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Racconti di Dominazione

Angela

By 21 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il breve tragitto in treno non l’ aveva affatto annoiata, presa com’ era dalla lettura di quel racconto che il Marchese gli stava somministrando a puntate. Pensò che forse lo faceva per accrescere il suo desiderio di vedere subito la fine del film. Aveva stampato quei 2 capitoli inviatigli qualche giorno prima senza nemmeno dargli un’ occhiata, non voleva togliersi il piacere di leggerli proprio prima di incontrare colui che li aveva redatti. Il personaggio di Silvia le era piaciuto fin dall’ inizio, non poteva non sapere come avrebbe concluso la sua intensa esperienza di conoscenza erotica all’ interno di quello studio legale. Aveva scelto un look a metà strada tra casual e padronale, lo stivale nero le fasciava i jeans aderenti stretti in vita da una cintura borchiata, che rimaneva celata dall’ ampia camicetta di lino rosa che a sua volta le conferiva un’ aria quasi da intellettuale, o meglio da turista più interessata alle bellezze artistiche che non alle attrattive più comunemente note di quella città che si apprestava a raggiungere. Trovò posto in un treno mezzo vuoto, e scelse di imboscarsi in una poltroncina vicino al finestrino per gustarsi la lettura senza vicini curiosi. Quando già il treno si cominciava a mettere in marcia, una giovane coppia si sedette nei posti di fronte a lei dall’ altro lato del vagone. ‘Vab&egrave fanculo, chi se ne frega’, pensò Angela, aggiungendo però uno ‘stronzi’ pensato guardandoli per un secondo con aria distante. Le sorrisero entrambi lievemente, e tutto quello che riuscì a pensare lei fu che quando si sale su un mezzo pubblico e si incontra un vicino di viaggio, o lo si saluta o non lo si caga. Lei attuava sempre la seconda opzione. Loro invece avevano scelto una via di mezzo. Stronzi si, forse erano proprio due stronzetti. Pallidini. Parlavano tra loro a bassa voce usando parole mielate e prive di iperboli. Vestiti con poca e bassa eleganza, sembravano usciti da un romanzo di Flaubert ambientato negli anni ’50. Si concentrò sul capitolo 4, si attendeva molto da Silvia dopo le anticipazioni fornitele dal Marchese. Sapeva che con tutta probabilità si sarebbe eccitata alla lettura, e la cosa non la preoccupava affatto conoscendo la sua capacità innata di celare agli occhi indiscreti le sue sensazioni, anche le più forti. Accavallò le gambe anziché distenderle sulla poltroncina di fronte a lei, era una posizione che preferiva in quel contesto. Mammano che la narrazione procedeva Angela veniva assorbita dale vicende dell’ avvocatessa, estraniandosi dalla realtà circostante. Il Marchese aveva mantenuto le promesse, questa volta il gioco tra Silvia e Michela era giunto a colorarsi di tinte forti, quelle che a lei più piacevano. La sottomissione di Michela ora era volontaria e totale, e ciò non aveva reso Silvia più dolce con lei, anzi. L’ aveva accusata senza mezzi termini di essere una puttana interessata solo a suo marito, e l’ aveva condotta nella sala. E qui i giochi si erano fatti pesanti’.Michela appesa, legata come una salamella’.gli schiaffi sui seni e sui glutei, violenti, umilianti’.i morsi, i graffi, le cavalcate a 4 zampe tirata per i capelli’.e soprattutto quella frusta che Angela amava usare e veder usata. Giunse alla conclusione del capitolo chiedendosi cosa mai poteva attendersi dall’ ultimo capitolo che le rimaneva da leggere. La sua eccitazione si era manifestata come un dolce torpore che avvicinava tra loro le sue membra, una sorta di congiungimento tra carne e mente all’ interno del suo corpo. Stavano per arrivare a Venezia, se ne accorse da come gli sposini guardavano l’ ingresso del treno in laguna, come se non l’ avessero mai visto. Li guardò. Durante la lettura aveva sentito i loro sguardi su di lei, si dovevano essere accorti della concentrazione che metteva in quel piacevole esercizio. Gli occhi di Angela erano come quelli di una gazza ladra, riuscivano a scorgere ciò che non vedevano direttamente. Percepiva un interesse morboso da parte dei due sposini, i loro sguardi erano un po’ troppo lunghi e assidui. Guardandoli si accorse di disprezzarli, e questo la faceva sentire meglio. Non che fossero brutti, anzi. Ma così delicatini’.quella bellezza pallida e immobile delle persone viziate, sempre abituate ad avere tutto senza dover fare nulla. Se li immaginò appesi come la Michela del racconto’lui per le palle e lei per le tette, uno di fronte all’ altro’qualcosa le diceva che avrebbero apprezzato. Si voltarono e per un secondo ricambiarono il suo sguardo, sorridendo ancora. Questa volta Angela ricambiò con un sorrisetto che era più che altro un ghigno diabolico in una frazione di secondo. Forse non credeva nella trasmissione del pensiero, ma quei due le sembravano proprio adatti a farle da servitori personali. Chissà, un giorno magari’..
