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Racconti di Dominazione

Ad occhi chiusi

By 29 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

– Siediti Sofia, siedi su quella seggiola al centro della stanza.
Come un automa feci quello che mi disse.
Sebastiano, il figlio del mio capo, 35 anni e un carattere deciso, uno che non permetteva a nessuno di farsi mettere i piedi in testa, uno che non ammetteva repliche. Ne ero stata irrimediabilmente attratta dalla prima volta che venne a trovare il padre nell’ azienda in cui lavoravo, nei due anni a seguire ebbi molte occasioni per vederlo. I nostri rapporti fino a quel giorno erano rimasti molto professionali e distaccati, saluti e frasi di cortesia.
Quando lo vedevo sentivo il fuoco ardermi dentro, quando il suo sguardo si posava su di me sentivo come un pugno nello stomaco, un calore bruciante pervadere la mia intimità.
Ho 25 anni e sono piuttosto carina, capelli rossi, mossi e occhi verdi da cerbiatta, un corpo sinuoso ed invitante, aggiungiamoci una discreta intelligenza e uno spiccato savoir faire e si può dire che sono una ragazza stimolante. Con i ragazzi non ho mai avuto problemi, se qualcuno mi piace mi faccio avanti, mai nessuno mi ha detto di no. Con Sebastiano però &egrave diverso, davanti a Lui mi sento piccola come una bambina, piena di insicurezze e incapace di mostrargli il mio interesse.
Quel pomeriggio come spesso succedeva era venuto a trovare il padre, era stati una buona mezz’ ora chiusi nell’ ufficio, dopo di che il mio titolare aveva chiamato sulla mia linea chiedendomi gentilmente di portargli 2 caff&egrave…e così feci.
Bussai alla porta e entrai solo dopo aver ricevuto il permesso.
– Vieni Sofia, mettili pure sulla scrivania –
Mi avvicinai e poggiai il vassoio dove mi aveva detto.
– Ecco signori, i vostri caff&egrave –
– Grazie Sofia, gentile come sempre –
A quel punto prese la parola il figlio.
– Allora papà. ormai &egrave due anni che questa graziosa ragazza lavora per te come tua segretaria personale, cosa mi dici di lei?
Io me ne stetti lì impalata, anche perch&egrave di solito mi veniva detto quando uscire, però ero visibilmente imbarazzata, Sebastiano poteva aspettare che uscissi per chiedere di me.
– Oh Figliuolo, Sofia &egrave una segretaria perfetta, sempre puntuale, gentile e cortese con tutti, svolge alla perfezione tutti gli incarichi che gli affido, aggiungi pure che &egrave molto sveglia e spigliata oltre che discretamente carina, quindi non mi posso di certo lamentare, non la cambierei per nulla al mondo.
Sebastiano mi sorrise con un lampo strano negli occhi.
– Grazie Signore, lei &egrave sempre troppo lusinghiero – abbozzai
– E’ la verità cara mia – rispose – Ora puoi andare, chiudi pure la porta –
Uscii dalla stanza camminando flessuosamente sui miei tacchi a spillo ed ancheggiando lievemente come era mia abitudine fare per ottenere l’ attenzione.Chiusi la porta e tornai al mio posto.
Sebastiano aprì la porta dopo circa dieci minuti, ancora sulla soglia salutò il padre e la richiuse.
Venne verso di me, poggiò le mani sulla mia scrivania e si mise a fissarmi intensamente.
– Stasera , Via Flaminia n. 23, 9 piano, interno 3, sul campanello c’ &egrave il mio nome. Vestiti sexy e non ammetto rifiuti –
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che l’ uomo era già uscito dalla porta del mio ufficio.
Non ci sono dubbi, stasera andrò nel posto da lui indicato.Sono così eccitata, ha detto di vestirmi sexy quindi ha dei programmi interessanti, però la cosa mi turba e non poco, in fondo non lo conosco affatto, fuori di qui non so com’ &egrave, mi potrebbe capitare qualsiasi cosa. Sono troppo attratta da lui per non presentarmi, quell’ uomo &egrave una calamita, voglio farmi sbattere da Lui.

Un palazzo enorme e molto raffinato, ecco cosa mi trovo davanti quando giungo all’ indirizzo che Sebastiano mi ha dato. Sono le nove, lui non mi ha detto l’ orario, ho deciso da me, il tempo di uscire da lavoro alle sei, di arrivare a casa, lavarmi, truccarmi e vestirmi, non sono riuscita a mandare giu’ niente, troppo agitata.
Indosso un abito nero a sottoveste che mette in evidenza il mio seno alto e sodo, naturalmente niente reggiseno, non ne hanno bisogno, calze autoreggenti nere e velate con la balza in pizzo, le mie scarpe di vernice rossa dal tacco sottile e uno spolverino nero per proteggermi dalla leggera brezza serale. Ho raccolto i capelli in una coda a cavallo, lasciando scoperto il mio collo, un pò di mascara ad infoltire le ciglia, un pò di fard rosa sulle guance e le labbra rosso fuoco, qualche goccia del mio profumo Lanvin e la Sofia che ho visto allo specchio era sufficientemente sexy.
Le strade fortunatamente erano quasi deserte e ci ho messo poco piu’ di un quarto d’ ora ad arrivare.
Indugio qualche istante prima di convincermi ad entrare, c’ &egrave un imponente portone di legno, solo una campanello : “Portineria” suono, mi risponde quello presumo essere il custode.
– Buonasera, desidera?
– Salve, dovrei andare al nono piano interno 3, mi aspettano.
Click, il portone comincia ad aprirsi lentamente, varco la soglia, un lungo vialetto ciottolato, sulla destra la portineria.
Il custode mi guarda sorridendo: – Vada pure Signorina –
Ringrazio inclinando da un lato la testa, proseguo lungo il viale fino al cortile interno il cui centro &egrave occupato da uno splendido giardino con una fontana di pietra, sembra un luogo incantato, quattro lampioni ai lati illuminano lo spettacolo, il giardino &egrave attraversato da un vialetto di ghiaia, lo percorro facendo non poca fatica a causa dei tacchi.
Un arco di marmo, una scalinata, anch’ essa di marmo, salgo la prima rampa. Ascensore a destra, ascensore a sinistra, vado a sinistra, leggo la placchetta al suo fianco, indica i piani a cui porta, c’ &egrave anche il nove, entro in ascensore.
– Diinn – si accende la luce del nono piano, sono arrivata. Si apre, interno 3 davanti a me.
Sospiro profondo, , la targhetta indica Dott. Sebastiano De Cesaris, suono il campanello.

L’ attesa mi logora…..

La porta si apre, Lui &egrave sulla soglia.
– Vieni Sofia, accomodati!
Entro e non dico una parola, non ne sono capace.
E’ dietro di me, le sue mani sulle mie spalle, mi sfila lentamente lo spolverino. Brividi lungo la schiena.
Ora &egrave di fronte a me, mi brucia con lo sguardo.
– Sei un incanto!
Io non capisco piu’ niente, sono sciolta dal desiderio e dall’ attrazione, non riesco a respirare e il mio corpo sembra fatto di pietra. Sono fredda come il ghiaccio.
Mi conduce lungo il corridoio, l’ appartamento &egrave bellissimo, arredato con gusto e sobrietà.
Sente che sono paralizzata, spaventata ed elettrizzata al tempo stesso.
– Stai tranquilla, ti devi lasciare andare e fidarti di me.Ti fidi?
– Si mi fido – dico, sento che mi devo fidare.
Arriviamo in una stanza, la sua presumo, &egrave molto spaziosa, c’ &egrave un letto rotondo , lenzuola di seta nere.
Poco piu’ in là una sedia di ferro battuto.
– Siediti Sofia, siedi su quella seggiola al centro della stanza.
Come un automa faccio quello che mi disse.
Non vi sono ancora giunta che lui mi ferma : – Aspetta!
Arriva alle spalle, percorre con gli indici la linea delle spalle, poi quella della schiena, le mani sui fianchi a saggiarne la consistenza. Mi sfila il vestito da sopra facendomi alzare le braccia.
Sono quasi nuda, oltre al reggiseno non ho indossato nemmeno il perizoma, rimango vestita delle sole autoreggenti e delle scarpe.
– Bene, proprio come volevo. Ora siedi!
Mi giro nella sua posizione, può vedere il mio corpo candido in tutta la sua bellezza. Mi siedo. Aspetto la sua prossima mossa.
– Sofia sei molto bella, la tua pelle &egrave come latte, le tua guance come pesche, la tua bocca una rosa scarlatta. E il tuo corpo dev’ essere molto accogliente, ma questo lo scopriremo presto. Apri le gambe! –
Lo guardo spaurita e titubante.
– Fallo subito!!- quasi mi urla
Le spalanco, come mi ha ordinato di fare. La mia figa &egrave già un corrente in piena, per l’ attesa, il desiderio e il modo in cui si sta comportando, la sua decisione nel dirmi cosa devo fare.
Si avvicina ad un cassettone scuro, con intarsi di madreparla, sembra di quelli provenienti dall’ Indonesia. Ne apre un cassetto e ne estraee dei foulard, di seta nera, come le lenzuola.
Si avvicina, la sua espressione &egrave tranquilla e rilassata, al contrario di me, il mio respiro si &egrave fatto pesante e fin’ ora mi ha solo sfiorata.
Mi lega le caviglie, fissandole alle gambe inferiori della sedia, il nodo &egrave saldo ma non fa male e non mi segna la pelle, adesso non posso piu’ muovere le gambe, sono costretta a tenerle oscenamente aperte. La mia eccitazione comincia a colare lungo le cosce.
– Sei stupenda così bagnata piccola Sofia – mi dice il mio aguzzino.
Con un altro foulard mi banda sugli occhi.
– No ti prego – gli sussurro.
– Perch&egrave?- mi chiede interrogativo Sebastiano
– Voglio vederti, ho bisogno di vederti – rispondo quasi piangendo, la sua figura mi tranquillizza, con le benda invece…
– Tu non ti devi preoccupare, staserai imparerai a vedere con l’ Udito, con l’ Olfatto ed il Tatto.
Ti farò vedere me stesso attraverso un altra prospettiva. Vuoi che mi fermi?
– No….continua – dico mentre il mio corpo &egrave scosso da brividi che arrivavano alla testa, come se stessi provando tanti e continui orgasmi mentali.
Devo stare tranquilla riesco a pensare prima di sentire che Lui si sta togliendo la cintura dei pantaloni.

