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Vita di paese – scuola

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Intervallo.

Cristina mi si avvicinò titubante. Eravamo molto amici in quel periodo.

Non mi piaceva molto, i suoi lineamenti duri, il culo piatto non rientravano nei miei gusti, ma era comunque molto sexy, bruna, con 2 tettine piccole ma sode.

La classica lolita che tirandosela da donna, col fisico acerbo, faceva sbavare soprattutto i maschi di una certa età.

Ed infatti il suo fascino colpì il professore di latino’

Un giorno si avvicinò, circospetta.

‘Senti! Ho un problema”

Si avvicinò parlando sottovoce, guardandosi attorno preoccupata di non farsi sentire.

‘Secondo te per rimanere incinta basta una spruzzata anche fuori?’

‘Che dici Cri?’

‘Voglio dire’ Ci vuole una penetrazione completa per rimanere incinta?’

Non risposi subito, era molto preoccupata. Faceva tenerezza, un cagnolino bastonato.

‘Non credo proprio’ Non &egrave così facile come si pensa restare incinta!’

Si rilassò un attimo’

‘Ma dimmi, che &egrave successo” la mia curiosità si stava facendo morbosa. Iniziavo a sentire l’eccitazione che cresceva, il solito brivido percorrermi la schiena.

Cristina, ragazza sveglia se ne accorse subito.

‘Ti piacerebbe saperlo eh! ‘ sorrise maliziosa.

‘Ti giuro! Non dico niente a nessuno! Dai’ dimmelo..’.

Mi voleva bene Cristina. Non le piacevo, ma mi voleva bene.

E si fidava di me, ero suo amico.

‘Il professore di latino’ sai.. lui’

‘Te lo sei fatto!’

‘Beh, in realtà sai che mi piaceva’ ieri mi sono fermata alla fine delle lezioni, con la scusa di chiedergli spiegazioni sull’ultima lezione’ mi ha offerto di accompagnarmi a casa in macchina’

Non stavo più nella pelle, incurante che qualcuno potesse vedermi, seduto sulla ringhiera delle scale, mi palpavo il cazzo ormai durissimo.

‘Eravamo giunti quasi sotto casa quando fermò la macchina. Mi guardò con una luce negli occhi che non lasciava dubbi. Durante il tragitto avevo lasciato che la minigonna salisse sulle mie cosce, mostrando sempre di più. Forse aveva visto anche i miei peli, visto che non indossavo le mutande.’

‘E tu vai in giro senza biancheria intima?’

‘Non la sopporto e poi mi piace sentire la stoffa che sfrega sulla mia patatina”

Mi guardò maliziosa, stava giocando come il gatto con il topo.

‘Mise una mano sul mio ginocchio, e visto che non reagivo la mano prese a salire, palpandomi l’interno della coscia, sino ad impossessarsi della mie labbra’ quelle”

‘Cristina, mamma quanto sei troia, non ce la faccio più”

‘Si liberò dei pantaloni’ aveva il cazzo duro, un bel cazzo, non molto lungo ma grosso, tozzo, sormontato da una cappella enorme. Più grosso del tuo’! Dai rimettilo dentro! Guarda che ti vedono!’ Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quell’uccello. Sai, Fabio, il mio ragazzo, ha un cazzo molto più piccolo, non ne avevo mai visti di così grossi”

‘Perché, vuoi dire che &egrave davvero più grosso del mio?’.

Glielo mostrai, scappellato oscenamente, duro come una pietra.

‘Stai buon che ci vede qualcuno’ Mi ha preso una mano e l’ha portata sul cazzo, me l’ha fatto stringere nel palmo, poi mi ha suggerito il solito su e giù’ Lo sai, il prof mi piaceva, ma il suo cazzo mi fece completamente perdere la testa. Mi chinai e lo imboccai senza che dicesse nulla.

Smettila Fra. Ci beccano!’

Lottavo per farle prendere in mano l’uccello.

Le afferravo il braccio ma lei, dopo un rapido tocco, si divincolava, guardando attorno preoccupata.

Ma era eccitata.

Seppur preoccupata, continuando a torturami proseguì il racconto.

‘Mentre lo spompinavo sentivo la sua voce, in lontananza, erano parole offensive, volgari, ma non mi appartenevano. Pensavo solo a come riuscire ad imboccare quella cappella enorme che non stava nella mia bocca.’

‘Cri, smettila o ti vengo sui pantaloni”

Soddisfatta ed eccitata dall’avermi in pugno continuò a raccontare:

‘Nel mentre mi aveva infilato 2 dita nel culo’ Mamma che male!

