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Racconti Erotici

Miracolo a mare

By 21 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un venerdì pomeriggio di metà estate, uno degli ultimi giorni di vacanza in Puglia. Per una volta ervamo sulla spiaggia solo io e mia moglie, senza figli dietro. Ci alziamo per andare a fare l’ultimo bagno di giornata.
È il tipico mare dell’Adriatico: acqua bassa, per molti metri. Mia mogli mi precede in mare di pochi passi, quando ho una visione, un pensiero improvviso: come sarebbe bello vederla nuotare libera, nuda, in quell’acqua così meravigliosa. Scaccio immediatamente l’illusione: come mi poteva essere venuto in mente? Non ha senso: mia moglie è la tipica donna inibita, che ha bisogno di “ambientarsi” per potersi liberare. Non che sia frigida, sia chiaro: semplicemente ha bisogno di tempo ed atmosfera per lasciarsi andare. Superata l’impasse iniziale a letto è fantastica; del resto, pur non avendo un fisico da modella ha tutto per fare impazzire il proprio uomo. Non molto alta, un po’ piena, ma nel modo giusto: cosce piene e sode, sedere grosso e seno enorme, cresciuto dopo le gravidanza. E poi un viso bellissimo e degli occhi enormi e seducenti: la tipica mediterranea che ti fa sognare.
Ma, dicevo, non riuscivo a capire come poteva essermi passato per la mente una simile idea: Monica in mare evita persino il contatto con me, fa il bagno con gli occhiali da sole per non rovinarsi il contorno occhi ed evita persino di bagnarsi i capelli. E poi eravamo su una spiaggia abbastanza affollata e in agosto: una situazione peggiore non poteva essere immaginata.
Scossi la testa e continuai a starle un passo dietro: giungemmo ben presto a poco dalla secca. L’acqua le arrivava pochi centimetri sopra l’ombellico, quando all’improvviso disse “Mi pesa qui dietro” e portò il laccio del reggiseno (aveva un modello di costume che si allacciava “alla brasiliana” dietro il collo) davanti, reggendo il pezzo di sopra con le mani.
Anche qui nulla di strano: l’aveva fatto altre volte sulla spiaggia e spesso si lamentava di come le pesavano negli ultimi anni le tette (divenute una quarta abbondante). Ma appena arrivata sul limite della secca, quando l’acqua (oramai giunta sotto il seno) sarebbe cominciata a risalire avvenne qualcosa che mi sconvolse: “Uuuuuuuuh” gridò Monica come una bambina che si butta da uno scivolo, lasciando cadere il laccio e facendo scoprire le mammelle, che risaltavano bianche, in contrasto con l’abbronzatura del resto del corpo.
Non so descrivere cosa mi prese: dapprima sentii un’emozione violenta e il mio pene che si eresse forte, poi, come un tarlo, mi rose la gelosia. la afferrai alle spalle, mentre lei ancora saltellava e le strinsi con le mani il seno. Mi guardai intorno: nessuno l’aveva vista, dava le spalle alla spiaggia e le persone davanti a lei erano o troppo lontane o girate con lo sguardo altrove: “Ricopriti, ti prego!” piagnucolai. “Perché?” chiese lei con un’espressione di poco credibile stupore.
“Ti prego, ora c’è la secca, non voglio che ti vedono”.
“Ma cosa mi importa? È così bello, mi sento libera, posso muovermi come voglio, non c’è niente che mi costringe”.
“Ti prego, fammi questo favore, ne riparliamo più avanti”. Mentre parlavo, continuavo ad abbracciarla e a coprirla, ma nello stesso tempo pensai che forse quanto mi sembrava impossibile pochi minuti prima poteva invece essere realizzato, almeno in parte.
“Ma di cosa dobbiamo parlare? Uffff!” E con uno sbuffo si rimise il laccio dietro al collo.
Mi chiesi se non avevo perso per sempre un’occasione forse unica: ma ebbi subito la possibilità di capirlo. La secca, infatti, era lunga pochi metri, dopo di che l’acqua risaliva; superata quella davanti a noi non c’era quasi nessuno e le poche persone che erano più avanti erano troppo distanti da noi per potersi accorgere di noi e far riemergere in me il tarlo della gelosia.
