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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

03 – Monica (Parte 2 il culo)

By 13 Settembre 2022No Comments

Seguito di Monica (Parte I la fica)

– Come – disse impaurita Monica – Che significa?
– Dico che voglio incularti. Il tuo sederino mi ha affascinato dal primo momento che ho visto come lo agitavi in discoteca!
– Toglitelo dalla testa! … Non voglio e non l’ho mai fatto. E’ una cosa sporca, odiosa, contro natura e per di più dolorosa. Non ho intenzione di soffrire per farmi sodomizzare da te.
– Di questo puoi starne certa. Prendere nel sedere un cazzo come il mio non è una passeggiata specialmente per te che hai ancora l’occhiello chiuso. Chiedi a Chiara cosa prova quando la inchiappetto!
– Vaffanculo Fatmir – disse Laura – lascia stare il mio culo e pensa piuttosto al suo!
– Vedi cara, la prima volta è un’esperienza che ogni donna porta con sé per tutta la vita. Si può fare in tanti modi e in molte posizioni. Quando accade con la persona alla quale vuoi bene, si fa con molta calma e dolcezza e spesso è la donna che te lo offre decidendo di donarti tutta se stessa. Nel tuo caso invece non mi interessa se soffrirai o se sentirai dolore. Anzi, come dicevo prima, più patirai e maggiore sarà il mio godimento. Quando avrò finito di farti la festa, stai sicura che non potrai più scordarti di me e ogni volta che ripenserai a questo giorno ti verrà istintivo di stringerai le chiappe. Monica corse velocemente verso la porta cercando di fuggire, ma Laura, che aveva intuito le sue mosse, la precedette sbarrandole la strada.
– Ragazzina non essere sciocca! Non farmi pentire di averti lubrificato con quelle supposte! Fai la brava e lascia che ti faccia il culo; se ti rassegni vedrai che in poco tempo ci sbrighiamo e ce ne torniamo a casa. Tanto da qui te ne andrai solo dopo che te lo avrà rotto e riempito di sperma; quindi fai la brava e cerca di collaborare. Non capisco come un culo bello come il tuo che ti piace sbandierare ai quattro venti, sia ancora intonso! È incredibile che nessuno si sia preso la briga di sverginarlo!
– Perché mi volete fare questo? Che vi ho fatto? Non vi basta avermi distrutto la passera e fatto ingoiare quell’enorme cazzo? Perché proprio io?
– Buona bambolina non ti agitare! – Disse Fatmir – Il tuo culo ha fatto sbavare centinaia di maschi e chissà in quanti si saranno masturbati immaginando di poterlo penetrare! Quando balli in discoteca ti piace provocare agitandolo da tutte le parti fregandotene di tutti quelli che fai rimanere a cazzo dritto vedendolo ondeggiare! È venuto il momento di farti pagare pegno e sarà proprio il mio cazzo a farlo rompendoti il culo.
Visto che ormai la sua sorte è segnata ti lascio scegliere se vuoi che t’inculo con le buone nel senso che non fai storie e ti lasci sodomizzare e noi, sapendo che è vergine lo apriremo con tutta la calma e le attenzioni del caso. Oppure puoi ribellarti e prenderlo con le cattive, cioè ti allargo le chiappe e, in un attimo, te lo spingo dentro sfasciandoti l’occhiello.
Monica corse in camera tuffandosi a pancia sotto sul letto, sbattendo gambe e braccia in preda ad una crisi isterica, strillando che non aveva nessuna intenzione di farsi inculare. Io e Fatmir ci accendemmo una sigaretta sorseggiando un whisky nell’attesa dello stupro. Confesso che avevo il cazzo in tiro ma ero anche preoccupato per la sorte della ragazza. Laura avvicinandosi all’orecchio, accarezzandole i capelli, le sussurrò:
– Non fare così cerca di stare calma. Tanto il culo te lo farà in ogni caso, non hai scampo. Ti ho già inserito due supposte di glicerina che sciogliendosi lubrificheranno il retto internamente, adesso ti ungo anche l’ano, ma tu cerca di collaborare. Quando senti la cappella che spinge non contrarre i muscoli, e, una volta entrata, sappi che la parte più dolorosa è terminata. Vedi di non sfilartela altrimenti deve infilzarti di nuovo. La dilatazione dello sfintere è la parte più straziante. Evita questo dentro e fuori.