– Ascolta Sofia, usa le tue orecchie per capire i miei movimenti, segui gli spostamenti d’ aria, se ti concentri il tuo corpo nudo li percepirà.
Fosse facile, il mio corpo in questo momento &egrave tremante e costantemente attraversato da scosse, io riesco a percepire questo, non gli spostamenti d’ aria. Come pensa che io possa stare tranquilla e concentrarmi in una situazione del genere, che ormai sembra ai limiti dell’ irreale.
– Sofia, lo vedo che sei fremente di desiderio e so anche che fai fatica a concentrarti. Però ci devi riuscire. Respira profondamente, annienta tutti i pensieri che hai nella testa, isolati ed ascolta.
Ci provo, voglio dimostrargli che posso riuscire a fare quello che Lui vuole, sospiro profondamente, esce dalla mia bocca il peso della tensione, mi sembra di non mangiare da una settimana, nello stomaco il vuoto e il dolore dei crampi. Comincio a respirare lentamente cercando di normalizzare i miei respiri non &egrave facile ma dopo un paio di minuti il diaframma sale e scende a ritmo regolare, sento molto freddo, mi sembra di essere all’ aperto.
– Cosa senti? Cosa sto facendo Sofia?
Odo un fruscio, ed &egrave vero il mio corpo percepisce piccoli cambiamenti, a tratti l’ aria mi colpisce, si sta muovendo, poi sento un rumore, una zip che si abbassa. Si sta spogliando.
– Ti stai spogliando? vero Sebastiano?
– Bene, anche se era facile, la zip dei pantaloni ha fatto troppo rumore. Mi sono svestito Sofia. Cosa vedì?
– Non vedo – rispondo.
– Cosa percepisci, cosa immagini?!
– Percepisco la tua presenza, sei di fronte a me e sei molto vicino, se allungassi la mano ti potrei toccare e sento il tuo respiro, &egrave tranquillo e regolare.
– Sono nudo?-
– No, hai ancora la biancheria addosso – ne sono certa
– Come fai a dirlo ? –
– Se ti fossi tolto anche i boxer ed i calzini avresti mosso piu’ aria – rispondo sorridendo.
– Brava la mia troietta, sei proprio in gamba, eccellente senso percettivo –
Mi ha chiamato troietta, lo ha fatto davvero, in altra situazione e con un altra persone gli avrei dato uno schiaffo, ma non lì, non con Lui. Sapeva di poter dirlo. Mi sto bagnando piu’ di quanto già non lo fossi, sono senza alcun ritegno.Sono davvero una troietta, lui ha proprio ragione.
– Dimmelo che sei una troia, abbi il coraggio di dire ciò che sei. Non mi conosci se non di vista, hai accettato di venire qui senza sapere niente di me, se non che sono il figlio del tuo capo. Tu sei venuta perch&egrave vuoi essere sbattuta.
Silenzio nella stanza.
Non posso dirlo, non sono io non &egrave da me, con gli altri non funzionava cos’, decidevo sempre io. Mi viene da piangere.
Adesso me ne vado, gli dico di slegarmi e scappo lontano da Lui, cambio lavoro e tutto questo non sarà mai accaduto.
– Sono una troia, la tua Troia. Sono una cagna e sono venuta qui perch&egrave volevo sentirti dentro di me – le parole escono di getto con mio stupore, io non volevo dire questo, io volevo andare a casa.
I miei capezzoli percepiscono un brusco movimento d’aria, ha fatto qualcosa.
– Ora sei nudo, davanti a me –
– Si lo sono –
– Voglio toccarti –
– Non ora Sofia, non &egrave ancora il momento, prima devi imparare a controllarti, così non va bene. Guarda come sei bagnata, davvero vergognosa. Se ti scopo cosa farai? Prima devi imparare a non bagnarti in questo modo , perch&egrave sinceramente sei indecente, mi hai sporcato tutta la sedia. –
Faccio davvero schifo, mi sta trattando come un oggetto, ed io riesco solo ad eccitarmi, sempre piu’, un vortice che mi porta sempre piu’ in basso, ai limiti della dignità.
– Sono davvero disgustosa Sebastiano,io….io…non so che cosa mi stia succedendo.. non ho idea del perch&egrave…tutto questo mi spaventa….ma sono eccitata e ti desidero…sento il fuoco dentro… ti prego, non torturarmi ancora, dammi quello per cui sono venuta e poi me ne vado –
– Tu Sofia non sei disgustosa. Solo ti ecciti a sentirti impotente, ad eseguire i miei ordini, a cercare di lottare contro quello che non credi di volere ma che devi ammettere di desiderare ardentemente, contro quello che non vuoi ammettere di essere. Tu vuoi che io ti usi e ti tratti come un oggetto. In questi due anni ti ho osservata sai, ho capito molte cose di te, tu sei una che ha la situazione sempre sotto controllo, che quando vuole qualcosa la ottiene, ed &egrave proprio perché ora non puoi controllare ciò che accade che sei eccitata. Ma se vuoi smetto di torturarti e ti lascio andare, devi solo dirmelo con sincerità –
Io voglio restare qui, con Lui.
– Torturami, continua, ti prego continua, non mi lasciar andare.
– Ora continuiamo la lezione piccola mia. –
Lo sento avvicinarsi e sfiorare le mie labbra con la sua bocca. Avida la apro per ricevere la sua lingua ma subito si ritrae –
– Non ci siamo, non devi volere tutto subito, le cose vanno assaporate lentamente ‘

Una sberla colpisce il mio volto, &egrave leggera. E’ una sberla ma mi procura brividi di piacere. Sento il bruciore crescere sulla guancia.
Ho un sussulto, lui non dice niente. Per qualche istante completo silenzio.
– Voglio che ti tocchi il seno, Sofia, fallo per me –
Poso la mia mano sinistra sul seno, come mi ha chiesto, comincio a sfiorarlo ed accarezzarlo lentamente, con un movimento circolare, prima uno e poi l’ altro.
– Usa entrambe le mani – mi ordina
Le mani percorrono quei promontori pieni e sodi, in una danza di carezze che ben presto mi fa stordire. Temo di avere la febbre, le guance avvampavano e mi sento la testa pesante.
Il lago di umori non si arresta affatto, il bacino diventava sempre piu esteso. Si sarebbe arrabbiato?
– E’ bello guardarti mentre ti accarezzi sai. Il mio cazzo &egrave diventato duro,ma per assaggiarti &egrave ancora troppo presto –
– Ti prego – supplico
– No – &egrave perentorio.
Che dolce tormento mi sta provocando.
– Ora voglio che una mano continui quello che stai facendo, mentre con l’ altra ti devi toccare la figa, gioca con il clitoride –
E’ come recitare una parte, non &egrave poi così difficile, lui il regista, io l’ attrice. Solo che l’ attrice ovvero io avrebbe dovuto imparare a controllare le proprie pulsioni e non bagnarsi oscenamente mentre girava la scena, ma &egrave un pò come chiedere ad un attore che ha la erre moscia di perderla di colpo, non si può, ci vuole tempo, studio ed impegno. Ci vuole un buon Maestro. Lui lo sarà sicuramente.
Il mio indice sfiora il bottoncino roseo della mia intimità, &egrave gonfio e pieno, viscido e ricoperto di nettare.
– Hai una figa stupenda – mi dice Sebastiano.
Io mi limito ad un sorriso forzato.
– Ora voglio, voglio che tu ti apra bene ed immerga tre dita dentro, non avrai di certo difficoltà –
Indice, medio ed anulare si infilano in quel caldo buco. Sono bagnata, le mie dita sembrano immerse in un contenitore di liquido. Lui ha ragione, non hanno fatica ad entrare, sono così larga.
– Muovile avanti e indietro…scopati la figa –
Comincio a scoparmi la figa come lui mi ha chiesto, sono abituata a masturbarmi da sola, ma così &egrave diverso, lui mi osserva e quando sono sola due dita sono più che sufficienti, mentre ora ne ho infilate tre e sento che c’&egrave ancora spazio, sono veramente aperta.
– Cosa senti Sofia? – mi chiese Sebastiano.
– Io.. io sento.. sono bagnata.. molto bagnata…e sento caldo al viso.. e alla.. alla figa, però lungo la schiena sento dei brividi – mi interrompo.
– E poi cos’ altro?-
– Mi piace.. molto.. &egrave strano il fatto di sentirmi osservata da te.. però.. però mi eccita ancora di piu’. Mi sento larga.. non credo di esserlo mai stata in questo modo.. e..e credo che ci sia ancora posto.. voglio dire.. non mi sento ancora completamente piena – mi sto veramente lasciando andare ed in fondo dirgli ciò che provo &egrave quello che lui vuole.
– Bene Sofia.. Vedrai ti aiuterò io – non lo vedo, ma scommetto che sul suo volto &egrave dipinto un ghigno di compiacimento per quello che sta riuscendo a farmi fare, per la condizione in cui mi ha messo.
– Portati la mano alla bocca e lecca le dita – mi ordina
Lo faccio, l’ odore del sesso mi pervade le narici ancora prima che possa immergerle nella mia bocca, il sapore &egrave gradevole, leggermente acidulo.
Continuo a roteare le dita, leccandole senza tregua.. l’ odore si &egrave ormai impregnato e sembra non andarsene, &egrave forte e pungente, terribilmente eccitante.
– Di cosa sa? – mi chiese incuriosito
– Di sesso.. del mio piacere per te ‘ rispondo
– Ti piace? –
– Si –
Prende la mia mano, la estrae dalla mia bocca e posso sentire che l’ avvicina al suo naso, ne sento il contatto con la punta, mi sta annusando.
– Inebriante – &egrave il suo commento
Dal suo naso le mie dita vengono condotte nella sua bocca, calda.. e anche lui gusta il mio sapore.
– Si &egrave marchiato sulla tua pelle. Da oggi in poi sarà sempre così – io posso sentirlo anche dalle mie narici perch&egrave ormai ha invaso tutta la stanza.. e mi viene in mente quella canzone.. quella del Liga, sorrido.
Le nostre bocche si incontrano di nuovo e questa volta entrambe le lingue sono avide e ardenti, mi scateno in questo bacio che ho desiderato disperatamente e lui questa volta non mi sgrida, probabilmente la sua voglia di me sta crescendo.

Il bacio sembra non finire mai, come incollati.. come se una forza maggiore non ci permettesse di metterne fine.
Con quel bacio capisco che sto giocando con il fuoco, quell’ intensità mai sentita, quel calore nell’ anima. Ma mi piace. Non so oltre quali limiti mi spingerò, ma ho voglia di giocare, a costo di superarli tutti quei limiti.

