Skip to main content

la signora Ivana

By 11 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ivana, una rispettabile signora di 48 anni, da tre vedova, guardava dalla finestra della sua casa. I passanti attraverso i vetri potevano apprezzare la sua figura di linee robuste, però ben proporzionate. Due labbra carnose, sormontate da un naso grazioso ed un petto ampio e rotondo. Quello che i passanti potevano solo immaginare erano i suoi fianchi rotondi, le lunghe gambe ed il lato B che nonostante la sua età faceva voltare ancora molti uomini.
Ivana guardava il cielo che in quella serata d’autunno era venato dai riflessi rossi del tramonto. A lei il rosso era sempre piaciuto, come il nero lo considerava un colore sensuale.
Tutti i suoi indumenti intimi erano di quei colori, il più bello e sexy era rosso, molto fine con delle mutandine ridotte che spesso si infilavano tra i suoi glutei e facevano pressione sulle sue zone intime, eccitandole. E le coppe di pizzo del reggiseno che rendevano ancora più eccitanti i suoi seni dai grandi capezzoli. E che quando se lo metteva e si guardava allo specchio, seminuda non resisteva ad accarezzarsi voluttuosamente il seno ed a titillare i capezzoli fino a farli inturgidire.

I tre anni di astinenza cominciavano a farsi sentire e tra le sue conoscenze nessuno aveva, per il momento, dimostrato interesse a quel giardino maturo bisognoso di essere innaffiato di passione e di sesso. Fino a quel momento Ivana aveva vissuto una vedovanza stimabile e dignitosa: ‘nessuno può spettegolare su di me’ si diceva spesso, ma era una gran magra consolazione. L’unico uomo che frequentava con regolarità la sua casa era Ignazio, che si occupava del giardino e dell’orto e faceva piccoli lavoretti di manutenzione. Ignazio che tanto manteneva il giardino splendido, tanto lui era un individuo burbero e sporco, sempre mal odorante, che la disgustava. Per quello non potè trattenere un sentimento di fastidio quando lui bussò alla porta. Era solo per comunicarle, dopo aver lanciato occhiate alla scollatura di Ivana che, per i prossimi quindici giorni non sarebbe potuto occuparsi del giardino e che aveva dato l’incarico a suo cugino. Ivana ne fu contrariata, come aveva potuto incaricare il cugino senza prima chiedere il suo parere. Ignazio chiese scusa ma, nello stesso tempo, si profuse in lodi al cugino che secondo lui pur essendo più giovane era molto serio e laborioso. Lei accettò il cambio però impose ad Ignazio di non dare le chiavi al cugino, che avrebbe dovuto chiamarla per avvisare che sarebbe passato. Lui si disse d’accordo, salutò Ivana e se ne andò, lasciando una scia di puzza di sudore. Aprì le finestre per fare uscire quell’odoraccio ma, sembrava che le fosse penetrato nei pori della pelle e così decise di farsi un bagno.
Mentre riempiva la vasca aprì un cassetto e tolse una scatola rosa che conteneva un acquisto che le era stato recapitato poco prima. Con un gesto ansioso l’aprì e guardò il suo contenuto abbozzando una sorriso: alla luce tenue delle lampade brillava un giocattolo sessuale di colore nero, di rispettabili dimensioni e che ella con la respirazione agitata tirò fuori con entrambe le mani. Con ansietà lo tolse dall’involucro e palpò la sua trama: soave e ferma contemporaneamente, gelatinoso ed umido per il lubrificante che lo copriva. Un’onda di sangue fluì al suo sesso maturo che iniziò ad inumidirsi.

L’imprudente acquisto era scaturito una notte che nervosa non riusciva a dormire, le dita scorrevano sul telecomando della televisione, ma nessun programma riusciva ad attrarre la sua attenzione. Fino a che non capitò su un canale di vendite, data l’ora tarda s’imbattè su una promozione di un sexy shop e quel vedo e non vedo, eravamo pur sempre in TV, la incuriosì, memorizzò il sito web e si diresse al computer. Le si aprì un mondo fino ad allora sconosciuto, si perse nelle proposte di vibratori, falli, abbigliamento eccetera. Di alcuni articoli non riusciva a capirne l’uso poi restrinse i suoi interessi sui falli, ve ne erano di tutti i tipi e dimensioni. Già le dimensioni: come si fa a sapere quale potrebbe essere una misura giusta? Ivana non si perse d’animo e con un foglio di carta arrotolato cercava di replicare le misure di lunghezza e di circonferenza di quello che vedeva sul computer. Infine la sua scelta cadde su un fallo nero che, secondo i suoi ricordi, avrebbe dovuto essere una riproduzione del pene del suo ex marito. La didascalia che era sotto la foto del ‘giocattolo’ diceva che il materiale di cui era fatto era di derivazione medica, che la ventosa permetteva di usarlo anche nella doccia e nella vasca da bagno o su qualsiasi altra superficie e che per la sua conformazione donava a chi l’usava un piacere e delle sensazioni straordinarie. Passò alla fase dell’ordine ed anche se loro, i venditori, assicuravano che la spedizione sarebbe stata anonima, ad Ivana un po’ di timore di venire scoperta da qualcuno restava’..poi finalmente si decise e l’ordinò.
