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LEZIONE N° 1 – DESIDERARE NEL GIUSTO MODO

By 23 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La nostra stanza, il nostro hotel, ormai siamo habitué, ci conoscono qui a metà strada fra me e lei, qui nella città in cui i nostri incontri diventano sempre più frequenti, sempre più intensi, sempre più significativi.
Quattro mura con sfumature salmone, una luce calda ma non troppo soffusa, a me piace vedere bene, vedere bene lei, vedere bene quello che le faccio, quello che prova.
Nella piccola stanza pochi mobili, una scrivania, una sedia, due comodini e un grosso, comodo letto con una testata in ferro battuto.
E’ proprio questo uno dei motivi per cui veniamo in questo albergo, la testata, comoda per legarla come già fatto decine di volte. Le corde vi passano bene e mi permettono di bloccare il suo corpo stupendo nelle posizioni più oscene per poi goderne, per poi seviziarlo a mio piacere.
La testata e il fatto che abbiano stanze fumatori, no, non per me, per lei, la mia dea a cui non voglio e non posso negare niente, la donna che incarna quello che io definisco essere donna, dea a cui sono devoto e schiava per i miei capricci.
Susanna, ventenne dai capelli lunghi, scuri e lisci, il volto di un miraggio, il corpo di un’odalisca.
Occhi scuri come i capelli, vivi, intensi e maliziosi, labbra carnose che è impossibile non mordere, non troppo alta, magra ma in modo non fastidioso e con curve perfette. Un seno prosperoso e sodo come il marmo con capezzoli grandi e invitanti, la vita che si stringe, perfetta per afferrarla forte mentre le infliggo profonde baionettate con il mio sesso nella fica sempre glabra, perfettamente liscia, simmetrica gonfia e stretta.
Susanna, il mio amore, la mia perversione, arrivata a me tramite le pagine di un mio scritto, giunta a me proprio tramite questo sito perché si, questa è una storia vera in ogni suo dettaglio, appena accaduta, con pochi giorni di vita ed è solo uno dei tanti episodi che abbiamo vissuto assieme, uno dei tanti che vivremo.
Mi ha conquistato Susanna, mi sono innamorato e perso in lei e nella sua bellezza, nella sua lussuria quanto nella sua comprensione e devozione.
Abbiamo fatto tanti giochi, abbiamo usato tanti giochi su di lei e spesso è tornata a casa con i segni del mio divertimento sul corpo però il troppo desiderarla mi ha sempre impedito di iniziare a educarla, educarla sul serio.
Alla fine Master, Padrone, Dominatore sono parole che non hanno un significato ben scritto, univoco, quello che sono è sicuramente un uomo e come uomo mi sono fatto trascinare dalle sue grazie ma oggi no, oggi Susanna avrà la sua prima lezione, oggi inizierò ad educarla e lo farò iniziando ad insegnarle come una schiava deve desiderare il suo padrone nel senso di intensità, di desiderio di poterlo soddisfare.

E’ sul letto Susanna, seduta, a gambe incrociate, la sua bellezza irradia la stanza, il volto allegro, felice perché siamo assieme, scherza sempre e sfida, è una schiava maleducata, non vuole mai fare la seria.
Una camicetta leggera e una gonna nera, le gambe incrociate mostrano la sua fica nuda, è senza slip, li ha appena lasciati in bagno e sono certo che lo ha fatto apposta, vuole corrompermi Susanna, vuole che le salti addosso e che la scopi subito, ha voglia del mio cazzo e adora il momento in cui mi posiziono fra le sue gambe, la blocco bene in modo che non possa muoversi, le punto il mio sesso duro all’imboccatura della vagina ancora chiusa e la infilzo d’un colpo fino alle palle spezzandole il fiato e facendole tendere tutto il corpo ma oggi non ci casco, oggi resisto.
Mi avvicino a lei, indosso solo i boxer, faccia serie, silenzioso, la faccio alzare in piedi, la bacio, non posso farne a meno e poi ha un così buon profumo ma le mie mani non si fermano e mentre mi abbevero alle sue labbra le passo il suo collare intorno al collo e lo chiudo senza stringerlo.
E’ una semplice striscia di cuoi nero con un anello di metallo che faccio rimanere alle sue spalle; camicia, reggiseno e gonna, nuda in un secondo, odio i vestiti, gli ostacoli, con me la lingerie sexy è uno spreco.
