Skip to main content
Racconti Erotici

Roman de la famille

By 9 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Roman de la famille

PERSONAGGI :
‘Winston, il fratello più debole, forse un bastardo
‘ XP, il fratello più forte
‘ Jane, la zia
‘ Savoy, la madre
‘ Ri.ba. il padre
‘ Bob, lo zio
‘ Altre zie, sorelle, fratelli

SCENE INIZIALI

Una radura sterminata, rovi dappertutto, un baobab isolato, radi alberi di acacia qua e là, poi le strelizie reginae e i plumbago.
Sopra il baobab, seduti nelle inforcature dei suoi rami più alti, due uomini: un esploratore bianco e la sua guida africana.
Siamo nell’anno 1857, il 25 giugno, giorno fausto per i leoni. A prescindere dall’anno.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
” Unus, sed leo”.
” Ma che ca…………!”
Le tre parole sono uscite in rapidissima sequenza dalla gola afona dell’anziana guida lasciando di sasso il bianco, il quale segue, esterefatto, l’ indice puntato verso il boschetto, scorgendo a sua volta la muscolosa macchia gialla quasi ancora del tutto nascosta dal fogliame.
” Winston “, esclama nel suo caratteristico e rasposo parlare di gola l’uomo nero,” deve essere lui, ne sono sicuro “.
Dall’altra parte, le torme di gnù e gazzelle africane hanno iniziato a correre disperatamente come corressero intorno a sé stesse, inseguite da alcune leonesse.
Winston, intanto, s’&egrave fatto sotto il baobab e fissa costantemente i due uomini.
” Adesso, abbiamo tutto il tempo per metterci comodi ” dice ancora l’anziano, rivolto all’uomo più giovane.
Winston, per la stretta comunanza dovuta alla vita di gruppo, era stato soggetto ad un continuo confronto con gli altri componenti della famiglia. La madre, essendo il cucciolo stato azzannato da una iena ad un piede, lo aveva allevato con particolare cura.
Dovendo seguire il padre e la madre nei loro continui spostamenti, egli si stancava prima degli altri; nel gioco, in genere, soccombeva.
Dopo mesi e mesi, si ritrovò cresciuto all’incirca per un tre quarti dei fratelli.
Non accettava, però, di essere considerato più debole, anzi, era il più vivace nelle continue scaramucce che si svolgevano fra i leoncini, il più creativo.
Egli era, in questa voglia di superamento della propria menomazione, incoraggiato fortemente dalla madre, che non lo abbandonava mai.
” Povero figlio !”, veniva, vedendolo, ogni tanto da esclamare a Savoy, ma una volta allontanatasi.
Il padre, seguendo l’istinto di sopravvivenza, subito dopo la pubertà, lo aveva cacciato via a morsi e zampate, insieme agli altri figli maschi.
I figli così cacciati stabilirono di dividersi in tre gruppi di tre fratelli ciascuno, e prendere strade diverse.
Winston si ritrovò in uno di questi gruppi, senza averlo scelto.
Le ferite al piede ormai si erano stabilizzate e non gli davano fastidio più di tanto, se non per una leggerissima, quasi insignificante claudicatura nella corsa.
Nonostante ciò, egli portava i segni indelebili di quel suo difficile periodo nelle molteplici, anomale striature sulla schiena, per le unghiate infertegli dai compagni di gioco e, soprattutto, dal padre e dallo zio quando era stato cacciato.
Nel corso di quel lungo errare da sbandati, i nove fratelli e fratellastri si erano ritrovati sempre più spesso, finché, nel folto di un boschetto, erano stati attratti da tre giovani femmine.
Queste, al loro avvicinarsi, avevano reagito ruggendo, cercando di morderli alle zampe e ai fianchi, poi, approfittando della sorpresa, erano fuggite di gran lena per raggiungere il gruppo d’appartenenza.
