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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

ALLA CONSOLLE…DJ ROBERTA

By 4 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

I tavolini all’ aperto sono tutti occupati. Questa volta non ci fermiamo al bancone, ma andiamo all’ interno, e ci sediamo su un basso divano. In quella parte del locale, separato dal resto da una porzione di parete, siamo soli. A prendere le ordinazioni arriva quello che, la volta precedente avevamo individuato come il proprietario. Un tipo basso, grassoccio, con una massa di capelli più sale che pepe portati lunghi. Pensavo di prendere un Affinity, ma ora ho voglia di qualcosa di più fresco, e ordino, dopo aver consultata Roberta, due Mojito.
L’ ambiente dove ci troviamo rilascia il calore del sole che ne ha scaldato i muri. Il climatizzatore &egrave ancora spento. Mia moglie si toglie il giubbino di jeans, restando con il solo top senza spalline, che viene tenuto in posizione solo dal bordo elasticizzato. Il fondo chiaro della pelle coperta dal costume risalta sullo sfondo abbronzato delle spalle e delle braccia. Il colore giallo caldo del top attira lo sguardo come una calamita e lo concentra sulla porzione di seno scoperta. Di lì a poco…
“Sta arrivando il carburante” dico
“E’ lui?”
“Sì, il proprietario.” In effetti, le cameriere non mancano e avrebbe potuto affidare ad una di loro l’ incarico di portarci l’ ordinazione, invece lo vedo avanzare verso di noi reggendo un grande vassoio.
Mia moglie abbassa il bordo del top fino a poco sopra i capezzoli. Poi accavalla le gambe, la sinistra sulla destra. L’ orlo della gonna risale verso l’ alto scoprendo ancor più la coscia.
Lui posa il vassoio sul basso tavolino e, lentamente, trasferisce sullo stesso piccole ciotole con patatine, noccioline, olive ed altri snaks. Mi sembra che compia l’ operazione con una ingiustificata lentezza, e che il suo sguardo sia attratto dallo spettacolo offerto da mia moglie, che, per non lasciargli dubbi, scavalla lentamente le gambe quando lui, chinato per prendere i bicchieri con il Mojito, &egrave proprio davanti a lei. Finita l’ operazione di trasferimento anche dei bicchieri e delle bottigliette di soda, si rialza e chiede se va tutto bene così o se gradiamo altro.
Mentre stiamo per rispondere di no, grazie, mia moglie si china per raggiungere il bicchiere. Facendo quel movimento, il seno corrispondente al braccio allungato oltrepassa il bordo del top liberando il capezzolo turgido. Con tutta tranquillità, come se compisse il gesto più naturale,lei lo risistema al’ interno dell’ indumento, e si volta verso di me per un piccolo brindisi. Poi avvicina il bicchiere alla bocca e, dopo aver umettato con la lingua la corta cannuccia nera, protende le labbra e succhia un sorso di liquido. Lui non si &egrave perso niente di quell’ azione appena conclusa. Finalmente si decide…e
“Allora, buona serata. Se avete bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarmi. Mi chiamo Gabriele.” Aggiunge porgendoci la mano, che stringiamo mentre gli diciamo i nostri nomi.

