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Un viaggio innaffiato

By 14 Ottobre 2022Ottobre 19th, 2022No Comments

L’estate ormai era iniziata da un po’ e Milano stava cominciando a svuotarsi sempre di più, di traffico, di persone e di affetti. Chi si trovava in città in trasferta per lavoro o soprattutto per studio era già partito per tornare nei luoghi di origine. Non fu da meno Emma. Ormai mancava da un mese e mi sembrava un’eternità, specialmente dopo che ci eravamo avvicinati così tanto, anche se non potevamo considerarci fidanzati o altro. Se solo le avessi chiesto di considerare in modo serio il nostro rapporto, sono certo che avrei rovinato tutto. Non era questo che voleva e non lo avrebbe mai permesso. Per lo studio, per come era iniziata tra noi, per mille altri motivi che non potevo indagare nella sua testa.

Eravamo amici, tanto amici. Amici che possono fare sesso ma che non si tengono per mano al ristorante. Amici che passano la serata sul divano abbracciati a limonare quando hanno voglia di affetto, ma che non vanno a conoscere i rispettivi parenti. Già i parenti, quelli di Emma sono in Sicilia e lei ultimamente ha ripreso a parlare coi genitori. Non mi ha mai detto per quale motivo avessero litigato tanto da non parlarsi per anni, poi però la morte della nonna aveva creato un trauma più grosso, comune ad entrambi, ed aveva messo una pietra sopra le loro divergenze. O almeno per il momento sembrava così, tanto che quella estate era tornata nella loro casa vicino Catania. La sentivo spesso e sembrava fosse davvero felice.

Mi aveva chiesto di andare a trovarla, mi avrebbe ospitato così avremmo potuto stare un po’ insieme prima che finisse l’estate, quando sarebbe tornata di nuovo a Milano. Certo se mi ospitasse a casa dei genitori sarebbe un po’ strano, non saremmo più gli amici che non hanno legami affettivi. I suoi le avrebbero sicuramente fatto mille domande su di me, sicuramente avrebbero pensato stessimo insieme. Non andava bene per lei. Per fortuna aveva già la soluzione: Alessia.

Credo si possa affermare che Alessia fosse la sua migliore amica. Eravamo usciti spesso tutti e tre insieme. Anche per me era una cara amica. Ma per quella vacanza Emma aveva previsto che saremmo stati fidanzati, non sul serio, ma solo per non dover dare scomode spiegazioni ai suoi genitori. Eravamo invitati entrambi a raggiungerla e a stare da lei, ci saremmo ritrovati ed avremmo passato del tempo insieme. Dovevo solo fingere di stare con Alessia, in fondo mica era così malvagio come compromesso. Ci sarei anche stato volentieri con Alessia, era una gran bella ragazza, con quei bei seni ed il culo sodo che mi sventola davanti agli occhi ogni volta. Lo so che lo fa per provocarmi. Come quando ha fatto di tutto perché le vedessi la fighetta mentre pisciava in strada, Emma si era un po’ ingelosita anche se tra noi non era ancora successo nulla a quei tempi.

Ad ogni modo Alessia ci provava gusto a vedere come reagivo anche dopo aver saputo che noi due eravamo diventati più intimi. Penso fosse uno spirito di competizione con la sua miglior amica. Volendo guardare non stava certo mettendosi in mezzo ad una coppia, non lo eravamo. La volta che mi ha messo più in difficoltà è stato al cinema. Eravamo andati a vedere qualcosa di piuttosto noioso ed Emma si era addormentata sulla mia spalla destra. Intanto Alessia che si trovava alla mia sinistra cominciò a mordermi il lobo dell’orecchio. Sapeva che non avrei potuto muovermi per non svegliare la sua amica, quindi ne approfittò per divertirsi e farmi rosolare a fuoco lento. Era inizio estate ed indossavo dei pantaloncini corti, prima mi appoggiò la mano sul pacco, trovando il mio pene che dormiva almeno quanto Emma. Non mi aspettavo certo un gesto del genere da parte sua, quindi ero totalmente impreparato e credo mi sia diventato il viso di tutti i colori in quel momento. Nel buio della sala non si poteva vedere, ma sentivo il caldo avvamparmi le guance. Ben presto il calore però si spostò più in basso, e con l’aumentare della mia erezione diminuì il mio imbarazzo.
Proseguì per un po’ quel massaggio, per poi spostare la mano sulla mia coscia facendosi spazio sotto il tessuto dei miei pantaloncini fino ad arrivare alle mie mutande. Appena è arrivata vicino alla zona dove era rinchiusa la mia cappella, sentì che la mia eccitazione aveva provocato una macchiolina di umido. Come a volerlo sottolineare mi lasciò una altrettanto umida leccata sul collo appena sotto l’orecchio. Fece giusto in tempo ad infilare le dita dentro le mie mutande, sfiorandomi delicatamente il cazzo e bagnandole in po’ con la sostanza della mia eccitazione, quando finì il film e dovette estrarre la mano prima che si svegliasse Emma. Io allo stesso modo feci giusto in tempo a vedere lei che si infilava il dito in bocca per leccare il mio sapore, prima di girarmi verso la bella addormentata che si risvegliava inconsapevole di tutto.

