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La vera storia sulla mia professoressa di storia e geografia…

By 29 Maggio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La vera storia sulla professoressa di storia

Era una giornata di scuola…
Una noiosissima e fetentissima giornata di scuola…
Io come al solito mi stavo annoiando a morte e avevo sonno. Volevo dormire…

Ma all’imporvviso vedo la professoressa di storia spuntare da dietro la porta, entrare, farmi l’occhiolino e poi iniziare una conversazione con la prof di informatica.

Io mi svegliai subito: era arrivata la professoressa di storia! Era proprio lei! Ed era proprio a me che aveva fatto l’occhiolino!
Del resto quella sarebbe stata una cosa normalissima… se non fosse stato che eravamo in una condizione di “studente-professoressa”.
Ma era normale anche perché eravamo abbastanza in intimità da quel giorno…

Era una mattina piuttosto calda. Era ferragosto, ma era un ferragosto decisamente più caldo del normale.
Era una cosa che mi dava un po’ noia, ma poi, visti i vantaggi (tipo che le ragazze si spogliano più volentieri!) mi adeguai.
Non tutte si spogliavano tanto però.

Noi studenti della III^ sapevamo che la nostra professoressa di storia infatti, indossava sempre il suoi soliti vestiti lunghi.
La professoressa di storia e geografia si chiamava Anna C. era quella più seria, ma anche la più giovane (era il primo anno dopo l’università e noi eravamo la sua prima classe), era simpatica, ed era anche la più sexy.

Perché sprecare tutte queste qualità per insegnare ed essere la più noiosa?
Scoprii che non era affatto così: quella mattina la vidi davanti ad un centro commerciale. Era con un’altra professoressa: quella di tecnica, la professoressa Q.
Erano grandi amiche, questo lo sapevano tutti. Erano entrambe cariche di pacchetti. Probabilmente quindi avevano appena finito di fare shopping e adesso tornavano a casa insieme, in effetti, era ora di pranzo.
Avevo quasi ragione. Stavano ritornando a casa. Ma da sole. Quella di tecnica era andata dell’altra parte. Non mi interessò più di tanto. A me interessava più quela di storia.
E… la fortuna mi baciò: si stava dirigendo proprio dove ero io! Io con prontezza, ma noncuranza saltai fuori da dov’ero e salutai la professoressa. lei non mi aveva visto, e quindi dovetti avvicinarmi un po’ di più per farmi notare.
Da vicino era ancora più sexy: era vestita sempre con la sua gonna lunga e la maglia con maniche, anch’esse, sfortunatamente, lunghe. Completamente nera, come del resto anche i suoi capelli lisci e lunghi e i suoi occhi, grandi e pieni di vitalità.
“Deve aver proprio caldo con quel completo, anche se devo ammettere che le sta veramente bene!”, dissi.
“Grazie!”
“Le do una mano se vuole, così si riposa un po’”, aggiunsi.
“No grazie, sono sicura che hai di meglio da fare che stare dietro ad una professoressa”, rispose però lei.
“Ma no, oggi non ho proprio niente da fare, mi stavo annoiando e non vedo perché non dovrei essere galante con una donna solo perché è la mia professoressa!”, insistetti
“Beh, allora grazie! Mi serviva proprio una mano. Ho camminato tutto il giorno e non vedo l’ora di riposarmi!”, cedette alla fine lei.
“Bene! Dove dobbiamo andare?”
Mentre prendevo i pacchetti che mi porgeva non potei fare a meno di guardare una goccia di sudore che le attraversò inesorabilmente il collo per poi cadere proprio in mezzo alle sue tette, piccole ma sode. Rimasi un po’ impalato lì per la visione a cui avevo appena assistito. Vi rimasi troppo: se ne accorse, e un po’ imbarazzata mi disse che doveva andare a casa.
Io, ancora più imbarazzato la seguii.
Durante il tragitto lei mi chiese perché prima ero rimasto lì, così impalto. Io risposi: “Niente! Niente!”.
Si volto, e mi guardò. “Guarda che se me lo dici così, non so se ti potrò credere.” E rise.
In effetti non l’avevo detto in un tono così convincente…
Ma nel suo sguardo adesso c’era un qualcosa di diverso, i suoi movimenti si erano fatti più sciolti e anche la sua voce si era fatta leggermente un po’ più maliziosa.
Era la mia impressione? I miei movimenti invece si fecero più goffi, meno sciolti e più meccanici. Mi stavo improvvisamente accorgendo che ci stavo provando con una mia professoressa! La professoressa più carina dell’intero istituto! E lei ricambiava!
Nel mentre pensavo, eravamo già arrivati. Un po’ mi dispiaceva doverci salutare, e un po’ non sapevo che avrei fatto se mi avesse invitato a prendere qualcosa da bere su da lei.
Con la mia solita fortuna m’invitò a prendere qualcosa da bere naturalmente.
Io rimasi un po’ lì. Non sapevo che rispondere. Vedendo la mia indecisione mi si avvicinò, e mi inumidì un po’ il lobo dell’orecchio sussurrandomi: “Non ti mangio mica se sali!”, si ritirò, fece un lieve sorriso (molto malizioso stavolta), e mi richiese se volevo salire a bere qualcosa…

Stavolta non avevo proprio scuse… Del resto ero eccitatissimo e… si vedeva!
Entrammo. Era più fresco lì… L’ascensore non funzionava, così abbiamo dovuto salire le scale. Lei correra un po’ e in breve lei era già arrivata al suo piano mentre io ero ancora un piano sotto. Si sporse per vedere se c’ero ancora. “Non scappo mica!” e ridemmo. Dalla mia posizione vedevo la mia cara professoressa sexy proprio da sotto. Non poteri fare a meno di guardare proprio lì, sotto la gonna. Non vidi nulla. Non c’era nulla lì! Non portava le mutandine! Niente! E il mio fallo, già abbastanza grande, si ingrossò ancora di più.
“Cosa guardi?”
“Niente, niente!”
“Uhmm!”, e aprì la porta nel frattanto che la raggiunsi.