– Ti fidi di me? ‘ mi chiede nuovamente dopo essersi staccato dalle mie labbra
– Si ‘ rispondo tremante e stordita
– Hai paura? ‘ il suo tono &egrave molto dolce e cullante
– No, paura no. E’ qualcos’ altro di indefinibile, come se mi mancasse la terra sotto i piedi, tante certezze che crollano ‘
– Ci sono io qui. Mi lascerai fare qualsiasi cosa io creda sia meglio per te? E’ importante che mi lasci carta bianca in tutto questo. Quindi se non te la senti Sofia me lo devi dire adesso.
Penso qualche attimo alle sue parole, ma non ne colgo completamente il senso.
– Cosa intendi per tutto questo? Definiscimi in una parola ‘tutto questo’ ‘ chiedo sperando che mi aiuti a capire.
– Piccola mia, non &egrave definibile in una sola parola ciò che io intendo, non &egrave definibile affatto. Voglio prendermi cura di te e farti scoprire la tua vera natura. Ho bisogno che mi affidi il tuo corpo e la tua mente ‘
– Questa cosa comporta? ‘
– Sarò io a decidere per te, tutto . Naturalmente ti rimane la libertà di dire no, o basta in qualsiasi momento, ma nell’ istante in cui lo farai tutto finirà, vorrà dire che non sei stata capace o che non hai voluto andare oltre certi tuoi limiti, oppure che io avrò sbagliato qualcosa nel farti da guida in questo percorso. Guardati dentro Sofia, leggi tra le righe delle tuoi pensieri, abbi il coraggio di guardare la tua anima allo specchio ‘

Le sue parole sono forti, quello che mi sta proponendo &egrave del tutto irrazionale e razionalmente la mia risposta &egrave no. Come faccio ad affidarmi completamente alle mani di un’ uomo che non conosco nemmeno?
D’ alto canto come faccio ad oppormi a questa forza, così prepotente che aleggia in questa stanza’ dentro di noi?
Ripenso alle sue parole, appena dette e ripenso ai quei sogni, fatti nella solitudine della mia stanza, talvolta nel sonno, talvolta ad occhi aperti in cui venivo presa ed usata con forza e senza riguardo da un uomo appena incontrato, oppure protagonista di orge sfrenate. Quante volte durante i miei rapporti occasionali mi era capitato di ripercorrere mentalmente quelle scene per arrivare all’ orgasmo più velocemente? Tante, tantissime volte. Soprattutto nell’ ultimo periodo, in cui gli incontri stimolanti erano sempre più rari, magari mi concedevo senza soddisfazione, e con la mente era altrove.
E’ questa la scossa che cercavo? E’ lui quella persona?
Questo non posso di certo saperlo adesso. Forse non mi rimane alternativa che provare per una volta nella vita a rischiare. E se capissi che non &egrave lui, mi basterà dire stop, metterò fine ai giochi, ammetterò lo sconfitta e tornerò ad essere quella di prima.
Quanti pensieri in questo momento nella mia testa. Sento i suoi occhi che scrutano il mio corpo, aspetta la mia risposta.
– Non so dove tutto questo mi porterà, ma mi affido completamente a te Sebastiano, fai di me quello che vuoi ‘
Sono molto spaventata da questa mia scelta ma allo stesso tempo &egrave come togliermi un peso di dosso. Sono sempre stata io a prendermi cura di me stessa, non ho mai lasciato che nessun altro lo facesse per me, un po’ per neccessità un po’ per i casi della vita. Figlia di genitori divorziati quando io avevo solo 11 anni, che più che crescere una figlia si sono impegnati a farsi la lotta, sballottandomi a destra e a sinistra come se fossi un bambolotto e senza preoccuparsi di ciò che provavo dentro di me, questo ha fatto crescere in me una tale rabbia che &egrave sfociata nel mio bisogno di indipendenza e di farcela da sola a tutti i costi, così dopo la maturità mi sono trovata un lavoro e sono andata a vivere da sola. I primi tempi erano stati così difficili, la paga era bassa e io dovevo badare a mille cose, i miei genitori volevano prestarmi dei soldi ma io mi ero opposta con tutte le mie forze, poi con la mia testardaggine e con il passare del tempo ero diventata brava e compente nel mio lavoro, il mio stipendio era aumentato e da quel momento avevo avuto sempre tutto sotto controllo, il lavoro, i miei rapporti con le persone e con i ragazzi che frequentavo, ma in realtà non avevo mai permesso a nessuno di andare oltre a quell’ invisibile muro che li divideva dalla mia persona. Solo ora seduta su una sedia e guardando la mia vita con occhio esterno mi rendo conto di quanto gli altri possano avermi giudicata una persona fredda, &egrave così che mi vedo guardandomi da fuori.
La cosa più irrazionale che ho fatto &egrave stato cambiare lavoro perché cercavo nuovi stimoli, ma era stata sempre e comunque una mia decisione, che tra le altre cose si era rivelata la mia grande fortuna, in poco tempo ero arrivata ad essere la segretaria personale del famosissimo Avv. Antonio De Cesaris, padre di Sebastiano.
E quel peso che sento andarsene dalle mie spalle &egrave dovuto al fatto che qualcuno ha deciso di prendersi cura di me e di decidere per me e io lo sto lasciando fare.
– Sono contento della tua scelta Sofia e sono sicuro che non te ne pentirai ‘
Sento che mi slega le caviglie, spero faccia altrettanto con la benda sugli occhi. Ma non lo fa.
Mi prende in braccio, stringo le braccia intorno al suo collo, mi sento così bambina in questo momento, tanto che vorrei essere cullata.
Mi adagia sul letto, il contatto con le lenzuola di seta fredde mi fa sussultare, ma il calore del suo corpo vicino al mio mi fa adattare velocemente.
Mi accarezza lievemente senza tralasciare nessun anfratto del mio corpo, alle mani aggiunge la lingua che vellutata per percorre le linee dei seni, soffermandosi qualche istante sui capezzoli gia sensibili disegnando piccoli cerchi bagnati che mi fanno sospirare, passa al ventre piatto e teso, gioca con il mio ombelico.
Arrivato all’ altezza del clitoride va oltre, sembra volermi negare il desiderio della sua lingua dentro di me, per stuzzicarmi la passa invece nel mio interno coscia, quanto vorrei prendere la sua testa tra le mani e tenerla stretta fra le gambe facendogli bere il mio piacere, ma non oso, lo lascio fare.
Scende sulle cosce morbide, le mordicchia’mhhh quanto mi piace, i morsi si fanno più decisi e io comincio a mugolare.
Ho la netta sensazione che si diverta a tenermi in bilico, costantemente eccitata e sull’ orlo dell’ orgasmo ma facendo di tutto per farlo tardare il più possibile.
Mordicchia i anche i polpacci, ne tasta la consistenza con le mani. So di avere delle bellissime gambe e ciò mi rende fiera.
Arriva ai miei piedini con le unghie laccate di rosso, sono il mio punto debole, soffro tantissimo il solletico, comincia a succhiarmi le dita una ad una e io riesco a stento a trattenere le risa, &egrave più forte di me, però mi piace.
– Su da brava, ti ci dovrai abituare –
Dopo qualche minuto in cui mi contorgo per trattenermi lo sento staccarsi dalle mie estremità.
Mi gira a pancia in giù.
Partendo dalla nuca, ricomincia la danza di prima con la lingua. La passa su tutta la schiena.
E’ così rilassante ma allo stesso tempo sento di avere la pelle d’ oca e tremo.
Arriva alle natiche, per qualche secondo nulla, poi morsi, profondi, come mi stesse mangiando, che sensazione paradisiaca sentire i suoi denti nella mia carne, nessun dolore, tante scosse di piacere indefinibile. Mi morde per un tempo che pare infinito poi con la lingua si fa spazio nel solco tra le natiche.
Mi fa mettere a carponi, mi allarga bene e con la lingua gioca con il mio buchetto, ne percorre le grinze, li non l’ ho mai preso, ho timore di quello che potrà fare, ma &egrave il minimo che potessi aspettarmi da tutto questo e invece poco dopo si sposta in basso e finalmente comincia a leccare la mia figa, ormai provata da tutta l’ eccitazione accumulata, disegna piccoli cerchi sul clitoride gonfio e li alterna immergendo in profondità la lingua, mi scopa qualche attimo così usando la lingua come fosse un cazzo. Sono quasi al culmine ed ormai mugolo senza ritegno come un’ indemoniata, ma lui &egrave ben attento e al momento opportuno si stacca lasciandomi a bocca asciutta.
Che razza di bastardo &egrave. Vorrei urlarglielo, ma taccio.
Lo sento muoversi, &egrave così strano non poter vedere i suoi movimenti, allo stesso tempo sento gli altri sensi ipersensibilmente all’ erta. E’ dietro di me, poggia le mani su miei fianchi, il suo arnese duro sulle mie natiche. Dio quanto lo voglio dentro di me, non voglio altro da quando sono entrata qui dentro, chissà quanto tempo &egrave passato, minuti, ore, ho perso nettamente la cognizione di qualsiasi altra cosa intorno a noi. Capisco le sue intenzioni, vorrei chiedergli di sbendarmi per poter voltare la testa e poterlo guardare negli occhi, probabilmente si accorge che sto per parlare, per chiedergli qualcosa.
– Non dire niente, non una sola parola. Puoi solo godere ‘
Non fa in tempo a finire la frase che &egrave dentro di me, in un solo colpo, fino in fondo, lo sento toccare il collo dell’ utero.
– Ahhh – l’ intrusione improvvisa mi fa esclamare, &egrave enorme, mi sento talmente aperta che non può essere che così.
Mi ci fa abituare e rimane immobile dentro di me. E’ una sensazione straordinaria sentirsi così piena.
Ecco che comincia a muoversi dentro e fuori di me, colpi decisi ma lenti. Esce completamente, aspetta qualche attimo in cui rimango con il respiro sospeso e poi lo infila di nuovo con colpi secchi, facendomi mancare il fiato. Percepisco le nervature, lo immagino nella mia mente, ne vedo il colore, il delinearsi delle vene. E’ incredibile cosa porti a pensare l’ essere bendate, ma l’ immaginazione &egrave ciò di cui mi devo avvalere in assenza della vista.
Penso che voglia farmi morire così, chissà come si sente potente.
Non resisto oltre e dopo pochissimi colpi vengo in un orgasmo liberatorio, lunghissimo e tanto agognato da essere doloroso, sento la pareti contrarsi sul suo pene che per un attimo rimane fermo in attesa che io assapori quelle sensazioni.
Il fatto che lui non dica niente mi lascia un po’ stranita.
Ricomincia a cavalcarmi, i colpi però sono più violenti, mi stringe i fianchi fino a farmi male, una mano si sposta sul mio collo, lo tiene in una morsa leggera ma salda, quanto mi sento troia così, troia ed usata. Ad ogni colpo urlo, il dolore si trasforma all’ istante in piacere.
– Sofia cosa sei? Dimmi cosa sei in questo momento? ‘ mi chiede
– Sono la tua troia, la tua cagna. Mhhh, continua a scoparmi così, si si’mi fai sentire così porca. Ti prego riempimi ‘
Le mie parole gli fanno aumentare ancora di più il ritmo, ha una forza incredibile, mai riscontrata in nessuno, mi hanno sempre trattata con i guanti fin’ ora.
– Sei una troia, ti stai facendo scopare come la peggiore delle vacche. Non ti vergogni? ‘ la sua mano si &egrave spostata sul mio clitoride, lo stuzzica, lo schiaccia tra le dita.
– No, non mi vergogno perché sono una vaccaaaa ‘ in un attimo vengo di nuovo accasciando la testa e le braccia sul cuscino e tenendo il culo alzato, al limite dello svenimento lo sento riempirmi completamente del suo piacere, lo tiene dentro finch&egrave non si &egrave completamente svuotato.
Esce da me. Io mi accascio completamente, distrutta. Mi cinge la vita e mi tiene stretta a se, sento il suo pene bagnato che sta perdendo consistenza a contatto con le mie natiche.
Mi accarezza, mi coccola, mi fa tanti complimenti. Non &egrave questo che mi aspettavo da lui. Ho una strana sensazione, ho l’ impressione che tutto ciò serva a prepararmi ad un qualche cosa di più intenso.
Mi fa rimettere a pancia in su ed una volta adagiatosi al mio fianco mi toglie la benda. Mi serve qualche secondo per abituarmi di nuovo alla luce, lo osservo, mi immergo i quelli occhi verdissimi, due prati di montagna, contornati da scure sopracciglia che gli danno un aria severa, la fronte imperlata di sudore, quella pelle color del bronzo, la barba appena incolta, le labbra carnose, ha un fascino un po’ latino e primitivo.
– I miei occhi non hanno visto mai niente di più bello – gli dico
Mi sorride, gli si formano le fossette nelle guance, dannatamente irresistibile.
Restiamo così ancora per un po’, poi il mio sguardo si poggia sulla sveglia sopra al comodino, segna le 3:00.
Lui sembra capire.
– E’ ora che tu vada. Domani dobbiamo lavorare entrambi ‘
Muovo la testa in segno di assenso.
– Adesso andrai a casa, fino a domani mattina non ti laverai, voglio che il mio piacere rimanga dentro di te. Da oggi in poi niente biancheria intima, nemmeno a lavoro, se non su mia esplicita richiesta, dovrai sempre avere quel rossetto rosso fuoco, come stasera ‘ il suo tono &egrave nuovamente duro e severo
La storia della biancheria mi imbarazza, soprattutto al lavoro, mi sembrerà di essere nuda.
– Va bene ‘
– Se provi a sgarrare io me ne accorgerò e verrai punita, intesi? ‘
– Si Sebastiano, farò come mi hai detto, sempre ‘
Ci alziamo dal letto, mi rivesto in fretta, comincio a sentire lo sperma colarmi tra le cosce.
Lui rimane nudo, non posso non notare che nonostante sia a riposo il suo membro &egrave comunque di notevoli dimensioni, sul quel corpo scolpito e abbronzato poi fa certamente un bel effetto.
Armeggia nel cassettone da dove prima aveva estratto i foulard. Ne estrae un cofanetto di velluto bordeaux. Lo tiene tra le mani e mi fa strada lungo il corridoio che porta all’ ingresso.
Giunti davanti mi porge il cofanetto.
– Lo potrai aprire solamente domattina. Prima di uscire per andare a lavorare. Non provare a farlo prima ‘
Annuisco con la testa anche se combattere con la curiosità sarà per me molto difficile.
– Grazie Sebastiano, mi hai fatto provare sensazioni che neanche credevo esistessero ‘ mi sento in dovere di dirgli che mi ha fatto stare bene anche se la situazione creatasi &egrave tutto fuorché normale e ordinaria.
– Niente piccolo fiore. Ma vedrai questo &egrave solo l’ inizio di uno stupendo ‘gioco’ che faremo insieme-
Mi stringe forte a se, contro il suo corpo, un bacio caldo ed intendo prima di lasciarmi uscire dalla porta.
La sento chiudersi dentro di me. Rimango lì qualche istante, immobile, mi pare di aver perso l’ uso delle gambe. Risvegliata dal torpore ripercorro al contrario il percorso fatto per salire, alla portineria c’ &egrave un altro uomo, probabilmente a dato il cambio a quello di prima, mi apre il portone e con un sorriso malizioso mi da la buonanotte. Faccio un cenno di ringraziamento con la testa, chissà che luridi pensieri avrà fatto vendendomi così sfatta e stanca.