Così, quando l’acqua tornò a salire abbastanza, sciolsi il laccio dietro al collo e subito dopo staccai anche i gancetti. Come speravo Monica tornò subito a saltare come una scolaretta esclamando “Così è ancora meglio!”. La reazione tanto coraggiosa di mia moglie, solitamente inibita e morigerata, mi incoraggiò ad andare oltre: presi un lembo dello slip e glielo tirai giù. Mi aspettavo, nella migliore delle ipotesi un “Adamo cosa fai?” ed invece avvenne il miracolo: Monica sollevò la coscia, favorendo la discesa dell’unico indumento che indossava, come se non aspettasse altro. Gridando un altro paio di “Uh” lasciò che la aiutassi a far cadere l’altra parte dello slip e rimase completamente nuda, girandosi verso di me. In vita mia non ricordo una singola volta in cui lei si sia lasciata denudare con tale collaborazione ed entusiasmo: sempre un po’ ritrosa, come a dire “Lo faccio, ma perché sei tu a costringermi / sedurmi / corrompermi”, ed ora….
Come era bella, solare, con la peluria nera (da poco depilata) che le sormontava le coscie da sotto acqua. Con una gioia che mai le avevo visto prima mi disse “È bellissimo!” e poi mi chiese, come una bambina ad un padre “Posso andare?”.
“Certo, nuota libera come più ti piace, il mare è tuo”. Guardai per pochi secondi il biancore delle sue natiche che si muovevano, quindi mi girai, col suo duepezzi nelle mani, per accertarmi se qualcuno si fosse accorto di noi: nulla, erano tutti troppo lontani. Con le mani impegnate dal costume, camminai goffamente fin dove riuscivo a toccare. Dopo poco Monica era già di ritorno “Adamo non ho potuto muovermi come volevo, sono rimasta con il sedere basso perché altrimenti si sarebbe visto anche da lontano”. Cara, dolce Monica, aveva ragione: per quanto lontani qualcuno avrebbe notato quel biancore e avrebbe intuito.
“Hai fatto bene, tesoro, continua pure a nuotare qui intorno, non c’è nessuno che ci nota”
“È davvero bellissimo, amore”, disse avvicinandosi sempre di più a me.
Fino a quel momento avevo vissuto delle emozioni fortissime: il cuore mi batteva all’impazzata per la gioia, quasi non mi accorgevo della forte erezione che mi gonfiava i boxer. Ma a questo punto successo qualcosa che andava anche oltre il mio “sogno impossibile” di pochi minuti prima. Mia moglie di fronte a me disse, con la massima naturalezza “Voglio fare provare la stessa sensazione anche a te” e, prima che me ne rendessi conti, allungò le mani ad abbassarmi il costume. In un impeto di passione finì di abbasarlo e la baciai con un trasporto mai provato prima: le lingue si intrecciavono, il sapore del mare mi riempiva la bocca.
Senza accorgercene il mio pene penetrò nella sua ampia e accogliente vagina: mai abbiamo fatto l’amore in una maniera più scomoda. Lei, più bassa di me, galleggia e non aveva appigli se non il mio corpo; io toccavo appena con i piedi; entrambi guardavamo ogni tanto la spiaggia per vedere se qualcuno si accorgeva di noi; entrambi con una mano impegnata dal costume dell’altro. L’acqua aveva sempre rappresentato per noi un ostacolo insormontabile al sesso: la mancanza di attrito escludeva ad entrambi il piacere del contatto; ma non quel giorno. Mentre mi affannavo a penetrarla con colpi diretti provenienti dal basso, col rischio di bere e di venire scoperti, sentii mia moglie ansimare sempre più forte. Feci appena in tempo a tamponare la sua bocca perché le sue grida di piacere non fossero avvertite dai bagnanti che raggiungi anche io l’orgasmo: avremmo dovuto essere attenti ad evitare una nuova gravidanza, ma allora l’istinto ebbe la meglio e un fiotto di sperma caldo riempì la vagina di mia moglie.
Con quel che rimaneva delle mie forze mi trascinai verso un punto più stabile, abbracciato a mia moglie che mi baciava con una passione che mai mi aveva mostrato.
Mentre ci rivstivamo disse tranquilla: “La prossima volta ci affittiamo una barchetta, o anche solo una canoa o un pedalò e andiamo più tranquilli; voglio passare ore nuda con te in acqua”. Non vedo l’ora che ritorni l’estate.

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