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Secondo incontro col clistere : l’inganno inaspettato

By 1 Febbraio 2023No Comments

Da bambini una indisposizione durante l’estate non era del tutto inusuale, poteva capitare di avere una influenza dopo un colpo d’aria oppure stare male per una indigestione alimentare.

Ricordo che quell’anno durante la villeggiatura capitò di restare chiuso in casa con qualche linea di febbre un paio di volte. Negli ultimi giorni i giochi delle vacanze e i movimenti degli altri bambini che correvano o andavano a mare li avevo potuto soltanto vedere da dietro i vetri del nostro villino. Per fortuna la casa era abbastanza grande da poterci giocare con la bici.

Quel pomeriggio stavo molto meglio e mamma a sorpresa decise di lasciarmi uscire.
Mi fece indossare i pantaloni lunghi perché disse che ormai l’aria era frizzante e le giornate si stavano accorciando, probabilmente eravamo già a Settembre inoltrato.

Come prima cosa cominciai a scorrazzare con la bicicletta per farmi vedere da tutti. Il percorso preferito era tra il baglio antico e lo sterrato che riportava verso casa. I pericoli della strada erano ancora lontani, nei primi anni 70 le automobili arrivavano soltanto a sera, con i papà che ritornavano dalla città dopo il lavoro.

In questi luoghi di villeggiatura la vita si svolgeva in comunità, tutte le case erano familiari e restavano aperte lasciando entrare liberamente cugini, nipoti e amici. La nostra era una felice contrada in mezzo alla campagna che negli anni si era sviluppata intorno a delle vecchie stalle, all’antica torre saracena e alla piccola chiesetta. Il mare non era lontano, al mattino bastava una passeggiata e in meno di mezz’ora si raggiungeva la spiaggia.

Primi di unirmi agli altri bambini per giocare a nascondino mi soffermai fuori dal baglio davanti i sedili in muratura di casa della zia per salutare la nonna che chiacchierava con mia madre e un’altra parente. Mentre mamma continuava a parlare la nonna si avvicinò facendomi festa.

Era contenta di vedermi fuori, ma stranamente mi interrogò sulle cure fatte in quei giorni:
👵 “come stai adesso?” 👦🏻 “bene, sono guarito” risposi orgoglioso.

Il piede sul pedale era pronto ma lei proseguì chiedendomi qualcosa a cui non seppi rispondere: 👵 “Sei stato nuovamente male con il pancino, mamma ti ha fatto il clistere?”

Rimasi perplesso, non ero sicuro di aver capito, il clistere doveva essere quella cosa che facevano le femmine. Mi baleno il ricordo di mia sorella nuda sul letto, piangeva per il dolore.

Nonna sdrammatizzò: 👵 “Non avrai mica paura, ormai sei un ometto, è una sciocchezza”.
Di certo quella operazione non poteva riguardarmi: 👦🏻 “ma io non lo devo fare e poi sto bene”.

A pensarci meglio nei giorni precedenti le zie erano venute a farmi visita, avevo sentito che suggerivano una curetta. Quando erano andate via avevo chiesto subito a mamma, lei mi aveva tranquillizzato: disse che per quella febbretta non sarebbero state necessarie le supposte.

Volevo sgommare in direzione del baglio ma aspettai che mamma si unisse alla discussione:

👩🏻‍🦳 “Hai visto? l’ho fatto uscire…” 👵 “ormai è grande lo so, è fatto bravo… però mi sembra che sia stato male già due volte durante l’estate. Avete pulito lo stomaco dopo la febbre?

👩🏻‍🦳 “No… ancora si deve liberare, è vero amore? Casomai dopo vediamo di fare qualcosina”

Non mi piaceva quel dialogo, rimasi comunque sereno: ero guarito e poi quello che aveva detto nonna sapevo che non riguardava i maschi. Lei insistette: 👵 “Quando gli fai un clisterino?”

Trascorsero alcuni secondi, mamma tentennò, non sapevo se intervenire o aspettare che chiarisse lei tutto a nonna. Quel silenzio anche se breve mi agitava, la mia sicurezza vacillò:
👩🏻‍🦳 “…più tardi lo facciamo…” 👦🏻 “CHE COSA??” Ero inorridito!!! Non poteva essere!!!

Mi ribellai protestando vivacemente anche se la sorpresa di essere stato inaspettatamente tradito da mia madre mi aveva procurato un nodo in gola così forte da strozzarmi la voce, in più la sola lontanissima idea che potessi ricevere quella cura mi agitava tantissimo.

👩🏻‍🦳 “…vai a giocare e non ti preoccupare, poi se ne parla, non ci pensare adesso, poi vediamo”
Scappai per il baglio ribadendo che non dovevo fare nulla, stavo bene e loro si sbagliavano.