Il giorno della partenza ci eravamo dati appuntamento davanti alla fermata del bus. Sarebbe stato un viaggio molto lungo, prima un pullman da Milano a Reggio Calabria, con partenza nel pomeriggio ed arrivo al mattino seguente, poi il traghetto per la Sicilia, quindi un’altra corriera fino a Catania dove ci sarebbe venuta a prendere Emma. Ero già stanco prima di partire, ma sapendo che l’avrei rivista valeva questa ed altre fatiche.

Arrivai per primo e circa quindici minuti dopo si presentò anche Alessia, con un enorme trolley come se dovesse star via un mese.

“Ti sei portata l’armadio intero?”

“No, scemo, mica posso partire come te con uno zainetto, non ti sarei portato nemmeno le mutande per tutti i giorni.”

“Spero di metterle il meno possibile.” Replicai con un sorrisino. “Intendo che metteremo il costume stando al mare, non pensare male.”

“Certo, invece io mi sono dovuta portare pure il vibratore, visto che voi avrete da fare ed io rimarrò sola. E mi tocca pure fingere di stare con te.”

Scoppiai a ridere. “Quanto è grande questo vibratore? Mi sa che allora ti va meglio ad essere fidanzata con lui.”

“Eppure mi sembra di ricordare che tu non sei affatto messo male.”

Riusciva sempre a punzecchiarmi. Mi tornò subito alla mente che, anche se per poco, aveva tastato con mano il mio pene. Non si faceva problemi a dirmelo apertamente, magari non l’avrebbe detto davanti a Emma, ma ora che eravamo soli sì. Intanto sentivo il calore avvolgermi il viso, tra un misto di imbarazzo ed eccitazione che mi provocavano le sue parole.

Andammo a depositare i bagagli nel vano del bus e poi entrammo a bordo per sederci. C’erano pochi posti occupati. I nostri compagni di viaggio erano più che altro persone più grandi di noi. Eravamo gli unici ragazzi giovani in partenza per una vacanza estiva senza troppi impegni. Ci mettemmo a sedere sui sedili in fondo, un po’ come nelle gite scolastiche. Tutto il resto dei viaggiatori era sparso nella prima metà del bus, lasciando parecchio spazio per noi, potevamo prenderci una coppia di sedili a testa e reclinare lo schienale, oppure metterci belli larghi sui sedili dell’ultima fila, ognuno in un lato. Facemmo così, quasi scomparendo rispetto agli altri passeggeri.

Il pullman era partito da meno di un’ora ed aveva fatto già altre due soste per caricare gente. La giornata era caldissima ma con l’aria condizionata si stava decisamente bene a bordo. Io ed Alessia ci eravamo seduti più vicini, lei sul sedile centrale con vista sul corridoio ed io appena di fianco. Così potevamo vedere chi saliva e spettegolare un po’ immaginandoci le storie che stavano dietro a quei viaggiatori, ma soprattutto facevamo subito capire che i posti in fondo erano occupati.

Dopo un paio d’ore ci fermammo in un’area di sosta, era la prima di svariate pause previste per il lungo viaggio. Tutti i passeggeri scesero in fretta e noi li seguimmo. Ne approfittammo per un caffè e per comprare degli snack per merenda, nonché una rivista di enigmistica, che cominciammo a fare per distrarci appena tornati a bordo.

