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Racconti Erotici

Né spensierata né completa

By 9 Gennaio 2020Giugno 19th, 2020No Comments

Fra qualche istante lui mi contatterà e ben presto mi raggiungerà, io malgrado ciò non sarò pronta, considerato che rimango qui incollata, stando alle costole presso la finestra aperta sulle stelle, appiccicata in conclusione ad aspettare poi chissà che cosa. Là di fuori ci sono le luci, puntualmente come ogni anno è di nuovo Natale, quel contesto magico, uno scenario fiabesco, un contesto incantato e un ambiente indimenticabile, perché io mi ricordo molto bene quante volte da ragazzina ho rivisto le stesse luci splendenti sugli abeti fasciati con le stelle filanti dalla stessa finestra, come una scena già ben collaudata rimasta dentro di me alquanto acuta, consapevole e corposa, in queste notti che emanano irradiando e spandendo atmosfere magiche e persino solenni, per chi ci crede naturalmente.

Tempo addietro, infatti, io contavo le stelle nel cielo una a una, giocando in verità con la mente tentando d’unirle per disegnarne una figura, un brivido, in quanto è un’emozione che ti cattura nel profondo di quella favola che sarebbe poi venuta. Qualcuno m’aveva detto che io non ero una donna, ma moltissime possibilità e verosimiglianze di donna, perché io ero lì, che aspettavo con tutti quei punti interrogativi e quelle girandole che salivano al cielo, per capire poi quale di quelle cento attendibilità di donna sarebbe saltata fuori. Al presente, infatti, non desidero in alcun modo complicarmi la vita né intricarmi tutta la faccenda del conto di quegli anni trascorsi e di quei ricordi che riaffiorano, tenuto conto che oggigiorno mi sento alquanto mutevole, volubile e perfino bislacca, giacché tra poco lui suonerà alla porta e io dovrò andare.

Al momento indosso il vestito più nuovo in velluto di colore verde bosco, è bello, grazioso e proporzionato alla mia figura, è attillato e persino frusciante siccome segna il mio giro vita esile, giacché ne corona esaltandone i fianchi rotondi. Le calze sono d’un velo impercettibile, le scarpine decolleté sono di velluto in tinta come quelle delle grandi occasioni, mentre gli orecchini antichi sembrano gocce di smeraldo fatte apposta per far risaltare l’incarnato marmoreo d’una pelle lattea, quasi evanescente. Per concludere l’ultimo colpo di spazzola alla cascata dei capelli rossi, scintille indomabili simili peraltro a quelle d’una bambola di seta tanto per ravvivare e per rinverdire la fiaba.

Sarà di certo una serata come tante altre con un uomo affascinante e aggraziato, colto e molto stimato, perché io non mi sono affaticata né snervata poi tanto per conquistarti: i soliti giochi di sguardi, un regalino a sorpresa, perché sono ancora capace di stupire, corresponsabile è a questo proposito finanche la mia baldanzosa quanto spavalda millantatrice ironia che riesco a sfoderare emerge nelle occasioni cruciali e impegnative, anche se non so precisamente da dove essa arrivi, perché essa si rivela in definitiva scoprendosi sempre al momento giusto. Di quelle ore che seguiranno, invero, io ne vedo già i frammenti e persino le immagini nitide, poiché andremo a cena nel ristorante più acclamato della città, mangeremo ostriche e quella deliziosa vellutata di cannolicchi con la guarnizione dei nidi d’angelo, in seguito sceglieremo il vino più nobile leggendo quell’interminabile carta che ci porterà via del tempo e che m’aiuterà a scivolare nel concetto del confronto, dato che sarebbe poi stato prossimo.

In conclusione chiuderemo la porta del lussuoso attico in centro, io ti consegnerò la chiave, così tu deciderai quando e come dovrò andarmene, visto che successivamente io sarò alticcia e leggera come una barca alla deriva sul fiume, però proprio lì libererò scatenando completamente tutti i miei famelici sensi, perché ho scelto stasera d’essere la tua mignotta, la tua cagna personale, io che non so fare sesso torrido senz’anima né dedizione. Oramai sono andata verso questa direzione e farò di tutto e anche di più fino alla fine dei sensi, visto che lascerò che il tuo cazzo e la mia fica diventino le due facce della nostra medesima energia, della nostra appassionata e vigoria, perché in conclusione aprirò le chiappe al mondo, così tu potrai arrivare finalmente a Dio. Ecco, adesso lui mi chiama:

Tesoro, abbi pazienza ancora per un istante, sopporta un pochino, perché non sono ancora pronta, tra poco arriverò” – gli riferisco io in maniera invogliante, lusinghiera e al tempo stesso incoraggiante e suadente.

Questa volta credo che lui andrà in bestia, malgrado ciò non fa niente, così come una stella cadente che riga alla svelta il cielo inquieto e torna verso di me, così come una scia rapida e luminosa tra frastuoni di cornamuse e cascate di fuochi d’artificio, tracciando un nuovo arabesco per la favola che verrà domani.

E’ proprio stupido pensarci ancora, perché io ho l’idea che di quelle cento donne ne sia venuta fuori una un po’ scombussolata e manifestamente turbata. Chi sono io? Io sono fatta in questa maniera: affranta, non compiuta, non felice e disillusa, ma anche fuggevole, influenzabile, instabile e provvisoria d’altronde come tutte.

Io devo ammettere, confidare e in ultimo riconoscere che sono una donna attuale, fiorente, prospera e per di più viva, con gli occhi spalancati per misurare le esteriorità e per squadrare tutti gli aspetti, per esaminare i colori e per soppesare le espressività del mondo guardandole da capo a piedi, specialmente adesso che è di nuovo Natale.

{Idraulico anno 1999} 

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