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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 41

By 17 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La Rossa aveva le lacrime agli occhi. Non poteva più suonare’ Non poteva più suonare’ Mai più! Un presentimento triste rodeva l’animo suo.
La Mercantessa le aveva portato via per sempre il suo violino prediletto. E senza quel portentoso strumento, le mani della bella avrebbero cessato di produrre le meravigliose melodie di un tempo.
– Come farò? ‘ singhiozzava l’infelice, chiusa nel suo alloggio. ‘ Dove troverò il coraggio per dirlo all’impresario, al giocoliere, e a tutti i miei amici? Ho perduto tutto il mio cuore ed il mio ingegno. Il destino me li ha rubati! Ed ora, non mi restano che il silenzio e l’oblio!
Il suo seno carnoso si alzava e si abbassava ad ogni suo singhiozzo. Le sembrava che le scoppiasse il petto.
I suoi lunghi capelli di porpora le ricadevano disordinatamente sul volto, pallido e bianco, di perla’
Il pensiero suo correva verso l’uomo che amava. Forse, egli avrebbe saputo consolarla! Ma il sorriso non riusciva a conquistare le sue labbra, se cercava di pensare al suo modo di parlare, ai suoi numeri, alla sua allegria.
– Spero che non ti uccidano! ‘ gli disse la Rossa, un giorno, stringendolo forte al suo petto. ‘ Ho fatto un brutto sogno, sai? Ho tanta paura per te. Sei il solo amico fidato che mi resta!
Tentava invano di coprirlo di baci affettuosi’ Lui non riusciva a sussurrarle nemmeno una parola che potesse consolarla. Era imbambolato, impietrito.
Entrambi avevano la sensazione che Parigi, con le sue torri, le sue cattedrali, la Senna, gli edifici antichi, svanisse davanti ai loro occhi, pieni di sconsolato pianto! Le luci del tramonto baciavano i tetti, le strade ed i lampioni sfavillanti, sotto i loro sguardi assenti’ Il desiderio, la musica, il destino’ Il pubblico appassionato, gli amori, i baci’ Una lunga chioma bionda, due labbra rosse, una carrozza, l’addio’
Tutto svaniva così, come uno stuolo di ballerine del Moulin Rouge, in una nube vermiglia, che ardeva dello stesso fuoco di cui erano pieni i cieli della capitale.
L’impresario volle parlare di persona con l’infelice violinista.
Esigeva delle spiegazioni. Non poteva credere alle parole della Mercantessa.
Un giorno, passando lungo un boulevard, con la sua carrozza, il facoltoso vide la Rossa, che correva sotto la pioggia. Ordinò al cocchiere di fermare, si sporse dal finestrino e offrì un passaggio alla povera artista.
– Salite ‘ le disse. ‘ Io e voi dobbiamo parlarci!
Le rivolse quelle parole con voce alquanto severa’ Oh, non era proprio il caso di trattarla tanto duramente! La sventurata, ormai, aveva il cuore spezzato.
– Sì, avete ragione, sono molte le cose che dobbiamo dirci ‘ sussurrò la musicista, asciugandosi con la mano le gocce di pioggia che le imperlavano il volto. ‘ Cominciate voi, ve ne prego’ Io non ne ho nemmeno il coraggio!
– Siete stanca’ Che cosa avete? Dimenticate forse il contratto che abbiamo stipulato?
– Oh, no, signore! Avrei volentieri tenuto fede a tutti i miei impegni, se soltanto la sorte me lo avesse consentito!
– Volete farmi arrabbiare, insomma! Ditelo! Lo fate apposta! Io non voglio vedervi così! Siete bella, giovane, affascinante!
– I complimenti che mi rivolgete non sono degni di me’
– Sì, che lo sono!
A quel punto, la Rossa ebbe una crisi di pianto. Appoggiò la sua testa graziosa sulla spalla dell’impresario, che le diete una tenera pacca sulla schiena.
– Suvvia ‘ le disse. ‘ Non fate così! A tutto c’&egrave rimedio, credetemi!
– Ora ve lo dirò’ Io sono salita su questa carrozza soltanto per dirvi che non suonerò mai più!
Dopo che ebbe proferito, o meglio, gridato quelle parole, la violinista prese a singhiozzare con una tale disperazione, che credette di svenire.
Avrebbe commosso chiunque, chiunque!
L’impresario dapprima s’adirò, poi s’intenerì. Per poco non si mise a piangere a propria volta. Fortunatamente, si contenne e le chiese:
– Che cosa vi hanno fatto, eh? Vi hanno forse tagliato le mani, che non potete più suonare?
– No, signore’ Hanno rubato il mio violino prediletto, oltre al mio cuore’
– Darete un ultimo concerto, almeno! Darete un ultimo concerto, per me!
– Non lo so’ Non posso garantirvelo’
– Sì, che potete!
Il ricco borghese finì col riempirla di improperi. Lei, però, non se li meritava! Chinò il capo e rimase ad ascoltare quelle frasi ingiuriose in silenzio.
– Avete vinto voi’ Va bene, avete vinto voi’ – gli ripeteva, tristemente, alla fine.
Prima che l’altro avesse finito di parlare, la bella aprì bruscamente la portiera della carrozza in corsa e si buttò giù’
Cielo!
L’impresario non ordinò al suo cocchiere di fermare. La nostra protagonista si rialzò e prese a correre sotto la pioggia’ Verso dove? Io non lo so.
La violinista aveva un padrone, che esigeva un risarcimento. Lo seppe da uno dei suoi domestici, che le sussurrò in un orecchio delle parole che non si possono riferire.
So soltanto che, un giorno, il facoltoso impresario ricevette la Rossa in una stanza lussuosa e la fece spogliare nuda. Anch’egli si tolse ogni vestito, poi, prese a toccarla, senza che lei potesse opporsi.
Le mordicchiò le natiche carnose, le cosce, le caviglie e le ginocchia’ Quando si sentì penetrare, lei cominciò a eccitarsi e ad accarezzarsi il clitoride con la manina bianca’
Dovette lamentarsi e piagnucolare senza sosta, per soddisfare le gioie del suo padrone!
E durò a lungo, ve lo giuro! Era quello il risarcimento che la povera artista doveva al suo capo, che si divertì a farla soffrire e gridare.
Dire ‘basta’, o chiedere pietà, non serviva a nulla. Vi confesso, però, che la sventurata godette assai, specialmente dopo che lo ebbe ricevuto nell’ano. Fu anche costretta a succhiarlo, leccarlo e gustarlo con la lingua’
E tutto accadeva nella Parigi del divertimento, del lusso e del piacere.

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