Dopo un altro paio d’ore l’autista avvertì con il microfono interno che stavamo per fermarci per la cena, sarebbe stata una pausa decisamente più lunga rispetto alla precedente. Poi ne era in programma ancora una in serata prima di spegnere le luci per la notte.

Scendemmo per andare a mangiare qualcosa, ma prima dissi: “Devo andare a pisciare.”

“Anche io, cominciavo a non farcela più”

Arrivammo ai bagni dell’area di sosta e ci mettemmo in coda. Quella degli uomini era davvero corta, c’era solo una persona davanti a me ed entrai praticamente subito. Quella delle donne invece era molto più lunga, ci saranno state almeno trenta persone davanti ad Alessia.

Mentre ero nel bagno e leggevo i soliti annunci osceni scritti sui muri, pensavo a quanto avrei dovuto aspettare lei prima di cenare data la lunga coda. Forse sarebbe stato il caso di iniziare ad ordinare per non perdere tempo. Così dopo essermi lavato le mani tornai da lei e la ritrovai quasi allo stesso punto.

“Vuoi che intanto prenda da mangiare, così non rischiamo di saltare la cena prima che parta il bus?”

“Lascia stare, vengo con te, qui va troppo per le lunghe, la farò dopo mangiato.”

“Ok, ma se ti scappa tanto posso ordinare io nel frattempo.”

Uscì dalla coda e si avviò davanti a me. “Mi scappa tantissimo, ma se rimango lì me la faccio sotto. Meglio se mi distraggo.”

Andammo al bancone del bar, il ristorante self service rischiava di essere una scelta peggiore per i tempi di attesa, visto quante persone erano in coda per prendere le pietanze ed in cassa. Prendemmo un trancio di pizza ed una birra a testa, più un altro paio di bottiglie di birra per il viaggio e degli altri snack se ci fosse venuta fame più tardi.

Mentre consumavamo il pasto vedevo Alessia muovere nervosamente le gambe, era chiaro che cominciava a non tenere più la pipì. Terminò rapidamente la sua pizza e mi lasciò a finire la mia.

“Corro in bagno sperando che ci sia meno coda.” Disse allontanandosi.

“Va bene, ti aspetto fuori quando finisco.”

La vidi correre velocemente verso al corridoio che conduceva ai bagni, dalla mia posizione avrei potuto vedere se usciva prima che io terminassi. In realtà speravo ci fosse ancora un po’ di gente in modo da raggiungerla e godermi la scena di lei che freme perché non resiste più all’impulso di liberare la vescica.

Mi affrettai a terminare il mio pasto, presi il sacchetto con gli snack e le birre, e mi diressi anche io verso i bagni dato che non l’avevo ancora vista uscire. Con mio estremo rammarico notai che c’erano solo tre donne in fila, nessuna traccia di Alessia. “Peccato, sarà già entrata a svuotarsi.” Pensai.

Mi stavo girando per andare ad attenderla fuori, quando la vidi uscire dalla porta del bagno delle donne. “Fatta tutta?”

“Sì, finalmente, e tu che ci fai qui? Devi tornarci?”

“No. Volevo solo vedere come eri messa.”

“Ah, pensavo volessi entrare con me.” Disse facendomi una smorfia con la lingua.

“Non si può…” Risposi. “Purtroppo.”

“Che porco!” Mi disse ridendo mentre tornavamo verso il pullman.

Prima di salire a bordo approfittammo del fatto che mancavano ancora alcuni minuti prima di ripartire, per telefonare ad Emma. Fu la solita occasione per fare casino, ma almeno ci organizzammo per incontrarci al nostro arrivo.

Il viaggio dopo cena passò rapidamente. Proseguimmo tra momenti passati a fare le parole crociate ed altri in cui ognuno cazzeggiava con telefonino. Il traffico era molto diminuito e la corsa della corriera proseguiva regolare. All’interno dell’abitacolo avevano già abbassato le luci, pur mantenendole ancora accese. In men che non si dica arrivò il momento di una nuova sosta.

“Io non ho voglia di scendere.” Mi disse Alessia.