– Dici bene Chiara ma nel culo devo prenderlo io!
Laura sentendosi chiamare Chiara si rassicurò. La droga stava facendo effetto, la ragazza era disorientata. Se il giorno seguente le avesse chiesto qualcosa, lei avrebbe risposto di averla vista allontanarsi in compagnia di un’amica che non conosceva.
– Che credi che non me lo sia preso nel culo pure io? Guarda che la festa l’hanno fatta anche a me e come te non avevo nessuna voglia di farmi inculare. In più ero anche più piccola e completamente vergine; prima di quel giorno non avevo mai visto un cazzo in vita mia. I miei avevano affittato casa vicino Sperlonga a meno di un chilometro da una stupenda spiaggia libera con dune di sabbia che nascondevano la vegetazione. Fuori stagione era deserta, noi tre arrivavamo la mattina, pranzavamo in spiaggia e poi, verso le cinque i miei tornavano a casa, lasciandomi da sola a godermi gli ultimi raggi di sole. Approfittando della solitudine mi sfilavo il pezzo di sopra del bikini e mi crogiolavo al sole. A volte mentre ero a prona, abbassavo anche gli slip per togliere il segno del costume. Alle 18:30 tornavo a casa. Purtroppo qualche venditore ambulante doveva aver notato le nostre abitudini, e, un bel giorno, dopo che i miei se ne erano andati, mentre ero addormentata a pancia sotto, mi sentii afferrare per le braccia e per le gambe da due tizi dalla pelle olivastra che in un attimo mi portarono dietro la duna. Urlavo cercando di attirare l’attenzione, ma, immediatamente mi tapparono la bocca. Uno dei due andò a prendere la mia roba per non lasciare tracce della mia presenza. Mi ficcò in bocca la palla con cui giocavo a racchettoni imbavagliandomi con un fazzoletto. Tremavo come una foglia pensavo mi volessero sequestrare.
Poi, con calma, stesero sulla sabbia il mucchio di camicioni colorati che vendevano e mi ci fecero stendere a pancia sotto. I seni erano già al vento e in un attimo gli slip fecero la stessa fine. Capii che quel giorno sarei diventata donna, mi avrebbero stappato la fica stracciandomi l’imene. Non volevo assolutamente perdere la verginità in quel modo e cercai di divincolarmi. Non potendo gridare agitavo la testa. Uno dei due si mise davanti tenendomi ferma per le spalle. L’altro togliendosi il caftano mise in mostra la scimitarra con la quale sarei stata giustiziata. Non sto a riferirti i dettagli, non mi sembra proprio il caso di anticipare, le sofferenze che proverai. Sappi solo che quel giorno, tornai a casa camminando a gambe larghe con la fica e il culo rotti. Mi avevano fatto il servizio completo, ero stata forata da tutte le parti. Il primo vide bene di ridurmi in brandelli l’imene senza nemmeno sapere che ci fosse, vista la rapidità e la violenza con cui lo fece.
Non avrei mai immaginato che a togliermi la verginità sarebbe stato il cazzo mostruoso di un egiziano puzzolente! Il porco che mi teneva schiacciata in terra aveva un cazzo ancora più grosso dell’amico. Voleva assolutamente infilarmelo in bocca e per farlo lo strusciava sulla sabbia. Quando fu il suo turno, decise di prendersi anche lui qualcosa di vergine e, senza pulirsi, in un attimo me lo ritrovai tutto intero nel sedere. Pensa tu la sofferenza che patii nel farmi sfasciare l’occhiello da un anaconda piena di sabbia! Ovviamente una volta che i loro cazzi ripresero vigore chi mi aveva scopato volle incularmi e viceversa.
