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La foto rivelatrice

By 26 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Sabrina posò il telefonino sul tavolo accanto a sé e si accese una sigaretta.

Tirò un paio di boccate guardandolo con diffidenza, quasi fosse una bestia pericolosa pronta a saltarle addosso, quindi lo prese nuovamente.

Lo tenne in mano facendo in modo che le sue dita non toccassero lo schermo, pervasa da un pudore irrazionale.

Sullo schermo del telefonino, che apparteneva al figlio, c’era una foto di un organo genitale maschile, ma non era solo quello.

Quell’organo era senza dubbio quello del figlio, reso riconoscibile da un neo a forma di stella che il ragazzo arriva sull’inguine e che la madre conosceva fin dalla sua nascita.

Sabrina posò nuovamente il telefono e si rese conto che, non fosse stato per quel particolare, non sarebbe stata in grado di riconoscere il pene del figlio.

E come avrebbe potuto?

Da quando il ragazzo era entrato nell’adolescenza aveva cambiato atteggiamento nei confronti della madre.

Era comprensibile, per questo Sabrina non gli faceva una colpa e sapeva, dal confronto con altre madri, essere un atteggiamento normale, ma realizzò in quel momento che, nella sua testa, suo figlio Francesco aveva ancora il pisellino piccolo di quando era un neonato.

E invece no, assolutamente no.

La donna sorrise ricordando una battuta che aveva sentito qualche anno prima, quella secondo la quale i maschi ereditano il pene da parte del padre.

Ebbene, non era sicuramente il caso di suo figlio.

Il marito – o meglio, l’ex marito di Sabrina – era un uomo generoso e di compagnia, ma le dimensioni dei genitali non erano mai stati tra i suoi punti di forza.

Il figlio, a quanto pareva, sembrava aver sviluppato una deviazione del DNA paterno.

Sabrina spense la sigaretta e pensò alle combinazioni della vita.

Il figlio era a giocare a calcetto e, quando aveva notato il telefonino sul comodino, aveva pensato di andare a cercare le foto del suo trentacinquesimo compleanno, caduto un mese prima e che lei non aveva ancora visto.

Francesco era sempre molto geloso del suo telefono e non se ne staccava mai; in quel momento l’aveva lasciato a casa solamente perché, in ritardo, probabilmente non si era accorto di non averlo con sè.

E così la donna aveva aperto la cartella delle foto e aveva cercato quella del compleanno.

Doveva rendere atto al figlio di non aver tentato di nascondere nulla, avendo intitolato la cartella incriminata con un “Cazzi miei”.

La madre non aveva colto che il nome della cartella dovesse essere inteso in senso letterale e l’aveva aperta, pensando di trovare le foto che il figlio non voleva che lei vedesse.

Foto con delle ragazze, aveva immaginato.

Si era spesso chiesta se Francesco ne frequentasse, se stesse con qualcuna, ed era rimasta di sasso quando aveva visto che la prima foto ritraeva il suo organo riproduttivo.

Sapeva che ce ne erano altre perchè ne aveva visto le anteprima, ma non aveva ancora avuto il coraggio di consultarle.

Appoggiò il pollice sul bordo dell’immagine in maniera tale da non toccare il pene, in una sorta di pudicizia digitale, e passò alla foto successiva.

Quella doveva essere stata scattata poco prima o poco dopo, perché era visibilmente lo stesso scatto con meno zoom.

In quella foto si vedevano gli addominali del ragazzo e l’inquadratura arrivava sino a metà coscia.

Passò alla foto successiva e, quando si mise a fuoco sullo schermo, lo allontanò istintivamente.

Il pene del ragazzo in quella foto era eretto, con il glande scoperto e lucido.

Sabrina fece tacere quella parte di lei che stava catalogando quell’immagine con spirito tutt’altro che materno e loposò nuovamente.

Perché suo figlio aveva scattato le foto di quel genere?

Sicuramente per mandarle a una donna, su questo non c’erano dubbi.

Lei stessa, circa un anno prima, per un paio di mesi aveva intrattenuto una relazione con un uomo che amava mandarle quel genere di foto.

Lei non ne era entusiasta, ma aveva sopportato quella piccola vanità ritenendola una cosa da poco, magari anche un po’ infantile.

Non poté evitare di pensare come l’organo di Armando – quello era il suo nome – non fosse paragonabile a quello di suo figlio.

Osservò con un mezzo sorriso come forse nulla sia paragonabile al pene di un ragazzo adolescente, un pene che forse andava in erezione decine di volte al giorno e che forse – osava appena pensarlo – suo figlio placava da solo.

Non aveva mai pensato a questa cosa: Francesco faceva almeno un paio di docce al giorno, anche quando, facendo sport, si lavava già altrove.

Lei aveva giustificato questa mania con il timore di puzzare, timore tutt’altro che remoto a quell’età.

Realizzava solo in quel momento che forse i figlio, protetto dalla privacy dei vetri zigrinati e dall’acqua scrosciante, sfruttava quei momenti per darsi piacere e placare le sue voglie.

Si fece coraggio e passò alla foto successiva.

Ritraeva suo figlio Francesco assieme al suo amico di sempre, Lorenzo.

Erano entrambi nello spogliatoio del calcetto, ironicamente il luogo in cui in quello stesso momento si trovavano.

Erano entrambi nudi e sorridevano verso l’obiettivo.

Gli occhi della donna indugiarono qualche secondo sui genitali di entrambi i ragazzi, quindi chiuse la foto e aprì whatsapp.

Se suo figlio l’aveva inviata ad una ragazza avrebbe trovato qualche traccia.

L’applicazione conteneva così tante conversazioni che sul momento pensò che non ne sarebbe mai venuta a capo.

Aprì quella più in alto, dialogo con una certa Alessia.

Dopo poche righe capì che si trattava di una compagna di scuola con la quale aveva scambiato le soluzioni dei compiti di matematica.

La ragazza aveva fotografato il quaderno e gli aveva mandato le immagini.

Sabrina aprì comunque la foto, domandandosi se su quella pagina, assieme ai numeri e alle incognite, ci fosse magari qualche messaggio personale – un “ti amo” scritto tra le formule – ma senza trovare nulla.

Evidentemente con la ragazza non c’era nulla se non un raapporto tra compagni di scuola.

Passò all’immagine successiva, la quale ritraeva semplicemente un’altra pagina di quaderno.

Le scorse rapidamente tutte, confermando la sua impressione:con quella ragazza erano solo amici, e forse nemmeno quello.

Chiuse quella conversazione e passò a quella successiva, con gli amici del calcio.

Qui trovò immagini più interessanti, ma nulla paragonabile a quanto stesse cercando.

C’erano foto di gruppo della squadra, filmati con tiri in porta e dribbling, ma nessun organo genitale.

Impiegò dieci minuti a trovare la conversazione incriminata, chiamata banalmente “The Best”.

Vi partecipavano l’amico Lorenzo, un altro ragazzo chiamato Alberto e le due ragazze, Veronica e Alice

La foto sembrava essere il risultato di una scommessa volgare che i ragazzi avevano fatto la loro: se la loro squadra del cuore avesse passato il turno in Europa, loro si sarebbero immortalati nudi.

Pur sconvolta, Sabrina era sollevata dall’aver inquadrato la situazione.

Una parte di lei aveva dubitato che il beneficiario di quello scatto avesse potuto essere un uomo.

Guardo l’ora e realizzò che Francesco avrebbe potuto tornare a casa da lì a un momento; chiuse tutte le applicazioni e riportò il telefonino sul comodino.

 

Il figlio rincasò una decina di minuti dopo.

Apri la porta, gettò la borsa sul pavimento e si diresse verso il bagno.

“Faccio la doccia”, annunciò.

“La doccia?- domandò la madre – Ma non arrivi dal calcetto? Non l’hai fatta lì?”.

Nella sua testa si era immediatamente proiettato l’immagine del figlio assieme all’amico Lorenzo, entrambi nudi nello spogliatoio.

“Era fredda, preferisco farla a casa”, rispose il figlio entrando in bagno.

Sabrina sentì il suono della serratura che veniva chiusa.

Non ci aveva mai fatto caso, era sempre successo che Francesco si chiudesse dentro?

Zitti la televisione e fece qualche passo verso bagno, cercando di intercettare qualche rumore.

Oltre la porta non arrivava nessun suono, neppure quello dell’acqua che, invece, si sarebbe aspettata.

Magari si stava ammirando allo specchio, come spesso faceva.

O magari aveva il suo organo in mano e se lo stava trastullando.

La donna chiuse istintivamente gli occhi, cercando di scacciare quella immagine, ma ormai si era impressa nella sua mente come un tatuaggio.

Tese ancora di più le orecchie.

Immaginava Francesco, completamente nudo, seduto sul gabinetto con la tavoletta abbassata.

Il ragazzo impugnava con la mano destra l’enorme – ora poteva dirlo- membro e lo accarezzava sino a renderlo duro.

La donna sentì qualcosa muoversi anche dentro di lei, nella zona del basso ventre.

Accostò la mano al suo inguine e, attraverso la stoffa dei pantaloni della tuta, fece scorrere un dito tra le sue grandi labbra.

Era bello.

Suo figlio si stava masturbando dentro al bagno e lei stava toccando dall’altra parte della porta.

C’era qualcosa di insano ed eccitante allo stesso tempo in quella situazione.

Con il dito percorse nuovamente la fessura tra le sue grandi labbra, sempre più velocemente

Era consapevole che se suo figlio avesse aperto la porta per un qualunque motivo si sarebbe trovato di fronte ad una scena difficile da giustificare, ma non riusciva a farne a meno.

Sentì che le mutandine stavano pian piano appiccicando, così fece scorrere la sua mano lungo la pancia in dentro il perizoma.

Come aveva già capito, era bagnata

Introdusse il dito medio fra le grandi labbra.

Non era solita toccarsi, erano passate settimane dalla volta precedente, ma in quel momento non sentiva in grado di smettere.

Si inginocchiò a terra e allargò le gambe, in modo da facilitare la penetrazione.

Inumidì anche un secondo dito e lo fece scorrere dentro di lei.

Chiuse gli occhi e si concentrò solo sulle sue sensazioni.

Si rendeva conto che il motivo della sua frenesia era suo figlio, ma il senso di colpa non riusciva a farla sentire meno eccitata.

Quel ragazzo, che aveva visto nascere e faticosamente aveva cresciuto da sola, mandava le foto del suo organo ad altre ragazze.

Aveva anche dei rapporti sessuali con loro?

Immaginò di sì, e si chiese se qualcuno di quei rapporti non fosse stato consumato proprio nel suo letto in sua assenza.

Senti l’acqua della doccia aprirsi. Da un lato questo le dava certezza che la porta non si sarebbe aperta improvvisamente, ma dall’altro le suggerì di sbrigarsi, perché la doccia non sarebbe durata in eterno.

Si abbassò i pantaloni e le mutandine e si distese a terra, allargando le gambe il più possibile.

Introdusse anche un terzo dito dentro di sé e si stregò ancora vigorosamente.

Doveva venire, doveva venire in fretta.

Immaginò suo figlio nudo disteso sul letto con una ragazzina intenta a leccargli il pene.

Aveva visto come era fatto, come era la sua, non aveva nessuna difficoltà ad immaginare

Immaginò i pettorali del figlio contrarsi, con la bocca spalancata come quando da bambino aveva chiesto di latte, e lo immaginò venire.

Venne anche lei, non preoccupandosi di soffocare il gemito, certa che il rumore della doccia l’avrebbe coperta.

Si abbandonò a terra per qualche istante, poi si rivestì e tornò in cucina, solo un paio di minuti prima che la doccia si chiudesse e il figlio facesse capolino nella stanza.

“Tutto bene, mamma?”, le chiese.

Lei non si voltò neppure a guardarlo, preoccupata che qualcosa trasparisse dal suo volto.

“sì, certo. Perché?”.

“Niente, mi sembri strana”.

Francesco non si soffermò ad attendere un’eventuale risposta, si voltò e andò in camera sua.

Anche Sabrina aveva bisogno di una doccia ora.

 

 

Più tardi, nella notte, non riusciva a prendere sonno.

In parte perché suo figlio era fuori, e da brava mamma non riusciva mai ad essere tranquilla quando lui non era in casa, dall’altra per quello che avete vissuto quel pomeriggio.

Era sul letto a rigirar si, e come se non bastasse era una serata terribilmente calda.

Senti le chiavi girare nella serratura, udì i passi del figlio e la porta della camera sua aprirsi e chiudersi neppure troppo silenziosamente.

Dentro di sé trasse un sospiro di sollievo: era rincasato e tutto andava bene.

Improvvisamente si sentì quasi attraversata da un raptus.

Si tolse la maglietta bianca con cui dormiva, si sfilò le anonime mutandine rosa che aveva tenuto addosso quel giorno e si infilò il suo completo intimo preferito.

Erano un perizoma e un reggiseno nero, coordinati tra loro.

L’ultima volta che li aveva usati per far effetto su un uomo avevano funzionato, forse sarebbero state utili anche quella sera.

Uscì dalla sua stanza ed entro in quella del figlio.

Il ragazzo era intento a messaggiare sdraiato sul letto.

“Francesco, io e te dobbiamo parlare”.

Il ragazzo alzò lo sguardo.

Tra di loro, al di là della naturale confidenza che c’è genitore e figlio, non avevano mai adottato quel tipo di familiarità che permettesse loro di stare discinti.

Lei non aveva mai visto suo figlio nudo e non si era mai presentata di fronte a lui senza vestiti.

Neppure in biancheria, tanto meno così provocante.

Ma se questa novità aveva colpito Francesco, non lo diede a vedere.

“Non sono d’accordo che tu faccia così tardi durante la settimana, quando c’è scuola”, gli disse lei.

“Non è tardi”, si limitò a rispondere lui.

Sabrina fece un paio di passi avanti, portandosi a non più di un metro di distanza dal figlio.

“Non è tardi, ma domani hai un test e hai bisogno di dormire”, aggiunse.

In realtà non stava neppure badando a quello che stava dicendo, la sua concentrazione era rivolta agli occhi del figlio.

Poteva sbagliarsi, ma aveva l’impressione che le stesse guardando il seno.

“Va bene”, disse lui

Lei gli si avvicinò ancora e si chinò su di lui, facendo in modo che il suo seno non fosse a più di trenta centimetri dalla faccia di lui.

Non era particolarmente prosperosa, ma aveva una seconda piena e, su un fisico magro come il suo, le permettevano di fare sempre una bella figura al mare.

“Ti sento distante, Francesco c’è qualcosa che vuoi dirmi?”.

Il ragazzo ci mise un attimo in più a rispondere, forse turbato dalla veste inconsueta in cui stava vedendo sua madre in quel momento.

“No, mamma. Non preoccuparti”.

Sabrina aveva il cuore che batteva e ritenne di aver osato fin troppo per quella sera.

Si voltò, ma non andò subito via.

Voleva che suo figlio vedesse da vicino quella parte di lei che, qualche anno prima, le aveva fatto guadagnare l’appellativo di Miss Culetto all’interno della sua azienda.

“Buona notte” disse semplicemente, e si allontanò senza fretta, quasi sfilando.

Quando tornò in camera da letto si domandò se non stesse uscendo di testa.

Si era comportata con suo figlio come se fosse stato un ragazzo da sedurre, conosciuto solo poco prima.

Forse era meglio che cercasse di dormire in fretta.

 

 

Sabrina trascorse in giorni successivi cercando di non pensare più a suo figlio, almeno non in quei termini.

Venne aiutata in quello da una grana lavorativa che dovette risolvere da sola.

Ciò la portò a fare orari massacranti e a tornare a casa troppo stanca per farsi venire certe voglie.

Per di più, suo figlio dimostrò di non aver nessuna intenzione di rispettare l’ordine di sua madre e tornare presto a casa, così per almeno un paio di serate la donna si addormentò senza riuscire neppure vederlo.

Le cose cambiarono il sabato successivo, quando tornò a casa dal supermercato e trovo che suo figlio aveva invitato un amico a giocare alla Play Station.

Si trattava di Lorenzo, il ragazzo che lei aveva potuto ammirare nella foto.

Fu proprio quella l’immagine che si disegnò nella sua mente quando si affacciò nella stanza e lo riconobbe.

Lo conosceva già, era stato parecchie volte a casa loro, ma sinceramente non si era mai posta l’interrogativo di cosa nascondesse sotto i vestiti.

Ora lo sapeva, e l’immagine di lui nudo le tornò in mente quando lui le sorrise e le semplicemente: “Ciao Sabrina”.

Gli amici di suo figlio le davano del tu, sia perché lei era obiettivamente più giovane delle altre mamme, sia perché lei non aveva mai disincentivato tale abitudine.

Già aveva alcuni problemi di autostima, mancava solo più che si sentisse anche vecchia.