“Ne approfitterei per sgranchire le gambe e fare un ultimo giro in bagno, poi penso faremo una tirata fino a domattina.”

“Mhm, va bene, allora dai vengo anche io.”

Quest’area di sosta era più piccola della precedente, c’era solo uno snack bar con piccolo negozietto. I bagni erano di fianco alle pompe di benzina. Anche le persone erano molte meno e ce la cavammo in fretta. Approfittammo del tempo avanzato per ordinare due alcolici al bar, era ancora un orario in cui potevano essere serviti e magari ci avrebbero aiutati a passare meglio la notte in pullman.

Una volta ripartiti prendemmo anche le birre e le patatine che avevamo acquistato precedentemente. Non era proprio come passare la serata in un pub, ma non avevamo di meglio da fare. Tra quello bevuto ora e quello al bar eravamo un po’ allegri. Le luci dentro al pullman erano spente e sicuramente buona parte degli altri passeggeri già dormiva o almeno ci provava. Noi cercavamo di stare zitti, ma complice l’alcol ogni tanto ci scappava una risata tra le nostre chiacchiere sotto voce.

Decidemmo allora di provare a riposare un po’. Lei da un lato dei sedili, io dall’altro. Scalzi. Con le gambe messe di traverso sui sedili di fianco a noi ed i nostri piedi quasi a toccarsi. Non era proprio una posizione comoda per dormire, infatti alternavo momenti con gli occhi chiusi ad altri in cui guardavo il cellulare per distrarmi un po’. Quando avevo gli occhi aperti vedevo che anche lei non dormiva granché.

Era l’una di notte quando ricevetti sul telefono un messaggio di Alessia. Guardai verso di lei, chiedendomi cosa non potesse dire ad alta voce.

“Devo fare pipì!” Diceva il suo messaggio.

“Vuoi che chieda all’autista di accostare?” Le risposi.

Alessia mi guardò scuotendo la testa.

La guardai di nuovo, confuso. Le mandai un messaggio contenente solo un punto di domanda.

A quel punto si avvicinò per parlarmi sotto voce.

“Non ce la faccio più!”

“L’abbiamo fatta tre ore fa, non è tantissimo.”

“No non puoi capire.” Teneva una mano tra le gambe che quasi le tremavano. “Sarà stata la birra, ma devo assolutamente farla.”

“O provi a tenerla o vai a chiedere se ti fa scendere un attimo.”

“Ma ti pare! Che figura! E poi non lo farà mai. Ci ha detto chiaramente che quella di prima era la sosta prima della notte.”

“Allora perché me lo dici?” Le chiesi per cercare di capire dove andare a parare.

“Hai delle bottiglie vuote?”

“Quelle di birra, ma di certo non puoi fare centro comunque.” Mi immaginavo la scena di lei intenta a pisciare nella bottiglia, l’avrebbe fatta sicuramente più fuori che dentro combinando un disastro sui sedili o sul pavimento.

Certo sarebbe stata una bella scena da vedere, peccato che con le luci spente nell’abitacolo non avrei potuto vedere granché, mi dovevo accontentare della luce che entrava dai finestrini ma era solo quella prodotta dalle altre macchine saltuariamente, o dai lampioni degli svincoli autostradali. Forse potevo proporle di tenere io la bottiglia mentre la faceva, disperata com’era avrebbe probabilmente accettato e mi sarei goduto meglio lo spettacolo. Però questo non cambiava che l’indomani mattina avrebbero trovato pipì sparsa ovunque.

“Beh, non ce la faccio più, devi fare qualcosa.” Mi disse strappandomi da quei pensieri che cominciavano ad agitare il mio pene.

Mi guardò in attesa, come se dovessi già avere una soluzione in mente.

“Ok cosa vuoi che faccia?”

“Ho un’idea ma potrebbe non piacerti.”

Ora ero io a guardarla in attesa che proseguisse. Evidentemente sperava che mi decidessi più in fretta a chiedere, la sua vescica ormai non le dava più tanto tempo.

“HO BISOGNO di farla ora, quindi dovrai aiutarmi in ogni caso.”

“E questa tua idea sarebbe?”

Alessia ha controllato come fosse la situazione sui sedili anteriori. Gli altri passeggeri erano tutti tranquilli ai loro posti, sicuramente dormivano. L’autista era completamente concentrato sulla strada a tarda notte.

