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Racconti Erotici

La trasformazione di Jennifer – Cap.11

By 17 Aprile 2020No Comments

Una volta a casa, a Marco era sbollita la rabbia, ma la povera Jennifer era piena di dolori. Il seno solo a sfiorarlo la faceva urlare dal male, il buco dietro era dilatato e rotto e le faceva male anche solo sedersi, per via delle cinghiate prese. Il viaggio in moto aveva fatto il resto. Era nuda in posizione fetale sul tappeto all’ingresso. Le mandibole le facevano male. L’attaccatura dei capelli era dolorante. Quanto avrebbe potuto proseguire così? E poi il suo padrone era arrabbiato con lei. Come poteva farlo felice? Voleva che fosse orgoglioso di lei, ma come? Marco si era stappato una birra, era seduto sul divano e la osservava, li sdraiata, umiliata, dolorante. Le disse, a voce alta per farsi sentire: oggi hai guadagnato 5000 euro, sei contenta? Non ricevette risposta se non un sospiro. Ancora a voce alta disse: vai in bagno, lavati, fatti una doccia, e poi in cucina a preparare la cena. La povera Jennifer si trascinò in bagno e ci stette fino alle 8 di sera, cercando di lenire tutti i dolori, ma non fu possibile. Mise il suo grembiule e carponi andò in cucina e preparò la cena al padrone. Alle otto e mezza lo chiamò con un filo di voce e il suo padrone comparve, si sedette e mangiò di gusto, gettando a terra alla sua cagnolina dei bocconi di cibo, che lei scodinzolando come le aveva insegnato, mangiò. Finito di mangiare, prese gli avanzi che erano abbondanti, li mise nella ciotola di Jennifer, e li appoggiò a terra, così che anche lei si sfamasse. La osservò divorare il cibo, e vide l’ano orrendamente dilatato, i segni rossi delle cinghiate e delle frustate, il seno pieno di lividi violacei e pensò come riparare i danni alla sua cosa. Marco prese il collare e glielo mise. Poi il guinzaglio e la portò in salotto. Lei si accoccolò ai suoi piedi, ma il suo padrone le intimò di mettersi in posizione e lei prontamente eseguì, seppure ginocchia, seno e ano le facessero un male tremendo. Marco osservò l’ano dilatato e disse alla sua schiava:

          Adesso dobbiamo allenare il tuo buco dietro, dobbiamo renderlo più elastico, in modo che torni a essere stretto come piace a me

          Si padrone

          Tu ora devi allenarlo in questo modo: allarghi e stringi, ogni volta che allarghi conti, ogni volta che stringi dici: sono una cosa tua. Fino a quando io non ti darò una sberla sul sedere, tu andrai avanti. Hai capito?

          Si padrone

          Bene comincia

E vide Jennifer allargare e dire 1, poi stringere e dire sono una cosa tua. Nel frattempo lui accese la televisione e mise su il video di Jennifer usata e abusata dai due russi: Jennifer sentiva e a ogni suo urlo rabbrividiva, ma continuava a allenarsi così come le aveva detto il suo padrone. Nel frattempo cercò di ripensare alla giornata. Pensò ad Amilcare e rabbrividì. Pensò a Carla ed ebbe pietà, così come di Giovanni e Michele. Sapeva che i tre subivano ogni possibile angheria da quel vecchio porco. Ripensò alla stanza dei pompini e ai russi, anche perché sentiva il filmato di sottofondo, mentre lei continuava ad allenarsi e a contare. Sentì ancor di più bruciare dietro. Dopo un’ora di allenamento, il padrone le diede la sberla sul sedere, e lei smise. Era spossata, annientata, non ce la faceva più. Marco la vide così ormai annullata, e sentì un gonfiore in mezzo alle gambe. Voleva scoparla, così lì sul pavimento. Il sangue lasciava il cervello e scendeva inmezzo alle gambe. Si gonfiava di eccitazione, e avrebbe voluto con furia, infliggerle ulteriore dolore, sentirla sua. Ma si fermò. Alle 11, il padrone la portò alla cuccia e le disse di dormire. Lui si mise a letto, spense la luce e si addormentò.

Jennifer pensava al buio che il suo padrone quella sera non la aveva usata per svuotarsi. Forse a lui non piaceva più? Si era stufato di lei? Non era stata capace nella giornata e quindi il suo padrone aveva pensato fosse inutile? Pensò addirittura di andare sul letto e fare sesso con lui, ma se il padrone non voleva, non poteva prendere iniziative. Ebbe paura che lui volesse liberarsi di lei. Non dormì molto quella notte, pensando a queste cose, in più il dolore fisico non la lasciava stare.

Come tutte le mattine, lei lo svegliò prendendolo in bocca, ma lui la fermò e andò in bagno insieme a lei. La usò svogliatamente come latrina, poi si svuotò le viscere sul suo bel viso, la fece lavare, si fece pulire per bene come sempre. Ma non le aveva permesso di dargli piacere. Ce l’aveva con lei. Il dolore, la paura, lo smarrimento si fecero strada dentro di lei ma non osò far domande. Silenziosamente fecero la colazione che lei aveva preparato. Poi lui le diede i vestiti del giorno. Stivali, minigonna di jeans e camicetta bianca trasparente. Non disse niente. In ufficio si divisero e lui la lasciò sola con la sua angoscia e la sua paura.

Marco sapeva quello che stava facendo. Jennifer si stava attaccando sempre più e a lui serviva così. Adesso cominciava il martedì. Era una giornata dura. C’era una cliente particolare, lesbica, magra e secca, dura come il cuoio. Il pomeriggio per Jennifer non sarebbe stato semplice. La mattina invece…beh quella sarebbe stata peggio del giorno prima…

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