Per finire mi costrinsero a cavalcare uno di loro che mi strinse fra le sue braccia schiacciandomi il seno sul torace. Il compare si sistemò dietro e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, cercò di infilarlo nel sedere. La cosa fu molto complicata perchè con la fica piena il buco si restringe e il porco per riuscire a entrare dovette spingere con forza. Penso che le mie urla si siano sentite fino a Gaeta! Prendere due cazzi insieme in fica e in culo è sempre doloroso. Pensa quanto ho sofferto io che fino a mezz’ora prima ero vergine davanti e dietro!
Quando finalmente lo stupro terminò, mi lasciarono inerme in terra. Toccandomi vidi del sangue sulle mani. Con fatica raggiunsi il mare per sciacquarmi e per mandar via la puzza del sudore che mi si era appiccicata sulla pelle. Avevo lo stimolo di fare la cacca. L’aria pompata negli intestini, con una lunga flatulenza, uscì portandosi dietro buona parte di quella robaccia con cui mi avevano riempito l’intestino. Il buco dietro sembrava paralizzato, nonostante gli sforzi non riuscivo a stringerlo. Le dita continuavano a sporcarsi di sangue, non riuscivo a capire se provenisse da davanti o da dietro. Probabilmente per farmelo entrare nel culo durante la doppia penetrazione aveva dovuto forzare talmente tanto che, oltre a rompermi lo sfintere, mi aveva anche lacerato l’ano!
Misi un assorbente e tornai a casa. Ai miei dissi che mi era venuto il ciclo e che soffrivo di mal di pancia. Ho passato tutta la notte con le gambe aperte e il sedere in aria. Per una settimana non sono potuta andare in bicicletta e per fortuna non rimasi incinta. Il buco dietro è rimasto aperto per giorni e non ti dico quanto soffrivo quando dovevo defecare.
Pensare alla denuncia? Assolutamente no! Una della mia scuola, incorsa nella stessa disgrazia, denunciò lo stupro aizzata da amiche spavalde e intrepide le quali sono coraggiose esclusivamente se non coinvolte in prima prsona. Morale? Quei bastardi, assistiti da bravi avvocati, con il beneficio della condizionale non fecero neanche un giorno di galera. Passarono un anno assegnati ai servizi sociali. In compenso tutti erano a conoscenza dell’oltraggio capitato alla mia amica, alla quale avevano affibbiato la patente di “rotta in culo”. Un giorno, incontrandola in strada, uno degli stupratori, ebbe anche il coraggio di deriderla:
– Ciao dolcezza come stai? Passata la bua al sederino? Se vuoi riprovare, sono sempre a disposizione!
Io non avrei aggiunto al danno la beffa! Non volevo avere anch’io la patente di “rotta in culo”. Una volta presa questa cazzo di patente, ogni maschio si sente autorizzato a farti guidare la sua macchina.
– Perché non vuoi guidare la mia macchina? La patente ce l’hai?
Ragazza mia, dopo quell’episodio, l’unica macchina che ho guidato è stata quella di Fatmir! Purtroppo me la fa guidare spesso. Lui é il miglior istruttore di scuola guida di tutta Roma. Ha rilasciato la patente a un mucchio di ragazze come te e a tante donne che, per vari motivi, non avevano avuto il tempo di prenderla.
Fatti coraggio perché da questo letto ti alzerai anche tu con la tua bella patente fresca di stampa.
Proverai anche tu, come me e tutte quelle che già ci sono passate, la sofferenza della prima sodomizzazione. Quando tornerai a casa avrai anche tu il culo rotto e lo sfintere slabbrato.
– Avete finito di confessarvi voi due? Preparatevi che stiamo venendo!
Monica si rimise a piangere e a quel punto decisi di prendere l’iniziativa.