Tre dei fratelli, i più avventati, le avevano inseguite, ma giunti nello spiazzo sotto la collinetta dove tutta la famiglia era insediata, avevano dovuto retrocedere e poi fuggire a loro volta, incalzati da due enormi maschi.
Due fra di essi erano stati raggiunti ed uccisi. I rimanenti ripararono nei territori limitrofi, e qui, pur subendo ulteriori, mortali perdite, ebbero modo e tempo di rafforzarsi giungendo, finalmente, ad appropriarsi per la loro prima volta del piacere; nulla di particolare: una sveltina collettiva con due vecchie vagabonde sorprese mentre, rimaste indietro, stanche morte si rinfrescavano ad un rivolo.
La sensazione provata fu il pretesto per cui i quattro rimasti vivi decisero di tornare, nonostante il rischio, nello stesso luogo e alla stessa ora, dopo alcuni giorni.
Così essi fecero per un mese intero, finché le due vecchie li dovettero fissare meste dall’altra parte del fiume, in coda al gruppo che, dato il ritorno della stagione secca, si stava già muovendo per il nord.
Ancora alcuni anni di pericoloso girovagare, fin quando un ricordo mai sopito riaffiorò nella mente dei quattro superstiti: una specie di valle dell’eden che li portò su di un percorso a ritroso, fino a giungere al luogo da cui erano partiti.
Si sentono forti, ora, i quattro; la loro criniera non &egrave ancora al suo massimo splendore, ma i fratelli hanno dentro una voglia irresistibile di misurarsi con qualcuno, di conquistare delle femmine, un territorio, anche a costo della vita.
Attaccano quindi, ancora, in massa: i due mastodontici animali regnanti sul territorio in cui sono giunti.
Due dei quattro fratelli rimasero sul terreno; gli altri due, approfittando della spossatezza degli assaliti, riuscirono a ferirli cacciandoli senza pietà giù dalla rupe.
I vincitori non si fermano; uccidono a morsi, strappando loro le carni, tutti i nati di quelli.
A battaglia terminata, marcano il luogo della lotta ruggendo e correndo impazziti da un dirupo all’altro e, immediatamente dopo, spargono la loro urina sugli orli della rossa massa arenaria.
In mezzo alle leonesse, tanto intimorite dal titanico scontro da starsene accucciate e da non prendere parte alla lotta, peraltro già completamente rassegnate alla sorte dei loro piccoli, già pronte a sdraiarsi davanti al vincitore, erano la madre di XP e di Winston, le sorelle di questa e le loro figlie ma, per gli eroi, erano soltanto delle femmine in cui spruzzare il proprio seme per far nascere una nuova prole.
Winston si era diretto verso la più vicina da raggiungere.
Era ancora tutto eccitato dal sapore del sangue dello zio, del padre.
Fermo sulle quattro zampe, la obbligò, passandole con insistenza i sensibili baffi sulle natiche, a scostare la coda; la costrinse, girandole intorno più volte, a non rifugiarsi fra le altre.
Di mano in mano che Jane scodinzolava più forte il pennacchio, egli, Winston, sentiva crescere in sé l’eccitazione della conquista.
Quando la coda della femmina si eresse parallela al terreno, finalmente, egli cominciò a passarvi e ripassarvi la lingua sotto, in tal modo costringendo il muscolo della femmina sempre più in alto; ciò era quanto gli aveva trasmesso, a imperituro insegnamento, la vecchia leonessa sul fiume.
Riconobbe così, a poco a poco, gli umori che questa emanava; così come, ancor prima della lotta, il giovane leone aveva riconosciuto quello globale del gruppo in cui era nato.
Non si pose problemi Winston, né poteva porseli, visto che la vagina della femmina si andava sciogliendo sempre più in fretta, e l’odore di lei diveniva sempre più pungente.
Con le zampe anteriori, egli salì sul dorso della zia.