“Vi lascio giocare tranquilli”, disse chiudendo la porta e spostandosi in cucina.

Aprì i sacchetti della spesa e ripose gli alimenti nel frigorifero, ma la sua mente non riusciva a non distrarsi.

Continuava a pensare a Lorenzo e il suo figlio nudi, ammirati dalle loro amichette.

Chissà se sensazione era reciproca?

Anche i due ragazzi erano attratti da quelle due ragazzine, o semplicemente lo facevano per esibizionismo?

Mise a posto gli ultimi pacchetti velocemente, quindi si portò in camera sua

La temperatura sembrava essere salita, si sentiva avvampare.

“Che stai facendo? – si disse – Di là ci sono tuo figlio e un altro ragazzino che potrebbe essere un altro suo figlio. Fatti furba”.

“Potrebbe essere mio figlio, ma il suo cazzo funziona come quello di uomini”, si rispose.

Si sfilò la volo la polo e i jeans, ripose gli indumenti sulla sedia e prelevò la solita tuta.

Alzò gli occhi verso lo specchio e si guardò.

Non era male, era ancora una bella donna.

Chissà cosa avrebbe pensato di lei Lorenzo?

Sabrina gettò la tuta sul letto e uscì dalla stanza.

Prese il cordless di casa e, con quello in mano, entrò nella stanza dei ragazzi.

Al suo ingresso entrambi sollevarono lo guardo, e non lo distolsero

“Avete visto il mio telefonino? -domandò – Lo sto facendo suonare ma non riesco a capire dove sia”.

Cercando di non guardare verso di loro, passò oltre e si mise a cercare sul letto del figlio.

Si erano girati e le stavano guardando il sedere?

“Mamma, non sei neppure entrata in camera, non può essere lì”, le disse Francesco.

Lei si voltò e si mise le mani sui fianchi, cercando di reprimere istintivo pudore che l’avrebbe portata a coprirsi almeno il seno.

Quel pudore che mai le avrebbe consigliato di mostrarsi così discinta ad un amico del figlio.

Era a non più di un metro da loro, coperta solo della sua biancheria intima.

“E’ vero, ma non c’è da nessuna parte”, replicò.

Uscì lentamente e si chiuse la porta alle sue spalle, dandosi della stupida per quanto appena fatto.

Voleva rendersi ridicola all’interno della cerchia di amici del figlio? Cosa avrebbe pensato Lorenzo?

Tornò in camera sua e si mise la tuta.

Però non aveva colto nello sguardo dei due ragazzi nessun tipo di fastidio, anzi forse, nonostante la differenza di età tra lei e loro, Lorenzo aveva visto qualcosa che gli era piaciuto.

Forse, tornato a casa, si sarebbe toccato pensando a lei.

Cercò di scacciare quel pensiero, sentendosi in colpa.

Avevano ragazze più giovani e carine che ronzavano attorno a loro, però la sessualità degli adolescenti non è semplice, forse una donna di trentacinque anni avrebbe avuto il suo perchè.

E poi, si sa, gli adolescenti si masturbano molto, magari un pensiero per lei avrebbe comunque avuto diritto di cittadinanza.

Chiuse la zip della tuta e scosse la testa: avrebbe fatto meglio a pensare alla cena.

 

 

Tre giorni dopo tornò a casa e, nonostante le luci accese tradissero la presenza del figlio, Francesco non rispose al suo saluto.

Si portò in camera del ragazzo e lo trovò addormentato sul letto.

“Per forza, continua a far tardi la sera”, pensò. Fece per voltarsi e lasciarlo riposare, quando vide, abbandonato a terra, il suo telefonino.

La tentazione era forte, e vi cedette: lo prese e lo portò in camera.

Non avrebbe avuto molto tempo perché Francesco non era uno che dormiva a lungo e avrebbe potuto svegliarsi in qualunque momento.

Apri subito Whatsapp per vedere se ci fosse qualche novità, ma rimase quando di sasso quando vide che era stato creato un nuovo gruppo chiamato “Mamma maiala”.

Non ci mise molto a capire di cosa si parlasse lì dentro.

In quel gruppo erano presenti suo figlio, l’amico Lorenzo e Alberto.

Si portò all’inizio della conversazione, che risaliva a un paio di giorni prima.

Era stata aperta da Lorenzo e il messaggio con cui inaugurava il gruppo era: “Ragazzi, vogliamo parlare della mamma di figa delle nostre?”

Sabrina sorrise, lusingata da quel complimento, ma suo figlio rispondeva poco sotto: “ragazzi, non so che succede, da qualche giorno è cambiata”.

Il terzo messaggio era di Alberto: “non è giusto, io sono l’unico che non la vede”

Nei messaggi successivi, Francesco e Lorenzo raccontavano la performance di Sabrina qualche giorno prima, quando aveva finto di cercare il telefono.

Lorenzo sembrava essere stato molto colpito dal sedere e dalle gambe della donna, Francesco invece rivelava come fosse qualche giorno che lei aveva preso l’abitudine di mostrarsi molto più svestita.

“ti dispiace se ti dico che mi sono fatto una sega su tua mamma?”, chiedeva ad un certo punto Lorenzo.

Sabrina si sentì avvampare: allora non si era sbagliata, era veramente piaciuta al ragazzo.

Alberto non diceva molto, si limitava a lamentarsi di non aver assistito allo spettacolo.

Sabrina sentì il figlio lamentarsi dall’altra stanza e ipotizzò che stesse per svegliarsi.

Conoscendolo, sarebbe subito andato a cercare il telefono, così entrò nella stanza in punta di piedi e lo depositò esattamente dove lo aveva trovato, quindi si spostò in camera sua.

Era distrutta, ma un’oretta di jogging le avrebbe fatto bene.

Si tolse le scarpe e sentì un rumore di passi nel corridoio.

Aveva fatto appena in tempo!

Francesco entrò nella stanza.

“Ben svegliato. Continua pure a non darmi retta quando ti dico che devi rientrare prima la sera”, lo rimproverò slacciandosi la camicetta.

“Non c’entra niente – si giustificò il figlio – è che oggi ho molto mal di testa”

Lei non disse nulla: la scusa del male di testa era la più usata quando lui non aveva voglia di fare quello che lei gli diceva, tipo studiare.

Si sfilò anche i pantaloni.

Suo figlio era davanti a lei e in circostanze normali non ci avrebbe fatto caso, ma in quel momento non potè non chiedersi quali pensieri gli attraversassero la testa.

Si tolse anche il reggiseno e, senza fretta, prelevò quello sportivo dal cassetto e lo indossò.

“Vai a correre?”, chiese il ragazzo.

Sabrina annuì.

“Mamma, ti dispiace se dopo cena passa Alberto a studiare?”.

Sabrina si voltò dall’altra parte e aprì un cassetto, timorosa che il figlio potesse individuare il sorriso che le era appena comparso sul volto.

“No, ovviamente no. È tanto che non passa a trovarci”, disse.

In realtà non era quasi mai successo: i suoi genitori abitavano in una casa molto grossa e amavano organizzare grandi cene; quando si erano visti era stato quasi sempre perché loro erano andati a visitarli.

“E’ vero, ma dobbiamo studiare una cosa assieme”, rispose Francesco.

Sabrina, che lo conosceva bene, non poté non notare la maniera in cui lui aveva abbassato lo sguardo e il leggero rossore che era apparso sulle sue guance.

Anche se lei non avesse detto la chat, avrebbe probabilmente colto non le stesse dicendo la verità.

Indossò il completo da corsa e si guardò allo specchio.

Per niente male.

Alberto voleva vederla?

Si accomodasse pure, a lei non dispiaceva.

Guardò l’ora.

“Non c’è problema: vado a correre per un’oretta, poi ordiniamo due pizze, così Alberto potrà venire subito dopo”.

 

La corsa le fece bene: le permise di sfogare la stanchezza della giornata e, non in ultimo, placare certe voglie.

Percorse un paio di chilometri andando verso ovest costeggiando il fiume poi, giunta in vicinanza del maneggio dei cavalli, invertì il senso di marcia.

Che suo figlio e i suoi amici avessero il sesso come pensiero fisso era comprensibile e normale, ma lei non poteva e non doveva lasciarsi trascinare.

Intanto per un risvolto morale: avrebbe potuto essere la madre di tutti quanti loro e una mamma non si comporta così.

Come avrebbe reagito se Anna, la madre di Lorenzo, avesse fatto con suo figlio la stessa scena che aveva fatto lei?

Tagliò attraverso il parco e prese una scorciatoia.

Era poco allenata e non vedeva l’ora di tornare a casa.

Però nè suo figlio nè altri avevano aperto un gruppo di Whatsapp in onore di Anna, l’avevano aperto per lei, che era indubbiamente molto più carina di Anna.

Nonchè più giovane.

E anche sigle.

Atraversò la strada e suonò al citofono, pregando che suo figlio non fosse sotto la doccia.

La porta si aprì dopo pochi secondi.

Entrò in casa, andò direttamente in camera sua e si abbandonò sul materasso.

“Sono distrutta – disse ad alta voce sfilandosi le scarpe – Non credevo di essere così poco allenata”.

“Ciao Sabrina”.

La donna sollevò la testa e rimase di stucco quando vide Alberto sulla porta della stanza.

“Ciao – rispose quindi – Scusa, ma non mi aspettavo di trovarti qui. Francesco mi aveva detto che saresti passato dopo cena”.

Lanciò un’occhiata di rimprovero al figlio, che si era nel frattempo materializzato accanto all’amico.

Alberto alzò le spalle.

“Abbiamo tanto da studiare: prima iniziamo, prima finiamo”.

Sabrina annuì e si alzò in piedi, quando sentì come un morso al polpaccio.

“Un crampo!”, disse buttandosi sul letto.

I due ragazzi si avvicinarono e la guardarono, incerti sul da farsi.

La donna si gettò a terra e sollevò la gamba.

“Devi tirarmi il piede!”, disse a suo figlio.

Siccome Francesco continuava a rimanere immobile, fu Alberto farsi avanti.

“So io come fare”, disse con tono esperto.

Il ragazzo giocava a rugby o a basket, Sabrina non si ricordava. In ogni caso faceva sport e si vedeva, eccome se si vedeva.

Si inginocchiò di fronte a lei, le prese il piede tra le mani e lo piegò verso l’alto.

La donna sentì il muscolo rilassarsi e fece un respiro profondo, ma il sollievo durò poco, perchè non appena Alberto mollò la presa il crampo riprese.

Alberto flettè nuovamente il piede di Sabrina, scuotendo la testa.

“Hai la tuta troppo stretta, ti comprime il muscolo – disse – Devi toglierla”.

La donna ebbe solo un attimo di esitazione, poi afferrò l’elastico dei pantaloni e li abbassò velocemente; Alberto la aiutò a liberarsene del tutto.

Distese la schiena sul materasso e riprese a respirare lentamente, sollevata dalla cessazione del dolore.

Una parte di lei si rendeva conto che era in perizoma davanti ad Alberto, ma decise che non le importava.

Alberto aveva lamentato più volte, all’interno della chat, di non essere stato reso partecipe della visione del corpo di Sabrina, ora lei lo stava ripagando.

Il ragazzo le distese la gamba e tastò il polpaccio incriminato.

“Come va?”, chiese.

“Fa male”, rispose Sabrina.

Passò le dita sul muscolo.

“E’ ancora contratto. Girati che provo a distenderlo”.

La donna si voltò con la pancia sul materasso, consapevole che così facendo il ragazzo avrebbe avuto le sue natiche in bella vista.

Alberto le posò una mano sul muscolo.

“Ora cerca di rilassarti – le disse – Non ci vorrà molto, ma se non sei tesa è meglio”.

Sabrina fece un sospiro e chiuse gli occhi.

Sentì le mani di Alberto correre lungo il polpaccio destro.

Le faceva ancora male, ma sentiva che, frizione dopo frizione, il dolore scemava progressivamente.

Il ragazzo scese lungo la gamba e le prese il piede tra le mani.

“Sei ancora troppo tesa”, le disse.

Le passò un dito sotto alla pianta del piede.

Sabrina si sarebbe aspettata di fare un balzo per il solletico, ma sentì invece un brivido percorrerla.

Alberto ripetè il movimento, provocandole un altro brivido.

“Devi rilassarti di più. Lascia fare a me”.

Salì sul letto e si inginocchiò tra le sue caviglie.

“Non c’è abbastanza spazio, allarga le gambe, per piacere”, le disse.

Sabrina ubbidì, rifiutandosi di pensare a quello che doveva essere il punto di vista di Alberto: lei distesa con il sedere in alto e le gambe larghe.

Non era proprio una postura da mamma.

A proposito, dove era finito suo figlio?

Alberto le passò le mani su entrambi i polpacci e risalì oltre il ginocchio.

“Entrambe le gambe sono tese”, disse, come a giustificare quel suo sconfinamento oltre il territorio consentito.

Sabrina non disse nulla, ritenendo che il suo silenzio bastasse come approvazione.

Il ragazzo colse il messaggio, perchè proseguì a frizionarle le cosce.

La donna si abbandonò al piacere di quel tocco, cercando di non pensare a chi fosse il proprietario delle mani che la stavano accarezzando.

Era un ragazzo quasi adulto, no?

Sicuramente non era la prima volta che posava le mani su una donna, quello era evidente.

Forse rischiava di essere la più vecchia, quello sì.

Ad ogni passaggio le mani di Alberto si fermavano sempre più in alto, fino a quando non arrivò ad accarezzarle la parte inferiore delle natiche.

Sabrina sentì un brivido. Si stava bagnando.

Le dita di Alberto le accarezzarono l’interno coscia.

Ormai non stava neppure più fingendo che fosse un massaggio.

Un polpstrello le sfiorò la stoffa del perizoma nel punto in cui poggiava proprio sopra alle grandi labbra.

Una specie di scarica elettrica le attraverò la zona inguinale.

Francesco, dove era Francesco?

Il dito di Alberto continuò ad insistere nella stessa zona, mentre Sabrina sentiva che il perizoma si stava inumidendo dei suoi umori.

Allargò ancora di più le gambe per permettere ad Alberto un migliore accesso alla zona.

Ora il ragazzo la stava toccando con la mano aperta; Sabrina sollevò il bacino per permettergli di insinuare meglio la mano.

Era bagnata in maniera vergognosa e ora stava anche cominciando ad ansimare.

Come sarebbe finita?

Sicuramente voleva venire, ma sarebbe stata una buona idea?

Faceva ancora in tempo a fermare tutto, a dire ad Alberto che si era fatta traascinare, però il suo corpo non sembrava essere dello stesso parere.

La mano del ragazzo la toccò ancora più a fondo, insinuando due dita sotto il perizoma.

Ora la stava toccando direttamente sulla pelle.

Si morse il labbro inferiore per non permettere ai suoi gemiti di uscire.

Alberto andava sempre più veloce, mentre lei desiderava che il ragazzo le togliesse tutti i vestiti e la possedesse.

Erano pensieri impuri?

Era il suo corpo che lo desiderava.

Un dito di Alberto si fece finalmente strada tra le sue labbra, stappandole un ansimo.

Che venisse, che godesse finalmente per mano di qualcun altro!

Si mise su un fianco, decisa a voltarsi e a togliersi le mutandine, quando vide che Francesco era accanto a lei.

Era in piedi vicino al letto e con il telefonino stava riprendendo la scena.

“Che cazzo stai facendo?”, gli chiese.

“Tu chiedi a me cosa sto facendo io?”, domandò lui con tono divertito.

La donna si mise in ginocchio sul letto, con le mani in grembo e aspettò che il suo respiro tornasse regolare.

“Basta, fine! – disse – Andate di là a studiare, è per questo che siete qui, giusto?”.

Teneva lo sguardo basso per non vedere i due ragazzi in volto.

Alberto era ancora seduto sul letto.

“Ho detto fuori!”, ripetè, quasi urlando.

Suo figlio e il suo amico non dissero una parola; uscirono dalla stanza e chiusero la porta dietro alle loro spalle.

Sabrina si abbandonò sul letto e si coprì il volto con le mani.

Cosa stava facendo?

 

 

Sabrina si abbandonò sul materasso e lasciò che il cuore riprendesse a battere alla velocità normale.

La mano era ancora intrappolata tra le sue gambe e il respiro affannato.

Ci mise un paio di minuti a riprendersi, poi si girò su un fianco e guardò l’orologio sul comodino: mancavano pochi minuti alle due di notte e, istintivamente, si domandò dove fosse suo figlio.

Era andato a ballare con gli amici e lei non era del tutto tranquilla.

Non sapeva chi di loro avrebbe preso la macchina e poi, si sa, i ragazzi di quell’età quando escono per le prime volte non sanno controllarsi.

Meditò se chiamarlo sul telefonino, poi immagino che, così facendo, gli avrebbe fatto fare una brutta figura con amici e desistette.

Sarebbe tornato a casa sano e salvo anche quella sera, era inutile preoccuparsi.

Anzi, sarebbe stato meglio che lei prendesse sonno, visto che il giorno dopo era sì domenica, ma aveva la casa da mettere a posto e alcune commissioni da fare.

Vide le mutandine abbandonate sul pavimento accanto al letto e decise che non le avrebbe indossate nuovamente.

Quando mezz’ora prima si era svegliata in preda ad una certa frenesia si era spogliata rapidamente e aveva gettato gli indumenti un po’ ovunque.

Recuperò il pacchetto di sigarette dal comodino e ne accese una.

Era rimasta sorpresa dalla voglia con la quale si era accarezzata e dall’orgasmo che aveva provato poco prima.

Non poteva negarlo, ultimamente il suo pensiero andava al sesso molto più di frequente del solito.

Sul comodino c’era anche un bicchiere, ancora pieno per un dito di whiskey.

Lo prese e lo finì con una sola sorsata.

Sapeva bene quanto fosse ossessionante per lei il sesso quando cominciava a diventare un chiodo fisso.

Il suo matrimonio era fallito per quello, non poteva dimenticarlo: quando aveva cominciato a fissarsi sui pettorali del suo insegnante di step non era riuscita a pensare ad altro, soprattutto quando lui aveva fatto intendere che “si poteva fare”.

Aveva intrecciato con lui una relazione che era durata un paio di mesi, relazione caratterizzata da pochissime parole e molto sesso; poi, proprio quando entrambi erano ormai d’accordo di interrompere definitivamente, suo marito aveva scoperto alcuni messaggi compromettenti sul telefonino di lei e l’aveva lasciata.

Per questo poco prima aveva deciso di toccarsi: non solo perché le procurava piacere, ma per placare quella sua voglia che, lo sapeva, non le avrebbe portato nulla se non problemi.

Spense la sigaretta nel posacenere e si adagiò sul materasso.

Era meglio che provasse a dormire.

 

Due ore dopo, Francesco scendeva dall’auto di Lorenzo davanti a casa.

“Vai già a dormire?”, gli chiese l’amico alla guida.

“Se hai po’ di fumo possiamo girarcene una per chiudere la serata in bellezza”, propose Alberto dal sedile posteriore.

Francesco frugò nelle tasche del giubbotto, quindi disse: “L’ho lasciato su in casa. Se mi date due minuti vado su e lo recupero”.

Salì le scale cercando di non far rumore e si introdusse in camera sua.

Frugò tra la biancheria intima sino a quando non trovò un pacchetto di carta stagnola, lo prese e lo infilò rapidamente in tasca, come se qualcuno lo stesse guardando.

Gli mancava un accendino, pensò che forse sua madre ne teneva uno sul comodino.

Si spostò nella stanza di Sabrina e penetrò silenziosamente, timoroso di svegliarla.

Quando i suoi occhi si adattarono all’oscurità, si rese conto che la madre era sì addormenta, ma sembrava completamente nuda.

Le sguscio accanto, prelevò l’accendino dal comodino e quando lo accese per verificarne il funzionamento ebbe conferma di quanto aveva visto prima.

Uscì dalla stanza, si chiuse delicatamente la porta alle spalle e scese gli scalini con circospezione.

Non capiva cosa stesse succedendo a sua madre ultimamente.

Era sempre stata una bella donna e spesso aveva notato l’effetto che lei faceva negli uomini, ma negli ultimi tempi l’atteggiamento di lei sembrava essere cambiato.

Sembrava avesse sempre voglia e faceva di tutto per mettersi in mostra.

Le ricordava Anna, la sua compagna di classe, con la sola differenza che Anna era costretta a mettersi in mostra perché era inguardabile, sua madre era invece molto bella, certamente più di Anna nonostante la differenza di età.

Oppure era semplicemente lui che non se ne era mai reso conto?

I suoi genitori si erano separati solo qualche anno prima, ma indubbiamente era capitato in un momento della sua vita in cui lui era troppo giovane per notare certe cose.

Sapeva per certo che il motivo della separazione era stato un tradimento di sua madre; forse anche in quel momento era stata così esuberante?

Nonostante le volesse bene, questo faticava a perdonarglielo.

Voleva bene a suo padre anche, e non poteva non constatare come gli appetiti sessuali di sua madre avessero di fatto rovinato la vita ad entrambi.

Ora suo padre viveva in un monolocale con mobili usati e lui stesso, Francesco, ben sapeva che non avrebbe potuto permettersi un’auto sua fino a quando non fosse andato a lavorare.

Se i suoi genitori fossero rimasti assieme, certamente avrebbero avuto delle possibilità economiche maggiori.

Raggiunse gli amici in strada e allungò il pezzetto di fumo a Lorenzo, quello dei tre più avvezzo a certe pratiche.

“Si è svegliata tua madre?”, domandò Alberto.

“No, era nel suo letto”.

“Che spettacolo di topa…”.

Anche i suoi amici ormai parlavano spesso di lei, non facendosi problemi a appellarla come fosse una ragazza del loro giro.

Lo trovava un po’ fastidioso, ma cosa poteva opporre lui nel momento in cui era lei stessa a comportarsi in quella maniera?

“Come dorme tua madre? In biancheria intima?”, domandò Lorenzo sbriciolando una sigaretta.

“Io fossi in te la spierei ogni volta che va a farsi la doccia”, disse Alberto senza aspettare la risposta di Francesco.

“Io fossi in lui – disse Lorenzo accendendosi la canna – farei in modo che lei mi spiasse sotto la doccia. Si vede che la signora ha voglia”.

“Sicuramente – aggiunse Alberto tirando anche lui dalla canna – si vede che ultimamente le manca la sua solita iniezione di cazzo”.

Non era la prima volta che Francesco ascoltava discorsi del genere, ma quella volta sentì una sorta di movimento tra le sue gambe.

Si stava eccitando a sentire i suoi amici che parlavano in quei termini di sua madre.

Prese la canna tra le dita e aspirò profondamente.

“Vuoi sapere come dorme?- domandò a Lorenzo – Dorme nuda”.

Lorenzo prese in mano la canna e lo guardò con espressione dubbiosa.

“Mi stai prendendo per il culo? Tua madre dorme nuda?”, chiese conferma.

Francesco scosse la testa: “Normalmente no. Ma adesso è nuda, l’ho vista un attimo fa quando sono salito”.

Alberto e Lorenzo si scambiarono una rapida occhiata di intesa ed entrambi sorrisero.

“Andiamo su da te, allora!”, propose Alberto.

“Ragazzi, non so se e una buona idea”, protestò Francesco, pur sapendo che alla fine avrebbe acconsentito.

Se aveva scelto di rivelare quel particolare era perché sperava che i suoi amici reagissero in quella maniera.

“Dai, vogliamo solo vederla”, incalzò Alberto.

“La guardiamo e poi veniamo via”, disse Lorenzo.

“La guardiamo, scattiamo un paio di foto e veniamo via”, puntualizzò Alberto.

Francesco prelevò le chiavi dalla tasca.

“Andiamo su, ma fate piano. E stiamo solo un minuto”.

 

Entrarono in casa silenziosamente, sfilandosi le scarpe nell’ingresso in modo da eliminare il rumore dei passi.

Scivolarono nella stanza da letto e Francesco accese la luce del comodino, in modo da illuminare sua madre senza disturbarla con una luce diretta.

Sabrina era sdraiata sulla schiena, il lenzuolo le copriva soltanto il piede sinistro.

I due ragazzi non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso.

“Minchia che figa!”, disse Alberto estraendo il telefonino di tasca.

Anche Lorenzo prese in mano il suo telefono e inquadrò la donna.

Francesco non sentiva la necessità di fotografarla, ma non poté non registrare l’irrigidimento del suo membro dentro ai pantaloni.

Sperando che l’oscurità lo nascondesse si passò una mano sul cavallo.

Due flash balenarono rapidamente nell’oscurità, ma Sabrina non sembrò infastidita da quella luce improvvisa.

La canna fumata poco prima stava facendo effetto e i due ragazzi non smettevano di ridacchiare.

“Se hai il coraggio di tirarti fuori il cazzo e metterlo accanto alla sua faccia ti fotografo”, propose Alberto a Lorenzo.

Lorenzo si produsse in una risata silenziosa e alzò il pollice nei confronti dell’amico. Evidentemente l’idea gli era piaciuta.

Si abbassò rapidamente pantaloni e mutande, rivelando il pene eretto, quindi si inginocchiò sulla letto e si protese verso la donna.

Alberto scattò un paio di foto, poi rincarò la dose: “Se ti spogli completamente diventi il mio idolo assoluto”.

Lorenzo era già parecchio eccitato e aveva già rotto il ghiaccio, così non ci mise molto a liberarsi della camicia e dei pantaloni.

Ormai nudo, salì nuovamente sul letto e accostò il proprio pene alle labbra di Sabrina.

Fece in modo da avvicinarsi il più possibile senza arrivare a sfiorarla e rimase in posa mentre l’amico scattava un paio di foto.

Scese dal letto e si fece passare il telefonino.

“Fallo tu ora”, disse.

Alberto non voleva certamente essere da meno dell’amico e in pochi istanti anche lui si liberò dei vestiti.

Salì sul letto, questa volta dal lato dei piedi.

Si inginocchiò tra le gambe della donna e si protese su di lei, sorreggendosi sulle braccia quasi come fosse in procinto di fare delle flessioni.

Anche lui era in erezione, e si fermò quando il suo membro arrivò all’altezza della vulva della madre del suo amico, quindi si abbassò leggermente.

Il suo glande si appoggiò sul monte di Venere di Sabrina.

“Sbrigati a scattare, non resisto con le braccia”, bisbigliò all’amico.

 

Sabrina si era svegliata circa dieci minuti prima, quando suo figlio era entrato in casa la prima volta.

Non era stato particolarmente rumoroso, ma l’orecchio allenato di una mamma è in grado di captare anche i rumori più leggeri quando il figlio non è in casa.

Lo aveva sentito entrare in camera, uscire nuovamente e l’aveva quindi udito parlare con gli amici proprio sotto alla sua finestra.

Abitare al secondo piano aveva degli svantaggi, ma in quell’occasione le aveva permesso di distinguere chiaramente le parole dei ragazzi, aiutata anche dall’assenza di traffico.

Quando li aveva sentiti penetrare in casa non aveva saputo far nulla di meglio che fingere di dormire.

Certo, avrebbe potuto coprirsi con il lenzuolo, ma aveva deliberatamente scelto di non farlo.

Una parte di lei era persuasa di non essersi coperta per non far fare brutta figura a suo figlio, un’altra parte sapeva benissimo di desiderare di essere ammirata da loro.

Aveva sentito l’odore del membro di Lorenzo quando lo aveva accostato al suo viso.

Si era domandata come avrebbe reagito lui se improvvisamente lei avesse aperto la bocca, e quasi le era venuto da ridere a quel pensiero.

Alla stessa maniera aveva sentito il tocco del pene di Alberto su di lei. Era umido e la cosa l’aveva gratificata.

 

Francesco si passò nuovamente la mano sul cavallo dei pantaloni. Ce l’aveva durissimo, vedere sua madre balia dei suoi amici lo stava eccitando da impazzire.

“Se la toccate, anche il prossimo giro fumo lo offro io”, li sfidò.

In due amici si voltarono e lo guardarono per qualche secondo.

La loro nudità non permetteva di nascondere quanto quell’idea li stesse eccitando.

Lorenzo fu il primo a raccogliere la sfida dell’amico: si protese verso Sabrina e le posò con circospezione una mano su un seno.

Per qualche secondo tenne lo sguardo fisso sul volto di lei in modo da cogliere anche i più impercettibili segnali di risveglio, ma quando vide che non vi era alcuna reazione si voltò verso gli amici e rivolse loro un ampio sorriso.

Forse per istinto, o forse solo perché a quel punto i freni inibitori erano venuti meno, con la mano libera si strinse il membro, cominciando ad accarezzarlo.

Francesco si voltò quindi verso Alberto e con una mano lo invitò a fare la sua parte.

Si vedeva che il ragazzo era timoroso, ma più del timore potè la voglia di non sfigurare di fronte agli amici e soprattutto il desiderio di toccare una donna.

Si protese nuovamente verso lei e appoggiò un dito dove poco prima aveva poggiato il suo pene.

Ci andò cauto, come se la donna potesse improvvisamente morderlo con la vulva, ma quando vide che non capitava nulla sul suo volto apparve un ampio sorriso.

Avesse avuto maggiore dimestichezza con le donne, avrebbe capito che Sabrina era bagnata e si sarebbe posto qualche domanda.

Alberto guardò verso Lorenzo che non aveva smesso di accarezzarsi e lo imitò.

Strinse il suo pene nella mano e cominciò a percorrerlo su e giù.

 

Lorenzo non riusciva a smettere di toccarsi.

Aveva desiderato mettere le mani su quella donna da quella sera in cui aveva sfilato in biancheria intima di fronte a loro, e le aveva già dedicato almeno cinque carezze solitarie.

Non aveva mai immaginato che avrebbe avuto la possibilità di metterle le mani addosso, anche se la situazione in trovava in quel momento era piuttosto insolita.

La guardò ancora, ammirando quanto fosse bella.

Sabrina non sembrava in procinto di svegliarsi e Alberto si stava toccando anche lui.

Francesco, da cui temeva una reazione da un momento all’altro, sembrava rapito dalla scena e anche lui, benché fosse ancora vestito, continuava ad accarezzarsi il membro attraverso i pantaloni.

Per quanto riguardava lui, la prudenza gli suggeriva di smetterla, ma le sensazioni che gli arrivavano tra le gambe gli imponevano di andare avanti.

Non avrebbe potuto interrompere in quel momento senza procurarsi un fastidioso dolore per il resto della notte.

Stava per venire e non vedeva l’ora.

 

Alberto, pur avendo iniziato dopo, era anche lui al limite della sopportazione.

I suoi amici non lo sapevano, ma non aveva mai toccato una donna tra le gambe.

Il massimo che aveva osato era stato infilare una mano sotto la maglietta di Veronica, la sua ragazza dello scorso anno, ma senza toccarle altro che la stoffa del reggiseno, per di più al prezzo di uno schiaffone sul volto.

Si chiese come fosse possibile che Sabrina non si accorgesse di nulla, ma ipotizzò che fosse una persona dal sonno particolarmente pesante.

Dopotutto anche a lui capitava fino a qualche anno prima di addormentarsi sul divano e svegliarsi nel proprio letto, senza essersi mai accorto di essere spostato dai suoi genitori.

Non era forse la stessa cosa, ma poteva essere una spiegazione.

Con lo sguardo percorse il corpo della donna e sentì un brivido provenirgli dallo scroto.

Era ormai questione di secondi

 

 

Sabrina sentiva cosa stava avvenendo accanto a lei e la sua eccitazione cresceva alla pari con quella dei due ragazzi.

Avere le loro mani addosso, sentire che si stavano toccando a pochi centimetri da lei le stava facendo salire la temperatura.

Lorenzo aveva un tocco leggero sul suo seno, ma proprio per questo motivo la stava eccitando in maniera incredibile.

Sapeva di avere i capezzoli eretti e sperò che il ragazzo considerasse il fenomeno come involontario.

Alberto a esser sincera avrebbe potuto fare di meglio.

Le stava toccando le grandi labbra ma senza andare a fondo, limitandosi a tastare in superficie.

Forse aveva paura di svegliarla, o forse non era esperto.

Ancora con gli occhi chiusi, allargò leggermente le gambe in modo da facilitargli il tocco.

Con un uomo adulto sarebbe stato un segnale inequivocabile, ma con un ragazzo, soprattutto inesperto, era tutto da verificare.

Si chiedeva dove fosse suo figlio e cosa stesse facendo.

Si stava toccando anche lui?

Sarebbe stato il massimo.

Alberto finalmente trovò il punto corretto e la donna non riuscì a trattenere un sospiro.

Troppo forte, forse.

“Mamma?”.

Sabrina rimase immobile.

“Mamma, sei sveglia?”, chiese ancora Francesco.

Sabrina aprì gli occhi, fingendo maldestramente di essersi svegliata in quel momento.

“Cosa succede?”, chiese guardandosi intorno e coprendosi con il lenzuolo.

Alberto e Lorenzo portarono le mani sui genitali, mentre Francesco scuoteva la testa.

“Piantala, non sai recitare”, le disse Francesco.

Sabrina lo guardò senza dire nulla.

“Eri sveglia, lo so benissimo. Ti sei lasciata toccare come una…come una zoccola qualunque! Perchè eri nuda?”.

Abbassò lo sguardo e vide il perizoma della madre accanto al letto.

“Ti sei masturbata, eh mamma? Ti sei toccata?”.

Raccolse il perizoma e lo gettò verso di lei.

