Skip to main content

l’incontro fatale di due anime libere

By 4 Aprile 2019Gennaio 14th, 2020No Comments

Tra il capitano e la marinaia (leggi la storia “il capitano e la marinaia”) era ormai finita da qualche mese. Lei aveva terminato il periodo di ferma prefissata in caserma e, senza lavoro, era tornata al suo paese di origine. Il capitano non era alla ricerca di una nuova storia ma nemmeno si era ripromesso di non cercare altre donne. Il suo matrimonio era ormai in uno stato catatonico e lui stava lavorando per creare delle condizioni favorevoli ad una separazione coniugale che non fosse economicamente devastante.

Era finito per caso su un social strettamente legato al suo indirizzo mail “storico”, un bel giorno in cui smanettando sul proprio smartphone cliccò su un’icona preinstallata, e gli si apri un mondo fatto di tantissimi utenti sparpagliati su tutto lo stivale. Il capitano, che non aveva perso il suo famigerato fiuto per l’avventura, si concentrò soprattutto sulle donzelle che insistevano nella sua zona geografica, e studiandone i profili, adocchiò due o tre donne che potevano fare al caso suo. Inoltre, dal momento che per corsi di aggiornamento veniva inviato spesso in Liguria, cominciò a “stuzzicare” donne che risiedevano in Liguria e Piemonte.

Riguardo le donne della propria zona, ne aveva adocchiato una in particolare, Lucrezia, diversa dalle altre. Non era soltanto gradevole esteticamente, sembrava anche colta, autoironica, tutte qualità che il capitano preferiva rispetto ad un bell’involucro privo di contenuti.

Già nelle numerose chat il capitano comprese che aveva a che fare con una donna di livello diverso. Non le chiese l’età, poichè non è un gesto da gentiluomini ed il capitano era pur sempre un ufficiale delle forze armate. Tuttavia quella donna, per aspetto fisico e modi di fare, non doveva superare di molto la quarantina.

Il capitano percepiva una sensualità prorompente, sentiva che quella era una donna “pericolosa”, di quelle che, una volta incontrate e conosciute, non si dimenticano facilmente. Per un uomo abituato ad incontri fugaci e a storie ed avventure più o meno “veloci”, quella poteva essere una preoccupazione in più. Era timoroso ed eccitato nello stesso tempo, e dalle foto profilo, peraltro non in primo piano, intuiva una donna dai lineamenti piacevoli, dalla figura slanciata ed atletica, tipica di chi ha praticato sport agonistico e di chi cura particolarmente la forma fisica e l’alimentazione.

Quando lui le propose di vedersi, lei non sembrava nè entusiasta nè contrariata. Usciva da una lunga convivenza ed era restia, al momento, ad conoscere uomini eccessivamente interessanti e profondi. Lei mirava al momento solo a semplici “scopamicizie” da una botta e via, senza coinvolgimenti emotivi e sentimentali. Di contro il capitano sembrava essere quel genere di uomo che lascia il segno e che vuoi rivedere un’altra volta ed un’altra ancora.

Si incontrarono un sabato pomeriggio dentro un bar del centro. Lui rimase inebetito nel vederla: di presenza era ancora più bella che in foto. I suoi occhi verdi erano gioielli incastonati in un viso regolare che un leggero prognatismo rendeva ancora più sensuale. I capelli biondo cenere ed un corpo aggraziato con un bel culetto sodo che spingeva il capitano alle fantasie più perverse, fecero in modo che il capitano marcasse stretta Lucrezia che, invece, sembrava delusa rispetto alle aspettative. Quando lei confidò di avere 49 anni, lui era incredulo. Quella donna dava dei punti a moltissime trentenni, era davvero uno spettacolo, tutto da scoprire.

Lei se lo aspettava più alto, più tenebroso, più curato. Mentre il capitano, abbastanza sicuro di sè, aveva affrontato quell’appuntamento con estrema superficialità. Abiti semplici, molto giornalieri, nessun profumo addosso, barba e capelli poco curati.

Si salutarono con un casto bacio sulle guance, convinti entrambi che non si sarebbero più rivisti. Il capitano, con la sua solita tattica attendista, non si fece sentire in chat, non diede il consueto “buongiorno” per diversi giorni, non allietò i pomeriggi e le serate di Lucrezia con le sue consuete riflessioni filosofiche alternate a goliardici commenti sulla vita di tutti i giorni. Finchè un pomeriggio Lucrezia ruppe il ghiaccio e gli scrisse : “rivediamoci, ho voglia di parlare, mi stai mancando”.

ll sorriso del capitano era l’emblema del suo successo. Si videro dopo un’oretta, all’imbrunire, in un parcheggio isolato. Lui salì sulla sua macchina, lei era stupenda, i loro sguardi si incrociarono, probabilmente lei non voleva solo parlare. Dopo qualche minuto scattò il primo bacio, stupendo e coinvolgente.

Travolta da quel bacio impetuoso, Lucrezia disse: “Se avessi saputo che baciavi così bene, avrei voluto rivederti il giorno dopo del nostro primo appuntamento”.

Lui ricominciò a baciarla, dappertutto, cercando la sua lingua, baciandole il collo con piccoli e sfuggevoli baci, toccandola dappertutto…

“Sei brava ad usare la bocca e la lingua. Le usi solo per baciare o cosa?”

Lucrezia non perse tempo, diede un’occhiata intorno per assicurarsi che non si fossero passanti, poi si chinò sul capitano, armeggio con la cintura dei suoi pantaloni, con la zip, e tirò fuori il cazzo turgido del capitano.

Cominciò a leccare sapientemente la cappella alternando piccoli baci ed afferrando e massaggiando le palle con la mano. Il capitano si rese conto che aveva a che fare con una professionista del pompino e sapeva di averci visto giusto, come sempre. Godeva sia nel sentire la sapiente bocca di Lucrezia sia nel vederla spompinare. Ci metteva passione e perversione. Raramente aveva conosciuto donne con quell’appetito nel prendere un cazzo in bocca, lei le superava tutte. Nonostante la sua nota resistenza, il capitano sapeva che non sarebbe durato a lungo. Prima di lasciarsi andare, sondò il terreno circa le reali intenzioni di Lucrezia su come si sarebbe concluso il pompino.

Le disse: “per favore fatti venire in bocca, non mi va che si sporchino i pantaloni, dopo devo tornare a casa e mia moglie se ne accorgerebbe”. Quando lei si sfilò per un istante il cazzo dalla bocca e gli rispose: “ti sembra che mi perderei soltanto una goccia di sborra? Ne vado matta”, il capitano chiuse gli occhi e capì che quella donna sarebbe diventata la sua droga. Poi si lasciò a andare e le riempi la bocca di copiosi fiotti di sperma, che Lucrezia prima gli mostrò aprendo la bocca, poi ingoiò con un sorriso beffardo. Lo aveva stregato, ed era solo l’inizio….

Si accettano suggerimenti e critiche costruttive supermario8686@hotmail.com

Leave a Reply