– Ti aiuterò e ti starò vicina, non sarai sola com’è toccato a me. Adesso alzati e vai all’angolo del letto. Appoggia il busto sul materasso e metti una coscia sul lato corto e una sul lato lungo. in questo modo quando lo stronzo si metterà dietro, tu, pur volendo,non potrai stringere le cosce.
– Ma perché me lo fate, non voglio?
– Non ricominciare … ti sto aiutando, altrimenti vado di la e te la sbrighi da sola.
– No! Non lasciarmi stammi vicina ho paura! Mi farà malissimo! Ho sentito tanto dolore quando me l’ha infilato davanti!
– Appunto, … segui quello che ti dico. Quest’olio servirà a ridurre l’attrito sulle mucose e a facilitare l’intrusione. Cerca di rilassarti, adesso t’inserisco un dito nel buchetto…
– Ahi!
-Non fare la sciocca è solo un dito adesso te lo spingo avanti e indietro…
– Fai piano …
– Adesso mentre lo spingo avanti cerca di non contrarti come stai facendo, ma spingi in fuori come se cercassi di evacuare e inarca la schiena. Forza al mio tre! Uno … due … tre!
– Ohi! Ohi! Pianino.
– Non ti distrarre e segui il ritmo, spingi indietro quando lo senti entrare e rilassati quando si sfila altrimenti nell’uscita se stringi, trascina con sé le mucose.
– Brava hai preso il ritmo adesso stai attenta …
– Ahiaaaaa! Mammina che dolore!
– Adesso le dita sono due …
– Fermati! … Fermati!
– D’accordo mi fermo e ti faccio abituare. Fra un minuto incomincerò a ruotare le dita senza spingerle … pronta? – Si! –
– Bene adesso lasciami fare e cerca di masturbarti per non pensare a quello che ti sto facendo e cerca di rilassarti.
Fra i pianti e i lamenti di Monica, Laura incomincia un lento avanti e indietro dentro il suo retto facendo ruotare le due dita.
– Ahi! … Ahi! …
Ignorando i lamenti inserisce le dita fino alle nocche arrivando a sentire la glicerina. Poi le divarica facendo urlare la ragazza. Sempre tenendole fortemente divaricate, le retrae, provocando la dilatazione dello sfintere.
– Ahi, porca troia che cazzo fai?
– Ti sto aiutando. Magari l’avessero fatto a me!
– Sto pensando che quel bastardo non avrà pietà del tuo culo perciò cercherò di aiutarti, anche se proverai dolore.
– Che cazzo vuoi fare? Ho paura …
Laura sedendosi sulla schiena di Monica, le massaggia i glutei e, lentamente inserisce entrambi gli indici nel suo retto. La ragazza prima si lamenta ma, … quando le due dita incominciano a divaricare l’ano … grida a pieni polmoni cercando di disarcionarla.
– Ahhhiiii! Ahhhiaaa! Mi strappi!
Le urla richiamarono la nostra attenzione. Sentendole, il cazzo di Fatmir riprese vigore. Era un maniaco godeva nella sofferenza altrui. Entrati in camera, il rumeno con una risata disse:
-Ma non dovevo farlo io?
– Guarda che gli urli che hai sentito sono stati provocati dall’inserimento di solo due dita, in sostanza meno della metà del diametro di quell’arma che ti pende fra le gambe.
– Molto bene rimani seduta su di lei così non si potrà muovere.
Monica singhiozzava per la paura e il terrore di ciò che stava accadendo. Laura tenendo ben aperte le natiche continuava a lubrificare l’ano. Fatmir, impugnando saldamente la verga con la mano destra si avvicinava minaccioso con la sua enorme cappella al buchino della ragazza.
– Ragazza mia goditi la festa e gli ultimi attimi di verginità! Stiamo per inaugurare il tuo culetto! Come in tutte le cerimonie tra poco taglierò il nastro e varcherò il portone.
Fatmir, con i pollici, cercava di stirare la pelle intorno all’ano per permettere alla punta di incunearsi. Monica terrorizzata stringeva il muscolo più che poteva.