Sabrina lo guardò con occhi di fuoco.

“Certo, mi sono toccata! – reagì con orgoglio – Perchè, non posso? Credi di essere l’unico ad avere l’esclusiva dell’autoerotismo in questa casa?”.

“No, certamente. Ma io non mi comporto come una mignotta di fronte agli amici di mio figlio”.

“Sono tua madre, mi devi del rispetto!”, protestò lei.

“Non sei mai stata una madre, hai sempre pensato ai cazzi tuoi. Come adesso, che ti stavi gemendo come una cagna!”.

Francesco montò in ginocchio sul letto e strappò il lenzuolo di dosso a Sabrina.

La donna subito cercò di coprirsi, poi si mise anche lei in ginocchio, fronteggiando il figlio a pochi centimetri con le mani sui fianchi.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Francesco poggiò la mano tra le gambe della madre.

La donna non oppose resistenza.

“Sei ancora bagnata”, disse con una punta di disprezzo.

Le infilò un dito dentro e Sabrina non trattenne un gemito.

“Sei una zoccola”, le disse, introducendo anche un secondo dito nella vagina di sua madre.

Sabrina chiuse gli occhi e Francesco le posò una mano su un seno, stringendolo.

Le dita del figlio erano penetrate in profondità.

Sentì una pressione sul busto e si laciò cadere indietro, sul materasso.

Francesco non tolse le dita da dentro di lei e, anzi, non appena la madre si trovò in posizione orizzontale, le allargò ulteriormente le gambe.

I due amici, nel frattempo, avevano smesso di coprirsi e avevano ritrovato l’erezione di qualche minuto prima.

Lorenzo si inginocchiò accanto alla testa di Sabrina e ricominciò a toccarsi.

Dopo poco, Alberto imitò l’amico, dall’altro lato.

Sabrina chiuse li occhi, abbandonandosi finalmente al piacere.

Sapeva che quanto stava facendo le avrebbe imposto delle rilfessioni, ma in quel momento non voleva pensarci.

Mentre Francesco continuava a far entrare e uscire le dita da dentro di lei, i due amici le accarezzavano i seni.

Li sentiva ansimare, non sarebbero durati a lungo.

Alberto, alla sua sinistra, sembrava avere il respiro più rotto.

Sabrina voltò la testa dalla sua parte e aprì la bocca.

Il ragazzo non dovette farsi pregare e le introdusse il pene dentro.

Sabrina fece appena in tempo ad accarezzarlo con la lingua che Alberto venne.

Sentì il seme di lui colpirle il palato, poi scendere lungo l’esofago.

Lo tenne in bocca per qualche secondo, poi si voltò.

Incontrò lo sguardo di Lorenzo, che sembrava comunicarle quanto anche lui fosse prossimo all’orgasmo.

Aprì nuovamente la bocca e accolse anche il membro di Lorenzo.

Con la mano libera gli accarezzò lo scroto e gli stimolò la base dell’organo.

Lorenzo prese ad ansimare più velocemente, ed ad ogni ansimo Sabrina passava la lingua sull’asta.

Quando venne quasi urlò, e si scaricò completamente nella bocca della donna.

Sabrina deglutì, poi si abbandonò sul materasso.

Francesco non aveva mai smesso di toccarla e stava per venire anche lei.

Sollevò la testa e guardò suo figlio.

“Spogliati!”, gli disse.

Il ragazzo reagì come se non stesse aspettando altro. Si liberò in un attimo della maglietta, quindi con un solo movimento si sfilò pantaloni e boxer.

Il pene eretto dimostrava la voglia che aveva.

Si gettò sulla madre, che allargò le gambe.

Era bagnata e il membro di Francesco le entrò dentro senza alcuna difficoltà.

Si coricò su di lei e i loro volti si trovarono a qualche centimetro.

Si osservarono per un paio di secondi, poi le loro labbra si unirono.

Francesco prese a eseguire un ritmico movimento di bacino, movimento che lei prese ad assecondare.

Stava per venire, ormai le sarebbero bastati solo pochi secondi.

Suo figlio aumentò il ritmo, forse anche lui era vicino a godere.

Lei gli piantò le unghie nella schiena.

“Vengo!”, gli disse in un orecchio.

Lui non disse nulla, ma venne anche lui.

 

Quando Francesco si staccò dal corpo della madre, il suo sguardo corse verso i suoi amici.

La scena era quasi grottesca: sua madre era sdraiata sul letto, loro tre sedevano attorno a lei, tutti nudi.

Sabrina recuperò il lenzuolo e si coprì.

Disneyland stava chiudendo.

Prese una sigaretta e se la accese, senza offrire.

“Ragazzi, tutto questo non è mai avvenuto”, disse.

I tre ragazzi si alzarono dal letto all’unisono e recuperarono i vestiti.

 

 

Sabrina si era appena accomodata sul divano quando sentì suonare il campanello.

Francesco era uscito da pochi minuti, evidentemente aveva dimenticato qualcosa a casa.

Si alzò maledicendo l’abitudine del figlio di uscire senza portarsi le chiavi e aprì la porta senza guardare, rimanendo quindi sorpresa quando vide che la figura che le si parò davanti non era quella che si aspettava.

Era Chiara, la sorella gemella di Francesco.

“Chiara! – disse sorpresa – Cosa ci fai qui?”.

Abbassò lo sguardo e vide la valigia nella mano destra della ragazza e il trolley in quella sinistra e decise di non fare ulteriori domande.

Si scostò dall’uscio e la fece entrare, guidandola in soggiorno.

“Cosa è successo?”, le chiese una volta che si furono accomodate entrambe sul divano.

La ragazza si asciugò gli occhi col dorso della mano.

“Adesso non ho voglia di parlare – rispose – Se non ti dispiace, avrei solo bisogno di un posto dove stare per qualche giorno”.

Sabrina la abbracciò.

“Non devi preoccuparti, questa è casa tua e puoi starci quanto desideri”.

Si alzò, prese la valigia della figlia e la portò nella stanza di Francesco.

“Come vedi, tuo fratello ha apportato qualche modifica da quando te ne sei andata – le disse quando Chiara la raggiunse – ma lo spazio c’è”.

Sabrina notò la direzione dello sguardo della ragazza. Stava fissando il letto.

“Lo so, non c’è più il tuo letto, ma non l’abbiamo gettato: è in cantina, appena torna Francesco lo andremo a prendere. In ogni caso, questo è letto da una piazza e mezza, in due ci si può stare”.

Chiara trascinò il trolley e si sedette sul letto.

“Non ti preoccupare, magari fosse questo l’unico mio problema”.

Sabrina immaginò che la ragazza volesse stare un po’ da sola.

“Ti lascio tranquilla, così sistemi anche le tue cose. La tua parte di armadio è ancora vuota, non avrai problemi di spazio. Se hai bisogno di me, sono di là”.

Voltò le spalle alla figlia e tornò nel soggiorno; si accese una sigaretta e si versò un dito di vodka.

Era contenta di vederla, ma certamente il suo ritorno a casa avveniva in un momento un po’ particolare.

Da quella sera in cui si era trovata in compagnia degli amici di Francesco, con il figlio il rapporto aveva preso una piega decisamente diversa.

Non avevano più fatto sesso, ma sentiva che tra loro era nato un rapporto diverso, molto più intimo.

Sicuramente non ci voleva una terza persona in casa, per quanto volesse bene a sua figlia.

Ma cosa avrebbe potuto fare?

Era soltanto questione di pochi giorni, aveva detto lei.

Quando se la fosse sentita, avrebbe chiesto a Chiara cosa fosse successo.

Dopo un anno di convivenza con Matteo, senza nessuna avvisaglia, le sembrava almeno curioso che tutto finisse in un lampo.

Erano ragazzi giovani, nel giro di poco le cose si sarebbero aggiustate e sarebbe tornata a casa.

Spense la sigaretta e cercò un film da guardare.

 

Francesco entrò in casa silenziosamente.

Era oltre mezzanotte e non voleva discutere con sua madre.

Si chiuse la porta alle spalle e notò con sollievo come la luce nella stanza di lei fosse spenta: stava dormendo e non si sarebbe accorta dell’ora.

Notò, invece, come una luce leggera fosse accesa nella sua stanza.

Possibile che l’avesse lasciata accesa uscendo?

Entrò nella stanza e quasi urlò quando vide che qualcuno era nel suo letto.

La persona si voltò e Francesco vide che era sua sorella Chiara.

“Chiara, mi stava venendo un infarto! Cosa fai qui?”, domandò.

La ragazza si mise a sedere.

“Ho litigato con Matteo. Insomma, non è che abbia litigato, ma ho bisogno di non frequentarlo per un po'”.

Il ragazzo non poté non notare come la sorella indossasse solo la biancheria intima.

Un completo ordinario, niente di sexy, ma la quarta di seno di Chiara avrebbe reso provocante anche un’armatura.

I lunghi capelli neri e gli occhi azzurri della madre completavano il quadro.

“Dovremmo dividere il letto per un po’ – disse lei – spero che non sia un problema”.

Francesco sollevò gli occhi e la guardò in volto, sperando che lei non si fosse accorta dove aveva posato lo sguardo.

“No, non è un problema. Figurati”, rispose sfilandosi i jeans.

Si tolse anche la maglietta e, in boxer, si accomodò accanto a lei.

Il letto non era ampio e si trovò subito a contatto con la ragazza.

Chiara si voltò per spegnere la luce, e Francesco ne approfitto per ammirarle il sedere.

Non aveva cambiato abitudini, era in perizoma.

Cercò di pensare a lei come alla bambina di sei anni che le preparava le torte di fango, ma quel pensiero si rivelò subito piuttosto debole.

“Allora, cosa mi racconti? – chiese lei – Ti sei fidanzato? Hai una ragazza?”.

Il pensiero di Francesco andò a qualche sera prima, quando aveva fatto sesso con sua madre.

Quella era sicuramente una novità, ma non era il caso di rendermi partecipe Chiara.

“No, nessuna ragazza fissa. Ogni tanto vedo qualcuna, ma niente di serio”, rispose, rifugiandosi in una serie di banalità che avrebbero potuto anche essere credibili.

Chiara gli appoggiò una mano sulla petto e gli accarezzò gli addominali.

“Certo, sarei diventato un bel ragazzo, sicuramente non avrà problemi a scegliere”.

Francesco sentì che il pene gli si stava ingrossando dentro i boxer.

“È che nessuna mi piace veramente – rispose, cercando di non pensare al seno di Chiara – Sicuramente devo ancora conoscere la mia futura fidanzata”.

“Certo, non devi avere fretta-proseguì lei, passandogli i polpastrelli sul petto-vedi cosa è capitato a me, sono voluta andare a convivere subito…”.

Francesco sapeva che le carezze di Chiara non avevano alcun fine, lei era sempre stata affettuosa con lui, ma la visione del corpo di lei unita alle sue carezze gli stavano facendo esplodere membro.

Non voleva che lei se ne accorgesse.

Notò come, nella stanza accanto, sua madre avesse acceso la luce.

“Senti, vado a fumare una sigaretta con mamma”, disse.

La scusa era buona, visto che Chiara non fumava e non sopportava l’odore del fumo.

Si alzò velocemente e sgusciò nell’altra stanza, sperando che l’oscurità fosse stata sufficiente a nascondere la sua erezione.

Entrò nella stanza di Sabrina, che, invece, posò subito lo sguardo tra le gambe del figlio.

“Sei teso ?”, chiese con un sorriso.

Le faceva piacere che suo figlio venisse nella sua stanza con quella predisposizione fisica.

“Un pochino”, commentò lui sdraiandosi accanto a lei.

Sabrina spense la sigaretta nel posacenere, benchè fosse appena iniziata.

“Abbassati i boxer, ci penso io a farti rilassare”.

Un attimo dopo stringeva nella mano il membro del figlio.

 

 

“Allora, vuoi dirmi cosa è successo?”, domandò Sabrina a Chiara.

Erano passati ormai due giorni e la donna riteneva che fosse giusto sapere cosa era appena capitato a sua figlia; sia perché il suo senso materno la portava ad essere comunque ancora protettiva con lei, sia perché era dannatamente curiosa.

Si accese una sigaretta e distese le gambe sul divano, in attesa che sua figlia, seduta sulla poltrona accanto a lei, le desse risposta.

Era sabato pomeriggio e avevano tutto il tempo che volevano.

Chiara giocherellò un po’ con il bordo della vestito, poi tirò un sospiro.

“Va bene, anche se mi rendo conto che a raccontarla sembra una stupidaggine. Comunque ho scoperto che Matteo va matto per il porno”.

Sabrina sollevò un sopracciglio e la guardò perplessa.

“Non ho capito. Tu stai dicendo che lo hai lasciato perché gli piacciono i film hard?”, chiese.

Chiara drizzò la schiena e rispose decisa: “No, non è quello. Non sarei arrivata a tanto se lui fosse semplicemente un appassionato del genere. È una cosa che non condivido ma so che molti uomini lo fanno, non sono così ingenua”.

Si prese una pausa per riordinare le idee.

“Ho scoperto che frequenta alcuni forum di pornografia amatoriale; forse neppure pornografia, ad essere rigorosi”.

Sabrina spense la sigaretta, ricordandosi solo in quel momento quando la figlia odiasse il fumo.

“Devi spiegarti meglio perché non sono sicura di aver capito”, chiese.

Chiara si passò una mano tra i capelli

“Ci sono dei forum in cui uomini pubblicano le foto delle loro fidanzate e mogli per farle ammirare agli altri utenti. Alcuni anche delle sorelle o delle amiche, ma sono tutte persone normali. Non sono attrici porno o cose del genere”.

“Lui ha messo le tue foto?”, domandò Sabrina.

“No, per l’amor del cielo! Ma forse sarebbe stato addirittura meglio: lui si limitava a guardare le donne degli altri e a commentare quanto gli piacessero”.

Scosse la testa: “Anzi, magari si fosse limitato a dire che gli piacevano! Faceva loro dei complimenti sperticati, raccontava quante volte si fosse masturbando pensando a loro, cose del genere”.

Smise di parlare perché l’emozione le aveva bloccato la gola.

Sabrina stava incominciando a capire la situazione, ma lasciò che la figlia si riprendesse e glielo raccontasse lei.

“Io posso capire un uomo che si eccita guardando una porno star – proseguì Chiara, scaldandosi – ma quando si eccita e si tocca guardando una persona normale, come potrebbe essere una vicina di casa o una collega, devo farmi delle domande. Oltre al fatto che non trovo per nulla corretto toccarsi pensando un’altra donna, ma io allora non gli piacevo proprio? Se si faceva le seghe pensando alla commessa di un negozio, come potevo pensare che il nostro rapporto potesse durare?”

Sabrina comprendeva il punto di vista della figlia e trovava difficile darle torto.

Certo, fosse capitato a lei dopo dieci anni di matrimonio forse non ci avrebbe fatto caso, ma dopo alcuni mesi di convivenza diventava un segnale preoccupante.

“E lui cosa ti ha detto?”.

“Lui ha risposto che era proprio il fascino della normalità ad eccitarlo e comunque non faceva nulla di male, che non avrebbe mai fatto nulla nella realtà con quelle ragazze ma che era solo un gioco di fantasia”.

Rimasero in silenzio per qualche tempo, poi Chiara ricominciò a parlare: “Figurati che a me dava fastidio anche solo quando, in giro per le strade, notavo che guardava le altre; figuriamoci una cosa del genere!”.

Sabrina alzò le spalle: “Non posso dirti nulla, se non ti senti a tuo agio con lui sicuramente è inutile che stiate assieme. Secondo me dovete stare un po’ di tempo separati e poi capirai da sola quale sia la soluzione migliore”.

“Probabilmente sì, ora sono troppo incazzata”.

Chiara si alzò in piedi e fece per tornare in camera, forse anche sollevata da quella conversazione.

Fu Sabrina ha parlare di nuovo: “Giusto per curiosità, hai verificato di non essere diventata anche tu protagonista di quelle conversazioni?”.

Aveva ancora in mente la chat spiata sul telefonino del figlio e quanto fosse tipicamente maschile vantarsi delle proprie donne, chiunque esse fossero.

Chiara si fermò, come colpita da quel pensiero.

“No. Cioè, lui mi ha detto di no. E poi io non ho mai fatto foto compromettenti”.

Sabrina fece una smorfia. “Fai come credi, ma se io fossi in te darei comunque una controllata”.

Vedendo che la figlia rimaneva immobile, si alzò in piedi.

“Andiamo a vedere, sperando di non trovare sorprese”.

Si spostarono nella stanza di Francesco e accesero il computer.

Intanto che il pc efffettuava il collegamento, Sabrina si interrogò come avrebbe reagito se suo figlio avesse parlato di lei, anzichè nella chat di Whatsapp, in un forum come aveva appena raccontato Chiara.

