Skip to main content

Senza Nome

By 14 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

-Non amo essere preso in giro. Sapevi benissimo che agendo in quel modo mi avresti irritato-
-Si…lo so…perdonami…-
-Tks, puoi chiedere scusa tutte le volte che vuoi, ma non cambierò la mia decisione…-

Sara si morse il labbro inferiore. Legata com’era non poteva fare niente se non rassegnarsi all’inevitabile. Aveva sbagliato lei, sapeva benissimo che tutto doveva restare segreto. Averlo detto in giro rappresentava l’offesa più grande che potesse farmi.

-Adesso rilassati, forse sentirai meno male…-
-Si…-

La posizionai con attenzione. Sulle ginocchia col petto ed il capo poggiati a terra. Il suo culetto delizioso in perfetta mostra davanti a me. Raccolsi il frustino da cavallo che tenevo in armadio, e lo agitai per bene in modo che lei potesse sentirne il sibilo. La vidi fare una smorfia, smuovere le dita delle mani legate dietro la schiena. Sorrisi.

-Hai paura?-
-Si-
-Dovevi pensarci prima…-

Mi avvicinai. Poggiai delicatamente il frustino sulle natiche. Non le spostai il perizoma rosso in pizzo, le permisi di tenerlo per avere la parvenza illusoria di non essere completamente percossa. Aveva violato una regola, dunque, ora, doveva accettare la punizione.

-Sai che non dovrai urlare vero?-
-Ci…proverò…-
-Per ogni urlo che darai aumenterò i colpi che riceverai. Devi, se non vuoi che il tuo culo diventi un’unica piaga…-

Annuì. Lo feci anche io, caricai il primo colpo. Non fui magnanimo. Le tirai una stilettata piuttosto energia che le lasciò immediatamente una linea rossa sulla pelle. Sobbalzò per il colpo emettendo un timido gemito di dolore. Aveva già gli occhi gonfi di lacrime.

-Molto bene…-
-Fa male…-
-Pensavi che una punizione fosse piacevole?-

La colpii una seconda volta. A vidi affondare il volto nel tappeto, trattenendo a fatica l’urlo. Rimasi qualche secondo in attesa, lasciando che il suo respiro tornasse regolare. Quando così fu le sferzai la pelle con un nuovo colpo. E nuovamente Sara resistette. La colpii un totale di ventuno volte, sarebbero state dieci, ma alla fine emise un gridolino, se pur soffocato, e la cosa non passò sotto
silenzio.
Quando la punizione fu finita la liberai, concedendole di distendere le gambe addormentate e di massaggiarsi i polsi lividi. Era ancora stesa a terra, coi jeans abbassati. Stava cercando di darsi un tono, ma era evidente che stava provando dolore. Io mi misi seduto sulla poltrona, abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio, a guardarla.

-Non ci sei andato leggero…-
-Non ti è dispiaciuto…-
-…-
-Ti sei bagnata come una cagna…-
-Già…-
La disarmante verità era che Sara amava essere costretta. Amava essere punita ed adorava ancora di più essere portata al di sopra dei propri limiti. Era per questo che il sesso fra noi era tanto soddisfacente. Lei voleva qualcuno che quasi la costringesse a stare male dopo ogni volta. Io volevo qualcuno che non si facesse problemi a sottomettersi completamente anche al mio più strano desiderio.

-Vieni qui-

Le intimai slacciando la cintura dei pantaloni. Lei gattonò fino a me, si mise in ginocchio, sempre coi jeans abbassati. Io a quel punto avevo estratto il mio pene dai boxer, quando Sara fu vicina non feci altro che toccarle la nuca ed avvicinarla appena. Il resto lo fece da sola.
Iniziò leccandomi avidamente le palle. Lo fece a piena lingua,senza sfiorarmi con le mani. Poi mi guardò, cominciò a succhiarmele continuando a guardarmi. Cominciai ad eccitarmi e ciò diede il segnale a Sara per lasciare le palle a favore del mio cazzo.
Lo continuò a leccare fino a quando non fu completamente certa che fosse completamente eretto, a quel punto, l’afferrò con la mancina, cominciando a masturbarmi lentamente mentre, con la lingua, continuava a prendersi accuratamente cura della cappella. Potevo scorgere la sua mano destra affondare fra le sue cosce. Doveva essere un lago ed era ormai palese che desiderasse solamente una sana scopata. Naturalmente non le avrei dato niente di tutto ciò. La feci continuare, senza mai proporle di tratte un minimo piacere dalla situazione. Ero io che volevo godere, ed ero io che dettavo le regole.
Continuò a segarmi e leccarmi con insistenza, fino a provarmi una prima ed abbondante venuta. Le sparsi il mio sperma sul volto, ma una buona quantità entrò anche nella sua bocca. La vidi ingoiare con avidità il tutto. Spalmarsi lo sperma sul volto, e la sentii chiedermene ancora. A quel punto si alzò e cercò di puntare il mio cazzo fra le sue gambe. Le permisi di sentire dentro di se solamente la cappella, poi, afferrandola ai fianchi le impedii di continuare, mi guardò sconvolta.

-Non ti ho ancora perdonata abbastanza per farti godere cagna…devi fare qualcosa di davvero molto speciale prima di meritarti un po’ di cazzo fra le gambe…-
-No…Dio…Ti prego solo un pochino…non puoi dirmi di no adesso!-
-Posso e lo sto facendo. Ora spostati e seguimi, continueremo di la e se sarai obbediente potrei anche accettare di scoparti-

Non disse niente, si spostò, io mi alzai e mi ricomposi. La vidi essere triste, non mi preoccupò. Ciò che avevo in serbo per lei andava oltre alla solita eccitazione che aveva provato con me. Me ne sarebbe stata grata, se fosse stata obbediente.

Fine primo capitolo.
Come mia abitudine vi lascio la mia casella e-mail per i vostri commenti : zedkiel.blanchard@hotmail.it. Alla prossima!

Leave a Reply