Skip to main content
Racconti Erotici

Siamo adattabili e complici

By 3 Marzo 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Il sesso è analogia, chimica, emotività, però anche omogeneità, paragone e somiglianza, perché due persone possono essere in parte compatibili e tollerabili, creare subito complicità, suscitare eccitazione, istituire uno stimolo e forgiare un palpabile turbamento. Con lui è così, ogni tanto mi diverto intrattenendomi nel chattare, non tanto per conoscere persone nuove, più che altro per passatempo e per distensione, dal momento che il tempo è sfruttato bene quando conosco e incontro persone come lui. Non due abbiamo discusso ragionando subito di sesso, semplicemente a grandi linee, però in poco tempo si è creata una gradevole concordia, una squisita intesa, una sintonia incredibile, direi una comunanza insospettata, cosicché ho iniziato a desiderarlo e a volerlo sessualmente, pensando al suo cazzo dentro di me in varie parti del corpo e in sfaccettati libidinosi modi. Sono bastati invero pochi giorni d’eccitazione e di sprone all’interno della chat, perché in conclusione abbiamo stabilito d’incontrarci. E’ stato in concretezza un appuntamento naturale senz’intoppi né ostacoli, privo di contrarietà ed esente da blocchi, vicende sulle quali tranquillamente confabulare, perché all’istante le nostre mani si toccavano con naturalezza e spontaneità. 

In quella piacevole circostanza, decidiamo di fare una passeggiata, ci baciamo, io capto nettamente la sua erezione attraverso i pantaloni, so che a lui in particolare piacciono le mie tette. Così in piedi, nascosti da un muro, m’inginocchio davanti a lui, gli apro i pantaloni perché sono impaziente, per il fatto che voglio vedere e tastare per bene quel cazzo che ho desiderato in chat, voglio annusarlo, toccarlo, assaggiarlo e palpeggiarmelo a dovere. In quel mentre lecco la cappella, l’asta, le palle e poi lo prendo in bocca sfregando lassù sulla punta del frenulo e intrattenendomi lì, intanto che vedo che lui già sragiona, delirando e dicendo assurdità per il libidinoso e concupiscente piacere che prova. Lui mugola, vaneggia, emette un’esclamazione carnale e voluttuosa di pieno benessere, io frattanto mi bagno eccitandomi nel percepire quel cazzo compatto tra le labbra e poi fino in gola. Lui m’appoggia la mano sulla testa dettandomi il ritmo, in verità non ha un cazzo enorme, però è dritto, bello e proporzionato, direi buonissimo, a me fa bene così: 

“Alzati, che ti voglio baciare” – mi bisbiglia lui elettrizzato e infervorato per l’occasione, palpandomi con veemenza il seno. 

Io slaccio il reggipetto e lascio libere le mie grandi tette, lui le afferra, mi prende i capezzoli tra le dite, li stringe, li sfrega prendendoli in bocca: 

“Addentali come meglio credi” – gli sussurro io in un orecchio, accalorata, euforica e impaziente più che mai, pungolandolo oltremodo. 

I capezzoli per me sono fonte di piacere immenso, d’euforia enorme, d’esuberanza e di gaudio incalcolabile, giacché mi portano repentinamente all’orgasmo se lui è bravo e sa come stimolarli, solleticandoli in maniera proporzionata, allettandoli e vellicandoli in maniera adeguata. Io avverto l’orgasmo avvicinarsi, salire, cosicché urlo. Torno ad accucciarmi, perché voglio di nuovo il suo cazzo in bocca, perché bramo sentirlo in modo intimo ed esclusivo mentre pulsa tra le mie labbra. Lui nel contempo m’incita di succhiare, di prenderlo tutto in gola perché mi chiama “piccola troietta”, io in quel frangente sbrodolo vaneggiando e blaterando totalmente dal piacere. Quando lui visibilmente entusiasmato sborra di gusto, strillando la sua voluttà, emettendo nel mentre un istintivo, brodoso, passionale e procace gemito, io bevo lussuriosamente con riguardo ogni goccia di quella lattiginosa candida sostanza, in seguito m’alzo e ancora allupata gli riferisco: 

“Ti piace il tuo sperma?” – chiedo io in modo delicato e languido. 

“E’ dolce” – risponde lui. 

“E’ buonissimo tesoro, tiepido e saporito” – aggiungo io. Se non fossi talmente indisposta mi sarei fatta scopare lì in piedi, veramente dietro quel muro. 