Le avrebbe fatto piacere?

Probabilmente sì.

“Dammi il nome del forum”, chiese a Chiara.

Digitò l’indirizzo nella barra e lasciò che caricasse.

Quando la pagina si delineò sullo schermo capì meglio il tenore di quella comunità.

C’era una sezione chiamata “Le foto delle nostre donne”, Sabrina ci cliccò sopra.

“Sai con che pseudonimo scrivesse Matteo?”.

“Non ricordo con precisione, ma era un nome molto banale, tipo Teo o qualcosa del genere”.

Sabrina aveva posato gli occhi sulla terza conversazione. Il titolo era altamente sospetto: “La mia ragazza mi ha lasciato, ora ve la mostro”.

Vi entrò, il primo post diceva: “Sono appena stato lasciato dalla ragazza, così non ho problemi di coscienza a mostrarla a voi. Se vi va, posso pubblicare alcune sue foto”.

L’autore del si chiamava Teo90.

Attirò l’attenzione della figlia.

“Chiara, mi sa che c’è qualcosa che dovresti vedere”.

La ragazza si affiancò alla madre e sgranò gli occhi.

“Pezzo di merda!”, disse.

Sabrina fece scorrere la pagina: una dozzina di utenti aveva manifestato il proprio interesse, così Matteo aveva pubblicato un paio di foto.

Non erano niente di sconveniente, foto in bikini che Chiara teneva sul suo profilo Facebook e che risalivano a quando era ancora minorenne.

Aveva già lo stesso fisico di adesso e il bikini a righe sembrava faticare a contenere il suo seno.

Se non ricordava male, quelle foto gliele aveva scattate lei stessa in Sardegna.

I commenti degli utenti erano entusiasti: diversi avevano giudicato la ragazza “figa”, alcuni si erano spinti in un “da sega immediata”, tutti invitavano Matteo a proseguire con le pubblicazioni.

“Ora lo ammazzo!”, disse Chiara e prese in mano il telefono cellulare.

Lo portò all’orecchio e lo abbassò subito dopo.

“È spento, questo pezzo di merda!”.

Sabrina notò l’ora del primo post: risaliva ad un paio di ore prima.

Notò anche che oltre mille persone avevano letto e guardato le foto, ma se lo tenne per sè.

Proseguì con il post.

Matteo aveva proseguito con delle foto più recenti, sempre in costume.

Raffiguravano Chiara in bikini, mollemente sdraiata sulla spiaggia.

Sabrina non ricordava di averle mai viste, probabilmente gliele aveva fatte lo stesso Matteo l’estate prima, in Sicilia.

Sua figlia era bella, poco da dire, e lei non trovava nulla di sorprendente nel fatto che così tanti uomini la stessero apprezzando.

Quella nuova tornata di foto aveva ricevuto una ventina di commenti positivi, tutti del tenore quelli precedenti.

Molti si erano masturbati pensando a lei, un paio avevano azzardato cosa stesse facendo la ragazza ora che era libera.

“Da ieri sera se la saranno scopata almeno in due”, diceva un non meglio identificato cazzoduro.

Matteo non sembrava essere turbato da quei commenti, anzi: ad ogni commento lui ringraziava l’autore e lo ricompensava con una nuova foto.

Il set di foto in bikini verde doveva essere piuttosto nutrito, perché una ventina di scatti diversi erano già stati gettati in pasto agli utenti.

Nella pagina successiva, risalente a circa mezz’ora prima, qualcuno aveva richiesto di vederla in tacchi alti.

Matteo aveva risposto alla richiesta con un paio di foto che Sabrina conosceva benissimo, scattate in occasione della festa di compleanno dell’anno prima.

Chiara indossava un tubino nero che le arrivava a metà coscia e un paio di scarpe con tacchi vertiginosi.

Ricordava che, in quell’occasione, aveva rimproverato alla figlia essere troppo alta rispetto a lei e che l’avrebbe fatta sfigurare.

Anche quella foto aveva riscosso numerosi consensi.

L’ultima immagine postata risaliva a venti minuti prima e raffigurava Chiara in sella ad una moto, ripresa da davanti.

Era ferma, non indossava il casco e in quella posizione, chinata in avanti per reggersi al manubrio, la canottiera mostrava una buona porzione dei suoi seni.

Il dettaglio era stato notato da tutti, e il gruppo dei segaioli si era irrobustito ulteriormente.

“Testa di cazzo, gliela farò pagare!”, sbottò Chiara.

Matteo non sembrava essere più connesso: vi erano ancora alcuni messaggi di ospiti che invocavano nuove pubblicazioni, ma lui non stava più rispondendo.

Sabrina si ricordò che il ragazzo usava giocare a calcio il sabato pomeriggio, probabilmente era lì che si trovava in quel momento.

Chiara si voltò e andò in soggiorno, visibilmente contrariata.

Sabrina poteva capire il disappunto della figlia, ma per certi versi lei, fosse stata al suo posto, avrebbe avuto certamente di che essere contenta.

Decine di ragazzi avevano dimostrato il loro apprezzamento nei suoi confronti, il tutto di fronte a foto assolutamente normali.

Magari avesse avuto anche lei quel consenso!

Però, a ben pensarci, in qualche maniera forse avrebbe potuto esserne partecipe…

Controllò con la coda dell’occhio che la figlia non fosse alle sue spalle, poi il cliccò in alto a destra sul pulsante “Registrati”.

Il sito le chiese di inventare un nome, e lei si registrò come Chiara_sexy.

Sfogliò nel computer alla ricerca di una foto di Chiara in primo piano – aveva decine di foto di entrambi i figli – e la impostò come immagine del profilo.

Tornò sulla pagina creata da Matteo e cliccò sul pulsante: “Rispondi”.

Scrisse velocemente per non cambiare idea: “si parla di me qui?”.

In fondo alla pagina il sito segnalava che c’erano ventitré utenti connessi in quel momento a quella conversazione.

Un pop up la avviso dopo pochi secondi che qualcuno aveva risposto.

Cazzoduro: “sei veramente tu?”.

Chiara_sexy: “certo. Chi dovrei essere?”.

Cazzoduro: “qualcuno che ci prende per il culo. Dimostra che sei veramente chi dici di essere”.

Sabrina rimase un attimo a riflettere.

Come poteva dimostrare di essere qualcuno che effettivamente non era?

Tornò nella cartella “Immagini” e ne selezionò una di Chiara che sicuramente la figlia non aveva mai postato su Facebook.

Era una foto che la ritraeva abbracciata proprio a sua madre, scattata un anno prima durante la grigliata di Pasqua.

Passò qualche secondo, poi arrivò la risposta.

Cazzoduro: “cazzo, sei veramente tu! Come mai qui?”.

Chiara_sexy: “qualcuno mi ha avvisato che si parlava di me e ho voluto venire a vedere di persona”.

Intervenne un nuovo utente, Spiderman: “vogliamo vedere altre tue foto! Sei stupenda!”.

Sabrina aprì di nuovo la cartella con le foto e cercò qualcosa che potesse andar bene a quel tipo di situazione.

Ne scelse una scattata in piscina due anni prima.

Raffigurava Chiara assieme a suo fratello.

La ragazza indossava un bikini giallo attraverso il quale – Sabrina se ne accorgeva solo ora – si intravedevano i capezzoli.

La postò senza darsi il tempo di cambiare idea.

Nel giro di due minuti la conversazione si riempì di commenti molto diversi tra di loro.

C’era chi ipotizzava l’origine divina di Chiara, chi esprimeva il desiderio di infilarle qualcosa in bocca o tra i seni.

Sabrina si sentiva eccitata.

In quel momento era come se lei si fosse trasformata in sua figlia e, di conseguenza, come se tutti quei complimenti fossero diretti a lei.

Postò un’altra foto con il bikini giallo, questa volta coricata su un asciugamano.

Si chiese se non fosse il caso di fermarsi.

Cosa voleva ottenere, a parte eccitarsi?

La riflessione non era facile, soprattutto perchè continuamente interrotta da messaggi privati, la maggior parte dei quali chiedeva un contatto, sia via telefono che via mail.

Saggiamente evitò di rispondere, ma nel chiudere le finestre non si accorse dei passi alle sue spalle.

“Mamma! Che cazzo stai facendo?”.

Sabrina tentò goffamente di nascondere la propria attività chiudendo il laptop, ma Chiara aveva visto abbastanza.

“Lo sto facendo per te”, disse, per lo più per prendere tempo.

“Per me? – rispose la figlia infuriata – E in che maniera?”.

Sabrina elaborò in fretta una risposta.

“Se Matteo ama vedere le donne degli altri, se si eccita con questo, come se fossero delle donne oggetto – improvvisò, poi le venne l’idea – Ma come reagirebbe se tu fossi quella che dirige il gioco?”.

“Non ho capito”, rispose Chiara, che almeno sembrava meno furiosa.

“Lui oggi ti ha trattata come un oggetto suo – approfondì Sabrina – Come fanno tutti: mostrano la loro donna, come mostrerebbero la moto nuova”.

“Certo”.

“Ma come reagirebbe se fosse la moto a mostrarsi? Se tu venissi desiderata dagli altri non perchè lo vuole lui, ma perchè scegli tu?”.

Chiara rimase qualche secondo a riflettere, nel frattempo Sabrina riaprì il computer.

C’erano una dozzina di messaggi nuovi, tutti entusiasti delle nuove foto.

La madre si imbarazzò quando Chiara si chinò per leggerli, ma ritenne che la figlia fosse sufficientemente grande per aver già sentito certe frasi, anche se “te lo sbatterei in culo” suona sempre male.

Chiara annuì.

“Impazzirà con sta cosa”, disse.

Sabrina sorrise: “Certamente!”.

Aprì la cartella e selezionò una nuova foto in costume, questa volta coricata sulla pancia a prendere il sole.

La postò con due click, mentre Chiara si lamentava: “Mamma, ma si vede il culo!”.

“Certo. Un bel culo, lo sai”.

I due minuti succssivi fossero un susseguirsi di complimenti ed elogi.

“Dobbiamo mettere un paio di altre foto”, disse Chiara decisa.

“Certo, tesoro. C’è solo un problema: sono finite”.

Chiara spalancò gli occhi e controllò la cartella.

Tutte le foto che raffiguravano lei erano già state postate.

“E ora?”, disse.

“E’ semplice – rispose la madre – Togliti un po’ di vestiti e mettiti sul letto. Facciamoli impazzire!”.

 

“Calma – rispose Chiara – Dove vuoi arrivare?”.

 

Sabrina indicò con il pollice lo schermo del computer.

 

“A loro. Fino ad ora abbiamo pubblicato foto che si possono trovare anche sul tuo Facebook, bisogna osare di più se li si vuol fare impazzire”.

 

La ragazza sembrava perplessa.

 

“Su, dai! – la esortò la madre – Mica devi posare nuda, non sono scema! Togliti i vestiti, rimani in intimo!”.

 

Chiara si sedette sul letto e si sfilò la maglietta.

 

Sotto un reggiseno di pizzo nero conteneva a stento il suo seno prominente.

 

Sabrina avrebbe voluto avere le grazie della figlia; fosse stata così dotata non avrebbe perso occasione per mostrarsi.

 

La figlia si liberò anche dei pantaloni della tuta e si sedette sul letto, raggomitolandosi.

 

“Devi essere sexy, così sembri un gatto che dorme! Dai!”.

 

Chiara si inginocchiò sul letto, appoggiò le mani sulle ginocchia e si sporse leggermente in avanti.

 

Sabrina scattò un paio di foto.

 

“Tirati su i capelli!”, le disse.

 

La figlia ubbidì e venne immortalata in altre due foto.

 

Sembrava scaldarsi anche lei.

 

“Ok, ora voltati”.

 

Chiara, in ginocchio, mostrò il sedere all’obiettivo.

 

Un paio di scatti, poi: “In ginocchio, ora. Valorizziamo questo culo”.

 

Sabrina inquadrò il rotondo sedere della figlia e lo fotografò.

 

Il filino del perizoma quasi non si vedeva.

 

“Dai, facciamo eccitare questi segaioli!”, disse.

 

Collegò il telefonino al computer con un cavetto e scaricò le foto, scartandone un paio perchè venute leggermente mosse.

 

Le prime reazioni arrivarono in meno di due minuti.

 

Quasi tutti reagirono con degli emoticon, parecchi dei quali mimavano la masturbazione, altri applaudivano.

 

Uno particolarmente ardito pubblicò una foto del suo membro eretto, un paio mandarono messaggi privati con il proprio numero di telefonino, invitando Chiara a chiamare.

 

Sabrina guardò verso la figlia, in piedi dietro di lei, e si domandò se anche la ragazza fosse eccitata quanto lei.

 

 

 

Chiara sentiva il cuore battere forte.

 

Incrociò le braccia sul petto, quasi che così facendo potesse ancora coprirsi nei confronti di quelli sconosciuti.

 

Vedeva la sue foto scorrere sul video, consapevole che altre centinaia di persone le stavano vedendo.

 

Alcuni dei quali avevano il membro eretto e se lo stavano menando pensando a lei.

 

Matteo sarebbe certamente impazzito quando fosse tornato dalla partita.

 

Arrivò l’ennesimo messaggio che la invitatava ad osare di più, che Sabrina chiuse con un click.

 

“Non esageriamo”, disse.

 

Chiara meditò qualche secondo.

 

“E se invece esagerassi?”, chiese alla madre.

 

Sabrina la guardò perplessa.

 

“Non lo so, tesoro. Questo è un forum pubblico, chiunque potrebbe vederle”.

 

“Anche ora. Mi hai appena fotografato il culo, non sono le foto della Cresima….”.

 

Sabrina annuì, ancora pensierosa.

 

“Possiamo fare una cosa – propose la madre – Le pubblichiamo, lasciamo che Matteo le veda e poi le togliamo in serata”.

 

Chiara annuì convinta.

 

“Ottimo, mi pare una buona idea!”.

 

Si portò nuovamente sul letto e con le dita afferrò il gancetto del reggiseno.

 

Stava facendo bene?

 

Aveva guardato a lungo quel forum qualche giorno prima: era pieno di donne spogliate, lei si sarebbe confusa con la massa.

 

Entro tre giorni nessuno si sarebbe più ricordato di lei.

 

E poi cosa saranno mai due foto in topless?

 

Si tolse il reggiseno.

 

 

 

Sabrina prese il telefonino e scattò rapidamente due foto.

 

Sua figlia era bellissima, ne era veramente orgogliosa, ed era ora che ne diventasse consapevole.

 

Avrebbe meritato ben di meglio rispetto a Matteo, che sembrava non capire che tesoro si fosse trovato tra le mani.

 

Certo, forse non avrebbe trovato l’uomo della sua vita in un forum di guardoni, però intanto si sarebbe resa conto dell’effetto che faceva sugli uomini.

 

E anche sulle donne, forse.

 

Sabrina ancora ricordava il commento che Paola, la sua amica lesbica, aveva fatto su Chiara un paio di anni prima.

 

Da mamma non aveva apprezzato, però era pur sempre un complimento.

 

Collegò il cavetto al computer e guardò le foto.

 

La luce era abbastanza buona, e le forme della figlia erano bene in evidenza.

 

Aveva i capezzoli duri, notò.

 

Scaricò le foto e si accese una sigaretta.

 

Tempo massimo due minuti e la rete si sarebbe scatenata.

 

Non si sbagliava: dopo qualche secondo cominciarono ad arrivare i primi messaggi.

 

Nulla di nuovo, da quel punto di vista: emoticons dedite all’autoerotismo, commenti volgarissimi e degni di tredicenni.

 

Forse erano proprio tredicenni.

 

Arrivarono anche una decina di messaggi privati.

 

La maggior parte contenevano numeri di telefonino e descrizioni talmente stereotipate che parevano generate da un software: uomo di bell’aspetto, cultura superiore, amante del buon gusto…

 

Certo, “amante del buon gusto”, e poi il sabato pomeriggio sei su un forum di segaioli!

 

Un altro si presentò come proprietario di un club esclusivo appena fuori Roma.

 

“Locale distinto e di classe, non volgare, clientela selezionata, valuterei volentieri il tuo inserimento nel personale, anche saltuariamente. Chiamami, non sarà tempo perso”.

 

Sabrina si domandò se il personaggio in questione mandasse lo stesso messaggio a tutte le ragazze che comparivano sul forum.

 

Forse sì.

 

“Ti va di fare lo strip in un locale?”, domandò a Chiara, che era ancora sul letto e non aveva letto il messaggio.

 

“Prego?”, domandò la ragazza.

 

“Nulla, scherzavo. Che dici, facciamo l’ultimo passo?”.

 

 

 

Chiara trasse un sospiro.

 

Non aveva inteso che fosse scontato che si sarebbe spogliata completamente.

 

Stava forse facendo una stupidaggine?

