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Racconti Erotici

LA PENITENTE

By 26 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ana’s era innamorata.
In quell’inverno 1526 non faceva molto freddo, nella remota parte della Spagna dove l’Atlantico s’infrangeva sulle rocce bianche, che fino a non molti anni prima il popolo considerava la fine del mondo conosciuto, oltre la quale si celavano i draghi, o forse l’abisso.
Gli alberi erano quasi tutti spogli. Gli arbusti e l’erba, però, non davano che lievi segni di sonnolenza e la bella passeggiava in mezzo a loro saltellando, raccoglieva foglie verdi ed andava in cerca di cibo con le sue graziose mani bianche. Di tanto in tanto, la voce della torre campanaria la svegliava dal suo sogno interiore. Allora, giungeva le mani e si ricordava di rivolgere al cielo quella preghiera che la sua buona mamma le aveva insegnato quand’era piccola.
Ana’s credeva negli angeli e nei demoni, sentiva Dio dentro di sé, lo portava nell’animo suo, le avevano insegnato tutte le credenze del cattolicesimo medievale, ancor vive nella mente del volgo che abitava in quel paesino sperduto della Spagna. Le avevano anche detto che bisognava bruciare gli eretici e le streghe: sì, c’era gente che faceva del male e bisognava ripulire il mondo da quegli esseri malvagi, per fare in modo che scampassero almeno alla dannazione eterna, se non potevano evitare la morte terrena, la sola in grado di purificarli, dopo la tortura.
Una volta, ai vespri, Ana’s aveva visto un bel giovane e se n’era subito innamorata. Il nome di lui l’aveva incantata e gli aveva persino parlato. Si erano corteggiati, senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Purtroppo, però, lui era un pretino, ordinato da poco e i due avrebbero dovuto fare tutto il possibile per resistere all’amore carnale e alle sue tentazioni.
Lei però non seppe opporsi a quella forza, tanto che, una volta, mentre cantava nel coro vicino a lui, gli confidò il suo amore. Questo purtroppo non bastò a placare i suoi desideri affettuosi, poiché la giovane si spinse sino al punto di baciargli l’orlo dell’abito talare e di guardarlo negli occhi tanto languidamente, da farlo innamorare.
Gli posò le labbra persino sulla croce dorata, che l’uomo di chiesa portava appesa al collo.
Per fortuna tutto accadde in una chiesina di campagna, frequentata soltanto da contadini e da pastori. I due speravano che non si sapesse in giro e così fu. La piccola folla che aveva assistito a quella vicenda non si era accorta che i loro gesti nascondevano in realtà delle bollenti effusioni amorose.
Ana’s viveva negli anni della fede, in un paese in cui tutti gli abitanti si alzavano all’aurora, per andare a sentire la messa del mattino, prima di dedicarsi al lavoro quotidiano. Questo accadeva ogni giorno. Le domeniche e le feste comandate, per contro, erano piene di canti, di devozioni, di preghiere pubbliche, di messe cantate, di fanciulle pie che recitavano il rosario in ginocchio. C’erano tanti preti, tante suore, tante leggende popolari, di santi che camminavano sull’acqua, di miracoli che, si diceva, accadevano tutti i giorni.
Ana’s andava sempre a messa nella chiesina in cui predicava Pablo, il pretino di cui era innamorata. Questi non le risparmiava i suoi sguardi appassionati e, quasi sempre, due o tre delle frasi che proferiva ad alta voce erano dedicate a lei, contenevano la dolce lode delle sue pupille, dei suoi lunghi capelli d’oro, delle sue mani tenere, della sua voce fatata, meravigliosa, di giovane donna.
Udendole, la bella arrossiva, si nascondeva pudicamente il volto tra le mani, chinava il capo. A dire il vero, tra gli astanti, c’erano spesso delle vecchiacce arcigne che la invidiavano, la detestavano, per la sua prorompente bellezza, per la sua giovinezza, che sembrava senza fine, per le sue labbra così rosse, da far innamorare chiunque le vedesse.