Fabio non l’aveva mai fatto. Subito mi irrigidii, ma dopo poco sentii un calore’ immenso, sconosciuto, invadermi coinvolgendo il corpo la mente, tutta me stessa.

Mi chiese se l’avevo già preso dietro. Risposi di no.

Tra me e me pensai che forse era la migliore maniera per non rimanere incinta.

Così a poco a poco lo lasciai fare.

Lui, insistente, mi mettesse in ginocchio, sul sedile della macchina, e dopo aver stropicciato per bene le mie chiappe, dopo avermi preparato per bene con le dita, spinse quell’enorme cappella nel mio buchino.’

‘Ti avrà rotta completamente’

‘All’inizio ho urlato dal dolore”

‘E poi..?’

‘A dire il vero’ la sensazione di dolore non mi ha mai abbandonato, ma il prof dura molto di più di Fabio.

Con lui tutto si conclude in pochi minuti!

Il prof invece ha fatto avanti ed indietro per una buona mezzora. Quando l’ha tirato fuori, stavo per venire anch’io’

Mi ha sborrato sul culo ed ho sentito chiaramente la sborra scendermi lungo la figa, accarezzarmi le cosce prima di sporcare tutto il sedile. Lì ho iniziato a preoccuparmi.’

Un’altra panciata di cazzo duro.

Pensai che l’avrei riscossa con Simonetta, ed infatti poche ore dopo la sodomizzai sulle scale di casa, eccitato dal fatto che potessero sorprenderci.

L’ultimo anno del liceo mi rimase impresso perché fu organizzata una settimana bianca.

Ricordo soprattutto il viaggio di ritorno, in pullman.

Le coppie che si erano formate durante la vacanza occupavano i sedili anteriori.

Dietro, in fondo al pullman, c’eravamo noi, perenni single, che facevamo casino, bevendo grappa di pessima qualità, cercando di allungare le mani sulle ragazze rimaste libere.

Una di queste era Patrizia. La mia Patrizia.

Da tempo faceva coppia fissa con Beppe e tutti la consideravano una cosa seria.

Non dava confidenza a nessuno. Tutti la rispettavano e non ci provavano perché temevano Beppe.

Il mi rancore era invece ancora vivo, malgrado fossero passati un paio d’anni da quando ancora nutrivo qualche speranza di uscire con lei.

Cercai di coinvolgerla nel gruppo di amici. Dimostrandomi simpatico, la convinsi a festeggiare tutti insieme, la fine della vacanza.

Mi guardò con tenerezza, ricordando forse quanto sapeva che l’avevo amata, e accettò il primo brindisi sorridendomi, languida.

Il viaggio scorreva allegramente, altri brindisi, altra grappa che scendeva nello stomaco.

Oramai eravamo tutti più che allegri.

Patrizia, che poco sopportava l’alcool appoggiò la testa sulla mia spalla, socchiudendo gli occhi, le girava la testa, strascicava le parole.

La minigonna era salita lungo le gambe nude, scoprendo il bordo degli slip.

Guardai affascinato.

Le accarezzai una gamba, lentamente risalii sino ad alzarle la minigonna.

L’alcool e la sua pelle.

L’attimo in cui scostai le mutandine e sentii la morbidezza dei suoi peli.

Patrizia non disse niente quando le strinsi la fica nel pugno.

Sentivo il contatto con la carne tenera, calda umida

Attraverso la sottile stoffa si stava inequivocabilmente bagnando.

Il cazzo era ormai durissimo, me ne resi conto, pensai a Beppe e con un ghigno di soddisfazione lo tirai fuori.

Iniziai a masturbarmi lentamente, al suo fianco, mentre con la mano le torturavo il clitoride.

Patrizia gemeva, mugolava, la mente appannata dall’alcool, rilassata, disponibile.

Allargò istintivamente le gambe per permettermi una più agevole masturbazione.

Quando le infilai 2 dita nella fica fradicia di umori, si morse le labbra, trattenendo un gemito, forse per non attirare l’attenzione.

In realtà, in breve tutti si resero conto di quanto stava succedendo.

A poco a poco si avvicinarono circondandoci, ridendo, commentando volgarmente, dapprima sottovoce, poi senza pudore, increduli, sempre più eccitati.

Spinsi con decisione la testa di Patrizia sul mio pube.

Non si era resa conto che era coinvolta in un ‘atto sessuale in luogo pubblico’.

Le strusciai la cappella sulle labbra, sul viso, dolcemente, e dopo un poco dischiuse le labbra e iniziò a leccarmi la cappella.

Mi allungai sul sedile per avere una migliore visione del pompino.

Non potevo crederci.

Avevo sognato Patrizia per anni. Avevo pianto per lei, per averla, ma mi era stata negata.

Forse dal destino.

Beppe me l’aveva portata via, per sempre, ed ora, in pubblico potevo approfittare di lei.

La situazione era irreale.

Gli amici vicino mi incitavano, ubriachi ed eccitati, non si rendevano conto che il clamore avrebbe potuto tradirci.

Ormai tutto il pullman sbirciava verso il fondo, cercando di capire ciò che stava succedendo.

Mi alzai e feci accucciare Patrizia sul sedile, di fianco, mostrando a tutti i suo bel culo.

Le accarezzai la figa, riempiendomi la mano dei suoi umori.

‘Sta proprio godendo la porca!’

Mostrai agli amici la mano bagnata.

Mi sentivo un dio.

Cercando di non farle male la afferrai, divaricando le chiappe al massimo, cercando di mostrare a tutti la rosellina scura.

Esercitando con il pollice una pressione crescente sul buchino, lo aprii, penetrandola sempre più in profondità.

La facilità con cui la penetrai non passò inosservata. Evidentemente Beppe l’aveva rodato bene !

‘Ce l’ha rotto! ce l’ha rotto!’

La scoperta li esaltò ulteriormente.

‘Questa ne ha presi a chilometri di cazzi in culo!’

I commenti si facevano sempre più osceni, e ciò contribuiva a fa crescere l’eccitazione in me.

Alcuni amici vollero provare masturbarle il culo. Le dita si moltiplicarono.

Io ripresi ad accarezzarle la fica, mentre oramai Patrizia era palpata da mille mani, prepotenti, invadenti, incuranti di tutto ciò che sarebbe potuto succedere.

Sentivo chiaramente che continuava a godere. La fica continuava a secernere umori. Brividi di eccitazione percorrevano il suo corpo.

Ora due ragazzi la penetravano insieme con le dita, si divertivano ad incularla a turno, uno usciva e l’altro entrava, crescendo d’intensità.

Patrizia ebbe un’ orgasmo devastante.

Tremava tutta,

Incapace di contenersi, di controllare l’esplosione dei suoi sensi, vibrava, si contorceva, premeva tutte quelle mani sul suo corpo, implorando silenziosamente di continuare’ sempre più forte’

Mario le sollevò la maglietta e iniziò a strizzarle le tette, senza alcuna attenzione. Patrizia urlò,

Era tutta rossa in viso, i lineamenti trasformati dall’orgasmo.

‘Inculiamola, inculiamola, dai..’

‘Ha un sedere da favola”

‘Ce la facciamo per bene, tutti .. insieme”

Ebbi l’onore di sodomizzarla per primo.

Il fondo del pullman era diventato il teatro di un’orgia incontrollabile.

Mentre la scopavo velocemente nel culo, altre mani le martoriavano i capezzoli, Mario era riuscito a saltare sul nostro sedile e cercava di scoparla in bocca.

Patrizia sembra assente, con la mente. Ma il suo corpo reagiva da femmina.

Certo! Con quegli stronzi di Beppe e compagni non era abituata ad essere trattata con dolcezza!

Il pensiero di Beppe mi rese furioso, vibrai gli ultimi colpi con la maggior violenza possibile, pensai che le avrei sfondato il culo, avrei voluto infilarci anche le palle.

Le riempii la pancia con un litro di sborra, urlando come un animale.

Per fortuna, i miei gemiti vennero coperti dalle grida euforiche dei compagni che rapidamente presero il mio posto.

Mi stesi in fondo al pullman, stremato. Mi addormentai dopo una mezzora, mentre alcuni sedili davanti, Patrizia subiva ancora le attenzioni degli amici di scuola.

Se la incularono tutti.

Le loro voci accompagnarono il mio sonno.

‘ Mamma, c’&egrave un litro di sborra qua dentro, senti come scivola, non sento più niente!’

‘Aspetta, proviamo a pulirla!’

‘Attento, non farle male, attento alle unghie’

‘Tranquillo’ Guarda quanto ne aveva dentro”

‘Prova con tre dita, toglilo tutto’ dai che dopo tocca a me”

L’ultimo pensiero, prima di addormentarmi, fu per Beppe, sorrisi, felice.

Mi sentivo finalmente bene, rilassato.

Aveva avuto ciò che si meritava, pensai, di lì a poco la voce avrebbe raggiunto tutta la scuola, Patrizia sarebbe diventata una rotta in culo leggendaria.

Beppe sarebbe morto di vergogna e gelosia.

—continua’

‘se mi scrivete e mi dite che ne pensate! In questo sito non si deve solo leggere, ma anche partecipare’ anche solo con un proprio giudizio, critico, un suggerimento’

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