 

Una volta aveva letto che niente di quanto viene pubblicato sul web sparisce, anche quando si pensa di averlo cancellato.

 

File rimangono nei server, nelle ricerche di Google; per non parlare degli hard disk degli utenti.

 

Qualcuno stava salvando le sue immagini?

 

Quasi certamente.

 

Quel pensiero le provocò un brivido.

 

Qualcuno, nel futuro, avrebbe aperto una cartella chiamata forse Chiara_sexy e avrebbe riguardato le sue foto.

 

Magari lei, Chiara, sarebbe stata nel frattempo grassa e vecchia, forse sarebbe stata una mamma e una nonna, e la sua immagine su quel letto sarebbe stata sempre giovane.

 

Una specie di Dorian Grey erotico al contrario.

 

Forse qualcuno le avrebbe dedicato una sega quando nessuno, nela realtà, l’avrebbe più notata.

 

Si sfilò il perizoma.

 

Era giusto premiare il suo futuro segaiolo.

 

“Sono pronta”, disse a sua madre.

 

Sabrina spense la sigaretta e la inquadrò.

 

Chiara si mise seduta sulle sue caviglie e si fece fotografare di fianco.

 

La sua nudità sarebbe stata evidente pur senza mostrare molto, se non il profilo del suo seno.

 

Ruotò leggermente, in modo che sua madre potesse inquadrarla da dietro.

 

Avrebbe offerto un bel panorama del suo sedere e della sua schiena.

 

Sentì il suono di due scatti.

 

Si voltò completamente, frontale, e pose le mani giunte sull’inguine.

 

Sorrise mentre la madre immortalava anche quel momento.

 

“Per ora basta così”, disse Sabrina.

 

Collegò il telefono e scaricò anche quelle ultime foto.

 

Chiara si portò accanto a sua madre e fissò lo schermo, in attesa delle reazioni.

 

Sorrise quando cominciarono ad apparire i primi complimenti.

 

Era il suo momento di notorietà, voleva goderselo fino in fondo.

 

“Sei soddisfatta?”, le chiese Sabrina.

 

Chiara annuì.

 

Erano delle belle foto, oltre tutto.

 

“Godiamoci lo spettacolo”, disse Sabrina.

 

Sollevò il portatile dalla scrivania e lo portò con sè sul letto; Chiara si sdraiò accanto a lei, coricandosi a pancia in giù e appoggiando il capo sulle mani per poter vedere lo schermo.

 

Arrivarono i soliti membri eretti – forse diversi dai precedenti – e i soliti numeri di telefonino, più alcune bizzarre proposte di vacanze.

 

Chiara ridacchiò all’idea.

 

Fosse stata un po’ più zoccola avrebbe potuto trarre gran vantaggio da quattro foto scattate in venti minuti!

 

Era piaciuta molto quella presa di spalle.

 

“Hai una bella schiena, l’ho sempre sostenuto”, le disse Sabrina.

 

Chiara non ricordava che glielo avesse mai detto, ma non rispose.

 

Sentì il dito di sua madre percorrerle la spina dorsale.

 

“Molto regolare, con la giusta curva…”, continuò la donna, passando ancora una volta il dito.

 

Chiara sentì un brivido.

 

“Ti fai mai fare dei massaggi?”, le chiese, percorrendola per l’ennesima volta.

 

Questa volta il dito proseguì leggermente la sua corsa, sfiorandola tra le natiche.

 

Cosa stava facendo sua madre?

 

Ancora un tocco, e anche questa volta la corsa terminò ben oltre il coccige.

 

Chiara sospirò.

 

“Mai fatto massaggi”, rispose.

 

“Ogni tanto dovresti – disse Sabrina, come nulla fosse – aiutano a rilassarsi”.

 

Il dito la percorse ancora, e questa volta Chiara sentì l’unghia sfiorarle il buco del sedere.

 

Era così sbagliato che le stesse piacendo?

 

Appoggiò la testa al materasso e chiuse gli occhi.

 

“Se vuoi te ne faccio uno io, ora”, propose la madre.

 

Ancora una carezza lungo tutta la schiena.

 

Chiara attese qualche secondo, poi rispose.

 

“Mi piacerebbe molto”.

 

Sabrina si inginocchiò accanto alla figlia e le passò entrambe le mani sulla schiena.

“Chiudi gli occhi e rilassati, ne hai bisogno”, sussurrò.

Fece correre le dita sulle scapole di Chiara, quindi scese lungo la spina dorsale.

Chiara era bella, chissà quanti uomini si stavano ora toccando pensando a lei.

E quanti avrebbero voluto essere al suo posto!

Con i polpastrelli le accarezzò la schiena, scendendo fino ai glutei.

A differenza sua, Chiara aveva sempre avuto delle belle forme, ereditate della famiglia del padre.

A trent’anni forse avrebbe dovuto fare attenzione a non prendere peso, ma in quel momento non era il caso di porsi il problema.

La passò una mano sulla gamba, partendo dalla caviglia e risalendo fino alla sommità della coscia.

La ragazza sembrava tesa; era comprensibile visto quanto aveva appena fatto.

Da quel punto di vista Chiara era ancora piccola, ancora non conosceva il potere che avrebbe potuto avere sugli uomini.

Ciascuno di quei ragazzi che in quel momento la stava ammirando sul forum avrebbe fatto qualunque cosa lei avesse voluto se solo lo avesse chiesto.

Per il suo numero di telefono avrebbero ucciso.

Con la mano si insinuò all’interno delle cosce di Chiara, accarezzandola con la punta delle dita.

Vide la pelle della figlia coprirsi da una leggera pelle d’oca.

Proseguì ad accarezzarla, salendo di qualche centimetro e portandosi a ridosso del perineo della ragazza.

Questa volta Chiara si lasciò andare ad un sospiro.

Sabrina guardò il volto della ragazza: teneva gli occhi chiusi e giaceva con la guancia destra appoggiata sul materasso.

Sembrava rilassata

Sabrina allungò un dito e sfiorò le grandi labbra di Chiara.

La ragazza ebbe un leggero sussulto, ma non si sottrasse al tocco .

Sabrina sentì che la punta del polpastrello era bagnata.

 

Chiara si domandò se non avrebbe fatto meglio a mettersi a sedere far terminare quel massaggio che sembrava sempre più qualcos’altro.

Le piacevano le carezze della madre e fino ad un certo punto aveva trovato anche carino che la donna si prendesse cura di lei, ma ora era chiaro che si stavano addentrando in un territorio nuovo.

Senti il polpastrello di Sabrina saggiare nuovamente la fessura tra le labbra.

Sapeva benissimo di essere bagnata e sapeva che ora sua madre ne era consapevole. Se l’aveva toccata nuovamente era perché evidentemente la cosa non le infastidiva.

Un nuovo tocco, leggermente più invasivo.

Chiara queata volta non riuscì a trattenersi e si lasciò scappare un nuovo sospiro.

Le piaceva, poteva farci qualcosa?

Sua madre le stimolò con la punta delle dita quella zona compresa tra la vulva e l’ano.

Dopo qualche secondo di disagio, Chiara sentì nuovamente i brividi percorrerla.

Allargo leggermente le gambe per facilitare il lavoro a sua madre.

Sabrina aumentò l’intensità della carezza, includendo nei propri occhi sia l’ano che le labbra di Chiara.

Chiara prese a sospirare sempre più forte, sentendo l’eccitazione montare in lei.

Cosa stava succedendo quel giorno?

Prima le foto su quel sito, ora questo.

Anche la sera prima aveva notato gli sguardi di suo fratello e si era chiesta cosa passasse per la testa da Francesco.

Forse in quella famiglia c’erano delle dinamiche che lei ancora non aveva capito.

Le dita della mamma continuavano a stimolarla giù in basso e i pensieri cominciarono a diventare meno chiari.

Le stava piacendo tantissimo.

E comunque non c’era nulla di male: sua madre la stava accarezzando, a lei stava piacendo.

Quando una madre accarezza un neonato, non lo fa forse per farlo stare bene?

Una carezza sulla guancia di un bambino di tre anni non potrebbe essere una fonte di appagamento fisico così come una carezza sui genitali quando lo stesso figlio fosse diventato un adolescente?

Allargò ancora di più le gambe, sperando che così sua madre capisse quanto stesse apprezzando.

Non riuscì a trattenere un gemito quando Sabrina le infilò un dito nella vagina.

Chiuse gli occhi, sia per godere di quel momento, sia per non incrociare lo sguardo della madre.

Era la prima volta che veniva toccata da una donna, non sapeva come comportarsi.

Un brivido la percorse, mentre Sabrina affondava ancora di più.

Con la mano sinistra andò verso il suo seno e lo strinse.

Aveva bisogno di stare bene, era parecchio che non capitava.

“Voltati”, le disse Sabrina con un sussurro.

Chiara rimase con gli occhi chiusi e si voltò sulla schiena.

Sentiva come i suoi capezzoli eretti testimoniassero la sua eccitazione; fu forse per quello che Sabrina le accarezzò un seno con la mano.

“Rilassati, amore, pensa solo a stare bene”, le disse.

Chiara annuì, sempre ad occhi chiusi.

La dita calde di sua madre le passavano sul seno, giocando con il capezzolo; l’altra mano si posò nuovamente sull’inguine della ragazza.

Allargò le gambe, mandando un segnale inequivocabile che la madre colse.

Sabrina introdusse due dita nella vagina della figlia, che commentò con un lungo sospiro.

Lei anche non aveva mai avuto un rapporto con un’altra donna, ma immaginò che sarebbe stato sufficiente fare a Chiara quanto a lei stessa piaceva.

Le strinse il capezzolo tra i polpastrelli e lo tirò leggermente, nello stesso tempo prese a entrare ed ad uscire con le dita.

Sentiva gli abbondanti umori della figlia inumidirle la pelle.

Guardò verso Chiara, sempre con gli occhi chiusi, e non potè trattenersi dal sorridere.

Era bella sua figlia, e vederla così, a un passo dall’orgasmo, la rendeva ancora più bella.

Chinò la testa verso l’inguine della ragazza.

Era depilata, come ormai tutte.

Sporse la lingua e la poggiò sul clitoride di Chiara.

Avvertì un sapore un po’ agrodolce, misto a quello riconoscibile del sapone intimo alla menta, ma non si allontanò.

I trentacinque anni potevano essere il momento giusto per provare per la prima volta un’altra donna.

Spose la lingua e la passò tra le labbra della figlia, che rispose con un gemito.

Estrasse le dita e passò nuovamente la lingua.

Chiara produsse nuovamente un suono acuto.

Sabrina prese le grandi labbra della ragazza tra le dita e le allargò, quindi passò ancora la lingua lungo lo spazio che così aveva creato.

“Dio mio….”, ansimò Chiara.

Sabrina ripetè il movimento con la lingua, usando la mano libera per abbassarsi i pantaloni della tuta.

Aveva voglia anche lei.

Ancora due leccate, poi si sollevò in fretta e si sfilò anche la maglietta.

Si chinò ancora sulla figlia, che ancora con gli occhi chiusi forse non si era accorta di quanto stesse facendo la madre.

Appoggò le labbra sul clitoride della ragazza e lo avvolse con un bacio.

Sentì il piccolo terminale nervoso tra le labbra e lo stimolò con la lingua, provocando un altro gemito nella figlia.

Senza staccare la bocca si slacciò la chiusura del reggiseno e lo gettò a terra.

Non potè fare a meno di passarsi una mano sul seno e stimolarsi il capezzolo con le unghie.

Sempre tenendo il clitoride tra le labbra, introdusse nuovamente un dito dentro alla figlia, che ormai ansimava senza alcun freno.

Sabrina riprese a leccarla, tenendo con la lingua lo stesso ritmo che fino a quel momento aveva tenuto con le dita; con la stessa frequenza arrivavano gemiti da Chiara.

Con la mano libera Sabrina si abbassò il perizoma.

Si sfiorò velocemente tra le gambe, trovando conferma di quanto comunque già sapeva: era bagnata.

Voleva godere anche lei.

Ruotò, facendo perno sulla testa, fino a portare il proprio bacino all’altezza della testa della figlia.

La scavalcò e si abbassò di qualche centimetro.

 

Chiara aprì gli occhi e vide il pube di sua madre a qualche centimetro dal suo viso.

Poteva sentire il suo odore, tanto era eccitata.

Le afferrò le natiche con le mani e la tirò verso di sè, quindi allungò la lingua e la passò tra le grandi labbra della madre.

Sabrina gemette forte, come se non aspettasse altro.

Chiara ripetè l’operazione, parzialmente offuscata dalle sensazioni che le arrivavano dal basso ventre.

Voleva venire in fretta e far venire anche sua madre.

Intensificò il lavoro di lingua.

 

Dieci minuti dopo le due donne giacevano una accanto all’altra, ancora nude.

Chiara aveva ancora il respiro affannoso, Sabrina le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sè, facendole appoggiare la testa sul petto.

La ragazza allungò il braccio e abbracciò la madre, finalmente rilassata.

“Figlia mia, lo so che non ti piace – disse Sabrina – ma io dopo aver fatto l’amore uso fumare”.

 

Francesco si chiuse la porta dietro alle spalle e tese le orecchie. Nessuno sembra essere in casa.

 

Si rallegrò del fatto: dopo quel pomeriggio, aveva bisogno di stare un po’ da solo.

 

Si era visto con Giorgia, una ragazza che aveva un paio di anni meno di lui.

 

Le era sempre piaciuta, fin da quando l’aveva incontrata per la prima volta.

 

Abitava nel suo stesso quartiere e frequentava una compagnia di ragazze che, come quella di Francesco, usava trovarsi al parco vicino alla stazione.

 

Si erano adocchiati per qualche mese, poi, quella mattina, si erano casualmente incontrati al centro commerciale.

 

Si erano subiti riconosciuti e era stato Francesco a fare la prima mossa e a salutarla.

 

Avevano dapprima mangiato al McDonald’s, quindi, con la scusa di darle un passaggio, Francesco l’aveva fatta salire in auto con lui.

 

Benché avesse puntato ad ottenere qualcosa di più da lei, avevano trascorso un paio di ore assieme, durante le quali la ragazza non si era tirata indietro quando lui aveva allungato le mani su di lei.

 

Purtroppo non era avvenuto il contrario, e ora Francesco sentiva un gran desiderio di sfogarsi.

 

Andò in bagno, si liberò dei vestiti buttandoli nel cesto della roba sporca e si sedette sul water. 

Il suo pene era pronto, e dopo qualche istante la sua mano già lo stringeva.

 

Immaginò cosa sarebbe successo se Giorgia fosse stata ora in con lui.

 

L’avrebbe portata sul letto di sua madre, le avrebbe tolto i vestiti e finalmente avrebbe potuto allungare le mani anche dove ancora non era arrivato, tra le gambe della ragazza.

 

D’un tratto, le sue fantasie deviarono.

 

Immagino sua sorella e lo spettacolo incredibile che ogni sera le si offriva in biancheria intima.

 

Ne aveva parlato con gli amici, e tutti concordavano che la cosa non poteva essere casuale.

 

“Avete sempre vissuto assieme e mai si era comportata così, giusto ?”, gli aveva chiesto Alberto.

 

Francesco aveva riconosciuto che non era mai capitato.

 

“Allora è semplice: lo fa apposta. Evidentemente prima di andare via di casa non le interessava che tu la guardassi, ora deve essere cambiato qualcosa”.

 

La mano di Francesco aumentò ancora il ritmo, questa volta pensando a Chiara.

 

Cosa sarebbe capitato se, la notte successiva, lui si fosse infilato nel letto completamente nudo?

 

Immaginò Chiara privarsi degli ultimi capi di abbigliamento, mentre gli sorrideva e gli diceva che erano giorni che cercava di fargli capire quanto lei lo desiderasse.

 

Prima che la sua fantasia virasse verso la trama di un banale film porno, Francesco venne.

 

Si abbandonò con la schiena appoggiata alla vaschetta dell’acqua e aspettò che il respiro tornasse regolare.

 

Si alzò in piedi: nulla era più corroborante di una bella doccia dopo aver fatto sesso.

 

Certo – pensò mentre entrava nella cabina e apriva l’acqua – prima o poi non sarebbe stato male provare l’esperienza anche con una ragazza, ma nel frattempo poteva bastarsi da solo.

 

 

 

Dieci minuti dopo chiudeva l’acqua della doccia e si avvolgeva un asciugamano attorno alla vita.

 

Si sarebbe vestito, poi avrebbe raccontato ai suoi amici quanto era successo quel pomeriggio con Giorgia. Ci teneva a farlo il prima possibile sia per il gusto tipicamente maschile di raccontare eventi del genere, sia per far capire ai suoi amici che ora quella ragazza era roba sua.

 

Ne aveva spesso parlato ed era certo che anche Lorenzo avesse degli interessi verso di lei. 