Quando ritornò a letto era quasi l’alba era eccitata dell’idea di un giocattolo ed ebbe un sonno agitato. Fece un sogno erotico dove si vedeva baciata, accarezzata. Quindi era lei quella che divorava in primo luogo con appassionati baci e dopo con le labbra della sua vulva una poderoso ed ardente pene che la colmava di passione e dolcezza fino ad esplodere nel suo sesso con una cascata di seme impetuoso. Si svegliò di soprassalto con la vagina allagata che reclamava attenzioni, le sue dita iniziarono a sfiorare il bottoncino turgido che faceva capolino tra le grandi labbra. Da quanto era che non si dava piacere da sola, ma quella notte raggiunse un orgasmo che la lasciò prostrata e senza fiato.

La vasca da bagno era pronta, si diresse al bagno con in mano quel fallo nero che emanava potenza. Si spogliò con lenta eleganza e deliziosa sensualità della vestaglia ed apparve in tutto il suo maturo splendore un corpo robusto ma, fantasticamente proporzionato. Una schiena di bella pelle chiara che finiva bruscamente davanti a due natiche rotonde: un fondoschiena bello nelle sue proporzioni ed ancora ben sostenuto come molte ragazzine vorrebbero avere. Il viso di Ivana abbagliava con i suoi occhi bruni e una bocca con labbra sensuali.
Il seno rotondo e prosperoso ancora ben sostenuto con due grandi capezzoli rosati che, incoronavano le belle mammelle, ansiose di baci e carezze. Un ventre lievemente pronunciato ed alcuni pizzichi di grasso addominale le donavano un’aria naturale ed ampiamente seducente al pari del pube dalla folta ma curata peluria castana, che incorniciava la rotonda linea disegnata dalle polpose grandi labbra della sua vagina. Quelle succulente e rubiconde labbra, che l’avevano complessata in gioventù quando nelle docce del liceo doveva denudarsi e le compagne scherzavano alludendo a quelle. Le stesse labbra che, quando ebbe il suo primo incontro sessuale con colui che sarebbe diventato suo marito, dopo che con una piacevole goffaggine le aveva sfilato pantaloni e mutandine, si mostrò affascinato da quelle labbra poco comuni. Le baciò, mordicchiò, leccò e succhiò con viva gioia, producendole un orgasmo sfrenato che gli strappò grida di piacere anche senza essere penetrata. Il solo ricordo di quei momenti fece si che il desiderio le gonfiasse il clitoride e la sua vagina si inumidisse stimolata.
Lentamente si lasciò scivolare nella vasca e si lasciò accarezzare dall’acqua, piacevolmente la pelle.
Giaceva con un meraviglioso senso di benessere, allungò la mano verso quel giocattolo che sembrava un nero ciclope, lo impugnò con entrambe le mani e con audacia lo portò alla bocca e con la lingua lo assaggiò come per tastare il terreno poi se l’introdusse tutto nella bocca, giù fino in gola, come faceva con il pene di suo marito. Lo succhiò, lo mordicchiò, lo leccò con la lingua quasi a provarne la consistenza. Mentre continuava la sua fellatio al fallo, una sua mano scese fino al suo sesso e cominciò un soave massaggio al clitoride ormai turgido, era bagnata totalmente e non per l’acqua della vasca, ma per le secrezioni delle sue ghiandole vaginali che la facevano sentire ardente e preparata per accogliere quella bella verga.
Si ricordò della ventosa. Secondo l’opuscolo era adatta a tutte le superfici e con una presa sicura.
Provò a fissarlo al bordo della vasca. Sembrava ben saldato e svettava imponente, come se la sfidasse a cavalcarlo. Lo afferrò con una mano e gli dette dei colpi per assicurarsi della tenuta. Lo scavalcò con una gamba ed incurante dell’acqua che bagnava il pavimento si abbassò ed accarezzò con le labbra della sua vagina la punta del ‘giocattolo’ sentendo come montava il desiderio di provare quei 18 x 5 cm., così recitava l’etichetta, dentro di se.