Il popolo non sapeva che quella chiesina bigia era diventata teatro di languidi convegni tra i due amanti, che si coccolavano con gli occhi, si parlavano con gli sguardi, prima di poter conferire con le parole e di abbracciarsi, nel mistero della sacrestia.
Una volta, Ana’s volle salire in cima alla collina dei rovi, per visitare il monastero di ***. Il cammino fu assai faticoso, tanto, che la sua fronte si imperlò di gocce di sudore, benché si fosse in inverno. La casa dei frati dava sull’oceano, dove volavano i gabbiani e si perdevano le barche dei pescatori. Nessuno sa raccontare il mistero e i segreti di quelle mura, dei neri frati che le abitavano, delle loro usanze, della loro regola, severa e purificatrice a un tempo.
Nel segreto del confessionale, Pablo, da bravo sacerdote, raccomandava alla sua amata di restare casta, di non abbandonarsi ai piaceri della carne, di non amare oltre il lecito. La bella doveva essere soltanto innamorata di Dio. Il suo amore furtivo con il prete, se esisteva, doveva rimanere passeggero e lieve, come quello di due angeli dalle ali bianche.
Un giorno, il vento marino agitava forte le fronde dei salici, dei pioppi e delle tamerici che crescevano vicino al mare, c’era stata grande festa in paese e gli abitanti avevano intonato gli inni del Regno. A destra e a manca, spuntavano stendardi, drappi e addobbi d’ogni sorta.
Io mi trovavo in prossimità di una chiesetta, in cui vidi entrare una figura cupa, curva, ma non piegata. A prima vista, sembrava un monaco, che portava un saio nero, un cappuccio d’egual colore sul capo, la vita era stretta da una sorta di cordone bianco, nessuno avrebbe saputo dire chi fosse, chi mai si celasse dietro quelle vesti.
I ceri ardevano con tutta la loro forza e spargevano nella chiesina una luce vaga, malinconica, che sapeva d’oro e di grigiore a un tempo.
La figura cupa di cui vi ho parlato andò al confessionale, s’inginocchiò, giunse le mani, mentre qualcuno, dall’interno, toglieva la grata.
Il confessore era Pablo, il pretino innamorato e la penitente era lei, Ana’s.
Lui lo scoprì in un solo istante, allorché la bella si mise in ginocchio davanti a lui. I suoi meravigliosi boccoli biondi spuntavano dal cappuccio da frate, che la rendeva ancor più graziosa di quello che era.
– Sono venuta qui solo per vedervi, per dirvi quanto vi amo, per amoreggiare con voi ‘ disse Ana’s.
– Sei tu’ Sei proprio tu! ‘ disse Pablo, stringendo affettuosamente la sua mano. ‘ Morivo dal desiderio di rivederti!
– Anch’io, credimi! Non posso vivere senza di te, senza udire il suono delle tue parole, senza carezzare con la mia mano le tue guance. Oh, possibile che il nostro amore debba essere infelice? Possibile che debba rimanere nascosto dietro il mistero di un cappuccio da frate, l’ombra di un penitente e di un confessionale?
– Non lo &egrave, non lo sarà mai’
– Sono io il tuo angelo, la tua amata! Se mi addormento, non faccio che sognarti, se veglio, brucio dal bisogno di guardarti, a meno che tu non sia al mio fianco, come accade in questi istanti!
Nessuno può raccontare le dolci parole d’amore che i due si scambiarono allora.
Alla fine, vidi il prete che baciava la penitente sulle labbra, prima di lasciarla.
Le campane suonavano; fuori, c’erano il vento e la tempesta, Ana’s s’era travestita da frate, pur di incontrare il suo amato e di toccarlo un solo attimo.
Nei giorni che seguirono, i loro incontri amorosi si moltiplicarono. Furono tutti consumati grazie al travestimento di cui or ora vi ho narrato. La penitente bionda era sempre tanto innamorata e sognava.

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