Varcò la soglia della sua camera e quasi sobbalzò quando si accorse di non essere stato mai da solo.

 

Sua madre e sua sorella dicevano sul letto, nude e addormentate.

 

Prima ancora di domandarsi cosa fosse successo, recuperò il telefonino.

 

Una tale quantità di materiale non poteva andare sprecato.

 

Scattò almeno venti foto, inquadrando le due donne in ogni angolazione.

 

Il soggetto preferito erano i seni di Chiara, ai quali dedico almeno otto scatti.

 

Ripose il telefono è solo in quel momento si accorse che il suo computer era acceso.

 

Spostò il mouse per riattivare il computer e vide che la cartella immagini era aperta.

 

Parecchie nuove foto erano state aggiunte di recente.

 

Fece un doppio clic sulla prima e rimase a bocca aperta.

 

Scorse rapidamente le foto di Chiara, rivivendo a distanza di un paio di ore lo strip che sua sorella aveva fatto davanti ai suoi nuovi amici di Internet.

 

Aprì anche la finestra del browser, ancora impostata sul forum.

 

Non ci mise molto a capire quanto era successo: sua sorella, con l’aiuto della madre, aveva deciso di fare la maiala on line.

 

Nonostante fosse venuto solo pochi minuti prima, sentì del movimento al basso ventre.

 

 

 

Sabrina si svegliò, forse disturbata dai movimenti del figlio.

 

Aprì gli occhi e lo vide seduto alla scrivania.

 

Stava scorrendo le foto che lei stessa aveva fatto quel pomeriggio.

 

Lo lasciò armeggiare per qualche minuto, quindi lo chiamò.

 

Il ragazzo trasalì e si voltò verso di lei.

 

“Mamma, scusa, sono entrato in camera ma non sapevo che ci foste voi”, spiegò.

 

Al suono della voce di Francesco, anche Chiara si svegliò.

 

Ci mise qualche secondo a realizzare di non essere più sola, a quel punto istintivamente si coprì i seni con la mano.

 

“Non preoccuparti, Francesco – disse Sabrina – hai fatto bene a svegliarci, se no avremmo dormito tutto il pomeriggio”.

 

Non fece alcun accenno al fatto che fossero entrambe nude e che palesemente avessero appena fatto sesso.

 

“Vieni qui, dammi un bacio”, lo invitò Sabrina.

 

Il ragazzo si alzò, e solo una volta in piedi si rese conto di quanto evidente fosse la sua erezione.

 

Anche la madre lo notò e gli sorrise.

 

“Togliti l’asciugamano. Non vorrai mica rimanere l’unico della famiglia con qualcosa addosso?”.

 

Francesco lasciò cadere a terra anche l’ultimo indumento.

 

Era nuovamente eccitato e decise che l’occasione andava sfruttata.

 

Si inginocchiò sul letto, di fronte alle altre due donne della sua famiglia.

 

“Che bel ragazzo è diventato tuo fratello, vero Chiara?”, domandò Sabrina.

 

Chiara annuì. Il suo sguardo era indirizzato verso il pene di Francesco, ormai in piena erezione.

 

Mai aveva sospettato che il ragazzo avesse quelle doti.

 

Abbasso le mani, scoprendosi i seni.

 

“Perché non scopate, ragazzi?”, propose Sabrina.

 

La figlia si voltò verso di lei, stupefatta.

 

“Mamma! Siamo fratelli!”.

 

La donna alzò le spalle.

 

“E allora? Mica dovete procreare. Mi piacerebbe vedere i miei due figli che si vogliono bene”.

 

Chiara rimase in silenzio, Francesco invece avanzò verso di lei.

 

La ragazza sorrise e si sdraiò sul letto.

 

Era qualche settimana che non faceva del bel sesso, le mancava.

 

Per di più, non poteva negare di essere curiosa di provare il membro di suo fratello.

 

Allargò le gambe e chiuse gli occhi.

 

 

 



 

“Vado ad accompagnare tuo fratello a guidare”, disse Sabrina facendo capolino con la testa nella stanza dei figli.

Chiara era sul letto e stava sfogliando una rivista, anche se in realtà era assorta nei suoi pensieri.

Rispose a sua madre semplicemente con uno sguardo e trasse un sospiro di sollievo quando sentì la porta chiudersi.

Si sentiva scossa dalla normalità della situazione; o meglio, era sconcertata dalla reazione pacata di madre.

Mezz’ora prima lei e suo fratello stavano facendo l’amore sul letto, il tutto sotto gli occhi di Sabrina.

Era tutto normale?

Lei, da parte sua, non sapeva cosa pensare.

Il sesso talvolta era un fatto meccanico, questo poteva ammetterlo senza difficoltà.

Assodato questo, farlo con suo fratello era diverso da farlo con un altro?

Certo, lo era, ma quanto era diverso?

C’era l’aspetto morale, quello senza dubbio.

Ma se parliamo di morale, quante persone avrebbero dovuto sentirsi turbate!

Si accorgeva di scivolare nel luogo comune, ma quante donne andavano quotidianamente a letto con uomini verso i quali non provava nulla solo per una promozione sul lavoro, un aumento di stipendio o semplicemente per entrare nelle loro grazie?

Sesso meccanico per sesso meccanico, a questo punto non era meglio farlo con una persona a cui veramente si voleva bene, come era il caso di suo fratello?

La cosa non si sarebbe sicuramente ripetuta, quindi decise di non pensarci più.

Era curiosa, piuttosto, di verificare se Matteo fosse rientrato sul forum e avesse visto quanto era capitato.

Si sedette di fronte al computer e si collegò nuovamente con il sito.

Non appena si collegò, un pop up la avvisò che la sua casella di posta era piena di messaggi privati.

Vi si recò e constatò come alcuni di loro fossero facilmente etichettabili anche senza bisogno di aprirli.

Cancellò senza approfondire tutti quelli che avevano volgarità nell’oggetto, così come quelli che conentevano errori di ortografia.

Aprì invece quello che si intitolava semplicemente: “Parliamo”.

Il testo era stringato ma efficace: “Sei molto bella e sei sprecata per un pubblico di segaioli come questo. Mi piacerebbe vedere altre foto, ma mi rendo conto della tua remora a mostrarle in pubblico. Se accetterai di scattare ancora qualche foto per me, saprò ricompensarti generosamente”.

Chiara si trovò a sorridere al messaggio e rispose subito: “Generosamente cosa significa? Quali sono le tue condizioni?”.

La risposta arrivò dopo meno di un minuto: “Dipende da te. La mia proposta è di dieci euro ad ogni foto, nessun limite sul numero di scatti. Fammi sapere se ti interessa”.

“Come mi paghi?”.

“Se hai una carta di credito ricaricabile lo posso fare in tempo reale; è sufficiente che tu mi scriva il numero”.

Chiara si alzò e andò a recuperare il portafoglio dalla borsetta.

Doveva ancora decidere, ma intanto si premurò di riportare i dati della carta e inviare il messaggio.

Come risposta, dopo un paio di minuti le arrivò un SMS con il quale la sua banca le comunicava di aver ricevuto un accredito di cinque euro.

Nello stesso momento, le arrivò un nuovo messaggio: “So che non hai ancora accettato, ma ho voluto mandarti un segnale del mia autentico interesse. Se deciderai di soddisfare il mio desiderio, detrarrò questi cinque euro dai pagamenti futuri. In caso di rifiuto, ti berrai cinque caffè a spese mie “.

Chiara si trovò a sorridere al monitor.

La situazione la stuzzicava e non era certamente per i soldi.

Nella vita non si era mai trovata ad interagire con degli sconosciuti, aveva sempre diffidato di chat e di siti di incontri, ma doveva riconoscere che quella situazione la stava intrigando.

Cosa aveva da perdere?

A parte il fatto che il suo interlocutore non conosceva i suoi dati, cosa avrebbe potuto succederle?

Ormai il nudo era decisamente sdoganato, a qualunque critica bacchettona avrebbe potuto rispondere tranquillamente con un’alzata di spalle.

Rispose prima di permettere a se stessa di cambiare idea: “Ok. Che tipo di foto vuoi?”.

Premette il tasto invio.

Trascorse l’attesa mordicchiandosi il labbro, e sentì il cuore batterle quando comparve nuovo messaggio.

“Spogliati completamente. Voglio una foto frontale, si deve vedere tutto”.

Chiara meccanicamente si alzò in piedi.

“Ok, ne faccio una sola. Magari due”, pensò.

Si liberò dei vestiti e appoggiò il telefonino sulla cassettiera, in modo da farlo rimanere in posizione eretta.

Certo, il fondale non era da rivista di moda, ma poteva andare bene.

Si pose davanti all’obiettivo, impostò l’autoscatto e lasciò che il telefonino la immortalasse.

Ripeté l’operazione per altre due volte, quindi, senza rivestirsi, sedette nuovamente di fronte al computer.

Collegò il telefonino, selezionò la foto migliore e la allegò al messaggio.

Ebbe un attimo di esitazione prima di premere il tasto invio, quindi trasse un sospiro e mandò il messaggio.

Rimase quasi in animazione sospesa, sino a quando non sentì il telefonino trillare ancora.

Le erano stati accreditati altri cinque euro.

Il messaggio sul computer confermò il gradimento del suo amico di penna: “Sei bellissima, la foto che mi hai appena mandato ha per me un valore immenso, grazie. Spero vorrai farne altre”.

Chiara sorrise al suo invisibile interlocutore.

Voleva farne altre?

Sì, una ancora avrebbe potuto farla.

Tanto, pensò, il grosso passo l’aveva fatto mandando la prima.

Se danno ci fosse stato, l’aveva già fatto.

Questa volta si inginocchiò sul letto, poggiando il sedere sui talloni e allargando leggermente le gambe.

La sua immagine riepiva tutto il display del telefonino e suoi seni erano al centro dell’inquadratura.

Scattò ed inviò subito.

Il trillo del telefono e il messaggio arrivarono quasi contemporaneamente.

“Questa foto farebbe impallidire dozzine di modelle professioniste. Non so cosa tu faccia nella vita, ma se decidessi di intraprendere la carriera di modella sicuramente non troveresti delle porte chiuse. Grazie”.

Chiara sorrise ancora.

Era lieta che l’argomento della conversazione non si fosse discostata delle foto.

Non avrebbe acconsentito a fornire il suo numero di telefono o a promettere incontri, ma fino a quando la distanza rimaneva quella si sentiva tranquilla.

Si mise nuovamente sul letto, questa volta in ginocchio con le mani appoggiate sul materasso.

In quella posizione, i suoi seni si sporgevano avanti per l’effetto della gravità e apparivano in tutta la loro grandezza.

Scattò e inviò.

“La tua bellezza mi lascia senza fiato. Le due foto precedenti erano fantastiche, questa è incredibile. Per te è un problema se mi masturbo davanti alle tue foto?”.

Chiara arrossì quando lesse l’ultima frase, ma decise di stare al gioco.

Digitò velocemente: “Non mi da per niente fastidio, anzi. Quasi quasi lo faccio anche io”.

Si sdraiò sul letto, allargò le gambe e pose due dita tra le grandi labbra, proprio come se fosse intenta a toccarsi.

Non si stupì quando constatò di essere umida.

Scattò la foto e la inviò.

 

Un’ora dopo spegneva il computer e si rivestiva.

Sua madre e suo fratello avrebbero potuto rientrare da un momento all’altro, meglio essere prudenti.

Consultò l’ultimo messaggio arrivatole qualche minuto prima: quel giorno la sua carta era stata accreditata di centossessanta euro.

Non male per neppure un’ora di lavoro!

 

 

Matteo tornò a casa zoppicando e di cattivo umore.

Aveva perso la partita e un contrasto da dietro gli aveva provocato un dolore al polpaccio destro.

Lasciò la borsa con la roba sporca nel bagno e si buttò sul letto.

Ci fosse stata ancora Chiara con lui si sarebbe fatto fare un pompino per consolazione.

La ragazza non amava quella pratica, ma facendole gli occhi dolci e accentuando il dolore forse ci sarebbe riuscito.

E invece quella stronza aveva ben pensato di andarsene, lasciandolo solo anche in un momento di sconforto come quello.

Pensare alla sua ex gli fece tornare in mente il forum e quello che aveva fatto quella mattina.

Prese il portatile e, sempre sdraiato sul letto, se lo appoggiò sulle gambe.

Si collegò al sito e notò con sorpresa come avesse più di trenta messaggi da leggere.

Li scorse rapidamente, verificando subito come il tenore fosse quasi sempre lo stesso: “ammazza che porca!”, “Sono venuto pensando a lei”, “ti prego, dammi il suo contatto!”.

Arrivò all’ultimo domandandosi il perché di questo grande successo.

In fine dei conti, aveva pubblicato le semplici foto prese da Facebook.

Sapeva lui per primo quanto Chiara fosse attraente, ma tutto quell’entusiasmo gli sembrava esagerato.

Uscì dalla pagina della posta e tornò nel forum per andare a visualizzare la conversazione che lui stesso aveva aperto quella mattina.

Si accorse subito che qualcosa doveva essere accaduto in sua assenza, perché i post erano quintuplicati.

Quelli che contenevano solo parole erano dello stesso tenore dei messaggi, ma notò che non erano indirizzati a lui.

“sei bellissima!”.

“Avessi io una donna come te!”.

Matteo fece scorrere la rotellina del mouse e spostò la conversazione verso l’alto sino a quando non trovò una foto.

Era quella di Chiara, completamente nuda e fotografata di spalle.

Il nome dell’account gli fece subito capire cosa fosse successo.

Rimase immobile davanti al computer, come un pugile appena colpito da un diretto.

E così quella stronza non solo l’aveva lasciata lasciato, ma addirittura stava facendo la zoccola in rete!

Prese il telefonino, e solo in quel momento si ricordò di non averlo ancora acceso dopo la partita.

Lo avvio e trovò subito quattro chiamate di Chiara, più un messaggio di testo in cui lei gli diceva di essere un pezzo di merda.

Premette il tasto rispondi per insultarla, ma la sua stessa rabbia lo fece bloccare.

Lei faceva la puttana e poi dava a lui del pezzo di merda?

Prima lo lasciava e poi gli faceva fare la figura del cornuto su Internet?

In quel momento gli arrivò un messaggio privato, il titolo era: “credo che tu debba sapere”.

Lo aprì, attraversato dalla curiosità.

Il testo diceva: “Questa mattina ho conosciuto la tua ragazza via messaggio. Molto bella e molto disinibita. Non credevo. Te ne mando un assaggio”.

In allegato c’era una foto, e Matteo vi cliccò rapidamente.

Ritraeva Chiara completamente nuda, ritratta frontale.

Era bellissima ed eccitante.

Rispose al suo sconosciuto interlocutore.

“Bella foto, ma non ho capito cosa tu voglia da me”.

Aprì il cassetto del comodino e vi estrasse un pacchetto di sigarette.

Una delle note positive della partenza di Chiara era stato sicuramente la possibilità di poter nuovamente fumare in casa.

La risposta arrivò subito dopo.

“Intanto mi sembrava giusto avvisarti dell’esistenza di questa foto e di molte altre simili. Mi sono costate un po’ di soldi, potrei inviartele tutte se tu mi aiutassi a rientrare delle spese. Cinquanta euro e sono tue”.

Mattero si accese la sigaretta

“Cinquanta euro sono un’enormità. Io la vedo nuda quando voglio”, mentì.

“Certo, non stavo considerando questo dettaglio. Sarà per questo che ho ottenuto molto più successo da altri utenti”.

Matteò sentì il cuore accelerare.

Quello stronzo stava condividendo le foto di Chiara nuda con altri?

Si stava eccitando, inspiegabilmente.

Doveva vederle anche lui.

“Cinquanta euro vanno bene, dimmi come farteli avere. Con quanti le stai condividendo?”.

L’utente gli rispose dandogli l’IBAN del suo conto e informandolo che altri dodici persone avevano acquistato le foto di Chiara.

Matteo concluse la trasazione e ricevette un link che, cliccato, lo indirizzò su una pagina protetta dove il suo nuovo amico aveva caricato le foto di Chiara.

Le aprì una ad una, mentre il suo membro si irrigidiva.

Era belle foto e Chiara era tremendamente erotica.

Sapere che lei si era prestata a quel tipo di foto con uno sconosciuto non lo contrariava, ma lo eccitava.

Aveva voglia di masturbarsi, ma tornò nella pagina dei messaggi.

Partì dal più vecchio e ricominciò a guardarli, in questa volta ignorando il contenuto del messaggio ma concentrandosi sulla città di provenienza – scritta sotto ogni avatar – e selezionando quelli che abitavano nella sua città o nei dintorni.

Alla fine della ricerca, includendo anche i due nuovi messaggi che nel frattempo erano arrivati, era riuscito a trovare tredici persone che fisicamente non erano troppo distanti da lui.