– Ricordati quello che ti ho detto e non stringere che è peggio.
Il rumeno continuava a spingere, … spingere. Monica cercò di chiudere le gambe ma lo spigolo del letto non lo consentiva. Il glande sotto quella possente spinta iniziò a incunearsi. Nella sua avanzata, trascinava con sé anche la pelle interna delle natiche.
– Ahiiiiii! ……. Ti prego fermati! … Mi stai spaccando!
– Buona ragazza mia, … ci siamo quasi, … un ultimo sforzo…
– Lentamente e inesorabilmente, sottoposto a quella tremenda pressione, lo sfintere stava cedendo. Monica sentiva la corona del suo buchino che era spinta verso l’interno. Spinse ancora e il glande entrò quasi del tutto. La ragazza urlava come un’ossessa agitando le braccia e i piedi.
– Ahiiiiii! … Ahiiiiiii! … Fermatiiiiii! … Mamminaaaaaaaa! …
– Ci siamo! … tra poco ti apri! …-. Disse Fatmir aumentando la forza.
– AAAAAAAHIIIIIII!!! … NNOOOOO!! … AAAGHHH!!!!
Il suo fu un urlo disumano, le mancò il respiro, lo sfintere aveva ceduto e si era richiuso incarcerando la cappella al suo interno. Si sentì lacerare. Aveva la sensazione di avere infilato nel sedere un ferro rovente che la straziava. Era decisamente troppo grosso per il suo buchino vergine.
– Coraggio ragazza, il tuo sederino ha appena conosciuto il glande! Sii educata e fai gli onori di casa!
A questo punto Laura, incazzata, disse a Fatmir fulminandolo con lo sguardo:
– Stai fermo e non avanzare nemmeno di un millimetro altrimenti giuro che me ne vado e non mi vedrai più. E tu – rivolto a me – passami quella boccetta con l’olio.
Il cazzo di Fatmir, penetrando, aveva stirato tutta la pelle interna delle natiche. Laura verso l’olio tutto intorno a quella che doveva essere la rosetta dell’ano ridotta ormai a un cercine molto fine. Con grazia, e non senza dolore, riportò indietro la pelle delle natiche senza sfilare il pene. La lentezza con cui eseguiva queste manovre serviva a rallentare la foga del rumeno dando alla sventurata il tempo di abituarsi all’intruso. Fatmir però era veramente uno stronzo! Durante tutte queste operazioni ogni tanto sentivamo Monica urlare apparentemente senza motivo. L’arcano fu spiegato quando Laura spalmando l’olio sul cazzo ogni tanto lo sentiva ingrossarsi, quel bastardo contraeva il perineo per aumentare la pressione del sangue nel pene facendolo ingrossare. Laura mi disse di sostituirla senza farle male e, avvicinandosi alla poveretta le sussurro in un orecchio:
– Ascoltami bene perché non ci sarà il tempo di ripeterlo. La cappella è ben ancorata nel tuo culo. Ti assicuro che non si fermerà fino a quando le palle non toccheranno la tua fica. Se spinge lui, per te è la fine. Mordi questa coperta e lentamente cerca di ponzare come se cercasi di espellere l’intruso. Ti sarà pur capitato di dover espellere un fecaloma … fai finta che sia un fecaloma che ti sta facendo soffrire le pene dell’inferno e che non vedi l’ora di cacare. Nel fare questo, porta indietro il sedere e vai incontro al tuo carnefice. Se lasci a lui l’iniziativa, sono certa che sverrai.
– Allora la finiamo con queste manfrine.
– Monica ha accettato di collaborare e quindi vuole essere inculata con le buone come la chiami tu, … quindi rilassati e cerca di non farle male.
