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La nascita di Elena

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Elena &egrave il nome che &egrave stato scelto per me dalla mia mamma, in quanto dice che indica alla perfezione la mia vera natura, Elena di Troia.

A me piace moltissimo indossare capi femminili, la sensazione che mi dà sentirmi il nylon sulla pelle &egrave una cosa difficile da spiegare posso solo dirvi che mi procura erezioni enormi.

Per il lavoro che faccio mi capita spesso di dovermi recare in abitazioni dove vivono donne o ragazze, per poter eseguire le riparazioni di cui necessitano, capita a volte che queste persone mi lasciano le chiavi dei loro appartamenti così che io possa lavorare con calma.

Premetto che non faccio molta distinzione tra età e bellezza delle abituali residenti a me interessa solo quello che trovo nei cassetti.

Vi voglio raccontare quello che mi &egrave successo pochi mesi fa.

Ricevo una telefonata di una signora di circa 45 anni, sposata e senza figli, alla quale avevo già eseguito dei lavori, lei mi dice che avrebbe bisogno del mio aiuto per una riparazione, ma siccome &egrave sempre fuori per lavoro mi chiede se posso passare da lei in ufficio a prendermi le chiavi., io senza fiato per l’occasione che mi si prospetta accetto.

Il giorno dopo di mattina mi reco nel suo ufficio, lei mi consegna le chiavi spiegandomi di cosa avesse bisogno, un lavoretto che richiedeva poco tempo, e mi prega di riportargliele a lavoro finito, saluto salgo in macchina e parto, arrivato a casa sua mi accingo ad entrare e sento una vertigine che mi prende partendo dalla bocca dello stomaco fino al cervello, la conosco &egrave la consapevolezza che tra poco potrò dare sfogo alle mie fantasie.

Apro la porta entro in casa, una bella villetta indipendente su due piani, sento subito il profumo della padrona di casa che permea tutto l’ambiente &egrave dolce e sensuale, ed ha inizio la ricerca, prima scendo nel seminterrato dove so che c’&egrave la lavanderia, apro la cesta della biancheria sporca e sotto delle magliette di cotone trovo un paio di collant color carne velatissime del modello tutto nudo, le prendo e le annuso l’odore del sudore delle punte misto a quello dell’urina sul cavallo sono così intensi da procurami una dolorosa erezione, ma &egrave troppo presto non voglio ancora godere, prendo le collant e salgo al piano di sopra, entro nella camera matrimoniale e comincio a frugare tra i cassetti, trovato quello di lei guardo la sua biancheria intima mutandine e reggiseni di vari colori ,bianchi, neri, carne, bordeaux, una visione strabiliante tutti quei pizzi che mi occhieggiano dal cassetto aperto, indugio poi la mia scelta ricade su di un perizoma nero con solo un piccolo bordino ricamato in vita e, un reggiseno anch’esso nero liscio senza pizzo con i ferretti nelle coppe, adesso apro l’armadio trovo una gonna lunga nera di raso ed una camicetta di seta nera sciancrata in vita e molto scollata, le prendo, mi mancano ancora le calze, nei cassetti non c’erano, quindi cerco ancora ma in camera non le trovo

Provo in bagno e la mia ricerca &egrave premiata, eccole lì dentro ad un enorme cassetto tutte belle in fila, sono di tutti i tipi e colori, niente autoreggenti però solo collant, pazienza ne scelgo un paio di quelli estivi 15 denari senza cuciture sulle punte di colore neutro.

A questo punto eccitassimo mi spoglio velocemente ed inizio l’opera di travestimento, prima il perizoma &egrave una 4′ e mi &egrave un po’ stretto, l’uccello ormai durissimo non riesce a contenerlo, così aspetto che l’erezione cessi, riesco a mettermelo in mezzo alle gambe dopo 5 minuti, indosso il reggiseno &egrave una 3′, stringe ma &egrave uno spettacolo riempio la coppe con delle calze appallottolate, infilo lentamente le collant facendo attenzione a non smagliarle, sarebbe un delitto, facendole salire sento di nuovo l’eccitazione che aumenta, cerco di calmarmi ho ancora da fare.

Metto la gonna e poi la camicetta, mi guardo allo specchio incomincio a piacermi, prendo i trucchi eye-liner nero, ombretto marrone, fondotinta e un bel rossetto rosso fuoco, mi mancano ancora le scarpe la cosa più difficile da trovare porto il 42.