“Sdraiati sul sedile e chiudi gli occhi.” Mi disse dopo essersi accertata che nessuno ci notava.

Sebbene fossi preoccupato per quello che aveva in mente, pensavo di potermi fidare abbastanza di lei. Anche se non avevo idea di cosa avesse davvero pianificato. Probabilmente voleva farla direttamente a terra. In tal caso forse avrei dovuto fermarla perché di sicuro l’autista se ne sarebbe accorto se avesse fatto un giro tra i sedili alla prossima sosta.

Mentre stavo sdraiato sui sedili, ho sentito un fruscio di vestiti ed il movimento di lei che muovendosi toccava la mia gamba. Aprii appena gli occhi per un secondo e vidi il suo culo nudo. Si era tolta pantaloni e mutande e li aveva infilati nella rete portaoggetti del sedile davanti a noi. Ormai era certo che si preparasse a farla anche se non avevo ancora capito dove. Poi sentii qualcosa infilarsi tra il mio braccio e lo schienale dei sedili su cui ero sdraiato. Vicino all’altro braccio invece sentii qualcosa che probabilmente era la sua gamba. Stavo per chiedere cosa stesse combinando tenendo gli occhi chiusi perché ora ero certo fosse troppo vicina per non notare se li avessi aperti, quando fu lei a parlare per prima.

“Apri la bocca.” Sussurrò, a malapena abbastanza forte da poter essere udita. Volevo chiedere perché, ma non sapevo se fosse abbastanza vicina da sentirmi bisbigliare. Così rimasi in silenzio e diligentemente aprii la bocca.

La mia curiosità però ebbe la meglio su di me e sbirciai con un occhio. Quello che vidi mi ha completamente scioccato.

Alessia aveva spogliato la sua metà inferiore e stava abbassando il suo inguine sul mio viso. Ero così sorpreso che non mi sono nemmeno mosso. La sua figa è atterrata poco sopra mia bocca aperta, il suo culo sopra il mio petto e le gambe ai lati della mia testa.

Non riuscivo nemmeno a mettere a fuoco quello che era appena successo. Era posizionata in modo da poter guardare in basso e stabilire un contatto visivo con me. Ho pensato di parlare, ma mi sembrava quasi impossibile con la sua figa aperta che mi copriva la bocca.

Prima di quel momento, non avevo mai considerato che potesse succedere una cosa del genere con lei. Certo ci ho fantasticato molte volte. Come con tutte le ragazze attraenti che ho conosciuto. Però da quando facevo sesso con Emma non credevo potesse succedere mai nulla di sessuale con Alessia. Tuttavia, le cose sono cambiate molto rapidamente, con lei seduta sulla mia faccia e tutto il resto.

Ormai aveva visto che non tenevo più gli occhi chiusi, mi fissava ma non diceva nulla. Sentivo le sue gambe tremare in quella posizione scomoda. Le ho dato una leccata leggera, assaggiando per la prima volta i succhi della sua vagina. Sembrava che fosse leggermente eccitata, ma non ne ero del tutto sicuro. Le ho dato un’altra leccata di figa, questa volta con più sicurezza. Aveva un sapore celestiale. Ho ripetuto l’azione molte altre volte, prima che mi picchiettasse in fronte per fermarmi.

Mi sono reso conto che il suo problema doveva ancora essere risolto. Stavo guardando tra le sue cosce, i suoi occhi. Fece una smorfia di concentrazione, poi sentii un rivolo nella mia bocca.

Alessia mi pisciava in bocca. Non potevo crederci, ma non volevo che finisse. Fino a quel momento non avevo ancora realizzato cosa stesse succedendo, quando l’ho vista nuda ho perso completamente il contatto con la realtà dimenticando cosa doveva fare. Vedere la sua figa attaccata al mio viso fece defluire tutto il mio sangue verso il mio cazzo, lasciando il cervello sguarnito. Comunque anche se fossi stato più lucido, probabilmente non avrei subito capito quali fossero le sue intenzioni.