Stringendo in bocca la coperta, Monica si concentrò sul ponzare ma nonostante gli sforzi il cercine anale era troppo stirato. Si notavano però dei movimenti intorno all’asta che indicavano che la ragazza si stava impegnando. Il volto era pieno di lacrime e a ogni spinta si vedeva la mascella contratta dal dolore e un lamento che non poteva sfociare in urlo.
-Mmmmmmmmmhhhhhhh! … Mmmmmmhhhhhh! …
– Però ne ha del coraggio la troietta – Disse Fatmir.
Lentamente la proboscide di Fatmir avanzava all’interno del retto con Laura che versava olio come se fosse un trapano che fora il ferro. Ero in ansia, la suspense era da film del terrore; ero convinto che da un momento all’altro, con un potente colpo di reni, infilasse la sua verga fino alle palle. Invece non lo fece, spinta dopo spinta la verga entrava sempre di più in sincronia con i lamenti della poveretta.
– Mmmmmmm! … Mmmmmm! …
Laura asciugava le lacrime dal volto e il sudore che le imperlava la schiena.
– Basta per carità! … Non ce la faccio più … Lasciatemi riposare…
– Da brava, un ultimo sforzo ne manca solo metà!
– Ancora metà? … Ma quando finisce? Mi fa male tutto, non ne posso più!
-Se vuoi in un secondo entra tutto! … – disse Fatmir.
– Nooooo! … Fermo! …Non lo fare! … Ti prego!!!!!!!
– Va bene, però mi sono stufato e voglio fare a modo mio.
Laura ed io ci aspettavamo la stoccata finale ed eravamo pronti a tapparci le orecchie per non sentire le urla, … invece il rumeno:
– Forza troietta lentamente alzati in piedi.
Impugnandola per i seni la aiutò a sollevare il busto. Poi prendendola per i fianchi la mise in piedi sempre con la spingarda infilata nel sedere.
– Ahi! … Ahi! … Ahi! … piano … pianino …
Lentamente e a piccoli passi arrivarono a sedersi sulla poltrona. Fatmir si sedette, insieme con lei portando la schiena a contatto con il suo torace e facendole poggiare i piedi sulle sue cosce.
– Ohhh! Finalmente siamo comodi, sarai tu a calarti sul mio cazzo.
Facile a dirsi, ma la ragazza aveva paura. L’olio e la forza di gravità giocavano contro. Poteva fare affidamento solo sulla forza delle gambe per non impalarsi.
– Se vuoi un consiglio – disse Fatmir – fai forza con i piedi e tirati su! Sfilalo un po’, così lo lubrifichiamo di nuovo ed entrerà più facilmente.
Monica con calma, tenendosi in equilibrio e facendo forza sulle gambe, incominciò a sfilarsi quel pitone dal retto stando ben attenta a non espellerlo. Arrivata in cima all’obelisco Fatmir, la fece fermare e si cosparse tutto il pene con l’olio. Io ero incredulo. Dove era finita la violenza con cui l’aveva scopata? Avevo ancora negli occhi l’affondo del cazzo nella gola di Laura. Adesso sembrava il più tenero degli amanti. Qualcosa non tornava e guardando Laura vidi la stessa perplessità nei suoi occhi.
Il Fatmir spacciatore, cravattaro, allibratore e stupratore resuscitò presto. Approfittando del momento di rilassatezza, le tolse l’appoggio dei piedi e, con un colpo micidiale spinse l’enorme clava nel culo. La poverina in un attimo si trovò impalata come una porchetta allo spiedo.
– AAAHHHIIII!!! … AAAHHIOOOOO!! … AAAGGGHHH!!!
NNNNOOOO!!! … ODDIIIIOOOO!!!! … MUOIOOOO!!!
BASTARDO DEL CAZZO MI HAI SFONDATA! MI STAI SVENTRANDOOO!!!
– Hai visto porcellina che ci vuole a prenderlo nel culo? E’ un lampo. Adesso ci divertiamo. Mi sono rotto i coglioni di tutte queste manfrine.
Con Monica infilzata fino all’elsa si alzò, la artigliò per i seni e cominciò a martellarla con fendenti che a ogni colpo la facevano saltare in aria.
