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Racconti di Dominazione

17 – piazza dei signori

By 26 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

La mattinata scorre via tranquilla mentre, seduto al tavolino, aspetto il mio caffè; la giornata è bella, c’è un bel sole che scalda, poco vento.
Sono in piazza dei Signori, il salotto cittadino, grazie allo splendido scenario costituito dai palazzi che la compongono, dagli eleganti negozi.
Sul lato che guarda la Torre dell’Orologio, il Leone di S. Marco fa bella mostra di se dall’alta colonna romana in marmo, domina la piazza e richiama la memoria alla Serenissima;
Il cameriere arriva e mi porta quanto richiesto.
Mentre sorseggio il mio caffè, ti vedo arrivare insieme a tuo marito, dalla parte di Via Dante, sei sotto il suo braccio, sorridente e spensierata.
Sei vestita con un bel vestitino a fiori, leggero.
Si riesce a intuire la magnificenza del tuo seno, lo scollo non è eccessivo, come si confà ad una vera signora come te!
Non fai caso a quella persona seduta al tavolino che ti osserva fisso, senza abbassare lo sguardo da te, dal tuo corpo.
Vi avvicinate, inconsapevoli, sempre di più, intenti nei vostri discorsi.
Oramai mi siete a tiro di voce, ti chiamo: “Laura, ciao tesoro come va?”, tu ti giri un po’ spaesata quando incroci il mio sguardo.
Nei tuoi occhi una vena di paura, mi saluti un po’ intimorita, tuo marito ti chiede chi è quel tizio che ti saluta affettuosamente.
Ti anticipo, e soprattutto anticipo lui e mi presento come un tuo collega di lavoro, “salve sono Enrico, un collega di lavoro di Laura, piacere di conoscerla”.
Gli stringo la mano, come al solito in maniera forte, quasi fosse una prova di forza.
“Piacere di conoscerti, io sono Oliver il marito di Laura”.
Lo saluto e v’invito a prendere un caffè con me, allo stesso modo, con fare deciso, mi giro verso di te e ti bacio sulle guance avendo modo di sussurrarti ciò che voglio. “voglio le tue mutandine, ADESSO!”
Voglio che tu mi dia gli slip che indossi, adesso mentre sei insieme a tuo marito.
Vi faccio accomodare al tavolino con me e ordino.
Sei parecchio imbarazzata, lo si capisce da come i capezzoli si sono drizzati sotto la sottile stoffa del vestito.
Rimani seduta, non ti muovevi dal tuo posto ma si nota il tuo fremere, non riesci a stare ferma sulla sedia.
La pesante tovaglia che copre il tavolino mi consente di accarezzare la tua coscia.
Un leggero pizzicotto ti fa sobbalzare e, capito l’ordine, ti sei alzata per andare in bagno.
Hai chiesto dov’è il bagno e con gentilezza ci hai lasciati lì a chiacchierare.
Devo dire che tuo marito è una persona davvero piacevole, parliamo del più e del meno e ovviamente di te.
Gli dico che è un uomo fortunatissimo ad averti accanto, una bella donna, affascinante, che emana l’odore di una vera donna.
In un primo momento sembra ingelosirsi dei complimenti che sto facendo alla sua donna, ma poi le mie parole, e principalmente il mio tono di voce, calmo e distaccato, lo tranquillizzano.
Continuo a parlare delle donne e di te, di come sei sempre sensuale nelle tue movenze. Come un gatto.
Peso con estrema attenzione le parole che gli dico in modo da non lasciare intendere che si parli di te dal punto di vista “erotico”.
Parlo con lui delle donne in generale e lo porto sul discorso delle “Femmine”, lui risponde non facendo caso alla cosa, non rendendosi conto che io parlo proprio di te.
Lo porto a parlare di come sei tu, di come ti vede. Inizia a raccontarmi di come sei per lui, dice che sei una gran bella donna e che ti apprezza molto.
Parliamo anche di come ti vede come donna che lavora, mi dice che vede stanca quando torni dall’ufficio.