Fece scendere un leggero rivolo per un secondo, prima di perdere il controllo ed aumentare l’intensità. La sua urina calda mi sgorgava in bocca, riempiendola. Deglutii, non volendo fare un pasticcio con il sedile. Ha mantenuto il flusso forte, e quindi sono stato costretto a continuare a bere la sua pipì. Solo nei momenti in cui dovevo ingoiare appoggiavo completamente la bocca alla sua vagina per cercare di farla rallentare un attimo e darmi il tempo di deglutire. Nonostante provasse a darmi delle pause, il suo getto non smise mai completamente, ed un po’ di urina mi uscì dalla bocca finendo lungo le guance.

Non avevo mai assaggiato la pipì prima, o almeno non così direttamente, certo era successo con Emma che ci baciassimo dopo che lei aveva assaggiato la mia, ma non era la stessa cosa. Comunque non era affatto male. Il calore lo rendeva insolitamente intrigante e il sapore gradevole sopraffaceva il forte sapore di fondo.

Alessia ha continuato a lasciarsi andare nella mia bocca e io ho continuato a buttarla giù. Man mano che scorreva, il gusto migliorava sempre di più. Potevo sentire il mio cazzo indurirsi sempre di più.

Dopo un minuto, il suo flusso si è calmato e ho ingoiato l’ultimo sorso di piscio.

Con una totale mancanza di controllo, ho afferrato le cosce di Alessia e l’ho tenuta ferma sopra di me. Ho iniziato spietatamente a leccarle la vulva, con un unico obiettivo in mente. Ho spinto la mia lingua in profondità nella sua figa, assaporando ogni piega e fessura delle sue viscere. Il mio cazzo si stava sforzando di sfuggire ai miei pantaloni, desiderando ardentemente il rilascio.

Il più silenziosamente possibile, le ho inghiottito i succhi di figa e il pipì residua, pulendo il suo buchetto. Mi afferrò per i capelli, un gemito che cercava disperatamente di sfuggirle dalla gola. Le sue cosce iniziarono a tremare, facendo vibrare leggermente la mia testa.

Questa sua reazione mi ha reso più determinato a finire ciò che avevo iniziato. Ho fatto girare la mia lingua intorno alle sue piccole labbra, alla ricerca di un pezzo di carne da assaggiare, da scoprire. E dopo aver cercato per un secondo, ho trovato il suo clitoride. Ci passai sopra la lingua, facendola rabbrividire sopra di me. Ho mantenuto il mio ritmo leccandola vorticosamente aumentando piano la velocità.

Seduta sulla mia faccia, Alessia iniziò a tremare in modo incontrollabile. Stava venendo con la mia lingua nella sua figa. Il suo buco zampillante strinse forte l’intruso, creando per me una sensazione del tutto unica da provare. I suoi succhi scorrevano nella mia bocca e io gustavo il suo sapore senza vergogna. Continuavo a leccare ai lati delle sue labbra, lasciandola rilassare gradualmente dall’orgasmo.

Diedi un ultimo assaggio generale, poi spezzò la magia, togliendomi la figa dalla bocca. Si infilò le mutandine e si sedette vicino alla mia testa.

Rimasi lì per un po’, ripensando agli ultimi minuti. Porca puttana, era stato davvero intenso. Il mio cazzo pulsava ancora ed avrei voluto tirarlo fuori anche solo per masturbarmi. Temevo però di andare oltre. Già il suo orgasmo non era qualcosa di preventivato quando decise di pisciarmi in bocca, anzi inizialmente pensava di farmi rimanere ad occhi chiusi. Illusa.

Mi misi a sedere, girando la testa, e la guardai. Ho sorriso, il sapore della sua deliziosa figa ancora nella mia bocca. Mi sorrise di rimando, apparentemente contenta di aver portato a termine la sua idea. Sono stato contento anch’io.

Non ci dicemmo nulla in quel momento. Forse nel buio non aveva nemmeno notato la mia erezione nascosta dai pantaloni. Sono certo che se solo avesse intuito quanto ero eccitato, la cosa non sarebbe terminata lì.

Tornò a sedersi nella sua postazione ed io mi cercai di ricompormi. Mi asciugai con un fazzolettino la bocca e le guance che erano ancora bagnate da tutti i suoi liquidi. Sicuramente avevo anche i capelli umidi della sua pipì, ma tutto sommato eravamo stati molto bravi a non lasciare tracce.

