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Racconti Erotici

L’ansito della Sibilla

By 27 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Adoro l’odore del cazzo, il suo caldo sapore, quella sua dura consistenza quando me lo sbatto sulla lingua prima di infilarmelo tutto in bocca. Mi piace sentirlo tra le labbra, vederlo crescere tra le mani, con le palle piene che si tendono e si gonfiano, pronte a regalarmi il loro nettare.
La sola idea di quell’asta di carne turgida, nascosta sotto la stoffa di pantaloni e mutande, basta per far decollare la mia mente verso i cieli più lussuriosi del sesso sfrenato. Ogni volta che ci penso mi vorrei buttare in mezzo alla strada senza veli e farmi scopare in continuazione da tutti quelli che passano.
Anche adesso, al solo pensiero dell’uccello, sento il calore avvolgere il mio bacino e il desiderio sfrenato di farmi fottere fino allo sfinimento.
Adoro sentire quell’affare duro che penetra le mie carni e mi stantuffa mentre il proprietario grida che sono la sua troia, la sua puttana sfondata, la sua cagna in calore. Mi piace averlo dentro, che va avanti e indietro, che tocca le corde più profonde della mia sessualità. Mi piace sentire i fiotti caldi che inondano le mie viscere, che riempiono il mio desiderio di essere posseduta, che estinguono il fuoco che mi brucia dentro. Anche se il risultato ottenuto &egrave quello d’infiammare ancora di più la mia passione per il sesso.
Non smetterei mai di farmi scopare, di succhiare, di leccare i coglioni, di bere sborra. Il cazzo &egrave la mia divinità e io sono la sua sacerdotessa.
Mi piacciono quelli grossi e duri, pelosi, sormontati da una pancia prominente, che sbatte ogni volta contro il mio culo quando mi fottono a pecorina; ma mi piacciono anche quelli smilzi e lunghi, con le cappelle a punta, che si intrufolano dentro di me e arrivano fino in fondo al mio io più profondo. Mi piace sentire il sudore che gocciola dalle fronti sulla mia schiena o sulla mia pancia, quell’odore acre di piacere che emana dai corpi durante la copula.
Mi fanno impazzire le loro parole, i loro insulti, le loro professioni d’amore quando lo sperma erutta dai loro testicoli e si riversa su di me, sulle mie labbra, sul mio petto. Li adoro quando mi si afflosciano sopra dopo aver goduto del mio corpo. Adoro sentirli ritrarsi dopo aver fatto la parte dell’eroe in battaglia. Li accudisco, dopo, li coccolo, dopo, li rinfranco e li faccio sentire vincitori, dopo.
Ma prima li sprono e li spingo ad oltrepassare tutti i limiti, a raggiungere i confini più estremi del piacere, a liberarsi da ogni forma di pudore per entrare nel mondo del piacere totale.

Guardo il serpente dondolante che l’uomo davanti a me ha appena fatto scivolare fuori dai calzoni. Lo desidero, lo bramo. Poco m’importa se ci troviamo nel fetido cesso di un locale, lo voglio in bocca, voglio che sazi questa fame che ho, voglio che riempia il vuoto che mi porto dentro.
Mi getto su quella carne calda, l’afferro, me la porto alla bocca e la succhio avidamente. La faccio mia. Sento gli ansiti dell’uomo mentre le sue mani mi stringono la testa e la accompagnano nella fellatio. Mi aggrappo alle sue natiche e lo tiro a me. Ingoio il suo uccello fino al pelo, lo sento in gola, mi soffoca ma mi piace.
Gemo e mugolo. Vorrei ingoiare anche le palle. Lo vorrei tutto dentro di me.
Succhio e pompo. Pompo e succhio. Vorrei quel suo caldo latte adesso ma preferisco far durare questo istante ancora, voglio che mi strazi.
Mi stacco dal cazzo duro che pulsa tra le mie labbra e guardo la faccia estasiata del suo proprietario.
‘Fottimi.’ gli dico e mi giro di schiena verso di lui sollevando il corto vestitino e scostando lo slip. Gli metto le mie delizie sotto gli occhi. Le sue mani mi cercano, mi trovano, mi stimolano, mi aprono, preparano la strada. E poi, finalmente, lo sento che entra dentro me.
Lo strappo &egrave forte, il dolore si propaga ma in fretta lascia il passo al piacere. Lo sento correre nel mio intimo, farsi largo nel mio corpo. La sensazione mi appaga, colma la mia mente di infinita lussuria.
Gli grido di scoparmi come un animale, di spaccarmi in due. Lo sento infiammarsi, aumentare il ritmo, incalzare con le spinte. I suo coglioni sbattono contro di me. Le sue mani mi stringono le anche, mi tirano a sé. Sono la sua femmina da monta e lui il mio toro.
Vorrei che mi sborrasse in bocca, adoro bere lo sperma da un cazzo che mi ha appena chiavato. Il cocktail di sapori &egrave inebriante. Vorrei, ma so già da come mi sta fottendo che fra non molto scaricherà il suo piacere dentro me. Non ci posso fare niente, anzi lo invito a spingere di più, a farmi godere come una cagna, a godere lui stesso di me.
Lo sento gonfiarsi di più, accelerare ancora, affondare più oltre, capisco che sta per sborrare e allora aumento anche io il ritmo del bacino.
‘Non resisto più, tesoro.’ mi dice con la voce rotta dall’amplesso. ‘Devo venire.’
E lo sento che viene come un torrente dentro al mio culo, con le mani che mi stringono fin quasi a farmi male, con il cazzo piantato fino alla radice tra le mie carni. Sento i fiotti di sperma caldo che mi inondano, che innaffiano le pareti del mio deretano.
E mentre gode lui, godo anche io. Anche il mio cazzo schizza piacere sul pavimento e le pareti di quell’immondo gabinetto. Sborro senza aver avuto bisogno di toccarmi, senza essermi segato. Il solo penetrarmi &egrave bastato a portarmi all’orgasmo. &egrave sempre così ed &egrave per questo che passo le mie serate vestito come la peggiore delle sgualdrine per rimorchiare maschioni infoiati che mi fottano per bene.

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