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Racconti Erotici

LA VEDOVA E IL PRETE

By 1 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Il popolo aveva uno strano modo di sgozzare i maiali, in quel Medioevo pieno di nebbie e paesaggi misteriosi.
C’erano corvi e nubi dappertutto. I nembi passavano anche a quote basse ed avvolgevano i villaggi nei loro vapori, saturi di vaghezze. I canti vani delle upupe spaventavano i passanti.
La macellazione del maiale, vi dico, era per quella gente quasi un rito. Per l’occasione, le vedove, che non mancavano mai, si vestivano con i loro abiti più neri, si parlava di streghe e di fantasmi, i monelli scherzosi ululavano, per imitarli. I parenti li sgridavano, prima di accingersi a compiere quella sorta di cerimonia funebre, dopo aver legato bene l’animale ed aver affilato e reso aguzzo il coltello più lungo che tenevano in casa.
Quelle uccisioni cupe avvenivano per lo più in inverno o sul finire dell’autunno. Le grida dei maiali avevano qualche cosa di terribile e minaccioso ad un tempo. Il sangue scorreva a fiumi e bagnava anche i vestiti delle donne, i fazzoletti delle vecchie, nonché le mani degli spietati macellai.
Di tanto in tanto, s’udiva il cupo rintocco di una campana, che vagava tra le nebbie grigie, in cui erano avviluppati i tetti e le case di legno del villaggio.
Il volgo diceva che alcuni maiali erano indemoniati. Per questo bisognava dissanguarli completamente, lasciandoli appesi a lungo alle travi di legno, affinché si purificassero.
Ricordo che, un brutto giorno, un nero prete era entrato nella piccola stalla ove era rinchiuso uno di quegli animali, il quale s’era inferocito, aveva preso a grugnire con tutte le sue forze, per poi scagliarsi contro quell’uomo di chiesa. Per fortuna, la bestia era incatenata e, alla fine, non aveva fatto altro che mordersi la coda e rotolarsi nella polvere, prima di tacersi.
Alcune ragazze bionde, promesse spose, giocavano con i maiali e addirittura si diceva che intrattenessero con essi dei giochi sessuali. Nessuno, però, le aveva mai viste rotolarsi nel fango con quegli animali da macello.
Ingrid era una giovane vedova del villaggio. Abitava in una casa dal tetto spiovente, dalle mura annerite, dalle finestre con i vetri rotti. Aveva un camino, della legna per scaldarsi e poco altro. Era sempre vestita a lutto, ma tutti sapevano quanto fosse bella, sotto il fazzoletto color della pece che portava sempre sul capo. La chioma sua era d’oro puro, come ce l’avevano molte altre giovani del paese. Nondimeno, ella si distingueva dalle comari, più o meno avanti negli anni, per la tenerezza dei suoi sguardi e la morbidezza delle sue guance. Ingrid amava gli animali, tanto che a volte parlava e giocava con loro.
Rammento che la nostra bella aveva preso l’abitudine di andare a fare visita al parroco del villaggio. E il popolo diceva che andasse da lui quasi tutti i giorni: tutta vestita di nero, passava lungo il sentiero erto e scosceso che conduceva nella casa dell’uomo di chiesa, poi, giunta dinanzi a quell’uscio, bussava ed entrava nella sua casa.
La vedova lo prendeva sovente in giro, lo canzonava, gli tirava la nera sottana, a volte persino si faceva beffe di lui senza pietà, con il sorriso sulle labbra. Il buon uomo però non s’adirava mai, la benediceva e giocava con lei.
Ingrid voleva sempre che giocassero a dadi. Erano la passione sua, il suo gioco preferito. Mentre giocavano, voleva che il prete bevesse con lei un liquore che ella confezionava con le sue mani, una volta l’anno, nella notte che precedeva il giorno in cui si bruciavano sul rogo le bambole di stoppa, dai capelli di paglia.