Mi stacco un secondo solo per prendere le polsiere e poi torno a cercare la sua lingua morbida con la mia mentre gliele faccio indossare, mentre le faccio mettere le mani dietro la testa e le fisso all’anello del collare in modo che non possa abbassarle, in modo da lasciare i seni esposti e indifesi.
Mi allontano, la guardo poi le afferro le tette a piene mani e la tiro a me per baciarla ancora, per carezzarla, perlustrarla facendo scorrere le mani lungo tutto il suo corpo nudo fino ad insinuare due dita tra le cosce sode, fino alla grandi labbra da scostare, spalancare per trovare la sua umida voglia.
Già geme mentre scorro sue e giù lungo il solco e si getta su di me per pomiciare avidamente fino a soffocare un urletto quando trovo e stringo il suo clitoride gonfio ma questo gioco lo faccio durare poco, ho altro in mente e puntandole un dito nello sterno la allontano, la guardo poi vado allo zainetto in cui tengo i giochi che uso su di lei, zainetto che sta diventando enorme tra l’altro; tiro fuori una cosina artigianale che ho forgiato la sera prima appositamente per questa lezione.
Sono poco più che due pezzi di legno, come una lunga T sormontata da due grossi e piatti elastici.
Mi guarda stupita, non capisce e come al solito scherza, fa battute mentre mi inginocchio davanti a lei, il suo sesso pulsa di fronte a me, ne percepisco l’odore, il calore e vorrei tanto infilarci la lingua ma mi trattengo, avrò tempo dopo.
Le faccio alzare un piede, instabile protesta, chiede spiegazioni mentre le fisso la T di legno sotto la pianta in modo che la parte più stretta percorra tutta la larghezza del piede e la parte più larga stia a terra.
Una volta finita l’operazione in pratica ha questi due legni che la costringono in punta di piedi e se cerca di appoggiare tutta la pianta, beh, vi è mai capitato di pestare a piedi nudi un oggetto piccolo, magari spigoloso ??? Fa male.
La mia povera Susy è molto scomoda, ancora lo prende come un gioco, come uno scherzo ma le braccia bloccate in alto si stanno già indolenzendo e la posizione dei piedi presto sarà molto fastidiosa, dolorosa.
Mi allontano o meglio, allontano lei da me un po’ per il gusto di guardarla e un po’ per parlarle:
‘questa è la tua prima lezione, oggi ti insegnerò con che intensità deve desiderare come una schiava, non sesso, non per lussuria ne per amore ma semplicemente desiderare per la gioia del suo padrone.
Ti libererai da questa scomoda posizione quando ti inginocchierai a succhiare il mio cazzo ma potrai farlo solo quando vorrai succhiarlo per il giusto motivo, nel giusto modo, solo quando succhiare il mio cazzo sarà l’unica cosa per cui esisti’
‘e pronunciando queste parole scosto un po’ i boxer lasciando uscire il mio sesso turgido, mostrandolo ai suoi occhi:
‘ohhh, ma io lo desidero già, io voglio inginocchiarmi, voglio succhiartelo’
Saltella da un piede all’altro mentre mi parla sfacciata, con quella solita aria di sfida e si avvicina, si appoggia a me, la sue pelle calda a contatto con la mia, il seno marmoreo a premere contro il mio petto mentre la lascio fare.
Un bacio umido, spinge contro la mia bocca, le lingue si avvinghiano, la saliva cola e poi scende di botto, ride, non potendo usare le mani spalanca la bocca, forza un po’ il collo e inghiotte la mia cappella, la succhia, se la gode, la lecca e l’assapora con calma.
Aspetto un po’, il morbido, ruvido e caldo tocco della sua lingua sul cazzo è piacevole, avvolgente ma non è quello che voglio, che mi desideri non è in dubbio, che sia una gran pompinara neanche ma io non voglio una fidanzatina un po’ porca, voglio una schiava e lei ora non lo è.
‘sei molto lontana da quello che voglio’
Fa finta di non sentirmi e aumenta il ritmo del su e giù della mia asta nella sua bocca
‘inaspettatamente lontana’
Le afferro i capezzoli con le mani, sul sinistro c’è un piercing, è sensibile e lo so, stringo e tiro verso l’alto, le carni sode resistono, non vogliono deformarsi ma io insisto fino a costringerla in piedi, in punta di piedi davanti a me, gli occhi negli occhi, serio, lei ora è infastidita:
‘se avessi voluto un pompino lo avrei semplicemente chiesto ma io ho detto che devi imparare a desiderarmi, desiderarmi come una schiava e tu ora non lo stai facendo, tu ora lo stai solo succhiando perché hai voglia di farlo e non perché è il tuo dovere, il tuo compito, la tua ragion d’essere’
Con un dito la allontano ancora da me, passa da un piede all’alto sempre più spesso, i miei legni stanno facendo il loro dovere.