Dopo averlo indirizzato verso il suo ano per provare la sensazione di avere un organo di quelle dimensioni nel suo didietro, lo infilò nella sua vulva e lentamente si abbassò su di esso sentendo come si apriva la strada dentro di lei. Con un colpo secco lo fece entrare tutto, fino in fondo, lanciando un urlo di piacere ed iniziò un furioso su e giù. Era una sensazione meravigliosa sentire scorrere quel fallo sulle sue pareti vaginali, notevolmente più grosso e lungo di quello del suo ex marito, la riempiva tutta. Lo cavalcava con furia, facendo ballonzolare i grossi seni ed ansimando, gustandosi il piacere meraviglioso, che il ‘giocattolo’ le stava dando. Era talmente bagnata di umori che esso non faceva nessuna fatica ad aprirla tutta. L’orgasmo la fece urlare e la lasciò senza fiato, spossata.
Scivolò nella vasca ancora incredula delle sensazioni incredibili e sorprendenti che quel nero fallo le aveva dato.
Decise che da quel momento la sua vedovanza fosse finita e che sarebbe stata ora di mettersi alla ricerca di un uomo vero.

In spagnolo è chiamato ‘consolador’ ed è il termine che identifica e spiega meglio la sua funzione, chiamarlo vibratore, fallo o dildo non rende in egual misura l’idea del conforto e dei momenti di gioia che dà.
Ivana, da quando lo aveva avuto, si era fatta ‘consolare’ molto però ormai sentiva il bisogno d’altro’.di un uomo vero e del suo pene.

Quando Simone, suo nipote di 24 anni, si fermò per un periodo a casa sua, mai avrebbe immaginato che la sua presenza in casa, l’avrebbe indotta ad una condotta tanto spregiudicata e che si sarebbe emancipata da tutti i pregiudizi e paure e che si sarebbe comportata come una vera femmina assetata di sesso.
Non le importò che lui fosse il figlio di suo fratello, né che avesse esattamente la metà dei suoi anni. Era ormai un uomo e lei ne aveva assolutamente una fisica esigenza.
Era ormai abituata, da molti anni, a vivere sola ed aveva le sue abitudini. E quel giorno, dopo la doccia, uscì dal bagno completamente nuda e se lo trovò di fronte.
Rimasero paralizzati entrambi. In quegli attimi che le erano parsi ore non poté fare a meno di notare la giovane virilità che Simone, sotto un paio di pantaloncini da atletica molto aderenti, mise in mostra. Poi, ripresasi, coprì le sue vergogne con le mani e corse a chiudersi in camera, maledicendo la sua superficialità.
Verso sera mentre stava preparando la cena, Simone si avvicinò con un’aria da cane bastonato e le chiese scusa come se fosse colpa sua se lei, incurante di avere ospiti, vagava nuda per casa. Dopo averlo rassicurato, Ivana cercò di metterla sul ridere e gli disse che era lei a doversi scusare per lo spettacolo che avevo offerto, a lui, ad un giovane abituato sicuramente a più giovani e belle visioni. Al che Simone, prima si schernì circa le sue visioni e poi se ne usci con un:’ Zia… mi dispiace per quanto è successo, ma ti devo confessare che sei una bellissima donna, scusa se te lo dico, so che sei mia zia e non dovrei, ma…nel vederti sono andato un po’ su di giri, sai…voi donne avete…’.
Ivana diede un buffetto al nipote e disse: ‘ Adulatore’però finiamola qui’non mi piace parlare di queste cose, soprattutto con mio nipote. Quello che è stato è stato, ormai… pazienza, non pensiamoci più.’.
La notte, sola nel suo letto, Ivana non riusciva a prendere sonno. Non riusciva a non pensare al nipote e a quel rigonfiamento dei pantaloncini che le aveva mostrato e a quello che le aveva detto: ”sono andato su di giri”, non potè fare a meno di immaginarsi il nipote che si masturbava pensando a lei. Si eccitò a tal punto da dover ricorrere al consolatore e soffocare nel cuscino i gemiti dell’orgasmo. E questo non solo quella notte ma anche la seguente e mentre si stava dando piacere ebbe la sensazione di essere spiata, lanciò uno sguardo verso la porta della camera e la vide accostata. Era sicura di averla chiusa, anzi era sicurissima. Simone era uscito dopo cena e lei dopo aver guardato un poco la Tv si era ritirata in camera dove non aveva resistito alla voglia di prendere il consolatore, ma era sicurissima di aver chiuso la porta.
