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Una giornata Diversa

By 16 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci sono giorni che iniziano tutti uguali, che si susseguono a decine, uno dopo l’altro. Quello era iniziato male, invece.
Lidia aprì gli occhi con una dolcezza inaspettata. Un raggio di sole entrava dalla finestra, e già questo avrebbe dovuto insospettirla: quando la sveglia, ogni mattina, suonava, era ancora buio. Sollevò la destra, fino ad osservare l’ora: le dieci e un quarto. Saltò in piedi, letteralmente, ma sapeva bene che era del tutto inutile: il ritardo ormai era irrecuperabile. Con un sospiro, si lasciò ricadere nuovamente sul cuscino.
Fece mente locale, cercando di organizzare la giornata, ma si trovò spiazzata. Da molto tempo non aveva un’intera giornata libera, tutta per se. Il lavoro, il fidanzato, la famiglia… occupavano il tempo, più o meno piacevolmente, certo, ma la costringevano a vivere in maniera nevrotica, senza tempo da dedicare a se stessa. Sul letto, si rilassava dolcemente. Stirò le braccia, sospirando per la piacevole sensazione. Oggi, decise, avrebbe fatto tutto con calma.

La mano destra scivolò sotto le coperte, andando ad accarezzare dolcemente la curva incavata del ventre teso. La mano scorreva piacevolmente sulla pelle nuda, soffermandosi un istante sull’ombelico, in un ghirigoro leggero, prima di proseguire più giù, fino ad arrivare al delicato elastico delle mutandine rosa che indossava. Le dita si insinuarono piano sotto la stoffa leggera, tichettando appena sul monte di venere, liscio e morbido al tatto. Poi appena più in basso, a sfiorare piano le grandi labbra, in un tocco delicato. I primi brividi di piacere iniziarono a percorrerla, già pregustando il piacere che di lì a poco si sarebbe donata. Aumentò un po’ la pressione, fino a toccare lo spacco tra le labbra, già umido di umori. Piano, lentamente, le dita iniziarono ad esplorare quel punto, senza penetrare. Piano, una pressione leggera… Sospirò, salendo fino al clitoride, il centro del piacere. Una pressione circolare, che va piano piano ad aumentare di forza, di intensità. Ormai è la ricerca del piacere che domina ogni gesto. Scostò le coperte, sfilando le mutandine e spostandosi sul bordo del letto. Da lì, a gambe oscenamente aperte, può osservarsi riflessa: i lunghi capelli rossi, gli occhi castani, le lentigini appena accennate sul volto, a donarle l’aspetto di eterna adolescente. Il seno piccolo e tondo, appena coperto dal reggiseno trasparente che non si è preoccupata di togliere. E poi giù, lungo il ventre piatto, fino al posto più nascosto di sè, il giardino segreto di ogni donna.

– Che bella fichetta… –

Solo questo esce dalle sue labbra, che va poi a leccare piano, rimirandosi nello specchio. La rosa imperlata di umori, e la mano che torna una volta ancora a tormentare il clitoride. Piccoli gemiti escono dalle labbra mentre continua a darsi piacere, toccando, strusciando, immaginando la lingua di un uomo che sapiente le dona piacere, esattamente come lo vuole. Quando il piacere è al culmine, le dita affondano, due, fino in profondità, andando a cercare l’orgasmo, impiastricciandosi dei suoi umori. Cerca di resistere, di prolungare il piacere, ma semplicemente non resiste. Le dita affondano con forza, ripetutamente, fuori e dentro di lei, finché la schiena non s’inarca, e l’orgasmo arriva, a scuoterla dal profondo.
Si rilassa, allungando la schiena, portando alle labbra le dita intrise dei propri umori, e succhiandoli appena, golosa e ingorda.

Anche se non era iniziata bene, la giornata stava proseguendo decisamente meglio.

Come sfruttarla?

Ciao! Se avete consigli su come lidia dovrebbe riempire la giornata, sono ben accolti!
Spero che questo racconto vi sia piaciuto… è parecchio che non scrivo, ma questa sera mi sentivo ispirata! E vogliosa…

justforplay@live.it

Si alzò, dando un’occhiata allo specchio. A veva un sorriso soddisfatto, un’aria rilassata che non aveva più da tanto tempo. Con il suo passo leggero, si diresse fino al bagno dove sfilato il reggiseno, si infilò sotto la doccia. L’acqua bollente le diede una sensazione di dolce spossatezza, ed indugiò a lungo, massaggiandosi con la spugna delicata sulla pelle chiara. Nella mente intanto si affacciavano le diverse possibilità con cui poteva sfruttare quella giornata. Un giro di shopping? Perché no. Uscita dalla doccia, si dedicò piano piano al rito a cui ogni donna ama dedicarsi, ma che troppo spesso è fatto di corsa: la cura del corpo.