Aprì un nuovo messaggio, inserì nei destinatari i tredici nominativi appena ricavati e scrisse come oggetto: “Incontro con Chiara”.

Mise su un testo veloce, badando poco al contenuto; un forum di porno amatoriale non bada troppo alla ortografia dei messaggi.

Propose ai suoi nuovi amici di organizzare un incontro con Chiara chiedendone la disponibilità a muoversi in tempi brevi.

Premette il tasto invio e chiuse il computer.

Ora era meglio che si facesse una fasciatura al polpaccio.

 

Capitolo 14

 

“Chiara? Francesco?”, chiamò Sabrina entrando in casa.

Nessuno rispose.

La donna posò la borsetta a terra e tirò un sospiro.

Era stata a prendere un’aperitivo con sua sorella, ma l’occasione era stata tutto fuorchè divertente.

Sua sorella, di cinque anni più vecchia, stava affrontando una crisi con il marito e le aveva chiesto la consulenza per capire come comportarsi, ma avevano finito per litigare quando Sabrina le aveva detto di separarsi.

“E’ inutile che mi chiami per avere un consiglio se poi non accetti niente di diverso da quanto vorresti sentirti dire”, era sbottata Sabrina prima di congedarsi.

Entrò nella stanza dei ragazzi per saggiare lo stato del disordine, ma si stupì quandi vide che era tutto abbastanza a posto.

Forse stavano crescendo anche loro.

Fece per uscire dalla stanza, ma il suo sguardo cadde sul computer.

Chissà se c’era stata qualche evoluzione sul forum?

Lo accese e si collegò al sito utilizzando l’account delle figlia.

Non appena la procedura eseguì l’autenticazione un pop up la avvisò che c’erano sei messaggi non letti.

Non potè resistere alla curiosità e si portò nella pagina della posta.

Cinque messaggi erano semplici complimenti a sua figlia e alle sue tette, il sesto aveva come oggetto: “Una nuova proposta per te”.

Lo aprì.

“Grazie per le fantastiche foto, Chiara. Le ho ammirate molte volte e sono strepitose. Non ti nascondo di essermi toccato più volte pensando a te. Per questo motivo ho una nuova proposta per te, che spero valuterai”.

Evidentemente sua figlia aveva preso qualche iniziativa in sua assenza.

La donna rispose, mossa da curiosità.

“Di cosa si tratta?”.

Si accese una sigaretta, paventando una lunga attesa, ma la risposta arrivò dopo pochi minuti.

“Vorrei vederti su Skype”.

Ah, ecco.

E ora?

Non c’era modo di ingannarlo in video, per cui aveva solo due scelte: o lasciava perdere, o diceva la verità.

Scelse la seconda via.

“Devo confessarti una cosa, spero non ti arrabbierai”, scrisse velocemente.

“Dipende. Di cosa si tratta?”.

“Non stai parlando con Chiara in questo momento”.

Il messaggio di risposta questa volta ci mise un po’ di più ad arrivare.

“Chi sei?”.

Cosa poteva dire? Poteva spacciarsi per un’amica?

Scelse ancora una volta la verità.

“Sono la madre di Chiara. Ma non devi preoccuparti, so tutto e sono io che le ho scattato le foto”.

Spense la sigaretta nel posacenere.

Il messaggio successivo conteneva un allegato.

“Interessante sviluppo. Per caso, sei la donna ritratta in questa foto?”.

L’allegato era lo scatto che Chiara aveva postato sul forum e che effettivamente la ritraeva con Sabrina.

“Confermo, sono io”.

“Allora la proposta è ancora valida. Vieni su Skype, sono Slayer70“.

Sabrina trasse un sospiro e avviò il programma e digitò il nome utente del suo intelocutore.

Lo schermo ebbe uno sfarfallio, quindi si aprì il riquadro con l’immagine.

La persona dall’altra parte dello schermo teneva la telecamera puntata verso il basso, di lui si vedevano solo le mani e una maglietta nera.

“Buongiorno”, disse lui con voce profonda.

“Ciao”, rispose Sabrina.

“Come ti chiami?”.

La donna gli diede il suo vero nome, e chiese al suo intelocutore di identificarsi.

“Puoi chiamarmi Slayer, come il mio nick. Comunque è vero, la genetica non si sbagia”.

“Prego?”.

“Chiara è una bella ragazza, era probabile che avesse una mamma altrettanto bella”.

Sabrina rispose con un sorriso.

“Grazie”.

“Come mai hai scelto di immortalare tua figlia su un sito come quello?”.

La donna alzò le spalle e prese un’altra sigaretta.

“E’ stato per vendicarsi del suo ex, che ha aperto la conversazione. Per far vedere a tutti che per lei non era un problema mostrarsi e che lui non le stava facendo nessun dispetto, ma anzi, era lei che si stava vendicando di lui”.

L’uomo annuì nella penombra.

“Capisco il ragionamento. Per te quindi non è un problema che la gente si ecciti vedendo tua figlia?”.

Sabrina ci pensò un attimo prima di rispondere.

“No. La gente si può eccitare anche quando la vede per strada o in spiaggia. È un problema loro, non di mia figlia”.

“Brava, condivido. E lo stesso vale per te, vero? Per te non è un problema se la gente si eccita guardandoti?”.

Sabrina scosse la testa.

“E, dimmi la verità, ti sei immedesimata in lei? Ti sarebbe piaciuto essere al suo posto?”.

La donna tirò dalla sigaretta.

La verità, ancora.

“Sì, certo”.

L’uomo annuì.

“E fai bene, perchè sei molto bella. Ora ti illustro meglio la mia proposta, quella di cui ti parlavo via mail”.

“Dimmi”.

“Tu ora ti spogli e fai quello che dico io per mezz’ora. Al termine dei trenta minuti, io ti darò trecento euro”.

Sabrina non rispose.

“Non sei da meno di tua figlia, e tu stessa hai detto che ti sarebbe piaciuto essere al suo posto”, la incalzò Slayer.

Sabrina spense la sigaretta nel posacenere.

“Ok”, disse semplicemente.

“Bene, mi fa piacere – commentò Slayer – Ora togliti jeans e maglietta, fammi vedere cosa porti sotto”.

Sabrina si alzò in piedi e, a favore di telecamera, si privò degli indumenti.

Sotto indossava un completo spaiato, con reggiseno nero e mutandina bianca.

Incrociò le braccia sul seno, imbarazzata.

“Non coprirti, sei bella”, la esortò Slayer.

Sabrina sorrise imbarazzata e appoggiò le mani sui fianchi.

“Tua figlia è più prosperosa di te, ma tu sei molto più elegante. Mostrami le tette”.

Sabrina si slacciò il reggiseno e lo abbandonò sulla scrivania accanto al computer.

“Metti le mani dietro alla nuca, per piacere”.

Sabrina eseguì l’ordine, sentendosi sempre più in imbarazzo.

L’aveva fatta facile quando era stata Chiara davanti all’obiettivo; in quel momento si rendeva conto di quanto fosse difficile.

“Vedo che hai i capezzoli duri. Sei eccitata?”, chiese la voce dal computer.

La donna istintivamente si portò le mani al seno e non potè che confermare il fenomeno.

“Non lo so”, balbettò.

“Secondo me ti piace – ipotizzò Slayer – E, visto che gradisci, togliti anche le mutandine”.

Sabrina lanciò furtivamente uno sguardo all’orologio: erano passati solo sette minuti, la mezz’ora pattuita rischiava di essere lunga.

Con i pollici afferrò l’elastico delle mutandine e le abbassò fino alle caviglie, quindi allontanò l’indumento intimo con un calcio.

“Sei veramente molto bella, Sabrina. Avresti dovuto mostrati anche tu sul forum, anche se adesso sono contento di avere il privilegio di vederti in esclusiva”.

Sabrina tacque, non sapendo cosa dire.

La lucina rossa della webcam la scrutava come un occhio diabolico.

“Alle tue spalle c’è un letto. Lo conosco bene, Chiara vi ha scattato diverse foto per me. Sdraiati, per piacere”.

Sabrina face un passo indietro e si accomodò sul materasso.

“Bene. Ora apri le gambe in favore della telecamera. Voglio vederti la fica”.

La donna si appoggiò sui gomiti e allargò le gambe.

Si sentiva oscena – lo era – in quella posizione, come se fosse sul palco di uno strip bar.

“Ce l’hai depilata, mi piacciono le donne che se la curano. Sei sposata, Sabrina? Stai con qualcuno?”.

La donna scosse la testa.

“Sei single, quindi”.

Sabrina confermò con un cenno del capo.

“Toccati, per piacere. Con un polpastrello stimolati il clito”.

La donna accostò la mano all’inguine.

Le piaceva toccarsi, ma mai l’aveva fatto di fronte a qualcun altro, men che meno uno sconosciuto.

Appoggiò la punta del dito al clitoride e sentì un brivido.

Era comunque più sicuro toccarsi davanti ad una telecamera che davanti ad una persona in carne ed ossa.

“E questa bella fichetta da quanto tempo non accoglie un cazzo?”.

Sabrina deglutì.

“Qualche giorno”, rispose.

Sentì una risata sommessa provenire dagli speaker del computer.

“Certo: sei single, ma il sesso ti piace ancora! Chi è stato il fortunato? Un amico? Un vicino di casa?”.

La verità? Doveva dire la verità anche in quel momento?

Sarebbe stata la prima volta che avrebbe confessato quanto capitato.

La mano continuava a muoversi e si stava eccitando sempre di più.

“Mio figlio”, rispose con un filo di voce.

“Cosa?”, chiese Slayer.

“Mio figlio”, ripetè Sabrina a voce più alta, toccandosi più velocemente.

Slayer tacque per qualche istante, poi scoppiò in una risata.

“Tuo figlio! Non ci posso credere!”.

Sabrina quasi si risentì.

“E’ vero, te lo giuro!”.

Slayer continuava a ridere.

“Ti confesso, avevo proprio voglia di rivedere tua figlia nuda, ma ora mi rendo conto di essere stato veramente fortunato a trovare te. Continua a toccarti, troia”.

Sabrina chiuse gli occhi e intensificò il movimento della mano.

Ora che aveva parlato si sentiva meglio, quasi avesse dovuto togliersi un peso dallo stomaco.

Ora non aveva più fretta che la mezz’ora passasse; temeva, anzi, che il tempo sarebbe scaduto senza che lei iuscisse a trovare piacere.

Chiuse gli occhi e si concentrò solo su se stessa, e fu probabilmente per questo che non si accorse del rumore della porta di casa che si apriva.

Poci secondi dopo, però, si aprì anche la porta della stanza, e Francesco entrò rapidamente, salvo poi fermarsi di botto quando vide sua madre sul letto.

“Mamma?”, chiese.

Una nuova risata uscì dalle casse.

“Ora la cosa si fa interessante!”.

 

Sabrina ritrasse la mano dal pube e si raggomitolò istintivamente sul letto.

“Francesco, non si bussa più?”, domandò quasi urlando, non sapendo cosa di meglio dire.

Il ragazzo la guardò stralunato.

“Cosa cazzo c’entra, è camera mia. Cosa stavi facendo?”.

Guardò verso il computer e si avvicinò.

Il riquadro di Skype mostrava il busto di un uomo in maglietta nera.

Quasi trasalì quando una voce uscire dalle casse.

“Posso spiegarti io cosa stava facendo tua madre”.

Il ragazzo si sedette di fronte allo schermo, mentre Sabrina non osava alzarsi dal letto.

“Io e tua madre abbiamo appena concluso una transazione commerciale: lei si stava mostrando a me in cambio di soldi. Credo che l’esistenza di queste pratiche non ti stupisca”.

Il ragazzo scosse la testa.

“Francesco, posso farti una domanda?”, chiese la voce.

“Certo”.

“Sei tu il figlio che qualche giorno fa si è scopato la madre?”.

Francesco si voltò verso la donna, che in risposta annuì alla telecamera.

“Ho una proposta anche per te, allora – proseguì la voce – Spogliati, mettiti sul letto assieme a tua madre e fate quello che vi dico. Ci sono trecento euro anche per te per venti minuti di lavoro, se così possiamo chiamarlo”.

Francesco tentennò e fece due calcoli.

Sua madre gli elargiva una paghetta di venticinque euro alla settimana, il che significava cento euro al mese.

La paghetta di tre mesi in venti minuti.

“Va bene”, disse.

Sabrina aprì la bocca per ricordare a suo figlio che si trattava di una specie di prostituzione, ma immaginò come avrebbe commentato e si astenne.

“Spogliati, Francesco”, lo esortò la voce.

Il ragazzo si liberò velocemente della t-shirt e dei pantaloni; i boxer non nascondevano un certo rigonfiamento.

“Dai, togliti tutto e raggiungi quella zoccola di tua madre sul letto!”.

Francesco si liberò anche dell’ultimo indumento e si sedette accanto a Sabrina. Le condizioni del suo membro facevano intuire la sua eccitazione.

“Vedo che il ragazzo è già pronto. Mamma, prendi il cazzo di tuo figlio in mano”.

Sabrina strinse le dita attorno all’organo di Francesco, che come risposta si irrigidì ulteriormente, scoprendo il glande lucido.

“Ora degli un po’ di bacini sulla cappella”, la invitò Slayer.

La donna accostò le labbra al pene del figlio e venne assalita dall’odore dell’eccitazione di lui.

Sporse le labbra e le appoggiò al glande, baciandolo con delicatezza. Francesco rispose con un sospiro.

“Brava, Sabrina zoccola. Continua”.

Un altro bacio, questa volta con le labbra più schiuse, mentre con la mano gli accarezzava lo scroto.

Sentì i testicoli del ragazzo reagire, come fossero vivi.

Gli diede un altro bacio, con la bocca ancora più aperta.

Era eccitata anche lei.

“Ti stai bagnando troia?”, le chiese Slayer, come se le avesse letto nel pensiero.

Sabrina annuì, senza staccare le labbra dal membro del figlio.

“Masturbati, allora. Hai una mano libera, dopo tutto”.

La donna portò la mano sinistra tra le sue grandi labbra e vi introdusse due dita.

Era decisamente bagnata e non faticò a trovare la strada.

Aprì la bocca e accolse il membro del figlio, facendosi sfuggire un gemito.

Era tanto che lo voleva.

Anche Francesco sospirò profondamente, segno che apprezzava.

Anche lui era tanto che lo voleva.

Sabrina smise di pensare alla telecamera e si concentrò solo su quello che stava facendo.

All’interno della bocca passò la lingua contro il membro del figlio, mentre con le dita continuava a stimolarsi la vagina.

Voleva venire e voleva che anche lui lo facesse.

In bocca?

Non era amante del pompino con ingoio, ma era curiosa di sentire il sapore dello sperma di Francesco.

Chissà se sarebbe stato simile a quello del padre?

Intensificò la stimolazione con la lingua, stringendo allo stesso tempo con le labbra.

Teneva gli occhi chiusi, imbarazzata di alzare lo sguardo e incontrare quello del figlio, il quale, da parte sua, stava facendo lo stesso.

Quella era da raccontare ai suoi amici, magari omettendo la presenza della webcam e del tizio seduto dietro.

Era il secondo pompino che riceveva in vita sua: il primo era stato di un’ubriaca albanese nei bagni di una discoteca un paio di mesi prima; anche lui aveva bevuto parecchio e non ricordava molto dell’episodio, se non il fatto di aver aggiunto un’altra voce al proprio curriculum sessuale.

Niente a che vedere con questo.

Sua madre era brava a fare pompini, questo pensiero gli attraversò il cervello, creandogli qualche disagio.

Ne aveva fatti molti?

A chi?

L’idea della donna inginocchiata di fronte ad un altro uomo gli fornì un nuovo stimolo.

Era molto prossimo a venire.

“Mamma…”, disse a mezza voce.

Sabrina lo sentì, ma non si fermò.

Quella voce che in altri momenti della giornata le chiedeva dove fossero i biscotti le stava comunicando che stava per venirle in bocca.

Quel pensiero le diede un’ulteriore scossa di eccitazione.

Stava per venire anche lei.

Introdusse le dita più a fondo, mentre con l’altra mano stimolò la base del pene di Francesco.

“Mamma….”.

Il getto di sperma le colpì il palato mentre lei stessa veniva attraversata da un orgasmo.

“Mamma…”, ripetè Francesco con la voce rotta.

Sabrina non staccò la bocca, aspettando che il flusso delle secrezioni del ragazzo finisse, quindi lo fece uscire e ingoiò.

Solo in quel momento sollevò lo sguardo verso l’alto, giusto per vedere suo figlio con gli occhi chiusi e un rivolo di sudore che gli percorreva lo sterno.

“Ma che bella famiglia! – commentò la voce dal computer – Siete stati bravi, ma vi comunico che ci sono ancora dieci minuti che non ho intenzione di sprecare”.

 

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