Apro la scarpiera ci sono un paio di decolt&egrave nere con i tacchi di 8 cm provo ad infilarmele ma sono 40 e non ci riesco scelgo allora un paio di sandali neri con i listini sottili alle caviglie e la punta aperta, il tacco &egrave quadrato ma di almeno 10 cm, quelli mi entrano il tallone sporge un po’ ma vanno bene lo stesso, stò per chiudere la scarpiera quando noto una scatola da scarpe chiusa, incuriosito la apro, dentro in bella vista un fallo di plastica, nero lungo 20 cm e di 18 cm di diametro, emozionato lo prendo in mano &egrave stupendo con tutte quelle venuzze in risalto.

Corro in camera mi guardo allo specchio a figura intera sono bellissima mentre ondeggio su quei tacchi alti, non resisto più mi sdraio sul letto alzo la gonna, sposto collant e mutandine, imbocco il dildo, lo lecco sa di lei e questo mi arrapa terribilmente, prendo un po’ di crema per le mani dal comodino, lo ungo e poi lentamente inizio ad introdurmelo in culo fa fatica ma piano piano entra, inizio a stantufarmi con quel cazzo enorme mentre mi masturbo furiosamente rallento per non venire subito, ad aumentare il piacere ci pensano le collant sporche che avevo trovato in bagno, me le metto sotto il naso e le annuso, sborro come cane sporcando gonna calze e copriletto che devo ripulire prima di andare via.

Dopo pochi giorni la signora mi ha ritelefonato, ma questa &egrave un alta storia

La signora dopo due giorni mi richiamò al telefono per annunciarmi che i lavori che avevo eseguito andavano bene ma, che avrebbe ancora avuto bisogno di me per un’altra modifica che voleva fare, chiedendomi se il giorno dopo fossi riuscito andare ancora a casa sua, io risposi che l’indomani sarei andato a prendere le chiavi nel suo ufficio.

Così feci, appena entrato in casa mi diressi, sempre con il cuore che batteva fortissimo, in camera da letto aprii il cassetto della biancheria intima e tra tutti i completi ne scelsi uno color carne, con mutandine di pizzo sgambatissime ed il reggiseno anch’esso di pizzo trasparente, presi una minigonna di pelle marrone ed un top fatto a camicetta bianco, tornai in bagno scelsi delle collant color castoro tuttonudo da 20 denari ed indossai il tutto, mi truccai di tutto punto e provai un altro paio di scarpe marrone décolleté con 5 cm di tacco che riuscì ad infilare a fatica, quindi presi li fallo in gomma che avevo già scoperto la volta prima e mi diressi in camera.

Questa volta rimasi molto tempo a contemplarmi allo specchio eccitandomi lentamente, mi passavo le mani sui fianchi ed accarezzavo le mie gambe inguainate nel nylon delle calze, mi piaceva guardarmi e sentirmi femmina e disponibile quindi lentamente mi sollevai la gonna ed iniziai a toccarmi il cazzo da sopra le calze e le mutandine, mentre succhiavo quel meraviglioso fallo di gomma, ad occhi chiusi per meglio gustarmi il piacere, mi accorsi di essere più solo in camera, infatti, la signora era li in piedi sulla porta intenta ad osservarmi.

Quando mi accorsi che lei era lì rimasi terrorizzato, temevo che mi avrebbe denunciato o per lo meno cacciato, ero senza fiato e non riuscivo che a farfugliare parole di scuse senza senso, con mia sorpresa lei mi venne vicino, mi fece sedere sul letto e si sedette al mio fianco, io piangevo per l’imbarazzo ma lei per tutta risposta accarezzandomi il viso mi disse – non piangere che ti rovini il trucco, io rinfrancato le chiesi come mai fosse a casa, lei mi rispose

La volta scorsa quando sei venuto in casa a farmi i lavori mi hai macchiato la gonna nera con il tuo seme, proprio quella che avrei dovuto indossare quella sera, prima era pulita l’avevo appena stirata quella mattina, li per li non ci ho fatto caso ma quando la sera ho preso il vibratore per usarlo mi sono accorta che aveva un odore strano, poi il giorno dopo mentre mettevo la biancheria in lavatrice mi mancavano le collant che sapevo sporche, quindi ho iniziato a dubitare qualcosa ecco perché ho organizzato tutto questo, per coglierti in flagrante.