Io avevo notato fin da subito quel profilo in chat, quella foto, quello sguardo m’aveva incuriosito stuzzicandomi, con il brivido lungo la schiena che il cacciatore sente quando ha una preda a tiro. Per problemi tecnici, non potevo essere io a iniziare la chat, in tal modo avevo lasciato un succinto messaggio di saluto nella bacheca. Il giorno seguente ritrovai la risposta e iniziammo la conversazione online parlando di vari argomenti. Una donna mi deve stimolare, mi deve risvegliare intellettualmente, in qualche maniera mi deve pungolare, altrimenti non mi dice nulla, però Elena aveva un cervello dinamico e notevole. Scoprii con piacere che aveva anche un bel paio di tette e la piacevolissima conversazione in chat durò per ben tre ore. Inevitabile non pensare d’incontrarsi seppur essendo lontani, tuttavia il caso volle che lei per questioni lavorative fosse in una località balneare facilmente raggiungibile da me, così il venerdì sera successivo fissammo l’appuntamento in un bar. 

Durante quell’incontro c’erano perfino dei suoi colleghi al bar, lei con arguzia mi presentò come amico. Non ci fu nessun imbarazzo né remora alcuna, poiché la conversazione si dipanò com’era accaduto esattamente nella chat in maniera piacevole, simpatica e spassosa. I suoi colleghi se ne andarono dopo pochi istanti, così potemmo finalmente baciarci liberamente indisturbati, in principio in maniera lieve successivamente sempre più intensamente. La voglia era palpabile e innegabile da parte d’entrambi, perché Elena colse al volo il mio invito per una passeggiata in riva al mare. 

Eravamo nel mese di giugno agl’inizi della stagione estiva, c’era il giusto e il gradevole caldo che avvolgeva l’ambiente, il vento colpiva i nostri corpi carezzandoli, ma ormai eravamo risolutamente lanciati. Io sentivo il suo leggero ansimare nella voce dovuto alla prosperante eccitazione, Elena con abile mossa aveva pertanto sfiorato la mia erezione oppressa nei jeans. All’interno d’un grande sgabuzzino adibito con viveri e bevande tutto cominciò. Come avevo previsto lei fece la prima mossa e in maniera repentina slacciò la cintura abbassandomi i pantaloni e impadronendosi subito del mio carnoso cazzo. Là, precisamente in quella circostanza, compresi subito che Elena era dotata di un’abile perizia e d’una collaudata maestria, perché usava con arte la saliva per lubrificare l’asta per non crearmi nessun fastidio, inoltre lo ingoiava tutto fino in fondo facendomi vagare con la mente, oltre a ciò vederla lì inginocchiata mi eccitava parecchio, scompaginandomi le membra, fomentandomi nel contempo l’intelletto non facendomi connettere. Con le mani raggiunsi le sue splendide e straripanti tette, iniziai a giocare con quei due piccoli gioielli che erano i suoi capezzoli. Elena apprezzò molto nel sentire i suoi traviati mugolii e i suoi viziosi lamenti di piacere, cosicché io insistetti tenendo duro e perseverando. A un certo punto la fermai rinunciando, poiché non volevo sborrare rapidamente, perché ambivo pienamente e innanzitutto alla sua deliziosa bocca. 

In quell’occasione ci lanciammo in un bacio lungo e selvaggio, intanto che le mie dita strapazzavano i suoi capezzoli, portandola a un orgasmo inaspettato e travolgente, a sorpresa. Sapevo che non si sarebbe placata e subito le rinfilai il cazzo in bocca apostrofandola con un “dai succhia piccola troietta”. Un rapido quanto provocante e solerte imperativo, verso il quale lei ubbidì subito, cedendo, ottemperando e succhiandomi in conclusione il cazzo con ardore e foga fino alle palle. Io le dirigevo la testa, perché in pratica la sua bocca era diventata come una fica, io la stavo testualmente e lascivamente scopando. 

Pensando diffusamente a quest’evento, io sborrai a meraviglia e di gusto estesamente sopra le sue fiorenti tette, lei gradì notevolmente, in seguito si degustò l’intima mia concentrata essenza senza difficoltà e senza ritegno alcuno, poi improvvisamente s’alzò e mi baciò facendomi lestamente assaggiare lo sperma. 

Adesso che rammento, avevano perfettamente ragione e precisamente saggezza le mie ex donne: io avevo realmente un sapore e una squisitezza di dolce. 

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply