Skip to main content
Racconti EroticiRacconti Erotici Etero

Una maschera di purezza – Capitolo 1

By 2 Settembre 2023No Comments

Acquista l’audioracconto

Ecco un’anteprima del prodotto

di Selemia

I capelli bagnati sono sparsi sul cuscino. La fodera bianca é trasparente in vari punti a causa dell’umidità e la ragazza si rigira tra le lenzuola, in un dormiveglia che non l’ha lasciata riposare tutta la notte.

Caldo, semplicemente fa troppo caldo per riuscire a dormire. Lasciare i capelli bagnati non ha fatto altro che aumentare l’umidità della stanza, creando il microclima perfetto per una sauna.

Apre gli occhi. L’orologio segna le sette. Troppo presto per uscire, troppo tardi per fare qualsiasi cosa prima di andare a lavoro. Il suo sguardo si sposta dall’orologio appeso alla parete bianca, fino al condizionatore. Quel maledetto coso non funziona. Il bello è che ha scelto quell’appartamento, proprio per il condizionatore. Una fregatura. Il tecnico è anche stato ironico al telefono “Signorina si rende conto che in questo periodo abbiamo troppo lavoro?! Passeremo quando riusciamo” Ecco…Il quando riusciamo, si è trasformato in due settimane di attesa. Sbuffa, alzandosi dal letto controvoglia, lasciando che le lenzuola scoprano la pelle nuda sotto di esse. La pelle chiarissima della giapponese sembra quasi riflettere la luce, mentre i lunghi capelli neri, decisamente arruffati e ancora umidi, le ricadono lungo le spalle. Alcune ciocche le disegnano dei piccoli cerchi fin sul seno.

Raccoglie i capelli con un elastico, dirigendosi verso il bagno, uscendone solo diversi minuti dopo, almeno parzialmente vestita. Reggiseno lilla, mutandine coordinate di pizzo. Si guarda nello specchio, mentre indossa una camicetta e una delle sue solite minigonne.

Per fortuna ha decisamente più forme delle altre orientali,, altrimenti sarebbe una figura decisamente troppo anonima. Quella terza di seno, le gambe lunghe, messe in risalto dalla minigonna e quei tratti un po’ infantili, la fanno sembrare decisamente più giovane del dovuto. Ha trent’anni, ma ne dimostra al massimo una ventina. Del tutto vestita, con i capelli ancora umidi, raccolti sulla testa in modo discretamente disordinato, esce di casa.

L’aver fatto prendere fuoco più volte alla cucina dell’appartamento precedente, l’ha fermamente convinta di non essere minimamente in grado di cucinare. Per questo motivo si reca ogni mattina al solito bar, prima di andare al lavoro. Un caffè, un toast e la sua giornata può partire senza troppi problemi. Il suo unico pasto fino alla sera, dove in genere ordina a domicilio o si ferma a comprare pasti pronti, in qualche supermercato aperto fino a tardi.

In compenso, almeno, dentro a quel bar c’è lui. Mark é un uomo di bell’aspetto, giovanile, nonostante in realtà dovrebbe avere sui quaranta/quarantacinque anni. Gentile, piuttosto premuroso, sorride ed è carino con tutti i clienti, ovviamente, ma in particolare, nutre una sorta di strano affetto per la giapponese. Le sembra quasi di avere a che fare con un essere innocente. Motivo per cui, ogni volta che la vede entrare dalla porta del suo locale, la accoglie sorridente, sventolando la mano e spostando una sedia per farla accomodare vicino al bancone.

<Buongiorno Yui!> La ragazza tiene quasi sempre lo sguardo basso di fronte a lui. Un tentativo piuttosto magro per evitare che lui noti il rossore che ricopre le sue guance ogni volta che lui pronuncia quel nome. Ovviamente il barista, invece, lo nota chiaramente. La trova tenera, decisamente più timida di tutte le clienti di quel posto. Alcune gli lasciano il numero, altre gli chiedono di uscire, altre ancora gli si buttano letteralmente addosso. Quella giapponese invece è diversa. Viene tutte le mattina da quando si è trasferita lì, proprio nel palazzo di fronte al suo bar. Ogni mattina si siede vicino al bancone e resta in silenzio mentre fa colazione. Se non fosse lui a provare a parlarle, lei non spiccicherebbe una singola parola. E’ stato lui a chiederle come si chiamasse e rimase sorpreso quando scoprì che lei invece conosceva già il suo di nome. In più, era la prima volta che vedeva una orientale con delle forme apprezzabili. Di solito sono magre, piatte e piuttosto insulse,

almeno per i suoi gusti, ma questa invece… Ci ha messo lunghi secondi a staccare gli occhi da quelle gambe la prima volta che l’ha vista entrare nel bar. Non è particolarmente alta, 1,68 circa, ma qualcosa nel suo aspetto é semplicemente ammaliante. Per non parlare della scollatura di quelle camicette, che lascia sempre intravedere una parte del reggiseno.

Tanto che nei giorni ha imparato a riconoscere tutti i colori della sua biancheria. Chissà se è una cosa che fa solo per lui o se si veste sempre così. Una volta gli è parso di vederla abbottonarsi gli ultimi due bottoni dopo essere uscita, ma magari é stata solo un’impressione.

<Il solito?> La giapponese annuisce, sedendosi e accavallando le gambe sopra lo sgabello. Mark é più alto di lei, la supera di parecchi centimetri e come al solito, apprezza quella scollatura, constatando che oggi indossa il lilla. Il suo preferito é il reggiseno nero di pizzo, che contrasta motlissimo con la pelle chiara di lei, ma anche quello sembra carino. Si passa la lingua tra le labbra, per poi sorriderle contento.

<Patito il caldo stanotte?> La giapponese annuisce di nuovo, dischiudendo appena le labbra per emettere un pesante sospiro prima di parlare.

<Sono andata a letto con i capelli bagnati sperando servisse…Ma non è servito> La sua voce è piuttosto melodica, un po’ acuta, ma con un’inflessione dolce. Molto diversa da quella di Mark, bassa e leggermente roca. Trent’anni a fumare sigarette non l’hanno resa migliore. L’uomo si accarezza una guancia, leggermente ispida per la barba corta, mentre i capelli castani sono composti e ben pettinati. Forse sono quei capelli a farlo sembrare molto più giovane di quel che è. La giapponese si scosta una ciocca di capelli che le cade di fronte al viso e solo in quel momento alza lo sguardo su di lui, osservando la linea della sua mandibola, il modo in cui le sue dita accarezzano quella guancia, desiderando per un attimo di sentire quelle mani su di sé. Un pensiero fugace e momentaneo, che le porta una vampata di eccitazione, che scende dal suo stomaco, fino in mezzo alle cosce della donna. Un lieve rossore le colora il viso. Per quanto non sia cresciuta in Giappone e sia abituata agli usi occidentali, é stata cresciuta in modo tradizionale dalla sua famiglia. Essere discreti e dare quell’impressione di purezza é qualcosa che ha radici profonde dentro di lei. Eppure, nonostante l’apparenza, la sua mente ha una visione chiara e concreta di dove vorrebbe che quelle mani passassero in quell’istante.

<Anche io. Per fortuna ho il condizionatore…> lo sguardo un po’ dispiaciuto sulla faccia del barista, anche se quel dispiacere è mischiato ad un sorriso ironico.

<Non te lo hanno ancora aggiustato vero?> ridacchia un po’. Trova ironico che la ragazza stia ancora aspettando l’arrivo dei tecnici. Chiunque altro avrebbe chiamato altri o rotto le scatole al proprietario di casa no? Lei invece pazienta. E’ una qualità rara la pazienza e lui sembra apprezzarla particolarmente.

<Ma se ti portassi in piscina? Uno di questi pomeriggi che non lavoro. Ti andrebbe?> Non è la prima volta che Mark la invita ad uscire. Le lancia continuamente frecciatine e piccoli inviti, ma lei ha sempre rifiutato con cordialità. Prima il trasloco, poi il lavoro arretrato, sempre piccole scuse, ma lui insiste. D’altra parte, l’idea di passare un intero pomeriggio con lei non suona affatto male, oltre al vantaggio di poterla vedere in costume da bagno. Tuttavia, è praticamente certo che lei rifiuterà anche questa volta. Non ha motivo di assecondarlo, per quanto tutti i segnali che manda siano di interesse reciproco.

<Va bene> Il barista si blocca per un attimo nel sentire quella risposta. Va bene…Va bene… Ci ragiona anche su, come se avesse posto la domanda nel modo sbagliato.

<Grande! Facciamo domani?> Meglio non lasciarsi scappare l’occasione. Magari è in luna buona per una volta! Yui sorride e annuisce, con un sorrisetto imbarazzato che lo fa intenerire. Quegli occhi così neri saranno bellissimi da vedere da vicino. E’ un pensiero certo

nella mente di Mark. Servire gli altri avventori del locale é quasi spiacevole mentre é presente Yui. Vi è da dire che almeno ha la scusa per fare il giro del bancone e, casualmente, lasciar cadere sempre quel cucchiaino a terra. Doversi chinare, vedere come quella minigonna copra appena le cosce della giapponese. Lei, da parte sua, sembra decidere di cambiare posizione della gambe sempre in quel momento, lasciandogli intravedere un pezzo di biancheria. Sempre coordinata, sempre dall’aria fin troppo sexy. Un gesto che gli ha sempre fatto pensare a come, Yui in effetti, sia interessata a lui. Però fino ad oggi si era sempre rifiutata di uscire. Quel giorno invece, sembra tutto diverso. Anche la giapponese si alza appena lo vede fare il giro del bancone. Un gesto diverso dal solito. Si sistema la gonna e poi torna a sedersi, bevendo il suo caffè e tirando qualche morso al toast. Mark è incuriosito da quel gesto, ma non ci fa troppo caso lì per lì. Solo dopo qualche minuto, quando lei è uscita dal bar, nota la presenza di un foglietto sotto alla tazzina del caffè. Un numero di telefono scarabocchiato su un tovagliolo. Sorride, piacevolmente compiaciuto.

La pelle chiarissima, le forme racchiuse sotto un costume nero, con dei laccetti che lo tengono ben saldo sul seno e sui fianchi di lei. La parte die sopra, in particolare, è tenuta solo da un fiocco, ben allacciato al centro della schiena. I capelli lunghi, lasciati sciolti, le ricadono fino al sedere. Ogni secondo che passa a guardarla, Mark si convince un po’ di più che basterebbe così poco per slacciare quel nodo e lasciar cadere a terra il costume.

Tuttavia la piscina affollata non aiuta nell’intento. Si gratta la testa, mentre se ne sta sdraiato sul lettino, in costume blu anche lui, e osserva la ragazza che si sta bagnando nell’acqua che le arriva ai fianchi. Le goccie d’acqua riflettono il sole, facendola quasi scintillare. La osserva uscire dall’acqua, camminare lungo il bordo piscina, fino ad arrivare di fronte a lui.

<Che c’é?> Incuriosito nel trovarsela di fronte.

<Facciamo un giro là?> Indicando con il dito una zona della piscina più tranquilla, una specie di pineta dove è possibile mangiare e starsene all’ombra. Nessuno è in quel punto al momento, sono tutti impegnati in acqua, sugli scivoli, nei chioschetto.

<Perché no> Mark si alza, poggiando una mano sulla spalla della giapponese e camminando con lei fino alla pineta. Si addentrano, camminando tra gli alberi. Il caldo lì si fa meno torrido e una lieve brezza soffia tra i tronchi.

<Ahhh si sta benissimo qui> ride Mark, fermandosi appena dietro di lei dopo aver superato un grande tronco. La vede girarsi e le sorride. Yui annulla la distanza tra i loro corpi improvvisamente, veloce, sicura, schiacciando il proprio seno contro il petto di lui e avvicinando le proprie labbra a quelle di Mark. Un gesto inaspettato, che lo coglie di sorpresa per un istante. Il suo cuore accelera leggermente e lui preme le mani sul corpo morbido e fresco di lei. Le sue labbra sono morbide, gentili, si dischiudono per lui. Infilare la lingua nella sua bocca lo trova inaspettatamente facile e un gemito da parte della giapponese, gli fa capire che é un gesto più che gradito. Le sue dita si chiudono intorno al costume di lei, esaudendo quel desiderio, il poter tirare quei laccetti che si chiudono dietro alla sua schiena. Subito dopo, le sue mani, scendono, fino al suo sedere, sollevandola appena da terra. E’ leggerissima e lei allarga le gambe sentendosi sollevata, quasi issandosi sopra di lui. Sente chiaramente il sesso caldo di lei premere sul proprio membro e un brivido di eccitazione gli scorre sotto le pelle.

<Mi hai slacciato il costume> Lei è rossa in viso e la sua voce è quasi tremante mentre parla.

<Lo so> Mark ride, mentre si gode quella sensazione di lei premuta del tutto contro di lui, sorretta solo dalle sue mani. Il top del costume è ancora lì, tenuto su solo dalla loro

vicinanza. Le loro labbra si incontrano di nuovo, avvolgenti, intense, mentre i sospiri si fanno più forti.

<Non possiamo…> la voce di Yui, eccitata, calda, esattamente come la sente bagnata mentre si sfrega contro di lui.

<Lo so…> Mark ride, continuando a baciarle le labbra, la pelle, sollevandola leggermente di più per strofinare la faccia tra i suoi seni, mentre il suo membro strofina di nuovo contro di lei mentre la fa tornare all’altezza della propria vita. Poco dopo lascia andare quei glutei, lasciandole posare di nuovo i piedi a terra. Appena lei si allontana dal corpo di lui, la parte superiore del costume cade e Mark può ammirare come quei capezzoli, piccoli e di un rosa intenso, siano duri ed eccitati per quel breve contatto. A pochi passi dietro di lei c’é un albero e lui, letteralmente, la spinge, lentamente, baciandola, facendole appoggiare la schiena contro quel tronco. Le labbra rimangono unite, mentre una mano le accarezza il seno, passando più e più volte le dita sul capezzolo, tirandolo, stringendolo, godendosi il suono della sua voce che cambia, il suo ansimare ogni volta che lo fa. L’Infilare la mano dentro al costume di Yui è semplicemente troppo forte come desiderio per poter resistere.

<Yui…> Dice il suo nome, solo per vederla arrossire ancora di più mentre le dita si insinuano sulla pelle liscia e bagnata di lei. L’espressione di Yui, mentre sente quelle dita toccare la parte più intima di sè, fino ad entrarle dentro, è semplicemente troppo sexy per poter resistere. Le labbra socchiuse, tremanti, gli occhi chiusi, le dita strette contro il petto di Mark, mentre le unghie gli graffiano appena la pelle.

<Vieni a casa mia?> Lo chiede mentre le sue dita stanno continuando ad entrare ed uscire da lei, senza pietà. <Ho il condizionatore…> Una risata roca ed eccitata dalle sue labbra. Yui non può far altro, semplicemente dice <Sì>

10
2

Leave a Reply