Un brivido leggero sulla pelle, quando la crema fredda venne a contatto con la pelle ancora calda dopo la doccia. Un massaggio lungo le gambe, salendo lenta dai piedi lungo i polpacci e fino alle cosce. Lì, tra le gambe, indugiò un attimo, sospirando appena, qualche istante. Si tirò su con un gemito, decidendo di vestirsi. Ci sarebbe stato tempo anche per quello.
Le autoreggenti color carne scorrono delicate lungo le gambe, come una carezza morbida. I capelli, lunghi e lisci, sfiorano morbidamente la schiena nuda della donna. La biancheria, nera, viene infilata, ed è così che esce dalla stanza.
La musica bassa della radio accompagnò i movimenti della donna, che si affacciò poi fuori dal bagno, nella camera da letto. E da lì uscì, ritrovandosi in quella  che è la zona comune della casa che divideva con altre due ragazze: un piccolo atrio dove sono stati piazzati divani e poltrone sgangherate.
Convinta al cento per cento di essere sola a quell’ora, non si preoccupò di coprirsi, ne di assumere un atteggiamento più consono: esce canticchiando, avviandosi verso la cucina. Peccato che a metà strada, una voce appena roca e sconosciuta alle sue spalle, la fece sobbalzare.

– Ma che bel buongiorno! Claudia aveva detto che non ci sarebbe stato nessuno in casa…

Spaventata, rigida, si rilassò appena solo quando sentì nominare la coinquilina. Evidentemente era qualcuno che si era portata a casa la sera prima. Non che la cosa cambiasse di tanto: era pursempre in autoreggenti e biancheria intima davanti ad un perfetto estraneo.
Si girò appena, ruotando il busto ed aggrottando appena le sopracciglia, coprendo il seno appena nascosto dal reggiseno trasparente con l’avambraccio.
Osservando la figura dell’uomo, aggrottò appena le sopracciglia, con aria incuriosita. Era sicuramente un bel ragazzo. Le ricordava vagamente un personaggio di un telefilm, Sawyer, di Lost. Sarà stata la barbetta incolta o i capelli lunghi e biondicci, disordinati.

– Beh, evidentemente si sbagliava. E poi scusa, ti ha lasciato da solo a casa nostra? Se eri un ladro o che? –

Si sentiva abbastanza ridicola, in quella posizione, ma di certo non poteva svignarsela così. Non era difficile però notare lo sguardo interessato con cui le fissava sfacciatamente il sedere, fasciato nel perizoma intonato al reggiseno.

– Che hai da guardare? Non hai mai visto un paio di chiappe? –

La voce della donna uscì meno sprezzante di quanto intendeva. Forse perché, nel guardarlo, notò quello che era il principio di un’erezione dentro i boxer di lui.

– Beh, se non si fida di suo fratello… – con un sorrisetto sghembo e decisamente sfacciato, proseguendo poi – E poi di culi ne ho visti tanti, ma non sempre si ha l’occasione di rimirarne uno così, a sorpresa. E tu che guardi? –

Lei arrossì appena, l’aveva beccata a fissare quell’erezione prepotente, mentre un languore leggero, acutizzato dall’orgasmo di un’ora prima, iniziò a scioglierla tra le gambe. Nessuno dei due si sorprese, quando il ragazzo si avvicinò, scostandole il braccio che copriva il seno e andando a poggiarvi al suo posto la propria mano. In quel momento, Lidia decise che oggi si sarebbe fatta guidare totalmente dal destino. Che oggi avrebbe deciso per lei. Fu la voce dell’uomo a riscuoterla ancora una volta dai suoi pensieri.