Io non sapevo che cosa dire restavo muto, così fu di nuovo lei a parlare mi disse:

Sai io sono sposata da 30 anni con mio marito ormai non abbiamo più molte fantasie sessuali ed il suo rendimento &egrave calato tanto, mentre il mio &egrave sempre aumentato, ecco perché ricorro al vibratore per darmi piacere, poi continuò dicendomi che non aveva potuto avere figli e che ultimamente aveva la certezza che il marito la tradisse dato che a letto era diventato evanescente.

Io cercai di consolarla dicendogli che suo marito era un fesso a trascurare una bella donna come lei.

Lei all’improvviso mi disse

visto che tu sei qui e che ti sei appropriato dei miei indumenti dovrò trovare il modo di punirti per ciò che hai fatto, tu sarai da questo momento la figlia che ho sempre desiderato e mai avuto, se accetti la cosa potrà rimanere tra noi, altrimenti sarò costretta a denunciarti.

Allora che cosa scegli ?

Non avevo scelta, quindi non potei che accettare.

Sai a cosa vai incontro vero ? mi disse.

Si, risposi.

Vedo che ti manca l’educazione, quindi dovrò insegnartela io, distenditi sulle mie ginocchia che devo punirti.

Lo feci , lei mi sollevò la gonna sulla schiena ed iniziò a schiaffeggiarmi le chiappe senza abbassarmi ne calze ne mutandine, dopo circa cinque minuti di ceffoni il mio culo era in fiamme, lei se ne accorse e smise anche perché la mia eccitazione stava aumentando e, non voleva farmi godere.

Vieni con me, mi disse, adesso devo uscire ma tu dovrai riparare il danno che hai fatto l’altra volta, quindi mi condusse nel locale lavanderia e mi diede la gonna, quella nera che le avevo sporcato la volta prima con la biancheria sporca e mi disse, lavala e vedi di farla venire pulita per quando torno.

Si mamma le risposi.

Lei sorridendo mi dice che stò cominciando ad imparare ed uscendo mi dà un bacio sulle guance.

Inizio il mio lavoro con le gambe che mi tremano, sono in cantina vestito e truccato da donna con un erezione tremenda, potrei venire anche senza toccarmi, ma mi sforzo di eseguire i compiti che mi ha lasciato la mia nuova mamma, stò attento a non combinare altri guai, insapono delicatamente la gonna le calze e il completino nero, mentre le mie mani sono prese in queste faccende, accade che, forse per il contatto delle mie dita sulla stoffa , forse perché ripenso alla situazione precedente, mi sborro addosso impiastricciando di seme le collant e le mutandine che avevo ancora indosso.

Penso di spogliarmi per pulire anche quelle, ma sento la porta di casa aprirsi, e dei passi inconfondibili di tacchi a spillo risuonare sul pavimento, &egrave la mamma che rientra, si precipita a vedere quello che stò facendo, osserva il mio operato e mi dice che sono stata brava, poi si accorge della sborra che mi cola ancora lunga le gambe e risalta a contatto del nylon, passa due dita sulle calze ed annusa il mio seme.

Allora non ci siamo capiti, mi dice visibilmente alterata, tu devi prima fare il tuo dovere per il piacere c’&egrave tempo dopo,

e mi appioppa un ceffone in viso.

Adesso dovrò ripulirti tutta stupida bambina,.

Mi porta in bagno e mi spoglia quasi con violenza, quando rimango nudo lei mi osserva a lungo poi mi dice che sarebbe ora che mi facessi la ceretta, dato che ho i peli lunghi, ci penserà lei più tardi.

Ora mi dice, curiamo l’igiene personale, mi dice di appoggiarmi con le mani al lavandino e di alzare il culetto, io eseguo mentre con la coda dell’occhio guardo che cosa stesse facendo, oh dio ha preso l’attrezzatura per il clistere.

Ora puliamo bene l’intestino dato che mi hai lascito il vibratore sporco, credo proprio che tu abbia bisogno di una bella lavata, non temere &egrave solo camomilla, la usa spesso anche la tua mamma.