Ivana si alzò dal letto si infilò una vestaglia uscì sul corridoio, si diresse verso la camera dove dormiva Simone, anche lì la porta era accostata: ‘Non è ancora rientrato’ pensò, ma quando sbirciò dalla fessura lo vide addormentato sotto le coperte’. ‘O fa finta di dormire pensò’. Il dubbio che rientrando Simone l’avesse sentita ansimare mentre si penetrava con il suo grosso fallo nero e che avesse dato una sbirciatina le faceva torcere lo stomaco. Rientrò nella sua camera e cercò di calmarsi e di autoconvincersi che non era successo quello che però, in cuor suo, era praticamente certa che fosse accaduto.
Quella frase che il ragazzo aveva pronunciato quando si era scusato continuava a rimbombarle in testa: ‘ ‘.Sei una bellissima donna’..mi hai fatto eccitare.’ e la mattina, seguente, dopo una notte agitatissima, Ivana si alzò trasformata da zietta premurosa a femmina in calore decisa a sedurre il nipote.
Quando Simone rientrò a casa nel tardo pomeriggio la trovò seduta sul divano con le gambe ripiegate di lato, in quella posizione la gonna era risalita fino a metà coscia e, come era nelle intenzioni di Ivana, lasciava intravedere il bordo superiore delle autoreggenti velate che fasciavano le sue belle gambe. La zia aveva studiato tutto fin nei minimi particolari: le unghie dei piedi, laccate di rosso, ora facevano capolino sotto il velo delle calze, la scollatura del vestito lasciava abbondantemente scoperto il seno prosperoso ed i capezzoli, che Ivana aveva abilmente inturgidito titillandoli, facevano capolino sotto la leggera stoffa del vestito. Un velo di rossetto sulle labbra carnose era stato il tocco finale a quella arrogante e meditata miscela di sensualità. La donna conoscendo i punti forti del suo corpo, li aveva abilmente messi in evidenza.
Le occhiate che il ragazzo lanciava alla zia non lasciavano dubbi che le intenzioni della donna erano state raggiunte.
‘Devi farti la doccia prima di cenare?’ chiese cinguettando al nipote, allungando le belle gambe tornite ed alzandosi: ‘ Dammi dieci minuti e sono pronto.’
Mentre Simone si preparava, Ivana pensava al proseguo del suo piano d’attacco.
Si era prefissa di sedurlo e gli eloquenti sguardi che lui le aveva lanciato le avevano assicurato che non era un pezzo di legno, ma fino a che punto era riuscita ad eccitare la sua libido e fino a che punto lui si sarebbe spogliato da remore morali e l’avesse vista come una femmina e non come sua zia?
Ivana presa dai suoi pensieri non si accorse che Simone era sopraggiunto alle sue spalle e stava ammirando le sue rotondità posteriori. Si accorse solo quando le mani del ragazzo si appoggiarono ai suoi fianchi, per poi risalire sul seno tirandola verso di se.
‘Simone, che fai?’, la voce di Ivana era un po’ più stridula, vagamente insicura, studiata, come se recitasse fingendosi scandalizzata, mentre lui la baciava sul collo stringendola tra le braccia e facendole sentire il sesso duro che, da sotto i calzoni, spingeva contro il suo sedere:
‘ Smettila, sono tua zia’ protestò ancora lei, per la verità in maniera alquanto debole.
Lui non le dava tregua , la sbatté contro la parete ed iniziò a spogliarla, il vestito scivolò lungo il corpo della donna giù fino al pavimento, scoprendo quell’intimo sexy che si era messa appositamente per lui. Le mette una mano tra le cosce e scostando il leggero velo della mutandine di pizzo, le sue dita corrono lungo il taglio della vagina, poi allargandone le labbra delicatamente la penetrano.
Ivana, solo a quel contatto, era già sull’orlo dell’orgasmo. Lo voleva lì subito, voleva essere scopata in piedi contro parete della sala come una vera troia. Allora gli slaccia i calzoni, gli tira giù i boxer ed allarga le gambe appoggiandone una ad una sedia, non ha visto il suo membro, ma ne ha sentito la consistenza e la durezza, così, quando si sentì trafiggere la carne, si abbandonò, con gemiti di passione a quei colpi decisi e fu travolta dal piacere che il ragazzo le stava dando. Partecipò con passione e si fece scopare senza ritegno da suo nipote. Non aveva rimorsi anche perché lui le stava facendo assaporare sensazioni ormai dimenticate; si abbandonò completamente al piacere, avrebbe voluto resistere, ma l’orgasmo la fece vibrare tutta.