Faccio fatica ad arrivare fino casa, sono stanca e mille pensieri mi attanagliano.

Quando arrivo sono le quatto passate, avrò solo poche ore per dormire, speriamo mi bastino per avere un aria decente.
Mi tolgo tutto di dosso, non sistemo neanche, butto tutto sulla sedia nell’ anticamera.
Mi butto sul letto e con la strana sensazione del suo sperma colato sulle mie cosce mi addormento all’ istante.

Il ritmo del jazz mi risveglia dal sonno profondo, sono le otto.
Mi osservo tra le gambe, rivoli di patina biancastra percorrono le mie cosce fino quasi al ginocchio, si &egrave seccata.
Corro sotto la doccia, mi sciacquo sotto il getto caldo, una piacevole sensazione sulla pelle, la mano percorre il solco delle labbra, &egrave ancora gonfia e arrossata. Mi insapono per bene con il mio bagnoschiuma alla mirra, quel profumo un po’ selvaggio mi piace da morire.

Uscita dalla doccia decido di aprire il cofanetto che lui mi ha donato, con l’ indice sfioro il morbido tessuto.
Lo apro e rimango incredula, stordita.
All’ interno &egrave foderato di seta nera e contiene un collarino di velluto nero, di quelli che vanno stretti sul collo, con un ciondolo d’ oro a forma di cuore, &egrave molto grazioso ed elegante, lo indosso immediatamente, agganciandolo dietro il collo. Ma contiene un altro oggetto, più insolito. E’ un plug anale di ridotte dimensioni, ma pur sempre un plug anale, di colore nero. Lo giro tra le mani. Non c’ &egrave bisogno di spiegazioni, però Sebastiano ha comunque scritto un bigliettino :
‘ Per il mio piccolo fiore, questi sono dei doni per te. Li dovrai sempre indossare a partire da questa mattina. So che per il plug mi odierai un pochino, ma lo faccio per il tuo bene, ti voglio preparare, vedrai che a lungo andare mi ringrazierai. Questa mattina indossa una camicetta nera, tieni i primi tre bottone slacciati, una gonna nera sopra al ginocchio attillata, e naturalmente niente biancheria. Per le scarpe indossa quelle che preferisci, col tacco ovviamente. Buona Giornata. Un bacio ‘.
Mi viene quasi da ridere a pensare di infilarmi quel coso dentro. In realtà sono terrorizzata, insomma non ci ho mai infilato dentro niente. Però lo devo fare, mica mi posso già fermare, non sarà la fine del mondo. Ci posso riuscire anch’ io come fanno tutte, o quasi.
Mi metto sul water a gambe aperte, con il sedere leggermente in avanti, le gambe alzate ed appoggiate al marmo del lavandino, sputo sull’ indice e lo passo sul buchino, ripeto l’ operazione un paio di volte, poi massaggio, quando sento che &egrave abbastanza cedevole infilo il dito, sento un leggero bruciore, ma proseguo, finch&egrave non arrivo in fondo, non &egrave proprio una sensazione piacevole, ma niente di così terribile come avevo immaginato. Muovo il dito avanti ed indietro come mi stessi masturbando. Se non voglio arrivare in ritardo mi conviene decidermi, impugno il plug, ne poggio la punto sullo sfintere, trattengo il fiato e lo spingo in fondo, incredibilmente entra tutto in una volta, ma mi sento spaccata a metà.
– Ahiiiii ‘
Non riesco a trattenere un acuto e le lacrime cominciano a solcarmi le guance. Sono tutta tremante, il dolore mi pare troppo grande per poter resistere oltre, ma lo tengo dentro, serro i denti e cerco di regolarizzare il respiro. Ci riesco solo dopo qualche minuto.
Mi alzo in piedi, quell’ intrusione &egrave fastidiosissima, come farò a camminare normalmente sui tacchi come niente fosse?
Torno in camera tenendo le gambe leggermente aperte, cavoli come brucia. Apro l’ armadio. Sebastiano deve avermi osservata bene per avere la sicurezza che io possegga sia una camicetta nera che una gonna attillata nera, anche se sono capi piuttosto classici, soprattutto per chi lavora in un ufficio.
Mi vesto come lui mi ha ordinato, la gonna stretta rende il supplizio del plug ancora più infernale, mi stringe sui fianchi e sulle natiche, comprimendole e facendo sentire la sua presenza ancora più insistente. Indosso le scarpe rosse della sera precedente, i primi passi sono incerti, quasi casco per terra.
Cammino come una con un palo sul per il sedere, ed effettivamente qualcosa nel sedere ce l’ ho. Spero che nessuno si accorga di questa cosa nel vedermi camminare goffamente.
Sono in uno stramaledetto ritardo, mi precipito in bagno, una passata di mascara e rossetto rosso come da sue indicazioni, per il trucco può bastare così. Una spruzzata di profumo sul collo e sui polsi.
Disfo la coda di cavallo della sera precedente, spazzolo i capelli per sciogliere i nodi e la rifaccio.

Prima di uscire di casa mi osservo allo specchio d’ entrata. La mia figura &egrave piacevole e così fasciata da quegli abiti stretti sono molto sensuale. Un’ occhio attento potrebbe benissimo accorgersi che sono senza biancheria, questo pensiero comincia un pochino a farmi sentire nuovamente bagnata.
Nel traffico cerco di fare più in fretta possibile ma arrivo in ufficio con dieci minuti di ritardo.
Come varco la porta dell’ ufficio trovo l’ Avv. De Cesaris ad attendermi alla mia scrivania, speravo non fosse ancora arrivato ed invece eccolo qui.
– Sofia finalmente sei arrivata, temevo ti fossi persa ‘ il tono era scherzoso ma era il suo modo di rimproverarmi.
– Mi scusi Avvocato, questo maledetto traffico, non ce l’ ho proprio fatta ad essere puntuale ‘ cerco di giustificarmi in qualche modo, mica posso dirgli che sono uscita di casa più tardi perché dovevo infilarmi un plug anale nel culo, che tra le altre cosa continua a bruciarmi terribilmente.
– Si in effetti c’ &egrave molto traffico questa mattina. In fondo sono solo dieci minuti di ritardo, per questa volta sei scusata, ma cerchiamo di non farlo succedere più ‘
Il signor De Cesaris &egrave un buon uomo, gentile e garbato, rispettoso e forse per questo esige dai suoi dipendenti la massima diligenza, questa &egrave la prima volta che arrivo in ritardo in due anni, quando lui arriva mi trova sempre già seduta al mio posto.
– Ci può contare Avvocato ‘ lo dico assumendo un tono quanto più credibile
– Bene. Oggi per cortesia solleciti all’ Avvocato Barbieri e all’ Avvocato Senini le pratiche che stanno seguendo, le voglio sulla mia scrivania entro questa sera. Poi mi stendi il resoconto dell’ udienza dei coniugi Bellini ‘
– Sarà fatto Avvocato. Buon lavoro ‘
– Buon lavoro anche a te Sofia ‘
Così dicendo si congeda rifugiandosi nel suo ufficio.
Ancora prima di accendere il mio computer chiamo Marco e Loredana, gli avvocati che De Cesaris mi ha detto di sollecitare. Con loro ho un buon rapporto, hanno solo qualche anno in più di me e spesso pranziamo insieme. Mi assicurano che entro sera faranno avere al capo le pratiche richieste e Marco mi invita a pranzo, accetto, come ho fatto tante altre volte.
Comincio a scrivere il resoconto, ma faccio fatica, il pensiero mi riporta alla sera prima, a Sebastiano, le sensazioni ancora così vive dentro di me e stare seduta con quel coso infilato, la pressione dei glutei lo fanno entrare ancora più in profondità. Chissà quanto tempo mi ci vorrà ad abituarmi.
Tra una riga e l’ altra mi sorgono dei dubbi. Sebastiano doveva avere già premeditato tutto per avere nel cassetto il cofanetto e il bigliettino scritto, come se avesse studiato un piano e sapesse già cosa farne di me. Questa cosa mi fa paura, come se mi avesse osservato a lungo e analizzato la mia vita, sapendo esattamente che mosse fare, mentre io non ho questa possibilità, mi sto muovendo nel buoi non sapendo cosa mi aspetta e chi ho di fronte.
Tra questi pensieri mi viene in mente anche che non mi ha chiesto il numero di telefono e non mi ha dato il suo. Non ho modo per cercarlo se avessi voglia di vederlo, &egrave tutto in mano sua, potrebbero passare giorni, mesi.
E poi quanti altri pensieri. Come lo devo considerare? Cio&egrave posso uscire con altri o sono legata solo a lui, &egrave così dannatamente carino e irresistibile che non mi dispiacerebbe essere la sua donna. Ma poi lui come mi considera, sono solo una delle tante?
Io queste cose le devo sapere, mi sono affidata a lui ma mica sono stupida, sono dotato di un cervello pensante e alcune cose ho il diritto di chiedergliele.