Detto questo prende la cannula sottile e se la infila in bocca, la lecca e la succhia come se stesse facendo un pompino, mentre mi guarda con occhi languidi, poi mi dice non temere non farà male anche se sei abituata ad altri calibri, ed incomincia ad introdurmi la sottile canna nello sfintere, poi apre il rubinetto ed il liquido mi entra nelle viscere, &egrave caldo e mi sento svenire quando lei inizia ad estrarre ed infilare lentamente la cannula facendola roteare nel mio ano, ho un’altra erezione, essere sottoposto a quella manipolazione mi manda in estasi, gemo e godo come un maiale, improvvisamente lei mi afferra il cazzo ed inizia a menarmelo mentre con l’altra mano continua imperterrita a sodomizzarmi furiosamente, in breve vengo e le riempio la mano di sborra.

Lei felice mi disse ora a te penserà la tua mammina, svuotatati e fatti la doccia che dopo ci depiliamo assieme

Lo feci.

Quando ebbi finito di espletare i miei bisogni ed essermi lavato per bene, chiamai la signora dicendogli che ero pronto, lei arrivò.

Si era cambiata nel frattempo adesso indossava una vestaglia da camera color avorio lunga e finemente bordata di pizzo, ai piedi portava un paio di ciabattine con il tacco di 3 cm con la punta aperta, era senza calze e potevo vedere le sue unghie smaltate rosso fuoco, io ero rimasto incantato a fissarglieli, lei se ne accorse e mi chiese se mi piacessero così tanto i suoi piedini, risposi di si che erano favolosi e lo smalto li rendeva ancora più attraenti, lei mi sorrise dicendo che ero proprio una pervertita feticista.

Quindi aprì l’armadietto del bagno e prese un rasoio con la schiuma da barba di suo marito, mi fece sedere su di uno sgabello ed iniziò a mettermi la schiuma sulle gambe, poi con il rasoio mi depilò lentamente prima i polpacci poi anche le coscie, io dall’alto potevo vedere dalla scollatura della vestaglia parte delle sulle tette erano bianche come il latte, le vedevo dondolare dolcemente e, la cosa mi eccitava parecchio, il mio cazzo era quasi in tiro, lei se ne accorse e con malizia fissandomi negli occhi mi disse,

ti piace proprio tanto tua madre guarda che effetto che ti faccio.

Quando ebbe terminato di depilarmi le gambe, con mio stupore mi insaponò anche le palle e l’inguine, poi prendendo l’uccello in mano mi rasò completamente, mi fece girare e mettere alla pecorina e finì il lavoro depilandomi bene anche il culetto.

Osservò il lavoro compiacendosi per il risultato ottenuto.

ecco disse, ora sei pronta, liscia e depilata come si conviene ad una bella bambina, ora mettiamo un po’ di crema così non si arrossano.

Mi mise la crema spalmandola bene e massagiandomi le gambe con le mani, io ero in estasi avevo una donna ai miei piedi che si stava prendendo cura di me, la cosa mi arrapava terribilmente avevo voglia di prenderla, glielo dissi e lei mi rispose di avere pazienza, perché non aveva ancora finito.

Con mio stupore la vidi estrarre una boccetta di smalto per unghie dall’armadietto, mi fece sedere sul bordo bella vasca e mi fece appoggiare i piedi sullo sgabello, mi smaltò le unghie dello stesso rosso fuoco che aveva lei, le asciugò con il phon, mi disse di aspettare in bagno dato che non potevo uscire nudo.

Io sempre più incredulo aspettai e, quando tornò mi mise in braccio una pila di biancheria dicendomi di indossarla e di raggiungerla in cucina quando avessi fatto.

Guardai la biancheria, c’erano un paio di mutandine in cotone bianco del tipo sloggi da educanda, una vestaglia da camera bianca con il collo rotondo e molto scollata ed un paio di ciabattine da casa color rosa con la punta aperta, indossai il tutto, mi calzava tutto a pennello anche le ciabatte erano nuove e del mio numero, vedere i miei piedi con lo smalto sulle unghie uscire dalle ciabatte mi diede una vertigine fortissima, respirai a fondo e mi recai in cucina dove la mamma era ad attendermi.

Bene mi disse vedendomi, speravo che le cose che ti ho comprato andassero bene a quanto pare non mi sono sbagliata, ora vieni con me che ti mostro la tua camera,

così dicendo mi condusse al piano superiore dove c’erano le stanze e aprendo una porta mi disse,

questa era la camera degli ospiti ma da oggi diventerà la tua, ora ti lascio devo preparare il pranzo tu orientati un po’, ed uscì.