Mentre gustiamo il cocktail mi guardo attorno: luci soffuse, una doppia fila di divani che si fronteggiano con al centro bassi tavolini, musica in sottofondo. Mi piace, mi rilasso appoggiandomi allo schienale.
Di fronte a noi, in alto, una postazione da dj anni 80, con fronte curvo, il cui accesso, da dove ci troviamo, non &egrave visibie. Il fondo &egrave totalmente occupato da uno scaffale in legno suddiviso in scomparti colmi di padelloni risalenti a chissà quanti anni prima. Su un lato, verso il fondo, lo schermo piatto di un qualche computer, che si intravvede di lato, emette una debole luce azzurrina.
Le passo il braccio attorno alla spalla, avvicinandola a me, e faccio un pò di “mano morta” con il suo seno, giochicchiando con il capezzolo sotto la stoffa.
“Cara, sai niente di Gianluca? L’ hai più visto?”
“Macch&egrave, ha da lavorare, dice che fa le notti. L’ ho sentito venerdì, mi pare. Vorrebbe vedermi presto, martedì o mercoledì al più tardi, se riesce a liberarsi un paio d’ ore. Dice che non ce la fa più senza…”
“Senza?”
“Ma no, dai…”
“Su, su…dimmi.” Insisto toccandole la fica sotto la gonna.
“Beh, senza le mie pompe e senza…il mio culo.”
“Ahhh, ma perch&egrave, Sara non fa quel tipo di sesso con lui?”
“Certo che lo fa, ma dice che con me &egrave un’ altra cosa.”
Ora la sua vagina &egrave decisamente umida. Il clitoride duro come il capezzolo. Non insisto oltre e ritiro la mano.
“E…a te piace?” le chiedo
“Cosa, succhiarglielo o farmi scopare in culo?”
“Tutt’e due.”
“Beh, succhiarlo mi riesce facile, niente di particolare. Sentirlo dietro, invece, &egrave piacevole: &egrave fatto in modo tale, e ha una dimensione tale, che sembra scivolare dentro da solo . Non &egrave come il tuo corvaccio, sembra quasi di avere un dito…ma senza ossa. Sì, mi piace…una volta &egrave anche successo che, penetrandomi come se stessimo scopando, ho goduto senza…aiutini. Lo sentivo che stimolava il punto G, proprio come quando lo fai tu con il dito.”
“Ma non scopate?”
“Sì…prima pensa a farmi godere, leccandomela e scopando, però poi preferisce passare dietro, quando riesce a trattenersi abbastanza. A volte non ce la fa e viene mentre scopiamo. E tu…” inizia a dire. In quell’ istante mi rendo conto di aver fatto una gaffe. Ora, come c’&egrave da aspettarsi, mi chiederà di Sara, e io sarò costretto a mentire, cosa che proprio non vorrei fare.
Prima che possa concludere la frase, però, arriva Gabriele.
“Tutto bene?” chiede
“Sì, grazie, io prendo un atro Mojito…e tu, cara?” Chiedo voltandomi verso di lei.
“Ora no, grazie.”
“Solo uno, allora? – fa lui – arriva subito.”
“Dì – le chiedo quando siamo soli – non &egrave che il tipo ti intriga?”
“Mah…non so. Non &egrave niente di speciale…anzi, però ha un certo non so che…vedremo. Magari più tardi, se non si presenta di meglio.”
Quando torna Gabriele:
“Bella, quella postazione da discoteca – gli dico – ha i suoi anni ma non li dimostra affatto.”
“Sì, bella, comoda, pensata per ospitare due o tre dj. Se volete vederla, sto giusto andando ad impostare la programmazione della musica per la prossima ora. Potete venire su con me, se vi fa piacere.”
Beh – mi dico – se non &egrave un assist questo.
“Grazie, magari un’ altra volta. Ma – aggiungo voltandomi verso mia moglie – se vuoi andare tu, cara…”
“Sì, io vengo: sono proprio curiosa.”
Si alza, prende la pochette, e lo segue. Girano attorno alla postazione e arrivano alla scala, posta di fronte ad un muro e dalla parte opposta a quella dei divani.
Lui la fa passare avanti, sulla breve scaletta, poi la segue.
Dalla posizione in cui mi trovo, più in basso rispetto alla console, riesco a vedere solo le loro spalle, o poco più, a seconda che si avvicinino o si allontanino dal bordo.
Dopo aver fatto il giro della postazione e aver estratto qualche vecchio LP per mostrarglielo, Gabriele si posiziona dietro allo schermo illuminato e lei gli si mette a fianco mentre lui con il dito le indica qualcosa sullo schermo. Non sento, ma mi sembra di capire che le chieda di scegliere da un elenco di musiche quella e quelle che piacciono a lei. Ora &egrave mia moglie che punta il dito su una serie di titoli che stanno scorrendo sullo schermo, scegliendo quelle da inserire nella compilation. Per farlo deve però avvicinarsi ancora di più a lui. Bench&egrave i loro corpi siano coperti dal fronte della console, non faccio fatica ad immaginare che fra essi ci sia un contatto. A conferma della mia supposizione, ora la mano destra di Gabriele non &egrave più visibile, sullo schermo accanto a quella di mia moglie.
Scommetterei di sapere dove sia e cosa stia facendo. Il giardino, appena al di là dell’ ampia vetrata, &egrave sempre più affollato, ma nessuno potrebbe immaginare quel che sta succedendo nella postazione del dj. La visuale non permette di vedere più in basso delle teste, che si trasformano in macchia confusa a causa della finitura in plexiglass colorato che incornicia superiormente la struttura. Per vedere il resto bisogna arrivare ai piedi della scaletta che da l’ accesso alla postazione. Bevo un sorso di Mojito, e quando torno a guardare verso i due, le posizioni sono cambiate. Ora lei &egrave direttamente davanti alla schermo e Gabriele le sta dietro. I due corpi sono a strettissimo contatto. Da quello che intuisco dal movimento che riesco ad intravvedere, lui la sta masturbando.
Non mi sono sbagliato pensando che la situazione l’ avrebbe eccitata. Roberta rovescia la testa all’ indietro, appoggiandola sulla spalla di lui, mentre ha il primo orgasmo della serata.