-Bam, … Ahi! … Bam, … Ahi! … Bam, … Ahi! … Bam! … Ahi!
La poveretta era in punta dei piedi per cercare di sottrarsi al supplizio.
– Lasciami! … Bastaaa! … Basta per favore! … Bastaaaaaaaa!
Era un martello pneumatico quello che stava scardinando il suo povero ano.
– Basta! … Esci! … Ti scongiuro esci! … Ti prego fermati! …
Si gettarono insieme sul letto. Violentemente estrasse la sua proboscide dal retto martoriato.
– FLOP!!
– Ahhhia! Che doloreeeee!
Come il cazzo uscì, immaginai come dovesse essere l’ano dallo sguardo inorridito di Laura.
– Sei proprio un bastardo, l’hai sfondata!
– Non ancora … lo sfondamento inizia ora!
– Che vuoi dire – disse Laura.
– Lo dovresti sapere, di solito lo senti, ora puoi vederlo con i tuoi occhi!
Tenendosi saldamente il pene aspettò che il forellino iniziasse a richiudersi e, …
– ZAC! – Con un colpo deciso e potente lo conficcò interamente all’interno dell’intestino facendo sbattere le palle contro la fica.
– AAAAAAAAAHHIII!!! … NOOOO! … – Fu un urlo disumano!
Lo sfilò, attese che l’occhiello si richiudesse un po’ e, … zac! Di nuovo tutto dentro!
Avanti, … indietro. Avanti, … indietro. Avanti, … indietro.
– Vedi Piero è in questo modo che si vince la resistenza dello sfintere. Il muscolo si deve sfiancare perdendo tono ed elasticità, una volta che le avrò slabbrato per bene l’occhiello, potrà farsi sodomizzare da chiunque. Durante la guerra nei Balcani ci portavano le ragazze rastrellate durante i saccheggi per avviarle alla prostituzione. La maggior parte di loro erano ancora acerbe fanciulle che non avevano nessuna intenzione di diventare puttane. In più quasi tutte avevano il culo chiuso e quelle già sverginate rifiutavano la sodomia perchè dolorosa. Il nostro compito era quello di svezzare quei culetti ribelli rendendoli morbidi e cedevoli se volevamo farle prostituire. Le tenevamo segregate in un casolare abbandonato e, per la maggior parte del tempo i loro virginali culetti subivano questo trattamento; ognuna di loro veniva inculata almeno cinque volte al giorno. Al termine del servizio erano completamente domate e tutte quante avevano un bel buco spanato fra le chiappe. Pur di non tornare nelle nostre mani si prostituivano docilmente e si facevano inculare senza fare storie.
Monica stava subendo lo stesso supplizio! Stava perdendo il fiato a forza di gridare:
– PIETA’! … TI PREGO! … BASTA! … MI UCCIDI! … NON VOGLIO! …MI FAI MALE! …TI SUPPLICO! … MI SQUARTI! … BASTARDO!
-Smettila di strillare porcellina! Dovresti saperlo che le porcelline come te danno il massimo quando diventano porchette e per diventarlo devono farsi infilare il palo nel sedere!
-FERMATI! …TI SCONGIURO! … STO SANGUINANDO! …
Ma non ci fu niente da fare. Quando sentì montare l’orgasmo smise di torturarla e non lo sfilò più lasciandolo nel sedere iniziando un va e vieni velocissimo. Monica ormai non aveva più neanche la forza di gridare. Piangeva a dirotto. Dopo un’ultima bordata che fece spostare il letto, inizio a scaricare nel budello della disgraziata un fiume di sperma bollente.
-Siiiiiiiiii!! … Siiiiii!! … VENGOOOOOO! CHE INCULATA FANTASTICA!!
Venne accasciandosi sul corpo esanime di Monica. Lentamente si sfilò e si accese una sigaretta. Laura cercava di consolare la poveretta, mise un asciugamano in mezzo alle gambe per arginare lo sperma che fuoriusciva da quello che una volta era un forellino e ora era diventato una voragine.