Lei, Jane, l’ aveva riconosciuto in ugual misura; la pelle di Winston emanava quel giorno un odore molto più forte di quando lo aveva allattato insieme agli altri suoi figli, ma non v’era alcun dubbio: era lui, anche se il profumo di base risultava un pochino stravolto dal sudore della lotta.
Jane aveva figliato innumerevoli piccoli suoi, e allevato anche quelli delle sorelle e delle figlie; il suo naso era un’arma, così come i suoi denti e gli artigli.
Non poteva sbagliarsi, né si era sbagliata.
L’odore che quel nuovo padrone si portava dietro era un’impronta che nessun tempo e nessuna lontananza avrebbero potuto cancellare.
Il giovane maschio già la mordeva sul collo per far si che s’appoggiasse, facendole colare i succhi ancora più forte, ed ella, spinta dalla preponderanza del suo peso, abbassò le reni di scatto, piegando tutte e quattro le zampe.
Era ciò, che Winston aspettava.
Dopo qualche tentativo andato a vuoto, più che altro perché si trovava al centro dell’attenzione generale, egli trovò la bocca del sesso e vi si infilò, sbattendo poi il ventre sulle natiche di lei fino a spruzzarla.
Il ragazzo aveva ancora qualche energia da spendere; non si alzò né uscì ma, dopo qualche istante, riprese a sbattere sulle culatte della zia.
Cavolo, se va forte il leoncino, aveva pensato Jane.
Ella era rimasta stordita per quasi tutto il tempo, fino a quando le scosse che le avevano percorso la spina dorsale le avevano detto che i coiti erano finiti. Dopodiché, con andatura regale e piena di contegno, la leonessa si era alzata per andare ad accucciarsi fra le altre.
Pure XP aveva fatto sentire, nel frattempo, la sua forza, scegliendosi di primo acchito una leonessa fra le più giovani.
Non si conoscevano, essendo lei nata dopo che egli era stato cacciato via; per quella ragione c’era stata una certa qual riluttanza iniziale da parte della sorella, o sorellastra.
Una resistenza che però XP aveva immediatamente sedato con un morso meno delicato sulla nuca poi, definitivamente, con una giocosa zampata all’ ultima vertebra sopra la coda.
Anche in questo caso la femmina, sentendo che non avrebbe mai potuto opporsi alla irruenza del bestione, che non ne aveva le forze, si era sciolta rapidamente, lasciandogli fare tutto ciò che voleva pure una seconda ed una terza volta.
L’ immane lotta per il dominio, iniziata all’incirca a metà pomeriggio, era durata fino al tramonto.
Gli acquitrini disotto della rupe brulicavano di insetti e di fili d’erba, di zoccoli e di occhi inquietanti; segno evidente che XP e Winston, per il loro insediamento, avevano scelto la stagione più propizia.
La prima sera finì così; era già buio, e i leoni, nessuno escluso, passata l’eccitazione di quel giorno straordinario, sentirono addosso un’ enorme stanchezza.
” Tu dormi a destra del branco, io dormirò a sinistra “, dettò a Winston, come consiglio, XP.
” Ok fratellone, facciamo come dici tu !”, fu la risposta di Winston.
” Mi sa tanto che &egrave lui ” stava intanto dicendomi la vecchia guida.
” Da cosa ?”, gli chiesi.
” La schiena prima di tutto, e gli occhi “, assentì il keniota, ” si, gli occhi !”.
” Cos’ hanno gli occhi ?”.
” Come cos’ hanno, gridano dolore, non lo senti, non lo senti bianco; cosa ci sei venuto a fare allora in Africa ?”.
Pure Savoy aveva riconosciuto immediatamente in quei due i propri figli. Si era pure accorta che Winston era rimasto un poco più piccolo di XP.
Era pregna Savoy, ed era la decana; sapeva perfettamente che per quel tempo non sarebbe stata cercata.
Quindi, non s’era degnata di uscire dalla cerchia.
Perché, poi ?
Al suo parto, XP e il fratello avrebbero sbranato la carne indifesa dei suoi nati.