Cerco di scacciare i miei dubbi bevendo un caff&egrave e mi rimetto a lavorare al computer. La mattinata scorre piuttosto lineare, qualche telefonata da passare all’ Avvocato. All’ ora di pranzo sono a buon punto, oltre a metà della mia stesura, entro sera dovrei riuscire a completarla e mi dovrebbe avanzare del tempo.

L’ Avvocato esce dall’ ufficio per dirigersi a casa a mangiare e congeda anche a me.
Mi incontro all’ uscita del palazzo con Marco.
– Ciao Marco ‘ noto che oggi Loredana non c’ &egrave. Lui sembra leggermi nel pensiero.
– Ciao Sofia. Oggi Lory non c’ &egrave perché nel primo pomeriggio ha una causa in tribunale a Verona, mangia là, ha detto che ne approfitta per vedere un’ amica d’ infanzia ‘
– Beh, nessun problema ‘
Ci avviamo verso il nostro bar d’ abitudine, &egrave un po’ defilato e non troppo grande, ma arredato con gusto e lontano dalla folla di gente che a quell’ ora popola gli altri locali, qui fanno ottime insalate e sfiziosissimi panini.
Come al solito ordine la mia insalatona Fantasia e acqua tonica, Marco invece due panini con dentro di tutto.
– Ogni giorno riesco a meravigliarmi di come mangi e sei così in forma ‘ nonostante il cibo che ingurgita Marco può vantare un fisico molto sportivo.
– Merito dell’ attività fisica. Beh anche tu, per via di forma non puoi certo lamentarti ‘ posa gli occhi sul mio corpo, mi squadra da capo a piedi, soffermandosi più del dovuto sulle gambe, leggermente scoperte per via della posizione e degli spacchi laterali. Il suo sguardo mi mette in imbarazzo, temo possa attraverso gli occhi notare l’ assenza della biancheria.
– Si ma io mangio solo verdura a pranzo e non panini ipercalorici come fai tu ‘
Lui si mette a ridere e dopo che ci hanno servito mangiamo parlando del più e del meno, dei pettegolezzi d’ ufficio e di alcune pratiche in ballo.
Finisce di mangiare prima di me. La sua attenzione viene attirata dal ciondolo al mio collo.
– Regalo di uno dei tuoi tanti spasimanti? – mi chiede
Non credevo me lo chiedesse, il boccone quasi mi va di traverso, non mi va di parlare di cose personali, deglutisco, bevo un sorso di acqua
– Si. Ma non sono poi tanti come credi ‘ cerco di rimanere sul vago, fosse mai mi facesse domande più intime
– Non ci credo. Sei così bella che’ avrai la fila fuori da casa ‘ la sua risposta mi spiazza, in questo momento così delicato ci si mette pure lui che fino ad oggi non mi ha mai fatto complimenti ma piuttosto mantenuto un rapporto cameratesco.
– Il solito esagerato. Vuoi unirti anche tu alla fila allora? ‘ non so che mi prende ma mi ritrovo a dargli corda, forse ancora in preda alla libidine della sera prima.
– Perché no ‘ lui coglie la palla al balzo
– Beh allora prendi il numerino e vedrai che arriverà anche il tuo turno ‘ rilancio maliziosa
E’ lui a smorzare il tono, probabilmente non immaginava una simile reazione da parte mia.
– Cavolo, mi &egrave capitato il numero 99.999. Temo che quando arriverà il mio turno, l’ età non mi consentirà di essere all’ altezza delle aspettative ‘
Ci mettiamo a ridere a crepapelle e dopo aver bevuto il caff&egrave ci incamminiamo nuovamente verso il l’ ufficio.
La sedia del bar era dura al contrario di quella soffice dell’ ufficio e non ha fatto altro che intensificare il senso di fastidio e dolore che provo da tutta mattina, nonostante io sia riuscita a fare tutto lui era sempre lì presente, ed adesso mi riesce impossibile camminare in modo normale.
– Tutto bene Sofia?Cammini tutta storta ‘ Marco si &egrave accorto della cosa, per fortuna posso mentire, nonostante ciò sento il volto prendermi fuoco.
– Si tutto bene. Ieri sera ho preso una storta scendendo le scale e la caviglia mi fa ancora un po’ male ‘ la scusa mi esce pronta e quanto mai credibile
– Se non ti passa il dolore ti conviene andare dal medico a farti dare un occhiata, certo che avresti potuto evitare di metterti i tacchi ‘
Non si rende conto neanche lui della sciocchezza appena detta.
– Marco’Marco’.mi deludi, lo sai anche tu che in uno studio come il nostro &egrave molto importante la presenza, dimmi tra le donne chi hai visto una sola volta senza tacchi?! ‘
– A dire la verità nessuna. Però tu hai preso una storta!!-
– Mi &egrave successo tante volte ormai, un paio di giorni e po’ di Lasonil e passa tutto. Vuoi fare ancora polemica? ‘
– No, &egrave che’lascia stare, mi preoccupavo soltanto per te ‘
– So badare benissimo a me stessa, grazie del pensiero comunque ‘ il suo atteggiamento mi ha un poco indisposto.
Ci salutiamo e ognuno si dirige al relativo ufficio.
Prima di riprendere il mano la pratica Bellini controllo la mail, con grande sorpresa ne trovo anche una di Sebastiano. Il cuore prende a battermi ancor prima di leggerla, cerco di darmi un contegno e mi metto dritta allo schienale, il plug spinge, maledetto.
Dopo qualche attimo di esitazione la apro:

< Buongiorno piccolo fiore. Immagino che a quest' ora starai mangiando nel solito bar, un po' nascosto, con quei tuoi colleghi, tra cui quel ragazzo dal fisico sportivo, di la verità un po' ti piace? Ti ho tenuta d' occhio negli ultimi tempi, se preferisci il termine spiata, si ti ho spiato lo ammetto. L' ho fatto perché dovevo avere la netta sicurezza che fossi tu la donna che stavo cercando. Dopo averti esaminata ho capito che sei tu, ora dovrai solamente darmene prova tangente, se lo vorrai. Ho letto nei tuoi occhi, quelle volte in cui venivo da mio padre che anche tu Sofia stai cercando qualcosa, che non sai bene cos'&egrave e ora ti starai domandando se sono io quel qualcosa. Non sono tanto presuntuoso da dirti o prometterti che lo sono, solo vivendomi potrai capirlo. Immagino nella tua mente tanti pensieri che si rincorrono in questa giornata, ma &egrave comprensibile, con il tempo imparerai a rispondere da sola ai dubbi che faranno capolino. Ti immagino seduta alla scrivania, con l' aria distaccata e composta che ti appartiene, il collo magro e candido adornato del mio dono, quanto bella sarai, vorrei essere lì per poterlo vedere con i miei stessi occhi. Spero sia stato per te gradito, nel momento in cui l' ho visto in vetrina l' ho subito collegato a te, a quanto ti sarebbe stato bene, allora sono entrato e l' ho comprato, ancora prima di sapere se avresti accettato o meno di venire da me, anche se nei tuoi occhi l' ho visto, il fuoco che senti quando ci sono io. Ti sto parlando di me Sofia, sto mettendo nero su bianco i miei pensieri, bada bene che saranno poche le volte in cui lo farò, sono un uomo di poche parole, dovrai imparare a capirmi, a leggermi attraverso gli sguardi, attraverso i silenzi. Stasera tornerai a casa e andrai a letto presto, il plug di notte lo puoi togliere, naturalmente se ti piace la sensazione che ti provoca sei libera di tenerlo, ma dubito che tu sia ancora pronta. Domani ti passo a prendere alle 11.00, ti voglio riposata e fresca come una rosa, la giornata sarà lunga ed intensa. Mi sono permesso di lasciarti un pacco alla portineria, pagando per far si che non sbirciassero, quindi stai tranquilla, la custode si farà gli affari suoi. Indosserai tutto ciò che contiene, per il resto solite condizioni, niente biancheria, rossetto rosso, plug al suo posto. Se hai delle domande domani avrai modo di farmele, ma sarà la prima ed ultima volta, dopodich&egrave parleranno i fatti. Non mi dovrai più chiedere niente. Ti auguro un buon proseguimento di giornata. Non rispondermi alla mail , non voglio rubare tempo al tuo lavoro. Voglio che elabori mentalmente le emozioni e che ne prendi atto. Un bacio lieve sul tuo splendido collo >.

La rileggo almeno cinque volte, ad ogni riga, ad ogni parola un tuffo al cuore, ogni parola che ha scritto mi ha sbalordita, sembra aver letto i pensieri che mi hanno accompagnato per tutta mattina, &egrave incredibile. Mi accorgo di essere bagnata tra le gambe, mentre leggevo era come sentire la sua voce calda che diceva quelle parole, l’ immagine mentale di lui dentro di me, che mi prende con forza e dolcezza allo stesso tempo. Realizzo che vorrei averlo al mio fianco in questo momento..e stringerlo.. e baciarlo.

L’ Avvocato torna verso le tre e io sono ancora davanti al computer che penso a suo figlio, non ho messo mano alla relazione.
– Buon pomeriggio Sofia. Con il resoconto come sei messa?-
– Bene Avvocato, entro sera l’ avrà pronto sulla sua scrivania insieme a quelle che l’ avvocato Barbieri e l’ avvocato Senini mi hanno assicurato le faranno avere ‘ mento spudoratamente sul punto del lavoro, ma sono sicura di riuscire a finire entro le sei nonostante la mia ‘pausa mentale’.
– Bene mia cara. Per cortesia questo pomeriggio non passarmi nessuna chiamata, ho delle questioni urgenti da risolvere e non voglio distrazioni ‘
– D’ accordo avvocato. Buon Lavoro ‘
Entra nel suo ufficio augurandomi altrettanto.
Mi metto di lena a scrivere, le mie dita sembrano impazzite sulla tastiera, ma se voglio recuperare il tempo perso, &egrave necessario. Il mio pensiero però &egrave sempre a Lui, a Sebastiano, ho stampata continuamente l’ immagine del suo volto, delle sue mani su di me, le parole, i brividi sulla schiena.
Alle quattro e mezza realizzo che il plug non mi da più fastidio come la mattina, sento solo una presenza, ma non insistente.
Nel momento in cui digito il punto finale della mia relazione sento bussare alla porta. Guardo l’ orologio, le cinque e mezza. E’ Marco, venuto per consegnare le pratiche. Chiamo l’ Avvocato sulla sua linea pr chiedergli se ne voglia discutere, ma mi dice di farmele lasciare sulla scrivania.
– Lasciamele qui, gliele consegno io insieme al mio resoconto prima di andarmene.
– Grazie Sofia. Scappo perché devo andare in palestra. Buon week end ‘
– Anche a te Marco..e.. scusami per oggi, sono stata un po’ scortese ‘
– Figurati, capitano a tutti le giornate no. Ciao ‘ così dicendo se ne va