La giornata a Venezia era di quelle luminose, sole vivido e fresco vento di bora di un giorno di fine estate. Giuliano era arrivato in città molto prima dell’ appuntamento con Angela, a Venezia si sentiva a casa e ogni occasione era buona per esplorare ogni angolo di quel sogno ad occhi aperti che era una città sull’ acqua. Era il suo prossimo obiettivo, un romanzo horror/thriller ambientato tra le calli della laguna, e voleva conoscere quei luoghi con la meticolosità di un gatto. Il suo abbigliamento era in un certo modo speculare a quello di Angela, pantalone leggero rosa scuro e maglietta nera, gli piaceva quell’ abbinamento cromatico.
Incrociò con un po’ di fatica lo sguardo di Angela, come sempre non gli era semplice riconoscere una persona vista finora solo in poche foto. Anche Angela rimase un po’ sorpresa dicendogli quello che si aspettava, cio&egrave che rispetto alle foto lo trovava un po’ diverso. Lo sapeva, aveva questa fortuna di riuscire meglio dal vivo e la sfortuna di essere negato per le foto. Meglio così, detestava dare delusioni a chi accettava un suo invito.
La mattinata era ormai a metà strada e dopo un caff&egrave e qualche chiacchiera sul viaggio appena terminato decisero di incamminarsi verso la città. Non aveva mai visto Burano? O le isole? Parlarono dei progetti per quella giornata mentre si incamminavano verso Campo de’ Frari. Poco prima di entrare nella basilica per ammmirare le pale di Tiziano incrociarono due turiste che chiesero lumi sulla possibilità di ingresso alla chiesa. Angela fece presente a una delle due, quella bionda, che in short e canotta non era opportuno entrare in basilica, al ch&egrave le due ragazze deluse confabularono un po’ tra loro con fare animato. Sembrava evidente che avessero programmi diversi sulla giornata di visita, la ragazza castana che aveva un’ aria più risoluta ma non sembrava parlare molto l’ italiano, faceva cenni evidenti che non sarebbe entrata in quelle condizioni. Alla fine presero la decisione salomonica di separarsi per un po’, la bionda sarebbe comunque entrata per non perdersi le opere d’ arte contenute nell’ edificio. ‘Per chi entra seminuda in basilica &egrave previsto il supplizio della vergine di ferro’, le disse serio Giuliano, e mentre l’ altra valutava la reazione a quelle parole Angela rise lievemente con gli occhi a quelle parole. La bionda arrossì lievemente e dopo uno sguardo di stupore scoppiò a ridere seguita dalle risate liberatorie dei due compagni di viaggio. Aveva un’ accento vagamente francese, si presentò. Si chiamava Martina, era svizzera dalle parti di Losanna. Entrarono in chiesa e subitò Martina dimostrò la sua vivace curiosità in quell’ ambiente sacro e un po’ lugubre. ‘Ma esattamente cos’&egrave la vergine di ferro’, chiese guardando gli affreschi del martirio di Santa Teresa. Fu Angela a risponderle attratta da quella sua curiosità: ‘La colpevole viene fatta entrare legata in una specie di sarcofago, che viene lentamente richiuso su di lei fino a chiuderla completamente all’ interno nell’ arco di un’ ora o più’. ‘Mon dieu’.che brutta cosa. E dopo viene lasciata lì a soffocare, immagino!’ ‘Oh no, gli ingegneri che l’ hanno progettata sono stati molto più fantasiosi, hanno saldato alla parte interna del sarcofago centinaia di lunghi spilloni acuminati’. La bionda rimase a bocca aperta per la rivelazione, sorridendo poi come incredula guardando Giuliano, che per nulla turbato dalla sua sorpresa riprese il filo di Angela: ‘Spilloni che mano a mano che il sarcofago si chiude si conficcano nella carne della vittima, cominciando dalle parti sporgenti del corpo’. Martina si passò istintivamente una mano a sfiorare il seno che sotto la canotta