Mi allontano, vado al nostro zaino e estraggo quello che un tempo era il manico di un guinzaglio, una sottile e spessa striscia di cuoi ripiegata su se stessa, una quindicina di centimetri, come un corto frustino.
Torno da lei, conosce bene quell’oggetto, lo uso spesso anche se in verità non glielo ho mai fatto assaggiare sul serio ma resta uno dei miei preferiti, comodo e incisivo.
Le giro attorno senza parlare, torno davanti e le infliggo qualche colpo sulle mammelle.
Si lamenta, protesta mentre è sempre meno stabile sui piedi indolenziti, ora sono io che sorrido mentre lei è seria.
Percorro il suo corpo che inizia a tremare per lo sforzo, lascio che il cuoio sfiori i capezzoli, il ventre e scenda fino al suo esso e poi lo spingo forte perché penetri, perché vada a stimolarla dove è più sensibile e lei dimostra subito di gradire gemendo e avvicinandosi a cercare le mie labbra che le lascio trovare:
‘lasciami inginocchiare, ho voglia, lo voglio !’
‘perché ?’
Mi guarda quasi stupida, come a voler dire ‘ma che domanda del cazzo’ ma sa che tutto quello che voglio è la risposta giusta, sa bene che lo scopo di tutto il gioco è che mi dia la risposta giusta nel modo giusto
‘perché voglio farti svuotare’
‘bugiarda, tu vuoi solo inginocchiarti e goderti il mio sperma ma è un tuo desiderio, lo vuoi tu e lo vuoi anche per me ma è ancora solo un desiderio e non un dovere’
La spingo ancora lontana, lo odia lo so, il solo mandarla via di un metro è come un rifiuto e lei non sopporta che la rifiuti
‘non mi piace questo gioco, mi fa male, MI FA MALE’
Ora non sta ferma un attimo, non c’è una posizione in cui può trovare sollievo, i piedi non la reggono più, è costretta a cercare un appoggio ma trova sempre i legni che fanno ancora più male:
‘non deve piacerti e se vuoi che il male finisca devi solo imparare a desiderarmi, a desiderare che io sia il tuo padrone, a desiderare di essere la mia schiava e non ad avere solo voglia del mio cazzo’
‘io non capisco’
Ora ha il broncio e questo la rende ancora più bella, mi fissa negli occhi furiosa e si butta in ginocchio per cercare sollievo
‘ALZATI IMMEDIATAMENTE !!!’
‘non le lascio neanche il tempo di ubbidire, la prendo per il piercing del capezzolo mentre l’aiuto con una mano sotto l’ascella e la tiro in piedi, barcolla vistosamente mentre tenendola per un braccio la giro di schiena per avere a tiro quel suo culo statuario, tondo, tornito e bellissimo.
Il pensiero delle lunghe cavalcate dentro il suo ano mi passa nella mente come un flash a cui devo malvolentieri sottrarmi, il frustino che non a caso ho in mano ha un compito da svolgere;
le assesto una serie di forti scudisciate sulla pelle morbida che subito si arrossa e si disegna per i colpi subito mentre le sue grida riempiono la stanza.
‘ahi, ahi ahi ahi, AHI’
La giro di nuovo, il viso vicino al suo
‘NON OSARE PIU’ INGINOCCHIARTI SENZA IL MIO PERMESSO !’
Non urlo, non mi piace farlo ma sono serio, vuoi essere una schiava ? la mia schiava ? questo è il minimo.
‘cosa devo fare ?’
Lo dice con stizza, non l’ho mai trattata così e non se lo aspettava, è orgogliosa, forte e non vuole abbassare lo sguardo ma la tortura che le sto infliggendo comincia ad essere veramente dura da sostenere
‘implorami, implorarmi e piegati come una schiava, fammi sentire che non hai desideri, volontà o preferenze, che esisti solo per un motivo e che l’unica cosa che vuoi al di sopra del tuo piacere, del tuo dolore, del tuo desiderio, al di sopra di te stessa sono io, fammi sentire che non esisti, che tu sei il desiderio di me personificato’
‘non so farlo, non sono capace’
Quasi le urla quelle parole
‘allora ti tengo li per un’ora finché non impari’
Sgrana gli occhi, non risponde ma vedo un lampo di disperazione passarle sul volto teso, inizia a capire.
