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Racconti Erotici

Questa mattina, all’improvviso.

By 5 Ottobre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Annamaria &egrave una collega con cui lavoro da anni. Ha già superato da un po’ i cinquanta e &egrave sempre stata una bella donna. In perenne lamentela di quei due, presunti, chili di troppo. Non troppo alta, ha curve armoniose, una seconda onesta di seno, gambe dritte e tornite e un peculiare lato B che ha da subito attratto la mia attenzione. Ho flirtato con lei in passato, più per gioco che per reale intenzione, ho anche saggiato ‘con mano’ la sodezza del suo posteriore, sempre per gioco. Siamo diventati amici e mi ritrovavo spesso a sbirciare nella sua scollatura o ammirare il mandolino che si porta a rimorchio. Nulla di più, conosco le sue storie e lei conosce le mie, forse c’&egrave stato un momento in cui avremmo potuto diventare qualcosa di più che amici ma entrambi stiamo bene come stiamo e non c’&egrave stato sviluppo. Rimane la mia ammirazione al suo posteriore, le battute, spesso anche spinte, che ci scambiamo ogni giorno, la mia gioia nel vederla perché anche se vestita castamente, e non sempre lo &egrave, &egrave un bel vedere ogni volta. Sorriso allegro, capelli a caschetto, movimenti spesso sensuali. Mi piace guardarla.
Questa mattina le mie sensazioni sono cambiate, accentuate, portate al limite. E’ arrivata al lavoro vestita con un paio di pantaloni leggeri, come sempre attillati, e una camicetta semitrasparente completamente abbottonata. Elegante, sobria se vogliamo, non molto diversa da altri abbigliamenti di tutti i giorni, però c’era qualcosa che ha attratto la mia attenzione, ha spinto la mia fantasia, e ho passato tutta la giornata a cercare la sua compagnia con i motivi più futili. Vederla camminare davanti a me, con i pantaloni che svelano una mutandina che lascia abbondantemente scoperte le natiche, &egrave un invito al paradiso. Sono stato tentato più volte di allungare la mano, carezzarla, sentire ancora sotto le mie dita la carne soda di quel culo che definisco ‘imperiale’. Anche abbracciarla e farle sentire la mia virilità, sì perché &egrave da questa mattina che sono in stato di perenne erezione o quasi, ha sfiorato la mia mente. Forse avrebbe apprezzato, forse l’avrebbe preso per uno dei soliti scherzi tra di noi, forse. Ho preferito non fare nulla, ci tengo a lei, e continuo a guardarla mentre si appoggia alla scrivania sporgendo indietro il sedere, tentazione quasi irresistibile, oppure quando piega sensualmente il busto in una direzione e assume una posa plastica che vedrei bene sopra un letto comodo, con me.
Anche il lato A merita attenzione. Le labbra della vagina bene evidenziate dalla stoffa, un classico ‘camel toe’ che tante volte ho già visto, mai come questa mattina stuzzica i miei sensi, e alzare lo sguardo non migliora la situazione perché i miei occhi si fermano sul suo seno, sul reggiseno di pizzo che vedo in trasparenza, sul rigonfiamento della camicetta che, se fosse aperta, sarebbe forse meno eccitante. Mi diventa sempre più duro. Alzando ancora di più lo sguardo ho visto i suoi occhi divertiti. Sì, se ne &egrave accorta senz’altro. Non dice nulla, si comporta normalmente, o forse quel girare sui tacchi per mostrarmi ancora il sedere &egrave un suo gioco sfizioso. In un paio di occasioni ho allungato le mani sulle sue spalle, un gesto amichevole che faccio spesso, e ho dovuto trattenermi dallo scendere a stringere il suo seno, le mani a coppa a contenere due tettine che immagino deliziose. Annamaria ride, mi chiede se sono tra le nuvole, e in effetti lo sono; parlo con lei ma penso a tutt’altro, non al lavoro, non all’ufficio, non alle altre persone, ma a lei, alla sua figura che ho ancora nei miei occhi mentre scrivo queste righe, questa confessione che so lei non leggerà mai.
Ora vado da lei, magari per fumare una sigaretta insieme, e ancora la vedrò, respirerò il suo profumo, abbraccerò con gli occhi le colline di quel meraviglioso paesaggio che &egrave il suo corpo, e il mio uccello diventerà sempre più duro. Basta. Vado subito.

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