Leggo il resoconto un paio di volte, con la testa tra le nuvole potrei aver fatto qualche errore, fortunatamente &egrave tutto perfetto. La stampo e la rilego.
Un ultima controllata alle mail, ma niente, la casella personale &egrave vuota. Mi lascia un po’ di amaro in bocca. Vorrei rispondere a Sebastiano ma lui mi ha detto di non farlo.
Metto a posto la scrivania e spengo il computer. Poi busso alla porta dell’ Avvocato.
– Avanti ‘
– Avvocato ho finito il resoconto e ho le relazioni degli avvocati Senini e Barbieri ‘
– Bene cara, mettile pure sulla scrivania. Prima cosa che farò lunedì mattina sarà leggerle ‘
– Va bene Avvocato. Se mi permette io andrei a casa se non ha altro da farmi fare ‘
– No Sofia, per oggi può bastare, vai pure. Passa un buon week end ‘
– Grazie, anche a lei Avvocato ‘

Lascio l’ ufficio di corsa per non beccare l’ orario di punta, ma purtroppo rimango imbottigliata nel traffico. Accidenti penso tra me e me, stare in coda &egrave una di quelle cose che mi fa diventare letteralmente nervosa, il mio pensiero inevitabilmente torna a Sebastiano, come mi &egrave successo per tutta la giornata, &egrave un chiodo fissa, una presenza costante, come se l ‘ avessi vicino a me non riuscendo a vederlo.
Quando arrivo a casa sono ormai le sette passate. Mi preparo una terrina di insalata e carote, ma la mangio controvoglia, non ho per niente appetito.
Solo una volta finito di mangiare mi ricordo che Sebastiano mi ha lasciato un pacco in portineria.
Mi precipito giù dalle scale e chiedo alla custode se ha qualcosa per me. Quella donna &egrave un impicciona ed ho il timore che non abbia affatto ascoltato l’ indicazione datale, di non aprire il pacco.
– Si signorina Sofia. C’ &egrave questo per lei ‘ disse alzando un pacco color rosso con un fiocco di raso nero intorno. ‘ L’ ha portato un certo Dott. De Cesaris. Lo conosce vero? ‘
– Si signora Carla, lo conosco ‘ rispondo leggermente scocciata
– Ah ma &egrave un gran bell’ uomo, davvero affascinante ‘
Non rispondo per non dargli corda, comincerebbe a fare mille domande. Mi limito e sorridergli e a dargli la buonanotte.

Ansiosa rientro nel mio appartamento e poggio il pacco sul tavolo. Sciolgo il fiocco. Sono così curiosa.
All’ interno c’ &egrave uno splendido abitino bianco, a sottoveste, un po’ stile figlia dei fiori, che mi arriva a metà coscia e un paio di ballerine rasoterra color rosso fuoco. Nessun biglietto. Rimango un po’ delusa, avrei voluto leggere le sue parole.
Comincio a fantasticare a dove mi porterà vestita così. Avrei immaginato piuttosto degli abiti sensuali e tacchi a spillo. E invece questo abitino semplice, che però &egrave molto grazioso, mi farà sembrare un po’ lolita, e forse &egrave proprio questo che lui vuole.

Decido di farmi un bagno rilassante, verso nell’ acqua l’ olio profumato all’ arancio, che crea un soffice strato di schiuma. Prima di entrare tolgo il plug e noto che &egrave umido, lo pulisco per bene e lo metto sul comodino, la sua improvvisa assenza mi lascia stranita.
L’ acqua calda mi fa distendere del tutto, i nervi si sciolgono, penso a Lui e la mia mano scende sul ventre per poi passare alla figa, ne seguo i contorni con l’ indice, le labbra sono tumide e pulsanti e ho la sensazione di essere notevolmente più larga del solito, forse per lo stato di eccitazione permanente in cui sono rimasta tutto oggi. Immergo le dita, una, non la sento nemmeno,poi due, le faccio ruotare qualche attimo e poi infilo anche il terzo dito. Prendo a masturbarmi lentamente, con dolcezza mentre con l’ altra mano carezzo i miei seni, immagino la sua lingua perlustrare il mio corpo, comincio a sentire caldo al viso, ansimo. Muovo le dita sempre più velocemente finch&egrave l’ orgasmo mi coglie prepotente, vengo urlando il mio piacere. Sono stordita, quasi una sensazione di svenimento. Dirigo il getto dell’ acqua fredda sul viso per placare il calore. Una volta tranquillizzata curiosa porto il dito al mio buchino anteriore, &egrave ancora leggermente aperto, con una leggera pressione lo infilo tutto fino in fondo e non provo nessun dolore, solo un impercettibile fastidio. Sono felice di ciò, mi sembra di essere una bambina che ha eseguito bene i propri compiti. Lo lascio lì per un po’, continuando a rigirarlo. Vorrei provare ad infilare un secondo dito ma ho ancora troppa paura e lascio perdere. Finisco di lavarmi detergendo per bene il mio corpo, lavo anche i capelli con lo shampoo al miele, in modo che, domani abbiamo un piacevole profumo, voglio essere perfetta per lui.
Uscita dalla vasca mi avvolgo nell’ asciugamano allacciandolo all’ altezza del seno.
Il bagno mi ha talmente rilassato che la stanchezza ha preso il sopravvento, decido di lasciar asciugare i capelli naturalmente senza phon.
Prima di coricarmi punto la sveglia alle 9:00 e il mio sguardo viene catturato dal plug sul comodino, sorrido, lui mi ha detto che posso fare a meno di indossarlo di notte, ma mi viene un’ idea, voglio tenerlo dentro di me, per vedere che reazione avrà quando glielo dirò domani, magari rimane piacevolmente sorpreso, comunque dormendo di lato non dovrebbe infastidirmi o turbare il mio sonno. Il buchino &egrave morbidissimo, entra subito, mi scappa solo una piccola esclamazione.
Mi corico sulle lenzuola fresche e con la mano tra le gambe mi addormento subito. Il mio ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi &egrave rivolto a Lui.
I raggi del sole filtrano attraverso la tapparella e mi svegliano ancor prima del suono della sveglia. Sono le 8.30.
In bagno mi risciacquo il viso con l’ acqua gelida, ho un aspetto fresco e riposato.
Faccio una leggera colazione con una tazza di cereali integrali e un bicchiere di succo d’ arancia.
Sento al petto una sensazione di ansia costante e le mani mi tremano. Non so cosa aspettarmi da questa giornata, ma soprattutto sono impaziente di rivederlo.
Dopo aver sistemato in cucina decido di farmi un’altra doccia. Tolgo il plug e lo pulisco, il buchino rimane dilatato per qualche attimo. Faccio tutto con molta calma, arriverà solamente alle 11.00.
Uscita dalla doccia dopo essermi asciugata passo delicatamente un po’ di crema idratante su tutto il corpo. Mi piace il suo profumo, sa di sapone, di pulito. L’ ultimo tocco va insinuarsi tra le mie labbra, il grilletto gonfio, anche lui &egrave in trepidante attesa.
Mi rimiro alla specchio, accarezzo il mio corpo. Se possibile oggi sono ancora più bella, queste emozioni mi fanno brillare gli occhi di una luce speciale, ammaliante.
Accendo un po’ di musica e il jazz riecheggia nella stanza.
Mi stendo un po’ sul letto &egrave ancora troppo presto.
I miei pensieri vagano. Sebastiano &egrave troppo imprevedibile, inutile che cerchi di immaginare cosa mi farà fare oggi, tanto vale aspettare e seguire il corso degli eventi. Una cosa devo mettermi in testa: devo lasciarmi andare, almeno per una volta nella mia vita non devo mettere stupidi paletti a frenare i miei istinti, le mie emozioni.
Quando l’ orologio segna le dieci comincio a vestirmi. Prima indosso il plug. Il buchino si era chiuso per bene e infilarlo mi provoca dolore, passo un dito bagnato per alleviare il bruciore.
Il vestito sembra disegnato sul mio corpo, fortunatamente &egrave di un bianco coprente, così non si noterà che sotto non porto nulla. Ha una generosa scollatura che lascia intravedere il solco tra i seni sodi, ma non &egrave volgare, anzi, il fatto che sia abbastanza lungo e così semplice mi da un aria fresca e sbarazzina. In bagno passo sulle mie labbra due strati di rossetto rosso, come lui vuole, per il resto metto solo un po’ di mascara. Decido di raccogliere i capelli con un nastro rosso, in modo da lasciare scoperto il collo. Indosso il collarino e le ballerine.
Osservo allo specchio il risultato. Sono proprio bella, sembro una liceale che si atteggia a donna. Anche se probabilmente &egrave il contrario. Cerco qualche particolare da aggiungere ma temo che prendendo l’ iniziativa potrei tradire le sue aspettative oppure irritarlo, quindi lascio perdere.
Guardo l’ orologio, mancano venti minuti alle 11.00. Decido di chiamare la mia amica Laura.
Le racconto un po’ di questa nuova conoscenza senza però addentrarmi nei particolari. Lei si dice contenta perché sente dal tono della mia voce che quest’ uomo mi entusiasma. Il tempo passa senza che me accorga mentre le racconto di lui e il campanello alle 11.00 spaccate suona. La saluto dicendo che &egrave arrivato a prendermi e che la terrò aggiornata.
Rispondo al citofono.
– Si? ‘
– Sono Sebastiano ‘ al solo udire la sua voce una scocca mi attraversa
– S’Sali o scendo subito?-
– Scendi, ti aspetto ‘
Il cuore &egrave in tumulto, ne posso quasi sentire i battiti. Prendo dall’ armadio un golfino bianco, la giornata &egrave calda ma essendo metà maggio &egrave possibile qualche improvvisa folata di vento.
Infilo in una borsetta rossa poche cose essenziali e dopo aver chiuso la porta mi precipito correndo giù dalle scale. Per poco negli ultimi scalini non inciampo. Passo davanti alla portineria come una scheggia, tanto che dubito la custode possa avermi visto.
Uscita dal portone la luce mi colpisce in volto, mi ci vuole qualche attimo per focalizzare le immagini, quando ci riesco finalmente lo vedo. Ha parcheggiato la macchina dall’ altro lato della strada. E’ poggiato alla portiera del suo Cayenne nero, sta guardando nella mia direzione, appena percepisco il suo sguardo sul mio corpo mi sento già spogliata di quei vestiti.
Attraverso la strada senza neanche guardare se arrivano macchine.
Non so cosa dire e come comportarmi. Il cuore sta per uscirmi dal petto.
Lui mi sorride, sulle guance gli si formano due deliziose fossette. La sua bellezza mi disarma completamente.
– Ciao Sofia- &egrave calmo e rilassato, con quel suo naturale amplombe.
– C’ iao ‘
Istintivamente prendo la sua mano e la porto sul mio petto, per fargli sentire il mio stato d’ animo.
– Sono contento di farti questo effetto, ma devi stare tranquilla, non ti capiterà nulla di male. Sei bellissima ‘ il suo volto si avvicina e mi sfiora la guancia con un bacio.
– Grazie – le sue parole non fanno altro che agitarmi di più
– Sei pronta a partire? ‘
– Si ‘
– Bene ‘ mi apre la portiera invitandomi a salire.

