che le stavo procurando. Inarcava di continuo la schiena mentre la biaciavo e le pizzicavo i capezzoli con entrambe le mani. Ricominciò mugolare incessantemente, e sembrava invocare maggiore godimento. Presi così a leccarle anche il buco posteriore e la cosa le fu davvero molto gradita. Mentre la lingua tornò di nuovo a lanciarle fendenti sul clitoride, staccai una mano dal seno e la diressi sotto i glutei, appoggiandole ancora una volta il dito sull’apertura anale. Questa volta non la feci penare oltre e le infilai immediatamente un paio di dita lungo lo stretto canale. F. cominciò a dimenarsi forsennatamente, priva di ogni controllo e in breve tempo, grazie all’azione della mia lingua e delle mie dita, raggiunse nuovamente un interminabile orgasmo. Quando si riprese, mi disse di mettermi in piedi. Mi tolse velocemente i pantaloni e le mutande, poi si inginocchiò davanti a me, infilandosi di nuovo il mio duro fallo in bocca. Prese a pompare con forza. Dopo qualche minuto, quando si accorse che ero oramai prossimo ad un’altra esplosione, staccò la bocca dal glande, si allontanò di una decina di centimetri e mentre mi apprestavo ad inondarla, spalanco la bocca, facendo fuoriuscire la lingua in attesa della mia eiaculazione. Di lì a poco eiaculai inondandole la bocca e il viso. Aspettò immobile la fine del getto poi lo riprese tutto in bocca per gustarsi ancora una volta tutto il mio seme. Era davvero grandiosa. Nessuna mi aveva mai fatto godere così.

Prima di risalire in macchina rimanemmo sdraiati per altri dieci minuti, durante i quali la strinsi forte a me baciandola amorevolmente. Ci stava quasi tornando la voglia di ricominciare un’altra volta, quando ci accorgemmo che oramai erano giunte le 17.30. Riprendemmo così la strada del ritorno. Nella mezz’oretta che ci voleva per riaccompagnarla a casa, parlammo del pomeriggio appena trascorso e ci scambiammo la promessa di vivere ancora esperienze del genere. Giunti in prossimità di casa sua, mi fece accostare un centinaio di metri prima e mi baciò ancora lungamente, facendosi ancora toccare il seno. Poi ci salutammo e prima di scendere dalla macchina mi disse che certe cose le avrebbe fatte solo con me e questo sarebbe stato per sempre il nostro segreto. Da quel giorno, sfruttiamo ogni occasione per vederci e per amarci fino allo stremo delle forze. E tutte le volte la nostra voglia e disinibizione cresce sempre più, traendone sempre il massimo piacere possibile.

A volte penso: “Chissa se l’avessi sposata?”. Ma poi mi rispondo, che forse non sarebbe stato del tutto uguale, perch&egrave sono convinto che l’intensità della passione che ci lega, nasce anche dalla tra-sgressione che contraddistingue il nostro rapporto segreto.

Ciao a tutti e continuate a fare sesso, senza remore. Quando due persone si vogliono bene e si ritro-vano d’accordo a provare certe cose, non c’&egrave proprio nulla di cui vergognarsi o avere paura.

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