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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 6

By 11 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ricordo che, un giorno, la Rossa fu invitata nell’ufficio del direttore dell’Accademia degli Orfanelli. Ricevette i suoi complimenti vivissimi per il suo ultimo concertino.
Il buon uomo – capelli bianchi, sulla sessantina, cappello a cilindro, sigaro in bocca ‘ lodò la sua bellezza e la sua maestria.
Seduto sulla sua cattedra di legno, cercava invano di nasconderle il proprio rossore. Nonostante fosse un po’ attempato, concedere un solo sguardo al caro volto di lei bastava a fargli perdere il filo del discorso.
La violinista stava seduta davanti al direttore, che, alla fine, si alzò dal suo scranno e le si avvicinò, abbassandosi alla sua altezza, onde poterla guardare negli occhi.
Le posò tutte e due le mani sulle spalle e le disse:
– Sii orgogliosa, figlia mia! E ogni volta che suoni, ricordati di fare onore a te stessa e alla tua patria!
Ella chinò il capo ed arrossì un poco.
Avrebbe voluto schermirsi, ma non ci riuscì molto bene’
– Tutte le cose della vita passano’ Il tempo vola e va, dissolve ogni cosa come cenere al vento. Ma l’arte resta, mia cara! Ricordatelo!
Questo le sussurrò, dopo essersi tolto l’occhialetto, onde poterle rivolgere il suo sguardo più appassionato e leggere nel profondo delle sue pupille.
Vi trovò affetto e rimpianto.
– E’ tutto merito del mio violino’ – gli rispose la giovane. ‘ Lei non sa quanto &egrave prezioso per me. Tengo a lui più che alla mia stessa vita’
La Rossa non sapeva, no, non sapeva che anche il volto amico del direttore dell’Accademia degli Orfanelli era destinato a svanire nel vento dei ricordi, al pari delle mille e mille immagini della vita.
Le regalò delle orchidee.
Una volta, ella si trovava sola nella sua stanza. Fuori c’era la bufera, che muggiva in modo da far paura.
Le candele erano tutte accese ed ardevano vagamente sui bei candelabri dorati.
A tratti, pareva che deboli folate di tormenta penetrassero nel tenero rifugio e facessero tremare quelle fiamme.
I rami spogli sbattevano contro i vetri delle finestre. Erano loro i fantasmi bianchi dell’inverno, che bussavano alle porte delle case, per chiedere ricovero ed ospitalità.
A dire il vero, gli alberi sembravano morti, sì! Quelle che si vedevano erano soltanto le ombre dei ricordi, corpi senza vita, fatti per la neve ed il suo silenzio.
La Rossa teneva tra le braccia il suo violino. Lo trattava come se fosse stato suo figlio.
All’improvviso, le parve di sentir bussare. Posò il suo strumento sul tavolo e spalancò l’uscio, ma non c’era nessuno, soltanto bufera e gelo. Poi si accorse che quel rumore proveniva da un baule’
Lo aprì.
– Sono io’ – le disse la tenebrosa creatura che vi era contenuta. ‘ Amore caro, sono venuta a trovarti! Come stai? Tesoro, non sai quanto mi sei mancata’
Sì, quella specie di scatola di legno conteneva i lunghi capelli biondi, le labbra rosse, il viso diafano, le membra flessuose della Mercantessa.
La padrona di casa le tese la mano e la aiutò ad uscire.
– Non sapevo dove abitassi, perciò mi sono fatta recapitare direttamente a casa tua’ Così ti starò vicina’ Oh, ti amo, quanto ti amo’ Come mi sono mancati i tuoi lunghi capelli e la loro carezza sulla pelle!
Le afferrò la bella chioma e se la portò al seno’
– Eri nel mio baule’ – mormorò la violinista. ‘ Sei stata chiusa lì tutto questo tempo’
– Sì, tesoruccio, ma oggi voglio chiederti una cosa, in nome dell’affetto che provi per me’ Uh, guarda quanto brillano i tuoi begli occhi! Sì, si vede che sei innamorata’ Di me, scommetto’
– Mi hai fatto paura. Che cosa vuoi?
– Vorrei il tuo violino.
– No, quello non posso proprio dartelo. E’ la cosa più cara che mi resta’
– Vendimelo, te lo pagherò bene. Io sono un’appassionata di antiquariato e di oggetti preziosi. Non sai quanto possa valere per me.
– No, mi dispiace’
– Ho detto che voglio il tuo violino!
– No, no e poi no!
– Dammelo!
– No, ti ho detto!
La luce delle candele illuminò la Rossa e la Mercantessa, mentre lottavano con accanimento.
Ricordo che la maliziosa bionda era corsa a prendere il violino e l’altra subito si era precipitata, per impedirglielo.
Che lotta furibonda fu!
La musicista tirava da una parte, la sua rivale dall’altra.
– Lascialo! Ti prego, &egrave come se fosse il mio migliore amico’
– No!
– Lascialo, ti ho detto! O ti giuro che ti bastono!
– No e poi no!
– Non siamo più amiche!
Alla fine, il violino si ruppe e ciascuna delle due contendenti ne ottenne una metà.
La Rossa pianse a lungo’ Si ripropose di farlo riparare dal miglior liutaio del borgo.
A quel punto, però, la Mercantessa lasciò andare la sua conquista, si avvicinò alla sua amica e le diede un bacio sul collo, che parve quasi addormentarla e renderla schiava dei sensi.
Sì, ora vi confiderò un segreto: i baci di quella donna potevano stregare.
– Ah, tu mi perdonerai, vero? ‘ sussurrò la maliziosa. ‘ Anzi, mi hai già perdonato, in cuor tuo’ Mi concederai ancora il tuo languido affetto e le tue membra ardenti, non &egrave così?
– Sì, sei il mio amore buono e caro, non posso rifiutarti nulla’ – rispose l’altra, i cui occhi scintillavano di mistero.
– Io ti lascerò il violino, per ora, ma sarai tu stessa a volermelo dare, un giorno’ Sarà il tuo dono d’amore alla tua cara amichetta’ E’ vero che non puoi stare senza di me?
– Sì, &egrave così’
– Vedi allora che ci amiamo’ Sì, tu mi ami e sarai mia’
La bufera muggiva sommessamente al di là dei vetri appannati delle finestre’ Le due femmine si erano affettuosamente abbracciate e consumavano un amplesso bollente, nel baule di legno.
La loro pelle nuda toccava quelle tavole ruvide, mentre le loro braccia si intrecciavano.
La Mercantessa volle insinuare la sua lingua dolcissima nella bocca della compagna’ Ebbe la sensazione di trarne del nettare prelibato. Fu come placare la sete che aveva di lei.
La Rossa, invece, legò con i suoi lunghi capelli il corpo della ladra di violini, mentre con una gamba le strofinava il sesso.
– Non farmi male! ‘ le raccomandò l’altra.
Entrambe gridavano piano.
Le loro voci soffocate si confondevano con il bruire vago della tormenta.
Il villaggio era deserto.
Una ad una, le ultime luci, dimenticate nel blu, si spegnevano. La neve sembrava rendere ogni casa stellata e bianca.
L’indomani, i fanciulli del villaggio l’avrebbero trasformata in allegri pupazzi.
Ricorderò con passione quelle labbra, che si toccavano, e quelle mani, che si stringevano forte, nel fuoco della notte.

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