Non voglio dilungarmi sui confusi ricordi successivi, di certo quel pomeriggio non ero più sereno, non capivo cosa mi aspettasse ed eventualmente quando. Giocai distrattamente a nascondino ma senza divertirmi, guardavo continuamente l’ingresso del baglio per scrutare un eventuale arrivo o chiamata di mia madre. Quando ormai stava per imbrunire mamma venne a prendermi per rincasare, lei non disse nulla, io invece più volte rallentai il tragitto di ritorno puntando i piedi e la bici preoccupandomi di capire e sapere cosa avremmo fatto una volta arrivati a casa: 👩🏻‍🦳 “È tardi, dobbiamo rientrare… ricordati che sei stato male”

Arrivati a casa stranamente entrammo dal lato cucina, il salone e le altre porte erano chiuse.
Tutto era in penombra, mamma andò ad accendere la luce della camera matrimoniale, nel frattempo io provai a curiosare dentro la pentola che era sui fornelli, non ebbi il tempo, fui richiamato nella stanza: 👩🏻‍🦳 “Aspettami qui… togli i pantaloni” 👦🏻 “PERCHÉ???”

👩🏻‍🦳 “Amore lo sai, te lo ha detto anche la nonna… ancora non sei davvero guarito, per curare questa indisposizione bisogna pulire il pancino… adesso facciamo un piccolo clisterino e ci togliamo il pensiero”.

Avvilito e preoccupato scoppiai piangere, soprattutto mi sentivo ingannato da mia madre: capivo che da quel momento anche io (oltre alle mie sorelle) potevo essere il destinatario della odiata sacca che puntualmente saltava fuori in occasione del cambio della stagione e poi non accettavo l’idea che era stata la nonna a decidere la mia cura, senza quella insistenza l’avrei sicuramente scampata.

Io odiavo e strillavo per le supposte figuriamoci adesso che mi spettava un clistere:
👦🏻 “Non lo voglio fare… ti prego” 👩🏻‍🦳 “Su avanti spogliati, non c’è bisogno di avere paura…”

Segui una lunga estenuante e inutile lotta verbale dai scarsi risultati.

Tutti i miei tentativi di fuga vennero neutralizzati dagli abbracci amorevoli ma decisi di mia madre, non riuscivo a opporre una decisa resistenza, mi teneva e via via mi spogliava. Mentre provavo a dimenarvi sentii sfibbiare e abbassare leggermente i pantaloni, mamma di peso riuscì a portarmi a pancia in giù sul lettone, mi lasciò sfogare per un po’ prima di abbassarli del tutto.

👩🏻‍🦳 “È per il tuo bene, non sentirai nulla, te lo faccio piano piano con poca acqua tiepida…
no pieno e caldo come quello delle tue sorelle… mamma ti deve liberare dalle impurità che hai nello stomaco… vedrai che dopo andrai in bagno e ti sentirai molto meglio… se ti calmi e fai il bravo poi mamma ti coccola e domani ti fa un bel regalo… avanti amore non piangere più”

Pian piano per sfinimento cominciai a cedere al suo volere, umiliato rimasi immobile sul letto.
Mamma allentò la presa e continuò a rassicurarmi, non mi avrebbe fatto male, quel malanno andava curato e promise che in futuro non avrei fatto altri clisteri se non realmente necessari.

A quel punto cominciò ad andare e venire dalla cucina invitandomi ogni volta a stare tranquillo.
Con lo sguardo rivolto alla porta aspettai tremante le fasi successive, non avevo idea di cosa avrei provato, a quell’età non avevo neanche una chiara cognizione della mia intimità, tantomeno di quella posteriore che non avevo mai ne visto ne toccato.

Probabilmente ero più turbato e angosciato per la sottomissione corporale impostami che per la reale somministrazione anale del clistere che fisicamente attendevo ma sconoscevo.

A pensarci bene era proprio così, di quel piccolo trauma non avrei più cancellato le immagini e i colori, ancora oggi riesco a ricordare la fantasia del copriletto o la forma della testata del letto.
Per anni alla parola “CLISTERE” il primo flash è stato sempre quello della prospettiva dal basso dell’irrigatore rosa in alto sopra di me dal lato del fianco sinistro in camera dei miei genitori.

Molto più sfumate invece tutte le altre scene legate al lento defluire del liquido tiepido:
un indefinito doloroso fastidio (immagino per la iniziale penetrazione), alcuni crampi e lunghi singhiozzi di paura. Poi finalmente la quiete sino alla lunghissima seduta sul water di cui ricordo un così grande sollievo che quasi quasi mi convinsi incredibilmente che la cura di mamma era stata necessaria, benefica e amorevole.

Quella sera infatti mi abbandonai sfinito alle sue coccole in un sonno sereno e profondo.

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