Lui la prese per i fianchi e la spinse verso il tavolo dove, dopo averla fatta girare, le disse di allargare le gambe e appoggiare le mani sul tavolo. Parlava poco ma agiva molto e lei si sentì bruciare di nuovo la vagina quando ricominciò a penetrarla lasciandola senza fiato.
Da quanto tempo la stava scopando? Il suo nerbo ancora ben dentro di lei e la faceva morire di piacere, si era appoggiata fortemente al tavolo per resistere alle sue entrate violentissime e profonde. Ancora non lo sentiva cedere, le stringeva i seni dandole delle fitte di dolore e di piacere. Quando il ragazzo le fece capire che era pronto per venire, Ivana, ormai distrutta da un lunghissimo orgasmo, dimenò il sedere invitandolo svuotarsi in lei e subito dopo sentì un fiotto caldo che la inondò. Lo tenne dentro di se fino a che non sentì la sua carne afflosciarsi e ridursi e il seme del ragazzo scorrere lungo le sue gambe.
Il loro sesso era stato consumato così senza preamboli, senza una tenerezza, senza una parola ora erano lì uno di fronte all’altra. Ivana aveva il viso sereno, appagato e trasudava femminilità, Simone le cinse i fianchi e la baciò sulla bocca, un bacio pudico e casto.
Ivana si strinse a lui, e liberò tutta la sua gioia in un pianto: ‘No zia, non fare così’non piangere.’ cercò di consolarla il nipote, ‘Piango di gioia, di piacere’lo sai da quando non facevo l’amore con un uomo?’, la guardò con aria stupita: ‘ non dirmi che è da quando mancò zio che’?’. La donna abbassò lo sguardo e non rispose: ‘Noo, non ci credo’è impossibile che una bella f ‘ il ragazzo si fermò di colpo: ‘Figa’era questo che volevi dire vero’ proseguì Ivana, ‘Volevo solo dire che sei ancora una donna molto bella e sensuale e che molti uomini ti’.ti”, lei alzò lo sguardo ‘Dillo pure’mi scoperebbero’, poi strinse il nipote e lo baciò, questa volta il bacio non fu casto ma le loro lingue si cercarono, si intrecciarono; una nuova eccitazione crebbe in entrambi.
Simone prese la zia per le spalle e la condusse sul letto, lei non oppose resistenza e si sdraiò in una posa lasciva facendosi ammirare dal ragazzo estasiato da quel corpo maturo ma che trasmetteva lampi di desiderio sessuale. Le tolse reggiseno e mutandine e rimase quasi in adorazione del seno florido da cui sporgevano appuntiti i capezzoli, delle natiche piene, polpose e prepotenti: ‘ Zia’Ivana sei veramente una bella figa’ , lei sorrise vanitosa ed allungò la mano verso il pene del nipote, che era ridiventato duro, bellissimo agli occhi della donna. Lo afferrò con la mano piena e cominciò a masturbarlo.
‘Girati’ le ordinò e lei si sdraio a pancia sotto, le dita del ragazzo percorsero tutto il solco delle natiche fino a raggiungere quel suo bocciolo sporgente tra di esse. Continuò ad accarezzare quella sua intimità, ne percorse la circonferenza e sentii che nell’interno il muscolo ad anello a tratti si contraeva. Lei voltò il capo lo guardò sorridendo: ‘Simone cosa vuoi fare?’ la sua voce aveva un che di ruffiano: ‘Zio non ti ha mai presa dietro?’ lei scosse la testa come ha dire ‘ alla mia età”, allungò una mano nel cassettino del comodino e prese un tubetto di lubrificante e porgendolo al nipote disse: ‘Mi vuoi fare proprio il servizio completo”.
Simone allargò le due colline del sedere di Ivana e generosamente lubrificò lo stretto pertugio, vi introdusse un dito, quindi si mise tra le gambe di lei che sollevandosi sulle ginocchia le offrì forse il suo lato migliore. Simone puntò la punta del suo pene al buchino della zia e spinse a fondo, facendosi strada nel sedere della donna con decisione. La zia emise dei gemiti che sembravano più di dolore che di piacere: ‘Aspetta, fermati un attimo’ lo pregò Ivana e lui, sempre saldamente in lei, si bloccò un attimo per farla abituare, poi, con calma ma deciso, spinse fino in fondo, fino a farle sentire i testicoli sulle natiche. Lei girò la testa per guardare il nipote che la stava sodomizzando con forza e passione e ancora una volta perse ogni ritegno, gli prese una mano e se la portò tra le gambe, sul clitoride gonfio. Simone la masturbò e sodomizzò fino a farla venire, urlare, piangere di gioia, il suo corpo era scosso da mille orgasmi, la zia contraeva tutti i muscoli fino a che non gridò tutto il suo godimento inzuppando le mani di Simone dei suoi liquidi vaginali.