Mi guardai attorno la cameretta era piccola dipinta di rosa, un letto in ferro battuto al centro anch’esso rosa antico, una scrivania, l’armadio ed il comò con sopra un grande specchio, ancora incredulo aprii l’armadio dentro appesi ad una gruccia c’erano un tailleur giacca e gonna lunga con lo spacco elasticizzata color antracite, una camicetta bianca, corsi al comò nel primo cassetto vidi due completino mutandine e reggiseno uno bianco in cotone liscio e senza pizzi, l’altro molto più sexy perizoma nero trasparente e reggiseno imbottito tipo pusch-up in pizzo molto elaborato, nel secondo cassetto c’era un reggicalze nero, tre paia di collant uno castoro, uno nero coprente ed uno a rete sempre nero, ed un paio di calze velatissime color nudo quasi impalpabili, non autoreggenti ma quelle che stanno su con la giarrettiera, decisi subito di provare il tutto, presi il completino nero, il reggicalze, le calze , la vestaglia scivolò sul pavimento assieme agli slip da collegiale, indossai il perizoma il reggiseno, mi allacciai in vita il reggicalze e sedutami sul bordo del letto mi infiali le calze, facendo attenzione a non romperle.

Quando ebbi finito di indossare l’intimo mi guardai nel grande specchio ero terribilmente eccitato ma non volevo che il gioco finisse così in fretta, volevo provare anche il vestito, indossai la camicetta , la gonna facendomela scorrere sui fianchi e misi la giacca, questa era un po’ stretta se la abbottonavo tirava, ma decisi che non importava.

Tornai allo specchio per guardarmi, ero emozionantissimo se non fosse stato per i capelli ed il viso senza trucco sembravo davvero un donna.

Stavo cercando di aggiustare la camicetta che essendo molto aperta sul davanti non riusciva a nascondere il pizzo del reggiseno nero, quando sentii bussare alla porta, era lei, mi chiese se poteva entrare e la risposi di si, aveva due sacchetti in mano, e vedendomi mi disse stupita, che ero bellissima e che se non fosse stata una donna mi avrebbe fatto il filo volentieri.

Io continuavo a vivere sulla luna non capivo che cosa mi stesse accadendo, solo non volevo che finisse.

Lei prese dalle borse due scatole, aprì la prima e quando vidi che cosa conteneva mi sentii male, un paio di scarpe da donna decolt&egrave nere in pelle con la punta aperta e 13 cm di tacco a spillo in metallo dorato, mi disse di infilarmele, io ancora incredulo lo feci erano della mia misura il 43 , mi calzavano benissimo, le chiesi dove le avesse trovate e lei mi rispose che era dovuta andare in un negozio dove vendevano vestiti per le prostitute e che non era stato molto facile per lei si sentiva osservata dai clienti.

Mi disse poi di sedermi alla scrivania che doveva truccarmi, per prima cosa mi aggiustò le sopracciglia, quindi mi mise un fondo tinta ambrato mi disegnò gli occhi con l’eye-liner , poi un ombretto azzurro sulle palpreba, mi disegnò i contorni delle labbra con la matita quindi mi diede un rossetto rosso mattone molto carico.

Terminò spruzzandomi un po’ di profumo Opium , mi osservò e mi disse di specchiarmi per vedere se mi piaceva quel tipo di trucco, mi alzai avevo le gambe che mi tremavano forse anche per via dei tacchi alti che non sapevo portare, lei rise e sorreggendomi mi accompagnò allo specchio dicendomi che mi avrebbe insegnato a camminare con quelle scarpe.

Davanti allo specchio vidi un’altra persona, mi voltai per ringraziarla e le diedi un bacio sulle labbra, lei si scostò chiedendomi di chiudere gli occhi perché aveva ancora un piccolo regalo, chiusi gli occhi e la sentii armeggiare nella borsa quindi si avvicinò a me e mi disse di sedermi, lo feci e sentii che mi faceva indossare una parrucca, sempre dicendomi di non guardare con la spazzola aggiustò la pettinatura, ora mi disse puoi aprirli, dio mi aveva messo una parrucca nera a caschetto tipo Valentina con i capelli che mi sfioravano le spalle.

Temetti di svenire per l’emozione ero finalmente una strafiga una travesta sublime.