Era un modo per ubriacarlo e fare di lui ciò che voleva. Il prete si lasciava sedurre dalla donna, che gli mostrava le sue forme, lo toccava con il piede e con la gamba, sotto il tavolo, gli diceva che era suo, che avrebbe fatto di lui un sol boccone.
– Avete sempre voglia di scherzare! ‘ le diceva bonariamente l’uomo di chiesa. ‘ Siete una buontempona, voi!
La vedova, scherzando e giocando con lui, gli chiedeva, tra una partita e l’altra, se conosceva il nome di qualche contadino che sarebbe dovuto morire entro l’anno, perché sperava di riuscire a portarsi via la sua anima, o a mangiargliela. E glielo diceva con il sorriso sulle labbra, mostrandogli i suoi denti scintillanti e la sua bocca meravigliosa, di giovane femmina, pronta per l’amore e la voluttà.
– Non conosco nessuno ‘ le rispondeva il prete, ridendo.
Ma era un riso amaro, che sapeva di inquietudine e di mistero, di nebbie confuse e paesaggi spettrali.
– Siete davvero strana, come donna ‘ le mormorò una volta il parroco del villaggio. ‘ Non so quale dono vi abbia concesso il Cielo, ma vincete sempre. Non perdete una sola partita e questo la dice lunga su di voi, su chi siete.
– E voi? Voi, chi credete che io sia? ‘ gli chiese la vedova, sogghignando.
L’uomo non rispose.
La donna del lutto e del mistero aveva finito col convincerlo a scommettere del denaro e, alla fine di ogni partita, era sempre lei a vincere e lui a perdere. Era come se lo stesse derubando. Il prete non sapeva mai dirle di no, pareva non fosse in grado di smettere di giocare e di rovinarsi.
I loro incontri erano per lo più clandestini, benché fossero sulla bocca di tutti.
La vedova nera prese ad inquietare il prete sempre di più. Rammento di come stavano seduti su delle sedie sconnesse, di legno, l’uno di fronte all’altra, il tavolino tarlato dinanzi, i volti illuminati dalla luce delle fiamme, che ardevano nella stufa color della pece. C’era sempre vento, che sbatteva le imposte e ululava. E così, in quegli incontri d’inverno, Ingrid raccontava al prete i particolari del suo stesso passato, che l’uomo di chiesa non aveva mai confidato ad alcuno. Egli, quasi tremando, non faceva che chiederle:
– Ma voi come fate a sapere questo? Chi siete voi? Ditemelo! E perché mai mi parlate così?
La vedova non gli dava ascolto, era come se lo avviluppasse nei suoi sortilegi tenebrosi. Ella conosceva per nome tutti gli abitanti del villaggio ed avrebbe potuto narrare ogni istante della vita di ciascuno.
– Tu sai quanti anni ho? ‘ gli mormorò una volta. ‘ Non lo indovineresti mai’ Settecento? Settecentotrentadue?
E si toglieva il fazzoletto nero davanti a lui, mostrandogli i suoi lunghi capelli biondi, facendoglieli toccare.
– Hai visto? ‘ gli chiese un giorno. ‘ Ho vinto a dadi il tuo intero patrimonio di uomo di chiesa. Però non basta a pagare il tuo debito. E se mi prendessi anche te?
L’altro non rispose.
– E se mi prendessi anche la tua anima? ‘ riprese lei, sorridendo.
Mai prima d’allora il volto di quella donna era parso al prete tanto minaccioso. Aveva perduto tutta la sua avvenenza e la sua giovinezza ed appariva rugoso, deforme, terribile, alla luce di una candela accesa. Forse, era soltanto un’impressione passeggera.
Da quel giorno, nessuno vide più il parroco del piccolo villaggio di ***.
Ma Ingrid, la vedova dai neri manti, continuava a passeggiare e a saltellare, cantando, lungo i viottoli del borgo.

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