Ivana aveva raggiunto il suo scopo. Era riuscita a sedurre suo nipote che l’aveva amata, o per meglio dire scopata, fino a farle raggiungere vette di piacere a lei sconosciute.
Ora giaceva distesa sul letto prostrata da tutte quelle emozioni, era quasi in uno stato di semi incoscienza. Simone invece, con la forza della sua giovane età, si alzò e si diresse in cucina, le voglie della zia gli avevano fatto saltare la cena ed ora il suo stomaco reclamava.
Mentre cercava di calmare i morsi della fame, ripensò all’accaduto; quando se l’era trovata davanti nuda, per la prima volta si era accorto che Ivana non era solo la sorella di suo padre ma una donna che nonostante l’età aveva ancora un corpo piacente. La sera, poi, che aveva sentito i suoi gemiti e l’aveva sbirciata mentre si dava piacere con il vibratore aveva desiderato essere lui a soddisfare le sue voglie, a farla godere. Nonostante tutto ciò mai si sarebbe immaginato che la zia avrebbe avuto l’ardire di sedurlo e poi di comportarsi come una cagna in calore. Ritornò verso la camera della zia e la trovò che dormiva, ammirò ancora il suo corpo maturo poi amorevolmente la coprì e se ne andò in camera sua.
Ivana si svegliò tardi, era tutta indolenzita e sulla pelle, secchi, i residui della serata di sesso, si diresse verso il bagno con il sedere che le doleva. Sotto la doccia realizzò la follia che aveva compiuto e fu presa da una crisi di panico, ora come farà a guardare in faccia il nipote, come saranno stati ora i loro rapporti.
Per sua fortuna, lui era già uscito, ma aveva lasciato un biglietto sul fornello della cucina con scritto: ‘ grazie zia’sei stata fantastica!!!!!!!!!!!!!!’. ‘ Si proprio fantastica’ pensò lei ‘ una troia’ecco cosa sono, una vecchia troiona che si è fatta sbattere per bene dal nipotino’. Non potè fare a meno anche di pensare che il nipotino con il suo coso ci sapeva fare e a come l’aveva fatta godere.
Le ore trascorsero e più si avvicinava l’ora del rientro di Simone, più Ivana diventava nervosa, aveva un groppo allo stomaco e le mani sudaticcie. Aveva pensato di fare finta di niente, senza un accenno, ne un’allusione e di aspettare e vedere lui come si sarebbe comportato. Sembrò che anche Simone avesse considerato lo stesso comportamento come l’unico da tenere, nessun commento, niente di niente. Cenarono come si cena nei conventi, capo chino sui piatti e poche parole, poi lui le disse che aveva del lavoro da sbrigare al computer e se ne andò in camera sua ed Ivana resto sola davanti alla TV.
A letto prese un libro, sperando che le conciliasse il sonno, ma non poteva non pensare alla sera prima e continuava a girasi sotto le lenzuala.
Sentì aprirsi la porta e Simone entrò in camera: ‘Sei ancora sveglia?’ le chiese, ‘Sì, non riesco a dormire’ e sentì che una vampata le stava arrossando il viso. ‘Parliamo un po’? Vuoi?’ disse il ragazzo stendendosi al suo fianco. ‘Di cosa vuoi parlare’ rispose Ivana sentendo che lo stomaco si annodava e le mani erano di nuovo umide. ‘Ma’non so, tu cosa dici?’ rispose lui ed la sua mano scivolò sul ventre della donna. ‘No, Simone ti prego’ieri abbiamo fatto una pazzia, è stato bellissimo ma è meglio metterci una pietra sopra, sono sempre tua zia’. Forse il tono di Ivana non fu convincente perché il nipote la guardò sorridendo e scostò le coperte. Cercò di fermarlo, ma lui non si fece intimorire e continuò da accarezzarla, la sua mano scivolava sulla sua pancia, giocava con l’ombelico appena velato dalle leggera camicia da notte poi risaliva su fin sotto il seno libero da ogni costrizione. ‘No, dai, Simone ti scongiuro’smettila’ ma Ivana capì che ormai le sue reazioni non erano più comandate dalla testa, ma dalla vagina che si stava bagnando.