Entrammo. Era una bella casa. Ordinata e aveva lo stesso profumo di lei. Mi eccitai ancora di più. Ero in casa della professoressa! Non sapevo cosa sarebbe successo, ma non m’importava, ero lì…

Già, non importava’
Ero lì, nell’appartamento della mia cara professoressa sexy. Sexy ma troppo casta per un ragazzo come me.
‘Sono sicuro che non è così.’ Pensai.
Mi invitò ad accomodarmi sul divano. Un divano non proprio casto: grande quanto un letto, in pelle rossa lucida; morbidissimo! Ci affondai dentro. Intanto il mio sogno era andata in camera da letto. A prendermi un tè. Tè in una camera da letto?
Non resistetti alla curiosità: mi alzai e mi diressi verso la porta.
Era semi-aperta. Lentamente la mia mano si diresse verso la maniglia. Apro.

Lei indossa’ Anzi non indossa niente’ è completamente nuda’ seduta sul letto, con le gambe divaricate. Non posso fare a meno di guardarle in mezzo alle gambe. è depilata perfettamente, vedo solo delle labbra rossissime, la sua clitoride in stato di eccitazione totale e un piccolo triangolino di peli appena sopra’ era una visione paradisiaca e diabolica allo stasso tempo’ come poteva esserci al mondo una vulva così bella,avvolgente, fresca, bollente e magnetica. Esatto: magnetica. Mi attirava talmente tanto che non pensavo ad altro. Mi accorsi solo che in un attimo mi ero completamente spogliato e le ero praticamente sopra. Mi blocca. Perché? Mi indica delle corde, proprio sul comodino. Non le avevo visto prima. Le prendo con un movimento che fa strusciare la sua poca peluria contro il mio fallo che inizia a pulsare ancora più di prima.

Vuole essere imprigionata.
Vuole essere in mio potere.
Vuole essere la mia schiava.
Vuole essere la mia schiava sottomessa.
Vuole che donarmi piacere. Vuole solo donarmi piacere, solo donarmi piacere.
L’accontenterò’ è il mio compito.
E toccherà a mia volta poi donarle piacere. Sarò lietissimo di farlo’

La lego. Stretta.
Mugola perché la lego troppo stretta o perché lo faccio troppo con calma? Non m’importa. è e resta la mia schiava. Una volta legata la bendo con un fazzoletto nero che ho trovato vicino al comodino. ‘No, no, voglio vederti.’ Supplica, ma il padrone sono io e decido io cosa fare o non fare. Quindi la lascio lì. Ecco, è stupenda: ha un viso da cerbiatta smarrita, impaurita. Si aspettava che iniziassi subito. E invece l’ho lasciata lì. Aspetto con calma non so cosa. Inizia a colare. Benissimo, l’attesa è durata anche troppo: mi avvicino, le apro le gambe e inizio ad asciugarla. Prima passo sulle grandi labbra, una singola leccata, lenta ma frebile. Poi ripasso i lati e inizio a masturbarla con le mani. E intanto continuo a leccarla. Lei gode di piacere e inizia a colare più di prima e più violentemente. Io continuo a leccarla ma a improvvisamente mi fermo. Mi sta squillando il cellulare. Non rispondo. Adesso sono troppo occupato. Smetto di leccarla e la lascio colare. Il letto si bagna tutto. Meglio, più eccitante. Avvicino il mio fallo alla sua bocca e le ordino di leccarmelo. Lei incomincia baciandomelo e poi inizia a leccarmelo. è un’esperta, sa come far godere un uomo. La lascio fare per un po’. Poi glielo privo, mi muovo verso il basso e la bacio lungo tutto il tragitto’

La bacio appassionatamente sul collo, quel suo splendido collo, liscio e bianco.
La bacio sulle tette, quelle tette di fuoco.
La bacio sui capezzoli, succosi lamponi e fonte di nettare bianco e dolce.
La bacio sul ventre, tappeto degli Dei.
Poi scendo più in basso, e la bacio nella sua foresta disboscata.
La bacio intorno a quel mare
Le lecco quelle labbra, onde altissime e indomabili di questo immenso mare’

La bacio, la bacio e continuo a baciarla’
Lei mugola, prova immenso piacere, le sto donando un orgasmo indescrivibile, non ha neanche la forza di urlare per il piacere’
Adesso tocca a me però’

Il mio fallo, duro per la dolce visione di questo fiore sbocciato un mezzo alle sue gambe, questo mare in un’enorme oceano di trasparenza; vi si introduce coem un veliero che taglia le onde, come un’ape che vola verso il suo fiore.
Entra.
Urla.
è un piacere enorme’
Prima un movimento avanti e indietro, lento ma inesorabile.
Poi un movimento circolare, le abbatto tutte le mura della vagina, invado la fortezza dove nessun’uomo non è mai arrivato prima’ Le dono un piacere indescrivibile’
Uno due’ Quattro’ Infiniti orgasmi’
Lei sussurro parole di amore e piacere’

La libero,
adesso è libera,
per ricompensarmi il piacere che le ho dato,
adesso mi dona tutta sé
diventiamo una cosa sola,
unica, un’unità sola,
unita dai nostri liquidi,
che lentamente assimiliamo’

Poi’
Lentamente’
Ci addormentiamo’
Abbracciati’
Sul letto’
Uniti’
Come una cosa sola…

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