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Racconti di Dominazione

09 – Chissà

By 11 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono arrivato al ristorante verso le nove, la sala non è molto piena, mi accomodo ad un tavolo in un angolo, da qui posso controllare tutta la sala.
Ironia della sorte, il ristorante si chiama Mandrillo. Ordino con calma ed aspetto, mi guardo intorno cercando di notare qualche particolare che mi consenta di riconoscerti.
Ti ho avvisato qualche giorno fa che sarei venuto a Padova per lavoro e ti ho lascito tutti i riferimenti affinché tu potessi trovarmi.
Arrivano un paio di coppie, si vanno a sedere a dei tavoli distanti da me, di certo non sei tu, sono due ragazze giovani, troppo giovani, tra l’altro una è bionda e l’altra ha i capelli rosso tiziano. Il locale s’inizia ad animare, il via vai dei camerieri aumenta, uno mi porta acqua ed una bottiglia di vino rosso, ordino un primo, mi chiede se ho già scelto cosa prendere per secondo, “non ancora, dopo!”, ringrazia e va via con l’ordinazione. Una comitiva di ragazzi, “no di sicuro non è tra di loro”, sorseggio un po’ di vino, mentre aspetto che mi portino la cena mi metto tranquillamente a leggere dei documenti che ho portato con me, alzo lo sguardo di tanto in tanto per controllare la situazione.
“Chissà se verrà, e se mai si farà vedere, che poi nemmeno è certo che io la riconosca”, penso tra me e me, annoto degli appunti sui documenti, arriva un’altra coppia, sui quaranta, almeno credo, lui di aspetto molto giovanile, “bella, potrebbe essere Laura, l’altezza suppergiù è quella che mi ha detto, potrebbe essere lei”, cerco qualche segno, qualche ammiccamento, ma nulla. Arriva il cameriere col primo, distrattamente inizio a mangiare. Lo sguardo ogni tanto si alza a controllare la sala, per qualche istante passo dalla cena ai miei documenti, alcune frasi colpiscono la mia attenzione ed inizio a leggere con interesse, mi distraggo e non vedo chi arriva nel locale. Passano i minuti, non me ne rendo conto, quando alzo lo sguardo, c’è una bellissima donna a cena con il proprio uomo ad un tavolo proprio di fronte a me. “Bella, davvero bella”, la squadro da capo a piedi, da quello che vedo, è vestita davvero bene, deve avere indosso una gonna non molto lunga, noto delle gran belle gambe, sopra indossa una camicetta che mostra uno splendido decolleté. La guardo, la fisso, anche lei lo fa, mi fissa per un istante poi abbassa lo sguardo, inizia a parlare con la persona che è al tavolo con lei, ritorno a mangiare. Il cameriere va al suo tavolo a prendere le ordinazioni. Si rigira di nuovo verso di me, “sarà un caso, bah!”, ordino il secondo e mentre aspetto inizio a guardarla con attenzione, “che strano? Sta di nuovo guardando dalla mia parte”, la riguardo pure io.
Impacciata dal mio sguardo, guarda altrove ed inizia a parlare con chi le è al fianco. La serata va avanti con tutta una serie di incrociarsi dei nostri sguardi, mi sono fissato a guardare le sue mani, porta un anello al pollice ma non ci presto attenzione più di tanto, è brava a non far accorgere al suo compagno di questi continui sguardi verso di me.
Il tempo passa e la cena, sia mia che loro arriva quasi alla fine, ad un tratto lei sussurra qualcosa e si alza, “splendida”.
Ha una gonna lunga al ginocchio con uno spacco abbastanza profondo che sale lungo una coscia, le calze fasciano un magnifico paio di gambe.
Ha delle scarpe con tacco abbastanza pronunciato, la fanno sembrare davvero molto alta, si incammina verso il bagno.
Si avvicina sempre di più, non riesco a non fissarla, anche lei fa altrettanto.
I nostri sguardi sembrano attrarsi come una forza magnetica.
Si avvicina è la sua camminata sembra ai miei occhi molto sensuale.
La sto a guardare da capo a piedi, la mano, la mano sinistra, con quell’anello all’indice colpisce la mia attenzione, è molto particolare, ci sono delle pietre rosse disposte su più file.
“Ma io l’ho già visto quell’anello”, presto attenzione anche all’altra mano.
“Ecco dove avevo visto l’anello indossato al pollice, su una foto di Laura”.
Vado alla ricerca di qualche altro particolare, lo trovo, indossa una collana molto particolare, con il laccio in cuoio e un ciondolo composto da tanti cerchi.
“Certo! è lei, è Laura!”
Sorrido. Un sorriso a trentadue denti. I capezzoli sotto la camicetta spingono con forza, qualcosa mi dice che ti ho beccata, alla fine sei venuta, sapevo che la tua curiosità ti avrebbe portata a venire a vedermi.
Quando arrivi vicino a me, sussurro “Laura? Ciao”.
Ricambi il mio sorriso e mi superi andando in bagno.
“Ti ho trovata, finalmente ho visto il tuo viso, sei fantastica, una vera dea’, rimango estasiato a guardarti.
Non posso guardarti troppo, “Oliver potrebbe accorgersene!” mi giro ma sono troppo felice.
La sala è praticamente vuota, siamo rimasti solo noi. Ordino al cameriere un ammazzacaffè; mi giro verso Oliver, oramai so che è lui, è tuo marito, gli sorrido, mi viene spontaneo.
“Posso offrirle un ammazzacaffè, le va?”, mi guarda perplesso, “oggi è stato un giorno molto fortunato per me” aggiungo.
“Grazie, volentieri, allora non posso rifiutare” risponde.
Il cameriere porta l’amaro ad entrambi, brindiamo a distanza. Intanto tu esci dal bagno e raggiungi tuo marito. Non riesci a capire cosa sia successo, Oliver ti dice che gli è stato offerto un amaro da parte mia perché festeggio un giorno fortunato.
Sorridi a tuo marito e ricambi il sorriso anche verso di me, sappiamo entrambi quale sia stata questa fortuna. Il cameriere vi porta il conto e vi preparata ad andare, vengo salutato da tuo marito e saluto pure io mentre chiedo il conto, tu aspetti qualche istante, fai in modo che tuo marito si avvii, e… ti giri per l’ultima volta verso di me, hai un viso radioso, leggero sorriso, porto la mano alle labbra e ti lancio un bacio, i tuoi occhi s’illuminano di gioia e sorridi, sei felice, mi saluti anche tu con un bacio e vai via.
Il cameriere che mi ha portato il conto nota la scena, “gran bella donna eh! certo che lei ci deve saper fare con le donne!”.
Con aria distratta gli rispondo, “nooo, la conosco, è la mia schiava”.
Pago lasciando una lauta mancia, esco anch’io dal locale, mi avvio verso l’albergo, stanotte credo che dormirò davvero bene.

Passano pochi istanti, avrò fatto si e no 200 metri quando sento una voce chiamare, “scusi, scusi”, in un primo momento manco presto attenzione a quella voce che sta chiamando, non mi giro e proseguo per la mia strada. La voce si fa più vicina, sento una persona affannare e chiamare, mi giro, è uno dei camerieri, mi fermo incuriosito a guardarlo, arriva tutto trafelato e, riprendendo fiato, mi consegna un biglietto, “una signora le ha lasciato questo, stavamo dimenticando di consegnarglielo. Ci scusi”.
Sorrido e, prendendo il biglietto dalle sue mani, sorrido e lo ringrazio.

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