Infatti, chiuse gli occhi e si lasciò sfilare la camicia da notte: ‘Che belle tette zia’te le mangerei tutte’ e cominciò a succhiare e mordicchiare i capezzoli procurandole lunghi fremiti. Il suo membro era in piena erezione e lo sentiva premere sulla sua coscia.
‘Basta….basta.’ lo pregò Ivana ‘mi hai fatto diventare i capezzoli così duri che mi fanno male.’ Abbassò i boxer del nipote e la sua mano s’impossessò del duro oggetto del suo desiderio ed implorò il nipote: ‘Ti voglio’ti voglio, scopami’ si tolse le mutandine ed allargò le gambe e spinse la testa di Simone tra le sue gambe, la sua lingua prese a lambire la vagina, a mordicchiarle il clitoride; fino a che, lei, non se lo fece venire sopra. La prese con dolcezza, scivolò in lei fino in fondo e fu subito il paradiso.
Fino al giorno della partenza, Simone non fece passare una sera senza aver visitato il letto di zia.

P.S. Scritto di getto e non corretto, mi scuso con i lettori
La cura Simone giovò, anche all’aspetto e all’umore di Ivana e se ne accorse subito Tina, una sua amica, che un giorno le disse a bruciapelo:’Finalmente ti sei trovata un uomo’.
‘Io, un uomo’cosa dici, cosa te lo fa pensare?’ rispose Ivana preoccupata,
‘Hai un aspetto magnifico, uno sguardo luminoso, sensuale. Prima eri sempre triste, confinata in te stessa….probabilmente fare l’amore ti fa bene.’
L’amica continuò a fare appezzamenti sull’aspetto di Ivana che ad un certo punto, quasi infastidita, sbotto: ‘Sembra che tu mi stia facendo la corte.’
La risposta dell’amica la stupì: ‘E perché no! Se una persona mi piace, non faccio distinzioni ed ora che ti sei ripresa e sprizzi erotismo da ogni poro, un pensierino ce lo farei volentieri.’
Ivana la buttò sul ridere dicendo: ‘Non sei il mio tipo, ti manca qualcosa.’ e si mise a parlare d’altro.
La sera mentre si stava mettendo la camicia da notte si soffermò guardarsi allo specchio, lei non notava nessun cambiamento nel suo aspetto si vedeva come sempre una bella e florida signora.
Le avances di Tina l’avevano in qualche modo lusingata, anche se non era mai stata attratta dalle donne, non era una bacchettona ma, per lei, l’amore si doveva fare solo tra persone di sesso diverso. Di sicuro non avrebbe mai immaginato che l’amica sposata e con due figli avesse della tendenze per lo meno bisex.
Ora che Simone se ne era andato era tornato in auge il suo fido ‘consolador’ e fu mentre si stava masturbando con il suo fallo nero che s’immaginò che a maneggiarlo fosse Tina e l’idea, che la turbò in un primo tempo, poi l’eccitò in modo particolare. Era come se le mani e le labbra dell’amica carezzassero la sua pelle, sfiorassero le parti più intime fino a farle raggiungere l’orgasmo.
Nei giorni seguenti non vide Tina ma quelle sue proposte, che fino a poco tempo prima avrebbe considerato indecenti, ora non lo erano più e la possibilità di fare sesso con Tina non la poteva più escludere, anzi si sentiva intrigata. Dopo aver fatto l’amore con suo nipote il suo concetto di indecenza era diventato molto meno categorico.
Quando incontrò l’amica si scoprì a guardarla con altri occhi, cercando d’immaginarsela nuda distesa sul letto, Tina aveva pochi anni meno di lei e nonostante le due gravidanze sfoggiava ancora un fisico, a differenza di quello matronale di Ivana, asciutto con seni piccoli e un sedere che era contenuto da abiti di taglia 42 o 44, taglie che Ivana aveva abbandonato diversi anni prima.
Finché un giorno non si decise e invitò l’amica a casa sua per un the.
Si preparò con cura scegliendo con attenzione abito e soprattutto l’intimo. Poco prima dell’ora convenuta fu presa da un altro attacco di panico, avrebbe voluto che quell’invito non fosse stato mai fatto, ma ormai era troppo tardi.