Mi avvicino a lei, arrabbiato, la prendo per le ascelle e la tiro verso l’alto, come a sollevarla e così facendo la alleggerisco, così facendo sostengo le sue braccia stanche, sollevo i suoi piedi indolenziti dandole pace.
In quella posizione avvicino le labbra al suo orecchio mentre la sento gemere per il piacere del dolore che scema:
‘io sono questo, io sono il tuo padrone, sono la sofferenza e la cura, il dolore e il piacere e devo essere l’unico tuo desiderio, l’unico tuo intento, l’unica tuo pensiero, prima di ogni cosa, anche prima di te stessa’
La lascio privandola del mio sostegno, il dolore torna immediato, sul suo volto una smorfia sfinita, non ce la fa più, mi guarda, muove la bocca a cercare le parole senza che alcun suono esca, ha ragione, le giuste parole non le conosce ma sono sicuro che abbia capito.
Calo i boxer mentre saltella quasi isterica, sudata, disperata; la prendo per un capezzolo e la avvicino, la bacio ma è tesa, risponde a fatica e barcolla sempre più e allora le sussurro:
‘non sbagliare
In ginocchio !’
Scende in un istante ma non si ferma un attimo a godersi la posizione comoda e priva di sofferenze, non ha ancora toccato terra che già ha il cazzo piantato in gola quasi fino alla base, tossisce per l’ingombro improvviso ma non arretra e spinge ritmicamente scopandosi la bocca senza esitazione.
La stanza si riempie dei suoi conati mentre il piacere mi pervade, mi sta succhiando come non ha mai fatto prima, mi sta succhiando come se quello che prova, quello che sente non esistessero più.
Sta chiaramente facendo fatica a respirare, lunghi rantoli lo dimostrano ma senza che io la forzi minimamente non ha incertezze e lascia che il mio cazzo entri ed esca dalla sua gola ad un ritmo infoiato e in modo sempre più profondo poi con un ultimo, lungo respiro spinge ancora di più e dallo specchio al nostro fianco vedo chiaramente la sua gola che si gonfia mentre mi fa sparire in lei fino all’ultimo millimetro.
Sento il caldo in profondità nella sua gola, quella parte più morbida e avvolgente che spesso avevo già toccato in precedenza con la mia cappella ma dove non era mai stata in grado di lasciarmi fermare per colpa dei conati che le causavo, la sento chiaramente mentre spinge la fronte contro il mio ventre come a volermi fare entrare ancora di più.
La sofferenza dei legni, la piccola tortura a cui l’ho sottoposta ha in un attimo cambiato la sua concezione di sforzo, i suoi limiti. Quello che prima era complicato come l’ingoiare completamente il mio cazzo, quello che prima era uno sforzo che tentava di fare senza riuscire ad andare oltre un certo limite ora, rapportato al ricordo di quello che le ho fatto passare, confrontato con la disperazione a cui l’avevo portata diventa uno sforzo ben più semplice da superare.
Ora il suo desiderio di rendere felice il suo padrone è il desiderio di una schiava che sa o meglio, inizia a imparare, cosa il suo padrone può farle.
Il percorso di educazione di una schiava serve a far si che lei sia ciò di cui il suo maestro ha bisogno, lasciare che soddisfi sessualmente il suo padrone significa che in quel momento non ha bisogno di essere istruita, che in quel momento non ha bisogni di essere addestrata perché è già all’altezza.
Soddisfare sessualmente il suo padrone per una schiava è un premio e ora lo ha iniziato a capire.

Per lunghi secondi mi tiene affondato in quella posizione fino a che non è costretta ad indietreggiare per cercare aria ma si concede giusto un respiro per poi riprendere a spompinarmi con foga tale che sono io a doverla fermare.
Le mani sui capelli, la stacco dalla mia asta, le alzo il viso verso il mio, ora sono delicato; grosse lacrime le sgorgano dagli occhi per quello che si è inflitta alla gola, il trucco nero ha disegnato una folta ragnatela ai lati dei suoi occhio; mi guarda stupita, incerta mentre le sorrido, la bacio teneramente e le sussurro:
‘brava amore mio, non mi hai deluso, continua pure, lo hai meritato’
Confusa e spiazzata sorride comunque, non ha capito bene il senso delle mie parole ma è felice per avermi reso felice e questo per una schiava è perfetto e io la amo sul serio e non per quello che sta facendo al mio cazzo ma per le mille donne che trovo sempre racchiuse in lei.