– Nemenneno davanti sei male, piccola…-

La mano di lui andò a cercare il capezzolo sotto la stoffa leggera, stringendolo tra le dita, sentendolo inturgidirsi sotto la propria mano. Un piccolo gemito uscì dalle labbra della donna, che si scostò da lui giusto il tempo di sorprenderlo: con un movimento lento e sinuoso, si chinò, fino a inginocchiarsi ai piedi del ragazzo. Uno sguardo così, con aria maliziosa, dal basso verso l’alto, mentre le mani scivolano lungo i fianchi di lui, fino ad afferrare il bordo dei boxer e farli scendere verso il basso, rivelando il membro di lui. Lo osserò un paio di secondi, passando delicatamente la lingua sulle labbra, inumidendole appena, come a gustare il contatto che da lì a poco sarebbe avvenuto.
Inclinò appena il capo, fino a raggiungere con la lingua la cappella liscia, iniziando a leccare piano, in un’espolorazione lenta e attenta. Percorse l’intero membro, dalla punta alla base, tracciando linee invisibili di saliva. Giocherellò appena con la punta della lingua sul filetto, finché la mano di lui, prepotente, si posò dietro la nuca di lei. Una spinta non troppo gentile, che la costrinse quasi ad aprire la bocca per accoglierlo tra le labbra. E fu la mano di lui a spingerla fino in fondo, mentre un brivido di eccitazione le percorse la schiena, eccitandola sempre di più. Il ritmo si fece pressante, e la donna lo seguì senza interferire, assecondando anzi i gesti sempre più veloci, che la costringevano ad una penetrazione più profonda, fino in fondo alla gola. La mano di lui si insinuò tra i capelli, tirandole indietro la testa, costringendola a sollevare lo sguardo sul suo volto. Le labbra turgide e umide erano invitanti, ma evidentemente non gli bastavano. La sollevò, invitandola con una carezza a proseguire verso la cucina. Con una pressione sulla schiena, la spinse a novanta, la pancia premuta contro il freddo del tavolo. Il perizoma finì buttato a terra da un gesto brusco di lui, che non si preoccupò però di sfilare le calze o il reggiseno.

– Mi piacciono gli uomini che sanno quello che vogliono… – La voce di Lidia uscì con un sospiro di piacere, quando la mano di lui andrò a frugare nell’umido che aveva tra le gambe.

– E a me piacciono le donne troie come te, che si depilano tutta la fichetta e si bagnano come le cagne in calore… –

La mano dell’uomo continuò l’esplorazione, andando ad infilare, una dopo l’altro, tre dita nella profondità di Lidia, che con un colpo di bacino ed un gemito l’invita ad andare più infondo. L’uomo senza nome accolse l’invito senza troppe remore, sfilando la mano intrisa di umori dal corpo della donna e andando a dirigere il membro tra le gambe di lei, penetrandola con un colpo di reni ed un gemito.
La destra dell’uomo sul fianco della donna, in una presa ferrea che la teneva ferma, rendendole impossibile tirarsi indietro ai colpi profondi e decisi dell’uomo. La sinistra ancora tra i capelli di lei, a tenerle la schiena arcuata.
Impudica, la mano di Lidia scivolò lungo il proprio corpo, raggiungendo il clitoride che prese a stimolare, aggiungendo piacere al piacere.
Il crescendo di gemiti portò ad un urlo soffocato della donna, nel momento in cui l’orgasmo agognato arrivò prepotente. Un leggero tremito le percorse il corpo, e l’uomo con un sorriso strafottente si sfilò da dentro di lei.

– L’ho capito appena ti ho vista che eri una porca… Girati. –

Il tono prerentorio, a cui la donna non è mai stata abituata, sembra eccitarla ancora di più. Si volta, assecondando la presa di lui sulle proprie spalle, che la costringe ad inginocchiarsi ancora, davanti al membro di lui, lucido dei propri umori. Fece per prenderlo nuovamente tra le labbra, ma l’uomo sapeva davvero cosa voleva, e come ottenerlo. La mano tornò a stringerle i capelli, trattenendola a pochi centimetri da se, mentre con la mano libera prese a masturbarsi.

– Apri la bocca come si deve… E ingoia. –

Davanti a quel tono prerentorio, non potè fare altro che spalancare la bocca ed aspettare. Pochi istanti e un getto potente la investì. La sensazione fu quella di sentirselo arrivare dritto in gola quel sapore vagamente amarognolo. Gli altri schizzi bollenti la costrinsero a chiudere gli occhi, ed arrivarono sul viso e sul petto, e ad impiastricciarle i capelli persino. La mano la spinse in avanti, fino al membro ancora eretto, e non ci fu bisogno di sentirselo dire. Con la lingua ripulì il cazzo, pulendo l’ultima goccia un un gesto delicato della lingua. Quando finì lui lasciò la presa, contemplandola un istante.

– La faccia piena di sborra, con le autoreggenti e senza mutande… Come ti chiameresti? –

– Troia… – Fu l’unica parola che le uscì dalle labbra, insieme ad un sorriso malizioso quando lui le passò il dito sulla guancia sporca di seme, raccogliendolo, e glielo posò sulle labbra, da succhiare.

– Proprio una troia… –

Fu l’ultima parola che gli sentì dire, prima che si voltasse e tornasse nella camera di Claudia, lasciandola sola, nuda e infreddolita.

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