Quando Tina arrivò Ivana era molto imbarazzata, non sapeva come comportarsi; l’amica invece era completamente a proprio agio, si accomodò sul divano mentre Ivana serviva il the ed i biscottini ed attese che anche lei si sedesse al suo fianco. Sorseggiando e sbocconcellando si misero a chiacchierare come di consuetudine quando si incontravano. Non stava succedendo niente, ed Ivana da come si erano messe le cose stava pensando che sarebbe stato solo un pomeriggio di gossip.
Tina invece, che era un’esperta in queste situazioni, accortasi del nervosismo e dell’imbarazzo dell’amica aveva preferito temporeggiare, in modo da farla rilassare e rasserenare. Ora con nonchalance mentre continuava a spettegolare cominciò ad appoggiare una mano sulla gamba di Ivana e quasi con noncuranza ad accarezzarla. E non perse l’occasione quando, dopo aver detto di spiritoso, le due amiche si ritrovarono vicine a ridere di gusto. La attirò verso di se e cominciò a baciarla. Erano piccoli baci, ma intanto la sua mano si era infilata sotto la gonna dell’amica e carezzava l’interno cosce sempre più su, forzandole ad aprirsi.
Ivana aprì le gambe per quanto permetteva la gonna stretta e la mano dell’amica raggiunse il suo sesso, spostò il leggero velo delle mutandine e un dito percorse tutto il solco della vagina che come un fiore sbocciò aprendo i petali.
Ivana senza parlare, prese per mano Tina e la condusse in camera dove impaziente le sfilò la giacca del tailleur scoprendo che sotto di essa l’amica aveva un guepiere nera molto sexy e rimase sbalordita quando liberandola dalla gonna si accorse che non aveva mutandine.
In un attimo anche lei si liberò del vestito e si sdraiarono entrambe guardando l’una il corpo seminudo dell’altra.
Tina le slacciò il reggiseno e prese a leccare la seno di Ivana con dolcezza per poi fermarsi a succhiare i capezzoli sempre con più decisione fino a morderli. Una sua mano era scesa nella sua intimità gronda di voglia che a gambe aperte lei le offriva. Tina a quel punto scivolò tra le sue gambe ed Ivana subito notò subito la differenza tra la lingua di un uomo e quella di una donna.
L’amica sapeva dove lambire, dove succhiare, dove leccare per dare più piacere alla sua amante.
I suoi gemiti riempirono la stanza ed allora si fece stendere sopra Tina , nella classica posizione del 69, perché voleva sentirne il suo sapore, voleva odorare la sua intimità, ma non voleva, nello stesso tempo, che lei smettesse di farle sentire la lingua e le dita che le danzavano dentro di se.
Ivana era la prima volta che leccava una donna ma aveva appreso subito. Lambiva la vagina con piccoli colpetti di lingua in direzione del clitoride che si induriva e imitando Tina si inumidì in bocca le dita e quindi la penetrò. Era una sensazione bellissima, il suo sapore, la sua morbidezza, i suoi gemiti, il suo ansimare. Vennero insieme.
Ivana era esausta, ma Tina aveva in serbo una sorpresa per l’amica, rovistò nella sua capace borsa ed estrasse un grosso fallo con dei legacci, lo indossò e la guardò con un viso provocante.
Da vera porcona. Ivana si sdraiò aprendo le gambe offrendosi, ma la sua amante la fece mettere a quattro zampe e con sicurezza guidò il fallo all’ imbocco della sua vagina che zuppa di umori come era, accolse senza problemi quel grosso bastone.
Tina spinse a fondo il bacino, strappando ad Ivana un urlo, poi prese a scoparla come un vero maschio infoiato. Ormai era entrata nella parte del maschio dominante, la teneva per i seni stringendoli quasi a farle male, la sculacciò ripetutamente, mentre scopava Ivana con furia.
Usava quel suo finto uccello meglio di tanti uomini, sapeva come fare godere la sua amante in modo devastante, Ivana ormai aveva raggiunto un orgasmo squassante e la stava implorando di smettere. Entrambe si accasciarono sfinite e per un po’ nella stanza risuonarono solo i loro respiri affannati, quindi presero a coccolarsi e scambiarsi tenere frasi. Fino a che Tina non diede un’occhiata all’orologio e scattò dal letto si rivestì velocemente e sorridendo baciò sulla bocca Ivana, mentre con una mano l’accarezzava tra le cosce bagnandosela con i suoi umori e poi leccandosi le dita e sorridendo le disse: ‘Hai un buon sapore’.lo faremo di nuovo vero?’
Lo fecero e continuano a farlo ancora, Ivana ha imparato anche lei ad usare il pene finto e a scopare l’amica come un maschio.

Leave a Reply