Il contatto con il sedile in pelle mi provoca piccoli brividi lungo la schiena.
Seduto al suo posto di guida mi chiede che musica voglio ascoltare.
– Per me va bene qualsiasi cosa ‘ in quel momento il tipo di musica che voglio ascoltare non fa parte dei miei pensieri.
– Tu cosa ascolti di solito? ‘
– Jazz e musica italiana. Ma ascolto un po’ di tutto ‘
Traffica con il pannello touch screen dell’ autoradio. Partono le note di Ligabue.
– Spero ti piaccia ‘
– Va benissimo, non preoccuparti ‘
E’ davvero molto premuroso, questa cosa mi rasserena un po’ e mi rilasso sul sedile.
Mette in moto e comincia a guidare tra il traffico del sabato. Ogni tanto mi lancia qualche occhiata. Ma non dice niente.
Quel silenzio mi da una sensazione di angoscia perciò decido di romperlo.
– Sai.. stanotte ho tenuto il plug ‘ spero la mia frase lo sorprenda in qualche modo.
Il suo volto non fa il benché minimo movimento di espressione. La cosa mi lascia delusa.
– Bene. Non pensavo ti abituassi così in fretta. Ti piace? ‘
Credo che essere sincera sia la cosa migliore, anche perché se mentissi lo capirebbe benissimo.
– Sinceramente mi da un po’ di fastidio, soprattutto quando lo infilo, ma dopo un po’ che lo tengo mi ci abituo ‘
– Col tempo imparerai a fartelo piacere. Ogni settimana te ne darò uno nuovo, ogni volta sarà di dimensioni superiori a quello precedente. Vedrai che lo alleneremo bene quel buchino e alla fine sarà molto, ma molto accogliente ‘ mentre la frase esce dalla sua bocca un sorriso strano si dipinge sul suo volto.
Non so davvero cosa pensare, quella frase mi spiazza e mi lascia più irrequieta di quanto già non fossi. Riesco solo ad annuire con la testa, meccanicamente.
Penso al plug, che già mi provoca fastidio e mi viene paura a pensare a quali dimensioni potrà arrivare. Cerco di distogliere la mente da quel pensiero e di distrarmi osservando il paesaggio scorrere. Ci stiamo allontanando dal centro per addentrarci nella periferia , in quelle zone verdi e collinari tanto famose per l’ ottimo vino. Man mano che passa il tempo e più le case e i paesi si fanno lontani tra di loro. La macchina comincia a salire tornanti ed attraversare il monte. Lui &egrave sempre in silenzio, ogni tanto mi sorride dolce, ma io non riesco ad essere per niente tranquilla.
Arriviamo in un punto in cui il paesaggio &egrave quasi completamente deserto, distese di vigneti e qualche casa qua e là.
– Siamo quasi arrivati. Hai fame? ‘
– Veramente ho lo stomaco chiuso. Non credo riuscirò a mandar giù molto ‘
– Sofia, ascoltami. Ti devi rilassare. Come ti ho detto non ho intenzione di lederti in alcun modo, comunque sia sai benissimo che puoi dirmi basta in qualsiasi momento, quindi non ti devi preoccupare, cerca di distenderti e di goderti questa giornata. D’ accordo?-
Guardo il suo bel viso, le labbra carnose e gli occhi penetranti.
In fondo a ragione, con la mente ritorno ai propositi che mi ero fatta in mattinata.
– Va bene ‘ gli sorrido
– Così va meglio. Quando sorridi sei ancora più bella ‘

La macchina prosegue per altri dieci minuti, poi imbocchiamo una stradina in salita. C’ &egrave un cascinale in pietra, con un immenso giardino intorno. Sebastiano parcheggia e prendendomi la mano mi invita a scendere.
Il panorama &egrave incredibile, si vedono a valle tutte i paesini della provincia, la giornata &egrave limpida e si riesce a vedere persino il lago.
– Qui.. qui..&egrave.. ‘ lo spettacolo &egrave talmente bello che mi mancano le parole.
– Meraviglioso? Ti ci ho portata apposta ‘ mi sorride e si avvicina a me
– Si ‘ riesco a bisbigliare prima che mi afferri le spalle con le mani traendomi a se in un caldo bacio.
Il contatto con le sue labbra morbide mi fa cedere le gambe tanto che gli tocca sorreggermi.
Poi mi prende per mano e mi porta verso l’ entrata. E’ un agriturismo, leggo l’ insegna ‘ Il poggio ‘, non ne avevo mai sentito parlare.
Ci viene incontro una signora sulla sessantina. Ha l’ aspetto rassicurante di quelle donne abbondanti che passano il tempo a cucinare per la famiglia.
Sorride a Sebastiano.
– Ciao Sebastiano. Benvenuto ‘ evidentemente &egrave un abitu&egrave del posto, gli si rivolge in tono molto confidenziale
– Ciao Carla, che piacere rivederti ‘ si china e stampa due grossi baci sulle guance della donna
– E questa bella ragazza? Non me la presenti? ‘
– Si certo. Lei &egrave Sofia. Non trovi sia splendida? ‘ gli chiede indicandomi
La signora Carla mi stringe con forza la mano ‘ E’ incantevole. Tu hai sempre buon gusto ‘
– Grazie signora, &egrave troppo gentile ‘ mi schernisco arrossendo
– E’ la verità mia cara. Venite, vi faccio accomodare ‘
Sebastiano mi guida tenendomi la mano sulla spalla.
La sala &egrave vuota ma la signora ci fa accomodare in una saletta appartata con un volto in pietra.
E’ davvero un posto molto accogliente. La tavola &egrave ben apparecchiata e al centro c’ &egrave un vasetto in vetro con due rose rosse.
Sebastiano da gentiluomo mi scosta la sedia e mi fa sedere.
– Vi porto subito il menù ‘ dice Carla allontanandosi
– Ti piace qui? ‘ mi chiede
– Si, molto. E’ accogliente ‘
– Sono contento ‘
La signora torna subito porgendoci due menù foderati di pelle color bordeaux.
Lo apro e comincio a scorrere i nomi delle pietanze, leggendo mi viene fame. Sono un po’ indecisa su cosa prendere.
– Prendi pure quello che vuoi. La scelta del vino però tocca a me ‘
Quando Carla ritorna Sebastiano mi lascia ordinare per prima
– Tagliatelle con porcini e spugnole e di secondo una tagliata di manzo all’ aceto balsamico ‘
Sebastiano sta ancora scorrendo il menù. Rimane in silenzio qualche attimo.
– Un piatto dei vostri specialissimi tortellini e di secondo come la signorina, magari di contorno anche un po’ di patate per tutti e due ‘
– Va bene. Vino? ‘ chiede la signora
– Una bottiglia di Refosco e un litro di acqua naturale ‘
Si allontana con le nostre ordinazioni.
– Allora Sofia adesso che ci siamo accomodati e che mi sembri rilassata, vorrei sapere cos’ hai provato in questi due giorni, dopo la serata passata insieme ‘ i suoi occhi si posano sui miei penetrandoli come se già vi potesse leggere la risposta.
– E’ ‘&egrave stata una sensazione strana ‘
– Spiegati meglio ‘
– Come di ansia perenne che però scaturisce in una permanente eccitazione. E poi.. io.. ‘
– Si? ‘
– Io’ecco.. si.. diciamo che ti penso sempre.. io non riesco a scacciarti dai miei pensieri ‘
Tiro un sospiro di sollievo per quella confessione che mi costava un grosso pezzo del mio orgoglio. Quando mai ero stata così patetica con un uomo.. dio una volta erano loro che dicevano questo a me.
Lui mi guarda e non dice niente, ho la netta sensazione che davvero possa leggere la mia mente.
E infatti..
– Non ti &egrave mai capitato vero? ‘
Scuoto la testa a confermare.
– Ti sei masturbata in questi giorni ? –
La sua domanda diretta mi colpisce come una sberla in viso
– Cooosa? ‘ fingo di non aver capito
– Sofia hai capito benissimo, non fare l ‘ innocente con me, perché non lo sei affatto ‘
Mando giù il rospo
– Ecco.. si,l’ ho fatto ‘
– Pensando a me? ‘
– Naturalmente ‘ ed era la verità, era il suo pensiero che mi faceva venire voglia di toccarmi.
– Regola numero uno Sofia: ti &egrave vietato toccarti quando sei sola, anche se sei eccitata, dovrai trattenerti e potrai sfogarti solo quando sarai con me ‘
Non credo a ciò che sento.
– Mah.. mah ‘
– Niente ma con me. Non esistono. O accetti o sai che puoi dire basta alla prima volta che non vorrai rispettare ciò che ti chiedo. Ma sai che questo significa che non mi rivedrai più ‘

Sta giocando sporco, sa che non posso rinunciare a lui, almeno per adesso, che sento questa cosa dentro di me ancora troppo forte per potermela negare, a costo di farmi del male.
– Va bene Sebastiano ‘
– Da oggi ti rivolgerai a me come Padrone, non più con il mio nome. Potrai chiamarmi Sebastiano solo in pubblico e in presenza di altre persone ‘

Ma cosa mi stava chiedendo? Io chiamarlo Padrone? E’ davvero assurdo.
Rifletto qualche secondo, combattuta tra la rabbia e la consapevolezza che non sono poi tanto diversa da un animale o da uno schiavo, in fondo faccio tutto quello che mi chiede. E’ il compromesso a cui sono scesa per poterlo avere e stare con lui.

– D’ accordo Padrone ‘ in che razza di situazione mi sono cacciata.

Prima che potessimo continuare il discorso arriva Carla con il vino e l ‘ acqua.
Poco dopo torna con due piatti fumanti.
– Buon appetito signori ‘
– Grazie ‘
Cominciamo a mangiare in silenzio.
– Ti vedo un po’ sulle spine. Guarda che se hai delle domande da fare puoi farle. Te l’ ho detto, oggi &egrave l’ unica giornata in cui potrai farmele dopo di che dovrai capire tutto da sola ‘
– D’ accordo. Ecco’ oltre ad essere il mio ‘Padrone ‘ ‘ la frase mi deve essere uscita con un tono sarcastico
– Non rivolgerti mai più a me in questo modo, come di presa in giro, pena una punizione. Chiaro? ‘
– Scusa Padrone, non era nelle mie intenzioni ‘
– Continua.. ‘
– Come ti devo considerare? Cio&egrave se qualcuno mi chiede cosa sei tu per me?
– Tu come mi vorresti considerare? ‘
– Come il mio uomo. Cio&egrave io risponderei che siamo una coppia, mi piacerebbe rispondere così ‘
– E infatti &egrave così che devi rispondere. Tu sei mia e a me non interessa avere storie con altre. Io voglio te. Quindi a legarci deve esserci un rapporto di fiducia e sincerità, come in una coppia, anche se nel nostro caso saremo una coppia un po’ ‘atipica’, cosa intendo lo scoprirai strada facendo. Altro? ‘
– Questo &egrave ciò che mi premeva più chiederti. Ci sono altre cose, ma non credo che tu mi risponderai ora ‘
– Quali cose? ‘
– I limiti oltre i quali intendi portarmi? ‘
– Sofia, il limite &egrave solo paura di ciò che non si conosce. Ma se ti dicessi tutto adesso non avrebbe senso. Il mio obiettivo &egrave di far uscire la tua vera natura, quella che io leggo nei tuoi occhi, ma che tu hai e stai ancora cercando di camuffare. Ti piace la pasta? ‘
– E’ buonissima ‘