Non riuscivo più a dormire, i pensieri continuavano a tornare su quello che avevamo fatto. Il mio cazzo non voleva saperne di riposare e da quel che vedevo nemmeno Alessia dormiva.

Non passò molto tempo prima che sentissi una certa sensazione all’inguine. Iniziava anche la mia vescica a farsi sentire. Non era di certo urgente e vista la mia resistenza avrei potuto arrivare al mattino senza problemi. L’idea però di ripagare Alessia con la stessa moneta che aveva dato a me mi allettava. In effetti mi stuzzicava talmente tanto che non riuscivo a placare la mia erezione, in quel modo non sarei riuscito nei miei intenti.

Feci passare qualche decina di minuti, cercando di distrarmi da quei pensieri e lasciando intanto aumentare il bisogno di urinare. Lanciai un’occhiata a Alessia, che stava fissando fuori dal finestrino.

Ho preso il telefono e le ho scritto “Indovina cosa…”

Si voltò verso di me, sorridendo. Sorridendo come se sapesse già cosa avevo da dire.

Rispose “Adesso tocca a te?”

La guardai ed annuii con la testa, mentre lei sorrideva felice di aver indovinato al volo. Poi si avvicinò di nuovo dalla mia parte.

“Allora come lo facciamo?” Mi chiese. “Io o tu in cima?”

“Ti va bene farlo?”

“Voglio dire, l’idea è venuta da me… quindi”

Le rivolsi un sorriso stupido, pronto per quello che sarebbe successo.

“Immagino convenga a me stare sopra? Per la gravità e tutto il resto.” Le proposi.

“Ha senso, ok”

Abbiamo messo giù i telefoni ed Alessia si è sdraiata sul sedile, a faccia in su. Ho controllato di nuovo i nostri compagni di viaggio, solo per assicurarmi che tutto fosse tranquillo. Ancora come prima. Bene.

Mi sono sfilato i pantaloni ed i boxer e mi sono messo a cavalcioni sul petto di Alessia.

“Sei sicura?” Ho sussurrato. Lei annuì freneticamente, tremando. Ero seduto su di lei in modo da poter guardare il suo viso. Mi sollevai leggermente e lei a sua volta aprì la bocca, pronta per me. Non ho potuto fare a meno di diventare un po’ duro per la situazione, ma mi sono trattenuto. Ho iniziato a fare pipì, lentissimo, poche gocce che scendevano dalla punta del mio pene dentro la sua bocca.

Le ho fatto scivolare il mio cazzo semiduro in bocca e lei si è immediatamente chiusa intorno a me, succhiandomi. Mi è tornato duro. Fanculo! Sarebbe stato difficile farla uscire con la sua bocca che mi avvolgeva così bene. Dopo un minuto in cui mi sono riposato nella sua bocca e un po’ di concentrazione da parte mia, ho sentito che la mia pipì iniziava a farsi strada.

Il mio flusso è iniziato e si è sviluppato rapidamente alla massima velocità. Stavo riempiendo la bocca di Alessia di pipì più velocemente di quanto potesse berla. Quando le sue guance si riempirono e i suoi occhi si spalancarono, mi resi conto che avrebbe avuto bisogno di una pausa per ingoiare. Così ho trattenuto dolorosamente il mio flusso, e le sue labbra si sono mosse lungo la mia asta mentre ingoiava, il mio cazzo ancora nella sua bocca. Tre grandi sorsi della mia pisciata calda in gola, ed era di nuovo pronta.

Questa volta, ho tenuto il mio flusso leggermente a bada, rilasciando solo metà della potenza. Con questo cambiamento, Alessia era più preparata ed era in grado di bere a un ritmo ragionevole, mentre il mio fluido dorato le ricopriva l’interno della bocca. Intanto che continuavo a lasciarmi andare, il mio cazzo ha iniziato a irrigidirsi, rallentando ulteriormente il mio flusso e spingendo l’estremità della mia verga alla sua gola. I suoi occhi si fissarono su di me, spalancati, ma senza dire di no.

