Skip to main content
Racconti Erotici

Non mi puoi toccare

By 17 Novembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Seduta da sola nel buio del cinema guardo questo film ma non posso evitare che una parte della mia mente si distragga e sorrida a pensare che questa è una delle situazioni che lo intrigano.
Ho l’immagine di lui sulla poltrona vuota di fianco alla mia che sorride e chiede ‘ lo chiede come se stessimo parlando del tempo – se non mi piacerebbe che uno sconosciuto si avvicinasse e si sedesse di fianco a me. Che avvicinasse lentamente, con pazienza, la sua mano alle mie gambe e che risalisse sulle mie calze, prima, e poi sulla mia pelle fino a trovare il cotone di questo scomodo tanga che ho indossato pensando a lui. Sa che io gli risponderei di no, non mi piacerebbe, e che se qualcuno anche solo pensasse di poter fare una cosa simile io prima cercherei di fargli del male e poi cercherei di fargli capire che il film è sicuramente più interessante della mia inconsistente sessualità.
E’ questo che penso però mi sono vestita immaginando come gli sarei piaciuta. Lui adora l’intimo perché a lui piace guardare. Io non lo lascio mai guardare. E allora ho pensato alla biancheria, ho pensato al perlato perché anche se lui sa essere volgare ama ciò che è bello, ho lasciato la mia comoda coulotte per il tanga che per lui è un feticcio, il balconcino è in pendant perché anche se a lui piacciono gli accostamenti audaci per me è un orrore guardarmi e sembrare un arlecchino, mi sono infilata le autoreggenti, un velo di fumo, con la balza più barocca pensando che nella sua fantasia, che non è mia e di cui io sono solo scenografia, lo sconosciuto mi noterebbe per la distrazione di una calza che cala e rivela, forse, un pizzo. Mi infilo la gonna, della lunghezza giusta perché le sue fantasie possano esistere ma restino frustrate, e mentre la sento accarezzarmi le gambe mi chiedo se lui vorrebbe farlo con la stessa leggerezza. Fa freddo ma non posso indossare il collo alto perché lui può immaginare ma ha bisogno di una realtà per farlo e così per questa sera mi limiterò a questa vecchia maglia di lana che non è abbastanza timida da impedirgli di notare le forme cha ha bisogno di vedere e la mia pelle che diventa quella di un’oca quando sento l’aria scivolarmi sul seno. Infilo gli stivali e sorrido, credo che lui se potesse mi spierebbe, mi lego la sciarpa perché vanno bene le fantasie ma non posso prendermi una polmonite per un sogno, trovo il cappotto e vado al cinema. Vado verso la sua fantasia.
Dentro il cinema, come è ovvio, non succede ciò che lui vuole che succeda, forse qualche sguardo di troppo ma nessuno sconosciuto che condivida le perversioni con lui. E’ solo una fantasia. E mentre guardo questo film sorrido pensando all’assurdità di mettermi in una situazione che non voglio per il piacere di un uomo che neppure lo sa. Sono stupida e mi faccio ridere e creo per me un ricordo che è solo suo. Non so dove lui sia né cosa stia facendo ma nemmeno lui sa di essere con me in questo momento.
Torno a casa, è tardi e devo essere silenziosa. Tutto è calmo intorno ma non sono certa di essere sola. Non riesco ad evitare una risata da ragazzina quando mi trovo nella mia stanza, davanti al mio specchio, e guardo come sono vestita. Per lui. Ancora una volta, per lui, mi comporto in un modo che non è mio perché se lui fosse qui vorrebbe che fossi sua, e non mia, e così mi spoglio con una lentezza che ricorda la noia. Immagino il suo sguardo impaziente mentre sollevo la maglia, immagino la sua soddisfazione nel vedere il reggiseno. E poi lo vedo guardarmi il sedere mentre mi chino a raccogliere la gonna, immagino i suoi occhi che saltano dalle mie gambe al mio ventre e indietro per paura di perdersi un particolare, qualcosa che lo faccia entrare fino in fondo nella mia intimità.
Sono nella penombra della lampada sul mio comodino, mi guardo nello specchio e sono bella, sono bella per lui, questa bellezza ora è sua e non mia, non sono io che gli appartengo, io non appartengo a nessuno, ma gli appartiene il mio tempo questa sera. Può guardarmi senza vergogna perché io non gli nasconderò niente, la sua tranquillità ora è che nulla gli sarà nascosto. Mi siedo sul letto mentre lui potrebbe essere accomodato contro lo schienale della sedia su cui ho appoggiato la gonna. Credo che si accenderebbe una sigaretta per guardarmi mentre levo le calze che ho indossato per lui. Alzerei lo sguardo solo per fargli un sorriso imbarazzato che lui nemmeno noterebbe mentre mi scruta incurante della mia vergogna. Resto seduta sul letto, indosso solo il mio adorato completino perla. Immagino l’immagine che avrebbe, il viso chino tra le mani, ciocche di capelli davanti agli occhi e la pelle gelida. Guardando la mia pelle vorrebbe toccarmi ma non può. Non può toccarmi. Solo per lui ancora una volta questa sera cambierò quello che sono perché lui vuole entrare nella mia intimità e vorrebbe modificarla secondo i suoi pensieri. Mi rialzo, sgancio il reggiseno e lo faccio scivolare lungo le braccia. Mi sento imbarazzata come se lui fosse davvero seduto a gurdarmi, mi sembra di sentirmi avvolta nel fumo della sua sigaretta. Mi sfilo anche le mutandine e rimango in piedi, immobile, nuda e lascio che lui cammini lentamente intorno a me e mi guardi. Mi guarda, mi guarda tutta e sorride, sente di avere il possesso su di me, sento che i suoi occhi non si fermano davanti a nulla, scruta, esamina, si inginocchia di fronte a me come se fossi una statua, il suo sguardo si sofferma tra le mie cosce e finalmente vedo la sua angoscia, guarda la mia pelle, può vedere tutto, lui può sapere e sa tutto di me ma non mi può toccare in nessun modo, non osa nemmeno avvicinare le sue mani che tremano perché sa che sarebbe tutto finito.
In fondo è una situazione triste, mi fa sentire triste di essere sola, io che non lo sono mai, e ancora una volta ancora una cosa per l’immagine di lui e per mettermi a letto infilo solo questa camicia di seta, fredda e inconsistente sul seno come fosse neve. Mi sdraio e per lui, solo per lui o per quello che io ho in mente che sia, faccio scivolare le mani sotto la camicia, lungo i fianchi, sento la mia pelle ed i miei brividi, accarezzo il mio seno che si distende e poi un dito, lentamente, sfiora il ventre, piano, indugia intorno all’ombelico scendendo sempre più giù, sempre più in basso, ora amo la mia pelle liscia e scendo ancora fino a trovare, solo per lui e per la sua frustrazione, quella che solo per lui chiamerò ‘la fica’.

Leave a Reply