Mangiamo tutto il resto parlando di altre cose, hobby, gusti di ogni genere, mi fa molti complimenti. Sebastiano sta tentando di mettermi a mio agio cercando di infondermi fiducia. In realtà ci riesce, ha una conversazione brillante, una voce calda, e io quasi mi dimentico delle cose che mi ha detto prima. Il tempo vola e la testa comincia a girare per via del vino, le guance infiammate. Mi sento leggera. Ordina caff&egrave e limoncino, che contribuisce a farmi sentire ancora più leggera.
Sento la neccessità di andare in bagno. Per via del rapporto che si &egrave creato gli chiedo il permesso. Mi sento tanto stupida nel farlo.
– Io.. ecco.. dovrei andare al bagno. Posso? ‘ la mia testa si abbassa e aspetto una risposta.
– No ‘
Lo guardo con gli occhi sgranati, tra un misto di odio e di supplica.
– Voglio che impari a controllare qualsiasi cosa, vedere fino a che punto sai trattenerti ‘
Mi verrebbe da alzarmi e andarmene ma contemporaneamente avverto una calore, un pizzichio tra le cosce. La sua frase mi ha incredibilmente eccitata. Io’io quasi stento a crederci. Le lacrime mi salgono agli occhi realizzando l’ accaduto.
– Su piccola, non &egrave niente. Vedrai che ti ci abituerai. Adesso andiamo ‘
Mi alzo e remissiva mi lascio condurre verso l’ uscita. Usciamo in giardino non prima che lui abbia pagato il conto. Lo ringrazio per il pranzo offertomi.
Mi porta sul retro del giardino dove c &egrave un enorme piscina, ci sediamo su una panchina di pietra un po’ isolata che da quasi sul precipizio del monte. Sebastiano si siede dietro di me in modo che io posso appoggiare la mia schiena al suo petto e mi cinge la vita.
Inizia a baciarmi il collo e a passare la lingua sulla mia pelle, io comincio a mugolare. L’ eccitazione si fa ancora più forte e palpabile.
Mi alza il vestitino e facilitato dall’ assenza di biancheria comincia a giocare con il mio clitoride pulsante, lo stringe tra le dite, lo schiaccia, lo stimola. Nella posizione in cui siamo nessuno può vedere quello che sta facendo. Io per qualche minuto resisto ma anche se il trattamento &egrave di per se piacevole, il fatto che mi scappi pipì lo rende un tormento insopportabile e lui questo lo sa.
Mi sfugge una frase che venti minuti dopo avrei rimpianto di aver detto.
– Tu.. tu non puoi farmi questo. E’ un tormento.. mi’mi.. scappa’ –
Con uno scatto d’ ira si alza.
– Se non posso farti questo allora dimmi basta. Su avanti, dillo !!!-
Questa &egrave la sua arma di ricatto, maledetto.
Abbasso la testa ‘ No non lo dico ‘
– E perché non lo dici? ‘ mi chiede con tono severo
– P’.perch&egrave io voglio vederti ancora’vo.. voglio stare con te ‘
– Allora impara a non fare i capricci e a dirmi cosa posso e non posso fare ‘
– Non succederà più Padrone ‘
– Non credo che tu abbia completamente capito cosa voglio da te. Ma lo capirai, ah si che lo capirai ‘ la frase suona come una minaccia.
– Andiamo ‘ mi prende la mano e mi strattona con forza ma senza farmi male.
Stavolta non mi apre la portiera e prendo il mio posto da sola.
Accende la macchina in fretta e parte diretto non so dove.
Si addentra in stradine pressoché sterrate per circa tre chilometri dopo di che giunti ad un grosso spiazzo con una panchina e dei tavoli si ferma.
– Forza, scendi! ‘ mi ordina
Faccio quello che mi dice. Alla nostra sinistra c’ &egrave un piccolo monte, una strada lo attraversa.
Mi stringe il braccio in una morsa e a piedi ci incamminiamo verso la cima.
Comincio ad avere paura.

Aspetto i vostri commenti ed eventuali spunti per i prossimi capitoli: petit.camille@yahoo.it Il sole alto nel cielo brucia sulla mia pelle, lui &egrave rigorosamente in silenzio, non ho la benché minima idea di cosa voglia farmi ma l’ espressione sul suo volto non mi fa presagire nulla di buono.
Dopo dieci minuti di cammino comincio ad avere il fiatone, la strada &egrave tutta in salita.
Arrivati in cima cominciamo a scendere lungo l’ altro pendio. Ad un certo punto, ad una ventina di metri da una stradina asfaltata c’ &egrave un rudere, i resti di quella che probabilmente una volta era una casa, &egrave rimasta solo la facciata che da sulla strada e un pezzo del lato sinistro.
– Spogliati ‘ mi ordina e con le mani sui fianchi aspetta che io lo faccia
Sbarro gli occhi, incredula. Siamo a pochi metri da una strada asfaltata e potrebbe passare qualcuno in qualsiasi momento, qua &egrave la in lontananza si vedono case, segno che la zona non &egrave propriamente deserta. Rimango immobile, lui si altera.
– Fai quello che ti ho detto o non farai altro che peggiorare la situazione ‘
Con movimenti meccanici comincio a levarmi il vestito guardandomi intorno per essere certa che non arrivi nessuno.
Me lo strappa di mano.
– Anche le scarpe ‘
Sfilo i piedi dalla ballerine poggiandoli sul manto erboso che essendo secco mi provoca fastidio e prurito.
– Bene ‘
Poggia i miei vestiti in un angolo poi estrae un paio di manette dalla tasca posteriore dei suoi jeans. Mi chiedo quando cavolo le abbia prese.
Mi fa inginocchiare vicino alle inferiate di quella che una volta era stata una finestra. E proprio alle inferiate fissa una delle mie mani con le manette. Cosa diavolo vuole fare?
– Ora tu te ne starai qui buona buona a riflettere sul tuo comportamento fino a quando non lo riterrò opportuno ‘
– Sono nuda.. potrebbe passare qualcuno da un momento all’ altro.. e’e ‘
– Questo &egrave un problema tuo, devi pensare prima di aprir bocca. Spero che questo ti serva da lezione ‘
Così dicendo mi gira le spalle e si incammina nuovamente verso la cima del monte.
– Ti prego non lasciarmi qui. Potrebbe arrivare qualcuno e farmi del male ‘ urlo con quanto fiato ho in corpo.
Non si volta nemmeno. La situazione &egrave irreale, vorrei dirgli basta, ma &egrave come se una forza maggiore mi impedisse di farlo.
Lo vedo allontanarsi per poi sparire nel punto da cui eravamo arrivati. Le lacrime cominciano a solcarmi le guance, bruciano il mio orgoglio quanto alcool puro.
Rimango sola ed esposta.
Mi sento rimescolata da un mix di emozioni, sono arrabbiata con lui per il modo in cui mi ha lasciato lì, ho paura che qualcuno arrivi e si approfitti di me, e io non potrei far niente per fermarlo perché sono bloccata, ma in una piccolo spazio dentro di me, nascosto chissà dove, sento l’ eccitazione crescere, essere così sfacciatamente alla merc&egrave di chiunque, nuda e impotente mi fa bagnare tra le cosce. Sento quasi la neccessità di toccarmi ma.. ma lui mi ha detto che non posso e questo mi tormenta ancora di più. Inoltre il bisogno di liberare la vescica &egrave così insistente che realizzo che non riuscirò mai a trattenerla, ho l’ impressione che per un bel po’ di tempo Sebastiano non tornerà. Chissà se si &egrave nascosto da qualche parte per osservare il mio atteggiamento.

I minuti passano inesorabili, il tempo sembra non passare mai, non riesco ad arrestare le lacrime e nonostante faccia caldo sto tremando quanto una foglia esposta al vento.
Il mio volto &egrave rivolto alla strada, giro la testa a destra e sinistra terrorizzata.
La posizione scomoda comincia a farsi sentire. Mi accuccio a terra con il braccio tirato verso l’ alto, mi tira un po’.

Vengo destata da un rumore metallico, incredibilmente sono riuscita ad addormentarmi, la vista &egrave annebbiata ma scorgo la figura di Sebastiano. Mi sento bagnata tra le gambe, guardo e con sbigottimento mi accorgo di essermi fatta pipì addosso mentre dormivo.. che umiliazione. Un motto d’ ira mi prende, vorrei scagliarmi addosso a lui e rovinarlo. Abbasso lo sguardo, non lo voglio guardare, sono troppo arrabbiata.
– Hai avuto paura? ‘
Con la testa faccio segno di sì, ma tengo lo sguardo puntato al terreno
– Pensi davvero che avrei permesso ti facessero del male? Sono rimasto nascosto ad osservarti per tutto il tempo. Se fosse arrivato qualcuno sarei corso in tuo aiuto ‘
Questo fatto un po’ mi rincuora, ciò non toglie che avermi lasciata lì non &egrave una cosa normale, riesco solo ad abbozzargli un mezzo sorriso.
– La mia bambina si &egrave fatta pipì addosso ‘ dice ridendo guardandomi tra le gambe.
Le guance mi diventano paonazze, provo un grande senso di vergogna e le lacrime riaffiorano.
– Io.. ecco.. si, ma non sarebbe successo se tu mi avessi lasciata andare in bagno prima’e poi.. poi &egrave successo mentre dormivo ‘ cerco di mantenere un tono mansueto per non irritarlo nuovamente
– Non &egrave nulla di grave. Comunque una delle regole &egrave di chiedermi sempre il permesso di andare in bagno quando sei con me, se io dico no, non ci dovrai andare. Va bene? ‘

Vorrei rispondergli: no, no e poi no, ma il formicolio che sento al basso ventre mi fa rispondere il contrario. Le sue imposizioni mi fanno eccitare.
– Si Padrone ‘
– Brava Sofia ‘
Mi porge un fazzolettino di carta per asciugarmi e dopo avermi riconsegnato il vestito mi prende per mano.
– Andiamo ‘
Mi faccio scortare docile, le gambe mi fanno male e le sento molli. Lui se ne accorge e mi prende in braccio. Mi aggrappo alle sue braccia, mi sento finalmente protetta, i suoi muscoli sono tesi per lo sforzo ma il volto non fa una piega fino a che non arriviamo alla macchina. Le nuvole hanno coperto il sole.
– Che ore sono ? ‘ gli chiedo
– Le sei ‘
Quindi mi ha lasciata legata a quel modo per un paio d’ ore. Semplicemente assurdo. Se qualcuno me l’ avesse raccontato, che un giorno mi sarei ritrovata legata nuda ad un rudere con un plug nel culo gli avrei riso in faccia. E’invece’.Sebastiano cosa mi stai facendo? Il pensiero si ferma nella mia mente senza riuscire ad arrivare alla bocca.
Mi poggia in macchina con delicatezza, quasi fossi una bambolina.
Mentre guida, sempre silenzioso, ho il terrore che mi riporti a casa. Non voglio, vorrei stare con lui, magari passare una serata ‘normale’, ma mi chiedo se poi mai qualcosa sarà davvero normale nel nostro rapporto.
– Mi stai portando a casa Padrone? ‘
– Tu vuoi andarci? ‘ mi chiede sorridente
– No.. io voglio stare con te – mi aggrappo stretta alla sua spalla poggiandoci la testa
– Ti terrò con me piccola. Pensavo fossi arrabbiata con me ‘
– Io? Non.. non proprio, ecco no’non sono arrabbiata Padrone – mi da un bacio in fronte e mi si scioglie nuovamente il cuore, come posso resistergli? Come?
– Provare un po’ di rabbia &egrave normale Sofia, capisco anch’ io di averti stravolto. Ma imparerai, impareremo insieme, vedrai –

Guida fino a casa sua, non parliamo molto durante il tragitto. Penso che dovrò abituarmi al silenzio con lui.

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