Senza staccarmi mai dai suo occhi le libero le braccia per dar sollievo anche a quelle, lei ne approfitta per venire a cercare i mie baci che, immancabilmente, trova.
Non faccio in tempo a liberarle una mano che mi afferra il cazzo come fosse la corda per salvarsi da un baratro e inizia a smanettarlo con desiderio crescente. Libero anche l’altro polso e si alza sulle ginocchia, si spinge con il corpo contro di me, non riesco a domare la sua lingua dentro la mia bocca mentre mi spinge il cazzo fra le tette enormi e lo mena a due mani.
La tengo per i capelli, le giro un po’ la testa per affondarle meglio la lingua in bocca, mi godo questo impeto di desiderio di compiacermi, di farmi godere mentre si dibatte con tutto il corpo a contatto del mio, come fossi aria, come fossi vita poi si stacca, in ginocchio davanti al mio cazzo pulsante, mi guarda seria, mette la braccia dietro la schiena e spalanca la bocca ad invitarmi.
La guardo compiaciuto, lentamente, come carezze, le mie mani ai lati della sua testa, i morbidi capelli tirati indietro in un coda, cerco una presa sicura con cui poter controllare bene la sua posizione mentre lei tira fuori la lingua per farmi spazio e poi, lento e inesorabile, affondo, in lei affondo fino a farmi ospitare completamente.
Certo non le è facile farmi passare, tossisce e annaspa ma non si sottrae di un millimetro e io non mi tiro indietro, sarebbe, a questo punto, un insulto nei suoi confronti farle degli sconti, sarebbe toglierle la possibilità di dimostrare quanto desidera compiacermi.
Le chiavo la bocca come fosse la fica, gliela apro e affondo in lei incurante dei colpi di tosse, incurante della saliva che cola copiosa sul seno nudo, vi si insinua e scorre verso la fica che scommetterei essere grondante.
Le tengo ben ferma la testa per riuscire a spingere bene, a dare il ritmo che mi piace, a fotterla nel modo più piacevole che riesco a trovare facendo attenzione solo a lasciarle quel minimo di aria indispensabile.
Estraggo il cazzo marmoreo e ricoperto da uno spesso strato di saliva e glielo sbatto sulla bocca, sulla lingua che prontamente tira fuori e poi le afferro forte i capelli e glielo faccio ingoiare di nuovo muovendo lei invece dei miei fianchi.
Me la prendo comoda, mi appoggio al muro dietro di me e metto le braccia dietro la testa lasciando che mi succhi a piacere, mi spompina e mi spugnetti con una foga che non ero mai riuscito a tirarle fuori. Sento la sua bocca che aspira con tutta la forza che ha, sento la sua lingua percorre la mia asta alla ricerca dei punti più sensibile che sempre trova, la sento ingoiarmi in pieno ogni volta che avverte il mio cazzo vibrare per la voglia risvegliata dalla sua lingua, la lascio fare a lungo mentre sento un lento quanto potente orgasmo nascermi nei coglioni e a quel punto, vinto dalla voglia di godere, la riafferro forte, lascio che le sue labbra si chiudano a ventosa intorno a me, lascio che la lingua morbida e ruvida faccia da tappeto al mio continuo e ripetuto passaggio dentro la sua gola e continuo a sfondarle la bocca fino a che, al limite della resistenza, dopo aver atteso più a lungo possibile la stappo con un suono gutturale e spugnettandomi, gemendo il mio piacere le ricopro il viso, le labbra, la lingua di abbondante e denso sperma bollente.
Docile aspetta ogni fiotto, le mani a coppa sotto il viso per non perderne una goccia, la bocca spalancata quale giusta meta del mio seme, lascia che mi scarichi e non appena tolgo le mani dal mio attrezzo vi si getta sopra, lo ingoia e sega con le mani lubrificate dal mio stesso seme solo per poi ripulirlo di nuovo con la lingua e continua e ripete fino a che ogni goccia del mio sperma non è sul suo viso o nel suo stomaco.
Sfinito mi accascio a terra davanti a lei, la tiro a me e la abbraccio e la bacio e la coccolo, se lo merita e io ne ho un gran bisogno.

FINE

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