Non resistetti mi alzai e stavolta la baciai sulla bocca accarerezzandogli le labbra con la lingua, lei cercò di resistere ma io l’abbracciai e dopo un poco lei schiuse le labbra e lasciò che le nostre lingue si intrecciassero, fù un bacio lunghissimo e dolcissimo, non so come ma ci trovammo entrambe distese sul letto, lei indossava solo la vestaglia ,che si aprì facilmente , lentamente scivolai tra le sue gambe trovai le sue mutandine già zuppe del suo umore, le tolsi sfilandole lentamente mentre continuavo a baciagli le cosce la pancia e l’ombelico, aveva una figa nera e riccioluta con le labbra grandi ed il clitoride molto sporgente, il profumo che emanava un misto di succhi ed urina mi prese in testa,

mi tuffai in quella foresta di peli ed incominciai a leccare e succhiare quella rosa rossa umida ed aperta, con pochi colpi di lingua la portai all’orgasmo.

Mi teneva per i capelli e spingeva la mia testa sulla sua vagina, per un attimo temetti di soffocare ma continuai a leccarla con maggiore foga, con le mani intanto avevo cominciato a palpargli il culo, trovai l’orifizio anale e sentii che fremeva sotto la pressione di quel massaggio, mi leccai un dito e mentre continuavo a passargli la lingua sul clitoride le introdussi il dito in culo, lei urlò quando l’indice le violò lo sfintere, ma non gli diedi tempo di dirmi di no, iniziai a deflorarla velocemente spingendo il dito sempre più in profondità.

Adesso la sentivo godere e gemere come una cagna in calore, mi implorava di non smettere, così oltre all’indice le introdussi in culo anche il medio, mentre con l’altra mano le pastrugnavo la figa, ora potevo leggerle in viso il piacere che le stavo dando, mi avvicinai con la bocca alle sue tette erano due mammelle flaccide ma con due capezzoli enormi marroni, ne presi uno tra labbra ed iniziai a succhiarlo, mentre con le mani continuavo a masturbarle figa e culo, sottoposta a quella pressione lei godette dicendomi brava succhia il latte dalle tette di tua madre.

Sconvolta dal piacere che le avevo dato, le diedi il tempo di riprendere fiato baciandola sulla bocca .

Lei allungo le mani e senti il mio cazzo duro che premeva sulla stoffa del perizoma, mi alzai in piedi e mi avvicinai a lei che mi fece uscire l’uccello tutto depilato dalle mutandine e, me lo prese in bocca, cominciò leccandomi la cappella e facendo scorrere la lingua intorno al glande, mentre con la mano mi menava dolcemente, io non resistevo e cominciai a scoparla in bocca muovendo il bacino, accortasi che ero ormai al limite, interruppe il pompino e mi disse di aspettare un momento dato che voleva farmi godere per bene, mi fece attendere in camera mentre lai uscì.

Quando tornò aveva indosso la vestaglia chiusa ed ad i piedi aveva un paio di stivali neri in pelle con la zeppa ed i tacchi a spillo, mi venne davanti e guardandomi in viso con un aria da dea, mi disse ecco il tuo ultimo regalo ed aprì la vestaglia, aveva un fallo enorme di almeno 30 cm legato in vita con delle fibbie, mi fece inginocchiare e dicendomi, ho portato il gelato per la mia bambina fammi vedere se ti piace leccalo bene, io iniziai a fare un pompino al quel fallo stupendo, mi stava a mala pena in bocca.

Quindi mi fece mettere alla pecorina piegato sul letto, mi rovesciò la gonna sulla schiena e scostatomi le mutandine mi unse bene il culo con la vaselina, e piano incominciò ad introdurre il dildo nel mio buco fremente, io urlavo dal dolore ma lei non si fece intimorire dalle mie grida e continuò il suo lavoro di demolizione, il dolore lasciò spazio al piacere mentre sentivo quel coso enorme penetrami l’intestino, quando fù entrato tutto, la mamma prese a fottermi con velocità crescente mentre mi teneva i fianchi per dare il giusto ritmo all’inculata, fù lunghissima mi tenne a se per mezzora ed io godetti almeno due volte, alla fine quando avevo ormai il culo in fiamme lei mi prese il cazzo in mano e mentre mi sodomizzava adesso più dolcemente mi masturbò fino a farmi sborrare sulle lenzuola.

Estrasse il fallo dal mio culo e mi guardò sorridendo chiedendomi se mi fosse piaciuto il gelato, io ancora sconvolto per il piacere le risposi di, lei per tutta risposta mi prese il viso tra le mani e mi cacciò la lingua in bocca.