Il mio cazzo si è completamente indurito e il mio residuo di pipì ha continuato a spingere per sfuggire dalla mia vescica. Mi sono leggermente sforzato e sono riuscito a continuare. Tuttavia, a quel punto, la cappella era nella sua gola e le stavo facendo pipì dentro. La sua gola si strinse mentre tentava di deglutire, stringendomi ancora più dentro di lei e svuotando l’ultima parte della mia pisciata nel suo corpo.

“È stato fantastico.” sussurrai, ansimando. Mi sono sollevato da lei e mi sono rimesso i vestiti, con il cazzo ancora duro. Si è alzata a sedere e poi si è diretta nuovamente sul suo sedile dall’altro lato. Senza dire nulla come prima.

Dopo qualche minuto in cui cercavo di distrarmi per non sentire il dolore del cazzo che faceva di tutto per forzare la fuga, sentii Alessia avvicinarsi di nuovo.

“Ti pare che ti lasciavo così?” Disse mentre appoggiava una mano sul mio pacco.

“Stronza!”

La sua mano mi aprì nuovamente i pantaloni. Cominciò ad accarezzarmi il cazzo che non aveva mai smesso di volerla. Lo sfilò dalle mie mutande e lo cinse con le dita muovendo la mano lungo l’asta.

“Ti è piaciuta la mia pipì?” Mi chiese.

“Sì, molto.” In quel momento avrei risposto positivamente a qualsiasi cosa, ma mi era effettivamente piaciuta. “Come ti è venuto in mente di farlo?”

“Beh, mi scappava… E poi Emma mi ha detto che avete fatto questi giochetti bagnati tra voi.”

Il pensiero delle due amiche che si confidavano le pratiche sessuali in cui ero coinvolto non faceva altro che aumentare la mia eccitazione, non sarei durato molto in quelle condizioni. Alessia intanto proseguiva a masturbarmi con lo scopo di far sfogare anche me come avevo fatto io prima con lei.

“Ma io non avevo mai bevuto la pipì di Emma, solo lei la mia.”

“Ops, non sapevo tutti i dettagli. Allora vuol dire che sono stata la prima in qualcosa.” Rispose portando la mano vicino alla bocca e roteando gli occhi verso l’alto, con una faccia di finto cruccio.

La sua voglia di competere con l’amica si era fatta vedere un’altra volta. Questa volta aveva avuto anche la meglio da un punto di vista, e portava in faccia lo sguardo della vittoria.

“Io… sto per…” Riuscii a dire mentre mi contraevo.

Alessia abbassò allora la testa verso le mie gambe. Vedevo solo la sua nuca ma sentii le sue labbra allargarsi intorno al mio cazzo facendolo entrare in bocca. Intanto la sua mano proseguiva a muoversi su e giù lungo l’asta, mentre iniziava a far roteare la lingua intorno alla mia cappella.

Dopo pochissimi secondi iniziai a lanciare fiotti di sperma dentro la sua bocca. Il mio cazzo finalmente poteva liberarsi di tutta quella tensione accumulata. Lei inghiottì ogni goccia e pulì a fondo il mio pene prima di lasciarlo di nuovo a me. Stavo ancora finendo di sistemarlo quando si alzò per allontanarsi e tornare al suo posto.

“Adesso dormiamo un po’, altrimenti domani saremo a pezzi.” Disse prima di andar via.

Questa volta ero decisamente più rilassato, non ci volle molto in effetti per prendere sonno nonostante la poca comodità. Dormii fino a quando fu il momento di un’ultima sosta prima della fine del viaggio. Andammo nel bar dell’area di sosta per fare colazione, con lo stesso spirito che avevamo la sera prima. Nessuno dei due fece accenno a cosa era successo, nemmeno quando andammo in bagno. Mi venivano in mente molte battute sull’argomento, ma preferii fare finta di niente. Almeno per ora.

Una volta arrivati a destinazione, scendemmo dal pullman e recuperammo i bagagli per poi andare a fare i biglietti per il traghetto. Avevamo ancora un’oretta di tempo prima che partisse.

Tirai fuori dallo zaino lo spazzolino ed il dentifricio. “Direi che è il caso di lavare i denti.”

“Sì, hai l’alito che sa di cappuccino.” Mi rispose ridendo.

“Meglio del tuo che sa di piscio.” Replicai e scoppiammo a ridere.

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