Stessa sorte sarebbe toccata alle altre femmine incinte dei perdenti, ma queste, non essendo la più anziana come lei, guardavano ai nuovi arrivati in modo diverso.
Venne il suo tempo, venne anche il tempo delle altre leonesse incinte come lei, e finì come doveva finire, come Savoy aveva predetto.
Quando le gestanti si ripresero dallo shock, e le riprese il mestruo, XP scelse per prima lei.
Glielo doveva, e lei lo doveva a lui.
Xp era il più potente, il più forte, più ancora del fratello; un maschio dominante lungo tre metri abbondanti, con il muso almeno il doppio del suo.
La criniera glielo faceva sembrare ancora più grande e grosso; così pure il bramoso ruggito, che le fece drizzare la coda in alto prima ancora che egli la sfiorasse.
Winston, intanto, resosi conto di non poter competere con XP in quanto a rapidità di decisione e sapienza politica, razziava senza sosta fra le sorelle e le zie più giovani.
Ad essere sinceri, con quel suo sentore di vecchiaia incombente, la madre non &egrave che lo attirasse gran ché.
Pur avendo ancora perfettamente in memoria le zinne piene di latte, e come l’avesse difeso dalle bizzarrie degli adulti e dalle soperchierie dei fratelli, nonostante ciò, il giovane continuava a girare al largo della madre, lasciandola ad XP.
Questi, non avendo i suoi problemi di olfatto, sapendo altresì come l’organizzazione del gruppo dipendesse in tutto dalla decana, non le faceva mai mancare premure continue, prendendola anche più volte al giorno, tutti i giorni nella settimana, così dimostrando di essere, ” in pectore “, l’ottimo capobranco che s’era prefisso di diventare.
In tal modo, Savoy rimase presto, pure lei, pregna del figlio più forte.
Nel contempo, il gruppo di quelle rimaste in voglia si era ristretto.
Ora c’era una caccia spietata alle non gravide, per finire per ingravidare pure loro.
Quando Savoy si era liberata fra le prime, mettendo al mondo due figlioli sani e vispi, i due fratelli, data la penuria che s’era fatta nel frattempo, d’accordo fra loro se l’erano spartita insieme ad una sua figlia, che ugualmente aveva partorito.
Non avevano dimenticato, come ricordato sopra, di uccidere loro i cuccioli, ma Savoy ne aveva traccia nel sangue e, come l’altra, non se l’era presa.
Spinto dal fortissimo appetito giovanile e dalla carestia di femmine, anche Winston, intanto, aveva iniziato a non sentire poi così forte gli anni della madre, anche se, quando essa si voltava verso di lui cercando di leccargli il muso, gli giungeva l’odore di alcuni suoi denti cariati .
Dovendo sbattersi due sole leonesse, sia lui sia il più robusto, in quel periodo si erano gettati nella mischia con una frequenza nemmeno immaginabile fra gli uomini: leonina, per l’ appunto.
Una frequentazione tale che aveva fatto si che Winston, costretto dal ruggito di XP a scegliere molte più volte l’anziana rispetto alla sorella, divenisse colui al quale Savoy comunicava più spesso le proprie sensazioni.
Si era creata fra di essi, per quel motivo, una specie di nuova comunanza. Ma era un qualcosa fra di loro, e tale rimase.
Non era certo dovuto alla maggior possanza, che anzi XP in quello gli era superiore, né alla maggiore dimensione del pene, che anche in ciò il fratello, seppur di poco, gli era più in alto, ma si trattava di un qualcosa che la stessa Savoy non avrebbe saputo come definire.
Le veniva in mente, solo a titolo di esempio, quando, ferito dal padre, se l’era andato a guarire nella selva, e Winston, unico fra i tanti, le si era attaccato al petto come se ancora ci avesse il latte e, lei, se l’era tenuto a lungo stretto fra le zampe come lo volesse veramente allattare.
Anche quella volta aveva sentito dentro di sé una cosa simile, ma non lo aveva mai detto a Jane, che altrimenti quella le avrebbe fregato il posto.
Di questa sua leggera preferenza, che XP, quando faceva sul serio, la bastonava e forte, ne erano un segnale le lunghe leccate, quasi imbarazzanti, che la leonessa madre riservava ora a Winston, figlio padrone.
Non dopo il coito, sulla rupe, che l’altro fratello avrebbe potuto ingelosirsi e punire a suo modo il compagno meno forte, ma quando egli la aggrediva dopo la caccia, fra l’erba alta, rubandole la preda.
Era in quelle occasioni che in Savoy si faceva sentire questa tenerezza.
Per lui, invece, per Winston, sia la madre che l’altra, la sorella, erano solo due femmine fra le tante del proprio harem; quella specie di preferenza non gli veniva di nessun aiuto.
Anzi, se esse non avessero profuso quell’odore così anticamente familiare, sarebbe stata la medesima cosa, o meglio.
Era probabilmente nel vero, il figlio, senonch&egrave Savoy, nella stagione secca, gli dimostrò il contrario.
Egli l’aveva, come accadeva di solito, seguita nella caccia insieme ad una sua figlia e ad una sorella, stava gettandosi sopra le interiora dello gnù, quando qualcuno gli ruggì da dietro.
Pensando fosse XP, Winston non se ne preoccupò, intento com’era a stracciare le budella che grondavano buon sangue, ma quello, sottovento, ruggì più forte, e lo attaccò alle spalle.
Era un maschio appena più grosso di lui, un poco più giovane; uno mai visto e conosciuto.
Lontano circa cinquanta metri, Winston avvertì anche l’odore del fratello.
Essendo i due di dimensioni quasi simili, la lotta divenne subito acerrima, indecisa.
Il figlio di Savoy non temeva la morte, l’altro nemmeno.
Winston si prese un morso nel fianco, che ricambiò vicino ad una spalla, un’artigliata sul muso, e ridiede pure quella; poi si alzarono insieme sulle zampe posteriori e si avventarono di nuovo contro.
Intanto, il compagno dell’assalitore si stava lentamente avvicinando.
Ma dove cazzo era XP, dove s’era cacciato ?
Fu allora che Savoy, avvertendo il pericolo, contravvenendo alle regole, alzò decisamente la testa dallo gnù per ruggire a sua volta.
Insieme a lei, contemporaneamente, si levarono in piedi le altre cacciatrici, ma soltanto perché timorose di perdersi il pasto per cui tanto avevano corso.
L’avversario non accennava minimamente ad indietreggiare, né il fratello di lui fermava comunque quel suo cauto venire avanti.
Nel frattempo, Winston andava cercando dove dare il colpo solutorio; doveva farlo prima di sentirsi stanco, prima che lo facesse lui.
Si chiedeva anche come mai fossero entrati nel territorio senza che nessuno di loro se ne fosse accorto.
Avvertendo che le forze gli stavano calando, il nostro si era gettato coraggiosamente in avanti, evitando per un soffio un morso alla gola, contemporaneamente vedendo, con la coda dell’occhio, saettare a fianco a lui una seconda ombra.
Se quell’altro era già giunto, erano guai seri.
Era Savoy invece, che si stava sacrificando.
L’altro maschio era almeno due volte lei, e sarebbe bastata una sua sola zampata per metterla a tacere, ma la leonessa madre si era ugualmente lanciata a frenarne il passo.
Suo figlio, con gli occhi annebbiati dalla fatica, guardò un’ultima volta diritto davanti a s&egrave scorgendo la jugulare scoperta, e vi si avventò disperatamente.
L’altro ruggì cercando di scrollarselo dal collo, lo travolse con i suoi movimenti impazziti, infine lo scaraventò lontano ma, probabilmente, era già stato ferito a morte.
Vista la mala parata il compagno, prima di voltarsi, aveva dato a Savoy un piccolo buffetto, lasciandogliene nell’occhio destro il ricordo perenne.
Era tanta la gioia e l’eccitazione per lo scampato pericolo, che Winston, dopo aver succhiato un bel pò di sangue, lasciò lo gnù alle femmine ed ai loro cuccioli. Non dimenticò, inoltre, appena ristoratosi, di possederle lì sul posto, una dopo l’altra.
La madre, dopo quella sua pensata, era rimasta con un solo occhio: il sinistro.
Non gliene sarebbe importato, se non fosse stato per la caccia; però, il suo piccolo già cominciava a soffrirne.
XP, saputo del rischio occorso, si era precipitato anche lui a fare il suo dovere, combattendo contro chi aveva ferito la propria madre – moglie, assalendolo e cacciandolo a morsi fuori dal proprio territorio.
Tutto sembrava tornato alla normalità; di mano in mano le altre femmine andavano riconquistandosi la libertà di essere messe nuovamente incinta, quando, una notte, sentirono quei ruggiti che da sempre li avevano fatti tremare.
I due anziani leoni, cacciati dai territori dov’erano andati a rifugiarsi, erano sotto la rupe, a reclamare il maltolto.
Non tutte le battaglie finivano sempre con lo stesso risultato e, questa volta, non sarebbe più stata solo una prova di forza.
Dopo aver tenuto costantemente a bada per tutta la notte il padre e lo zio, prima dell’alba, i due fratelli scesero a balzi per andare loro incontro a parlamentare, trovandoli però già a metà della parete.
Erano ancora più arrabbiati della prima volta.
La lotta iniziò senza esclusione di colpi, tutti e quattro decisi a vincere o a lasciarci la vita.
Il padre si era slanciato per primo, era grosso quanto XP se non di più; ingroppò Winston e lo fece ruzzolare fra le pietre rosse, ma questi si rialzò immediatamente, e sfuggì i suoi artigli.
XP, nel frattempo, attaccava lo zio con il proprio furore.
I due sembravano ancor più forti di prima, molto ben allenati.
Winston controbatt&egrave il padre con un morso al calcagno, che lui sentì, ma ci voleva ben altro.
‘ Figlio di una iena ‘, aveva ruggito costui, e gli si rivoltò contro con le fauci aperte, cacciandogli le unghie nella spalla.
Lo stava per avvinghiare, ed essendo molto più grosso l’avrebbe avuta vinta, quando Winston, più agile e svelto, gli sfuggì da sotto cacciandogli, per giunta, un morso tremendo nei coglioni.
Cazzo, come li aveva puzzolenti !
Morso che, quasi, aveva fatto dirupare l’avversario.
Come si era sentito forte, allora, Winston ! Aveva prese a saltare come un daino, lo aveva inseguito a rischio di sfracellarsi di sotto, lo aveva raggiunto, stava per cacciargliene in altro nello stesso posto visto che il padre era ancora disteso sulla schiena, quando, d’improvviso, fu preso dalla solita, stupida dignità leonina, e si mise a sfogarsi.
‘ Ma perch&egrave mi hai morsicato così, perché ce l’ho più piccolo del tuo e di XP, brutto stronzo, guarda se me n’hai fatti di danni, testa di ca”, lo so io cos’ha voluto dire, merda di un padre…….. ‘.
E gliene avrebbe dette altre, se quello non gli fosse balzato nuovamente addosso per strangolarlo, al grido di ‘ a me padre di merda, a me ? Chiedilo a Savoy con chi &egrave andata quando mi allontanavo e mi facevo scannare per difendervi ?’
Intanto avevano ripreso ad azzuffarsi; il vecchio aveva già assorbito il colpo basso.
‘ Te lo faccio io adesso uno scherzetto, prima ti stacco il collo, poi vado a fottermi quella troia di una guercia e ti sbrano pure il piccolino. Meglio per lui d’altronde, vedi anche tu come &egrave patito ?’