Finisco di bere, prima che il cocktail si scaldi. Quando guardo in su, non vedo mia moglie, e lui sta guardando in basso. Non &egrave difficile immaginare cosa stia succedendo. Forse &egrave il cocktail, forse la musica, forse l’ atmosfera ma, qualunque cosa sia, ora voglio vedere. Mi avvicino lentamente al retro della postazione e arrivo alla scala. E’ composta da quattro gradini che, seguendo la conformazione della struttura, curvano verso sinistra. Arrivato al secondo, vedo lui, pantaloni e slip calati fino a mezza coscia. Oltre, intravvedo, più che vederla, mia moglie inginocchiata. La testa all’ altezza del suo pube, si muove accompagnata da una mano di Gabriele, che detta il ritmo. Mi siedo sul secondo gradino e osservo la situazione, per me ancora nuova, di mia moglie che spompina un cazzo che non &egrave il mio. Si può dire che sia la prima volta che la vedo farlo ad uno sconosciuto, e lo spettacolo non mi lascia indifferente, anzi. Gabriele le fa una carezza e le dice qualcosa che non capisco. Lei si alza e ora la posso vedere in tutto il suo splendore. E’ praticamente nuda: la gonna &egrave abbandonata a terra ed il top &egrave arrotolato in vita.
Mi vede, sorride e mi manda un bacio. Si volta anche lui e posso vedere che &egrave ben dotato, sia in lunghezza che in circonferenza. Lei appoggia la testa sugli avambracci posati sul bordo della console e, le gambe divaricate, offre la sua nuda intimità al sesso di lui.
Voglio vedere meglio. Tenendomi basso mi avvicino e mi siedo accanto a lei, la schiena appoggiata alla struttura. Sono nella posizione migliore per osservare nei minimi particolari come il membro di Gabriele penetri, forzandone l’ apertura, nell’ umida vagina di mia moglie, e per udire i gemiti di lei, un misto di piacere e sofferenza che si protraggono finch&egrave l’ asta non &egrave del tutto affondata nel fodero di carne. Che differenza con le penetrazioni di Gianluca, il cui membro entra senza quasi provocare modificazioni morfologiche nell’ anatomia intima di Roberta. Il cazzo di Gabriele dilata la sua vulva fino ad appiattire, annullare quasi, le pur carnose grandi labbra di mia moglie, che vengono risucchiate all’ interno mentre assecondano il movimento di penetrazione.
Lui, mentre si muove dentro di lei con vigore, aiutato anche dal suoi movimenti finalizzati ad accogliere quanto più possibile di quel dardo di carne pulsante, le brancica i seni, ora carezzandoli, ora stringendoli, strizzandone i capezzoli. Carezza la fica, il clitoride e le provoca così un intensissimo orgasmo, che lei manifesta con sospiri affannosi, con parole smozzicate che vengono coperte dalla musica. Io vivo quei momenti con un misto di esaltazione a livello genitale (tutto l’ apparato mi duole per l’ intensità delle sensazioni che sto provando) e di “anestesia” a livello cerebrale. Quel che vedo mi procura un intenso piacere, ma in quel momento non realizzo appieno che sto realmente vivendo la situazione: la osservo, come si osserva un film, o un altro spettacolo. So che questo mio atteggiamento darà i suoi frutti in seguito, nella fase di elaborazione che certamente si dovrà verificare, più o meno presto, e vivo il ruolo di spettatore senza cercare in alcun modo di partecipare all’ azione, n&egrave di esserne coinvolto. Osservo quel palo di carne che entra ed esce dall’ intimità di mia moglie, riempiendola come, se non più, di come faccia io, e lo immagino affondare nell’ altra intimità, nell’ antro oscuro del paradiso. Questo non &egrave un “dito”, come quello di Gianluca, che penetra senza violare, che dà e trae un piacere quasi di gioco infantile: questo &egrave un cazzo, un cazzo di uomo…no, di maschio che con quell’ azione si impossessa del corpo della femmina, che le dà, sì, piacere, ma solo per meglio possederla, per soggiogarla, per dominarla. E lei, la donna che &egrave mia moglie, non si sottrae al ruolo di femmina, non vuole farlo. Gabriele la afferra per i capelli, costringendola ad alzare la testa oltre il bordo della console, e osservare il mondo attorno a lei, a pochi metri da lei: le cameriere passano con i vassoi, la gente parla, ride, scherza, beve, mentre il suo corpo nudo viene posseduto con forza, fino ad essere squassato da un nuovo, intensissimo orgasmo.
Ora anche lui vuole abbandonarsi al piacere: la femmina &egrave pronta a ricevere il seme del maschio, e ad esserne ingravidata, secondo i piani della natura.
Mia moglie percepisce, dal mutare della cadenza dei colpi, che lui sta per venire, volta la testa e gli dice: “In bocca, vienimi in bocca.”
Torna ad inginocchiarsi e accoglie il cazzo che si scarica in lei con ripetuti schizzi che vengono ingoiati con naturalezza. Con la lingua raccoglie le ultime gocce di sperma che fuoriescono dal canale, poi indossa la gonna, sistema il top, mette a tracolla la pochette.
“Tesoro, vado in bagno. Ci vediamo al tavolino, fra un secondo.”
Ora mi posso alzare. Anche se mi vedono da fuori non ha più importanza. Lui mi accompagna al divanetto.
“Tua moglie &egrave fantastica. Sinceri complimenti. Dobbiamo assolutamente rivederci.”
“Grazie per i complimenti. Quanto a rivederci…dipende solo da lei, ovviamente.”
“Più che giusto. Ti lascio un biglietto con i numeri del locale e del cellulare. Chiamate quando volete, a qualsiasi ora. Datemi un giorno di preavviso e riesco ad organizzare qualcosa di carino, vedrete. Non qui, chiaramente. E adesso vado, di là penseranno che sia morto.”
“Ok…mi puoi mandare un altro Mojito senza menta e con molto ghiaccio? Grazie…”

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