– Tranquilla adesso è tutto finito; ci ho provato, ma purtroppo non ci sono riuscita. Lui è un animale, … per esperienza ti dico che la prossima volta sentirai meno dolore, e forse, con il tempo ti abituerai a questa pratica. Comunque, come ti dicevo, sverginandoti il sedere e rompendoti lo sfintere, lo stronzo ha rilasciato anche a te la patente di “rotta in culo”.
Mentre Monica era immobile e piangente sul letto, Fatmir fumava beatamente.
– Sodomizzare questa puttanella è stato più lungo del previsto, … e questo per dar retta alle stronzate di una cocainomane. Perciò, brutta troia che non sei altro, adesso vieni qui e mi ripulisci il cazzo con la lingua.
– Ma tu mi sa che sogni! E’ pieno di sperma, sangue e ….cacca! vai pure a lavarti!
– SSSSSCCCCCIAAAAFFFFFF!
Uno schiaffo così forte non lo avevo mai visto! Le fece rigirare la testa. Si sedette sulla poltrona tenendo in mano il pisello.
– Se mi fai rialzare, al posto della bocca sai bene dove te lo metterò.
La paura di essere sodomizzata ebbe la meglio sul ribrezzo di succhiare quella proboscide e, con mal voglia, ripulì il cazzo da tutto quel lerciume. Monica era in catalessi, saturata di alcol, droga e sesso. Fatmir scansò con malgarbo Laura per recarsi al gabinetto; improvvisamente si fermò, ebbe un ripensamento e tornò indietro.
– Mi è venuta un’idea, … si diresse verso Monica che, ancora intontita dallo stupro, giaceva inerme bocconi sul letto. Tolse l’asciugamano che aveva in mezzo alle gambe, divaricò le pallide chiappette e, spingendo con le dita la punta dell’uccello, lo inserì dentro l’ano.
– Non ti è bastato quello che mi hai fatto?
– Stai ferma che adesso vivrai un’esperienza che neanche la troia della tua amica ha provato.
Concentrandosi, Fatmir vuotò la vescica nell’intestino di Monica. Tutta la birra e l’alcool che aveva ingerito, si riversarono nel culo della ragazza che si buscò un clistere di urina.
– Che cazzo stai facendo, cos’è questa roba, bruciaaaa! …
– Ti sto facendo un clisterino di pipì bella calda ché ti aiuterà a pulire l’intestino.
– Porco!, … Fermati, … Che porcheria è mai questa! … Non farlo mi fa schifo!
Con un sospiro di sollievo finì di pisciare e tolse il fallo dal suo buco. Immediatamente pensai che gli sfinteri della poveretta fossero fuori uso. Da un momento all’altro la pipì si sarebbe riversata sul materasso della suite. Da vero bastardo, in quell’attimo pensai solo al materasso, con finto fare caritatevole corsi da lei e le rimisi l’asciugamano a mo’ di pannolino in mezzo alle natiche tenendolo ben fermo e, con l’aiuto di Laura, la portammo in bagno.
Era distrutta, il trucco sfatto, il volto madido di sudore, gli occhi pieni di pianto, i capelli scompigliati. Era distrutta nel corpo e nello spirito. Seduta sulla tazza del gabinetto si lasciò andare e, per la prima volta in vita sua, fece la pipì contemporaneamente dalla fica e dal culo. Fatmir si era rivestito e con fare da vero Boss ordinò a Laura.
– Pensaci tu, falla bere molto e prima di portarla a casa falle prendere questa pasticca ma, … assicurati che la prenda.
– Che cos’è? – Chiese lei?
– E’ roba fantastica, dormirà dodici ore di fila, e, al risveglio non ricorderà niente delle trentasei ore precedenti.
– Sei sicuro di quello che stiamo facendo? Sì, fidati e non rompere i coglioni.

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