Non era vero, ma purtroppo, a Winston, stava tornando l’ansia di non farcela.
Intanto XP aveva dato un gran morso allo zio, tanto che quello s’era messo non proprio paura, ma timore.
Ma Bob era un furbo di tre cotte; mentre zoppicando prendeva le distanze dal nipote, guardava verso di noi, per vedere come si stava mettendo.
‘ Ri.ba. azzannerà Winston, lo finirà in un battibaleno e ci metteremo tutti e due contro di te; te lo sei voluto tu quel mezzo castrato per amico ‘.
‘ Si, però adesso non scappare ‘, gli aveva risposto XP.
Nessuno dei due s’aspettava il mio urlo, un urlo disuleonino.
Ma perch&egrave era toccata proprio a me quella disgrazia ! Che cosa avevo fatto per meritarmela ?
Savoy e Jane s’erano affacciate ma, come tutte le femmine, avrebbero aspettato l’esito dell’incontro lassù, sopra la rupe.
Pur senza tifare, Savoy aveva gridato, ‘ vieni pure a fottermi, vieni a fottere la guercia, brutto strampalato d’un leone prepotente, mezzo rincoglionito, ma sappi che, quando Winston me lo caccia dentro, ci godo pure io ‘.
Era per quel che aveva detto mia madre, che avevo tirato quell’urlo ?
Forse si, forse no; forse non lo so.
Era, comunque, che la disperazione d’essere sopraffatto un’altra volta da quell’animale e la soddisfazione che pure le altre l’avessero sentita, m’avevano decuplicato inaspettatamente le forze.
Ri.ba. s’era drizzato altissimo, bloccando per un istante il suo attacco finale, un pò per quello che gli aveva detto Savoy, un pò per il mio urlo, un po’ per risponderle.
‘ Razza di una bufala, vuoi dire che ci godi pure, con questo cazzetto……….. e tu……….perch&egrave urli ?’
Le parole gli erano rimaste nella strozza, perché, con un gesto insano, mi ci ero gettato contro prima che mi ricadesse addosso.
Un gesto insano perché il mio vecchio se ne stava con la schiena ad un metro dal dirupo ed io, già prima di accorgermente, mi sentivo allo stremo.
Cademmo giù dandoci gli ultimi morsi, le ultime furenti artigliate.
Potendo vedere tutto, mi ci tenni stretto pur venendo colpito da più parti, chiudendo gli occhi gli ultimi metri di quella folle corsa, finché non si sentì lo schianto del suo dorso e rimbalzai per aria con le ossa rotte.
Intanto XP, raccontarono poi le mie sorelle, aveva raggiunto Bob e, a forza di azzannarlo, l’aveva fatto dissanguare.
Quando tornai ad essere cosciente, il più forte mi stava ansimando sul muso, ‘ guarda che anche con me ci gode, la troia, e come !’
Non respiravo quasi, dal dolore nelle costole, non potevo vederlo né alzarmi, ero tutto acciaccato, ma riuscii a sollevare il capoccione di un qualche millimetro ed a toccarmi sotto.
Il membro era l’unica cosa di me rimasta dritta, oltre la coda.
La leonessa nostra madre, avvicinatasi pure lei, dopo avermi tastato aveva preso a dire, ‘ si rimetterà ? Certo che siete diversi, figli miei…….io però sento di volervi bene a tutti e due !’
Accanto a lei l’inseparabile Jane, che dopo aver guardato e riguardato XP che assentiva con quel suo testone, si stava sperticando a ripetere, ‘ e io allora, che……….non vi vuole bene la zia ?’
Solo una nostra giovane sorella se ne era uscita fuori dal coro, inaspettatamente.
‘ Per la verità, con Bob io non ci stavo male ‘, si era lasciata sfuggire, ma era stata zittita da un generale brontolio di disapprovazione, prima che avesse a sproloquiare ancora.

Leave a Reply