Ci addormentammo abbracciati o forse meglio abbracciate.

Quando ci risvegliammo, lei mi disse che non credeva di aver mai goduto tanto in vita sua, e mi ringraziò dandomi un bacio sensuale sulle labbra.

Ero senza parole, avevo finalmente scoperto la mia vera identità, le dissi che aveva saputo rendere vero un sogno, infatti prima d’allora mi ero sempre travestito per il mio piacere e, nemmeno nelle mie fantasie avevo mai immaginato tanto, lei mi aveva reso cosciente della mia vera natura, ero diventata un grandissima troia.

Lei rise e, mi disse,

– allora visto che la mia bambina &egrave proprio soddisfatta bisogna che ti scelga il nome, Elena penso che ti starebbe bene, Elena di troia.

Accettai il nome mi piaceva, ma si era fatto tardi suo marito stava per rientrare, mi spogliai e riposi i regali nell’armadio poi in bagno mi levai il trucco, mi rivestii con i miei vecchi abiti lasciandomi però il perizoma nero, per non cancellare del tutto la mia nuova identità.

Sulla porta mentre stavo per uscire la signora mi disse, non ti preoccupare troverò il modo per stare ancora assieme, ci baciammo ed io presi mestamente la direzione di casa.

In macchina non riuscivo a mettere bene a fuoco le cose, rischiai di causare un incidente, continuavo a rivedere Sonia (questo &egrave il suo nome) mentre mi sodomizzava furiosamente.

I giorni successivi furono durissimi, non avevo più avuto sue notizie , temevo che Sonia avesse avuto dei ripensamenti,

e mi vergognavo di chiamarla al telefono, ero in uno stato di frustrazione, continuavo ad indossare le mutandine che mi aveva regalato ed ad avere erezioni tremende, ma non mi bastava più, volevo essere donna.

Dopo un paio di settimane ricevetti una lettera, con mio stupore l’aprì era di Sonia, poche righe per dirmi che non si era dimenticata della sua bambina e che sentiva la mia mancanza, ma che stava lavorando ad un progetto molto importante per lei, che poteva cambiare la sua vita, mi chiese di avere pazienza ancora un po’.

Con un misto di felicità e delusione strinsi al cuore la sua lettera ed iniziai a piangere.

Circa dieci giorni dopo arriva a casa mia un pacco, senza l’indicazione del mittente, lo apro e dentro una lettera, con il cuore in gola leggo , &egrave la sua, mi scrive.

” Cara Elena, ho risolto la situazione che ti dicevo nella mia precedente, ti aspetto per festeggiare assieme domani a pranzo al ristorante ””’

Ti prego indossa i capi che ti ho mandato , ti aspetto tua mamma Sonia. ”

Stupito guardai il contenuto del pacco, c’erano la parrucca nera, un paio di jeans scoloriti elasticizzati, una camicetta bianca in seta, un giubbotto in pelle nera corto ed aderente, un completino mutandine e reggiseno bianco in tessuto elastico, un paio di collant in microfibra neri coprenti ed un paio di stivaletti alti alla caviglia con i tacchi a spillo e molto appuntiti oltre a tutto il necessario per il make-up.

Tremai un’emozione fortissima mi prese alla gola, voleva che mi vestissi da donna e che così uscissi in pieno giorno ed andassi in un locale pieno di gente, non credevo di farcela, decisi di chiamarla per disdire tutto, in ufficio si fece negare, provai a casa ma mi rispose il marito dicendomi che lei non c’era, mi aveva fregato.

Quella notte non dormì in preda al panico, temevo di essere riconosciuto e sputtanato in tutto il paese, il mattino successivo non andai al lavoro, se dovevo farlo decisi allora lo farò bene, mi feci la doccia mi sbarbai al meglio mi depilai le gambe, il petto e le braccia, misi tutto quello che occorreva ad Elena dentro una borsa ed uscii di casa, scesi in garage chiusi la porta ed iniziai la trasformazione, impiegai quasi due ore a vestirmi e truccarmi, e quando mi guardai allo specchio fui sicuro che potevo farcela, sembravo davvero una ragazza, solo con i tacchi avevo qualche problema, camminai per il locale fino a quando non acquistai un po’ di confidenza, entrai macchina e partii per il ristorante dove mia mamma Sonia era ad attendermi.