Nonostante la stanchezza, gli dico, deve essere davvero bello poter vedere una donna con un fascino come il tuo che gira per casa.
Per un attimo rimane silenzioso, chissà a cosa pensa; a te che giri per casa semi nuda e di come gli altri uomini possano desiderarti?
Eccoti arrivare, rapida ti fai strada tra gli altri tavolini occupati dagli astanti.
Alcune gocce di sudore imperlano la tua fronte. Arriva pure il cameriere con le ordinazioni.
Mi stendo ancora di più nella poltroncina di midollino che circonda il tavolino, tranquillo e rilassato.
Tu sei alla mia sinistra, hai in mano qualche cosa di chiaro stretto nel pugno. Da come stringi la mano, si capisce tutto il tuo timore di essere scoperta.
Fissi tuo marito, sembri aspettare il momento giusto. Io intanto ho li braccio sinistro dietro il bracciolo, dove tuo marito non può vedere.
Sei rossa in viso e agitata, tuo marito se ne accorge, mi chiede cosa c’è che non va.
“Nulla, è che Enrico mi ha fatto ripensare a delle pratiche in ufficio”.
Per rompere il tuo imbarazzo attacco a parlare con lui di calcio, Oliver, per un attimo ti fissa, poi distratto dalle mie parole inizia a parlare.
Ha allontanando da te lo sguardo giusto il tempo che ti permette di fare la mossa giusta, la mia mano adesso è aperta ed aspetta.
Le nostre mani si sfiorano per un istante, ma ora quell’oggetto bianco non è più nelle tue mani, ma nelle mie.
Sono ancora calde, tu ti senti sollevata e ti rilassi comoda sulla tua sedia.
Ora inizi pure a sorridere e sentirti a tuo agio, ti rilassi ma non hai il tempo per farlo perché io, mentre mi accingo a bere il mio caffè, poggio la mano sinistra sul tavolino faccio uscire un lembo della tua candida mutandina.
Finisco di sorseggiare il caffè. Poso con calma la tazzina e mi porto la mano sinistra alla bocca.
Con calma me le porto al naso, voglio sentire quel profumo. Il tuo profumo.
Il Profumo della mia schiava. Tuo marito distratto dalla discussione che si fa sul calcio non presta attenzione a quello che ho tra le mani.
Per poco non ti va tutto di traverso, fai cadere qualche goccia di caffè che per fortuna non sporca il tuo vestito.
Oliver si gira verso di te e vede solo che ti asciughi un po’ di sudore vicino le labbra.
La mia mano copre abbastanza bene il tuo slip, noto che è ancora umido, segno che l’eccitazione della cosa era tanta.
Sono bagnate del tuo succo ne sento nettamente l’odore ed il sapore mentre le passo sulle labbra.
Tu segui con lo sguardo tutti i miei movimenti alternandolo a controllare cosa tuo marito sta guardando. Io con calma e tranquillità, le ripongo nel taschino della giacca.
I tuoi slip sono, adesso, nel taschino della mia giacca ed escono un po’ fuori, così come si fa per un fazzoletto da taschino.
Sono magnifici nel loro bianco candido e pieni ancora del tuo odore.
Chiacchieriamo ancora un po’, poi, finita la consumazione, ci alziamo tutti e tre.
Io saluto tuo marito con una stretta di mano decisa, come del resto faccio sempre, e mi giro verso di te.
Nel salutarti con un bacio sulla guancia.
Un bacio che bacio non è perché la mia lingua cerca la tua pelle per sentire anche il tuo sapore, ti palpo il culo, anche alla presenza degli altri.
Le mie dita affondano tra le natiche facendo finire la leggera stoffa del vestito tra di esse.
Mi stacco da te e, girandomi verso tuo marito gli dico, facendo in modo che sentano anche gli altri clienti seduti ai tavoli:
“Hai davvero una bella moglie, devi stare attento a che non te la rubino”.
Tu vai verso di lui e ti metti sotto il suo braccio.
Vi girate ed andate via.
Vi guardo andare via, il tuo vestito è ancora infilato tra le tue magnifiche natiche.

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