Nel parcheggio del locale attesi fino a quando non la vidi entrare, non volevo essere la prima e destare così troppo interesse nel cameriere, mi feci coraggio persi un bel respiro ed entrai, Sonia mi vide e mi fece cenno di raggiungerla al tavolo, la raggiunsi e lei esclamò che ero proprio bella, mi chiese di accompagnarla alla toilette, e per la prima volta in vita mia entrai nel bagno delle donne, mi spinse contro il muro e con la mano mi palpò in mezzo alle gambe,” volevo accertarmi che fosse tutto al suo posto” mi disse, uscimmo e ci sedemmo a pranzare, ordinò lei per me in quanto se avessi parlato potevo scoprire la mia vera identità.

Durante il pranzo mi annunciò che dopo aver molto discusso con il marito, era riuscita a convincerlo che visto il lavoro che in ufficio continuava ad aumentare e lei era troppo stanca per i lavori di casa, avevano bisogno di una colf.

Io non capii subito dove voleva arrivare e lei sorridendo mi disse ” ma non capisci questo risolve tutti i nostri problemi ora potrai stare a casa nostra e saremo una famiglia”.

Credetti di svenire a quelle parole, non sapevo cosa rispondere ero talmente felice che avrei voluto baciarla, Sonia mi prese per mano pagò il conto e mi disse di seguirla a casa.

A casa mi raccontò di quanto aveva studiato per realizzare il suo sogno e convincere il marito a prendermi come collaboratrice domestica, poi mi spiegò i miei compiti ( non erano molto impegnativi pulire la casa e lavare la biancheria), mi disse che siccome il cornuto rientrava solo per il week-end avrei potuto dormire da lei tutte le altre sere,

abbracciai Sonia e per manifestargli il mio entusiasmo la baciai sul collo, lei mi diede la sua bocca e incominciammo a limonare furiosamente, eravamo terribilmente eccitate, Sonia mi condusse in camera ci spogliammo in attimo io rimasi solo con mutandine e reggiseno, la stesi sul letto ed estratto il cazzo la penetrai, con violenza la pompai ed in breve venimmo entrambi, le scaricai in pancia tutto il mio sperma mentre lei mi baciava, rimasi dentro anche dopo essere venuto e lei muovendo i fianchi lentamente me lo fece tornare duro, con il cazzo infilato mi disse ” aspetta Elena perché ora voglio farti godere davvero” , prese dal comodino il fallo nero che avevo già usato in precedenza, lo unse con la crema e mentre continuavo a scoparla me lo piazzo nel culo, sentirmi riempita in quel modo con il cazzo che entrava ed usciva da quella vagina fradicia mi mandò in paradiso, le dissi che l’amavo e che ero una ragazza fortunata ad avere una mamma così, lei mi incitava a chiavarla più forte chiamandomi troia mentre affondava il dildo sempre più velocemente, stavo per godere, Sonia se ne accorse ed estrasse il vibratore dal mio ano, mi cacciò la lingua in bocca e mi strinse a se mentre io continuavo a scoparla, ad un tratto senti due mani afferrarmi le chiappe ed un cazzo che cercava di penetrarmi, tentai di sfuggire ma lei mi tenne forte a se continuando a baciarmi, il mio sfintere già dilatato non fece resistenza e fui penetrato, l’uomo alle mi spalle iniziò a scoparmi in culo con una forza da farmi tremare, i colpi si susseguivano in maniera continua e si trasmettevano anche a Sonia che stava urlando dal piacere.

Godemmo come maiali ed io sentii per la prima volta riempirmi gli intestini di sperma, poi lo stupratore estrasse il suo uccello dal mio culo e me lo piazzò davanti alla bocca, dicendomi ” dai cagna puliscilo per bene”, alzai gli occhi e finalmente lo vidi in faccia, era Giulio il marito di Sonia, io felice lo succhiai fino a farglielo tornare duro e continuai fino a farmi sborrare in bocca.

Eravamo una famiglia felice.

Dopo Sonia mi raccontò che Giulio sapeva tutto e che era stato lui a consigliarle di fami cadere in trappola, mi disse che da tempo sodomizzava il marito e la cosa eccitava moltissimo tutti due, mi chiese quindi se volevo rimanere a lungo in quella casa di porci.

Inutile dire che accettai, uscimmo insieme a fare spese e sceglievamo gli abiti e lingerie che da quel giorno avrei indossato e la sera Sonia mi concesse di deflorare Giulio, il mio papà.

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