viola appariva morbido e florido, certo sostenuto da un reggipetto. ‘Terrible’le storie sulla disciplina religiosa nel passato sono veramente terribili’, disse ai due che osservavano curiosi la sua reazione animata. Si incamminarono verso le pale centrali, veri capolavori di un periodo illuminato da una fusione unica di arte creativa e spirito religioso. ‘In fondo’, proseguì Giuliano, ‘la storia della disciplina nella chiesa non &egrave altro che la storia del rapporto dell’ uomo con la disciplina. Nei secoli passati il potere della chiesa era talmente grande da apparire come un potere secolare, analogo a quello degli stati e degli imperi moderni’. ‘L’ unica differenza di rilievo tra il dominio ecclesiastico e quello imperiale’, proseguì Angela attraendo ora a sé gli occhi curiosi della giovane, ‘&egrave l’ assenza della figura femminile nella chiesa, o meglio il suo essere relegata unicamente a contenitrice del peccato e perciò vittima dlle peggiori persecuzioni’. ‘Si ho sentito parlare di queste storie di roghi e torture inflitte alle accusate di stregoneria’.storie da brividi brrrr’, disse Martina che non riusciva a nascondere il suo interesse per quegli argomenti. ‘Però so anche che all’ interno della stessa chiesa alcune donne hanno svolto la funzione di carnefice al posto dell’ uomo’, continuò la bionda guardando Angela. Giuliano osservava l’ interesse di Martina appuntarsi prevalentemente verso Angela, e non ne fu deluso, anzi. Riconosceva il magnetismo di quella donna capace di attrarre a sé l’ interesse morboso della giovane, e ne era divertito e ammirato. ‘Si infatti in questa stessa basilica circa 400 anni fa era ospitato un convento di monache carmelitane, retto da una severissima badessa, che si diceva applicasse regolarmente la tortura nei confronti delle novizie che incorrevano in mancanze anche lievi’, le disse Angela mentre il suo sguardo cadeva sulla scollatura della bionda. Martina arrossì guardando l’ incavo un po’ troppo accentuato tra i suoi seni, e meccanicamente rialzò leggermente la canotta coprendo qualche centimetro di pelle bianchissima. ‘Saggia decisione, Martina’, le sussurrò Giuliano da tergo, ‘sai come si chiamava la badessa del convento?’. Martina fece cenno di no col capo e Giuliano si divertì a leggere la sua reazione non prima di saggiare il livello di attenzione di Angela. ‘Si chiamava suor Angela’. La bionda arrotondò la bocca in segno di sorpresa, voltandosi verso Angela come per avere una smentita. Ma lo sguardo della bruna sembrava confermare le parole di lui, e Martina scoppiò a ridere quasi sguaiatamente attirando su di sé gli sguardi dei turisti all’ interno della basilica. ‘Povera me’, disse poi la bionda con finta serietà, ‘forse aveva ragione Jeanne, non dovevo entrare così qui dentro’. Angela le sogghignò in modo complice: ‘Stai rischiando grosso’. ‘Mi metteranno in croce?’, chiese Martina divertita rivolta verso Giuliano. Nel mentre Angela lo guardò e a Giuliano sembrava di leggere in lei le stesse cose che pensava lui in quel momento. La ragazza sotto i sorrisi divertiti si stava eccitando a quegli strani discorsi. ‘Oh peggio, molto peggio. La qui presente signora Angela non &egrave altri che la reincarnazione della terribile badessa’. Martina non riuscì a contenere un riso convulso sforzandosi che fosse silenzioso per non creare troppo imbarazzo alla gente presente in chiesa. Si sedettero sulle panche di marmo in un’ ala laterale ove Angela la incalzò: ‘Il sovrintendente ecclesiastico al convento invece si chiamava frate Giuliano, lo sapevi?’ La bionda spalancò ancora la bocca verso di lei e poi verso di lui. Quella ragazza non riusciva a smettere di ridere e ora le sue gambe cominciavano a stringersi tra loro, mentre le mani con gesti involontari sfioravano le braccia di lei e le gambe di lui. Arrossì in modo sempre più evidente, la sua eccitazione ora era palpabile e i due compagni di viaggio furono sorpresi di quel risultato insperato. Avevano deciso senza bisogno di dirselo che sarebbero stati complici se se ne fosse presentata l’ occasione, entrambi amavano quel genere di gioco. Martina si sforzò di placare il suo riso, forse cercando il modo per uscire da quell’ imbarazzo che però le aveva dato sensazioni piacevolmente nuove. ‘Sapete la cosa buffa? Ora ho 21 anni, e quando ne avevo 14 a casa mia si parlava di mandarmi in convento. Vengo da una famiglia cattolica molto religiosa e ho già una cugina suora in un convento svizzero. Di clausura.’ ‘Ai tempi nostri solitamente in convento vengono mandate o le ragazze troppo buone o quelle troppo vivaci’, replicò Giuliano. ‘Tu a quale genere appartieni?’, le domandò seria Angela costringendo la giovane a saltare dall’ uno all’ altro dei suoi confessori. ‘Alla seconda categoria..credo’, disse Martina mentre ancora il suo riso esplodeva confondendosi col rossore delle sue guance. Era uno spettacolo unico vedere l’ imbarazzo di quella ragazza in quell’ ambiente così particolare. Giuliano pensò che non dovesse mai aver provato un tale stato di eccitazione morbosa. ‘E si vede’, proseguì Angela a braccia conserte, ‘stai facendo fare una figura assurda sia a me sia a Giuliano’. La bionda la guardò per qualche secondo. Ora lo sguardo di Angela era fermo, non più amichevole. Stava cominciando a divertirsi anche lei e sapeva bene come non darlo a vedere. Giuliano la vedeva come un’ aquila pronta a lanciarsi con gli artigli su una preda succulenta e morbida. Pensò che dovesse avere una particolare preferenza per le ragazze alte e bionde, e lui amava i contrasti. Martina chinò il capo leggermente mentre un intenso rossore le coloriva le guance. ‘Scusatemi, &egrave che’.quei discorsi’..’ ‘Quali discorsi, scusa?’, la incalzò Angela. ‘La badessa, le torture, il piacere della disciplina’..strano ecco’.’ I due erano certi di non aver mai parlato di un ‘piacere della disciplina’, l’ avevano colta in fallo. ‘Non mi sembra un buon motivo per fare una scena da rave party’, le disse Giuliano, anch’ egli serio come era giusto che ora il copione prevedesse. Ancora una volta la bionda arrossì, si sentiva braccata ma i movimenti delle sue gambe e delle sue mani segnalavano che in lei le sensazioni di piacere erano ben superiori a un sottile sentimento d’ angoscia che certo la stava catturando. ‘Quindi provi piacere nella disciplina, Martina?, le chiese Angela senza staccarle gli occhi di dosso. ‘Co’come?’ ‘L’ hai detto tu se non sbaglio, o siamo tra sordi qui’. La bionda era senza parole ormai, si attendeva da un momento all’ altro il martirio. Dove l’ avrebbero condotta quei due coi loro discorsi da cui non sapeva, o non voleva, districarsi? Dov’ era Jeanne? ‘Non c’&egrave nulla di strano ad amare la disciplina, anch’ io la ritengo un piacere in determinati contesti. E tu, Angela, che ne dici?’, fu Giuliano a carpire la sua attenzione. Martina si voltò verso di lei, le si leggeva sul viso l’ ansia per la risposta che avrebbe dato. ‘Sai bene che amo far rispettare la disciplina, so essere severa e dura. Perfino intollerante quando serve.’ Martina rimase ferma nel suo rossore mentre il riso le scemava dal viso. ‘A volte con Jeanne succede che’.insomma io vorrei che lei si facesse più rispettare da me, ma &egrave troppo seria e lascia correre’ ‘E tu’la provochi’giusto?’, le domandò Angela. ‘Si, ma lei’.lei non &egrave giusta in quel senso’capite?’ Ora Martina aveva calmato i suoi convulsi movimenti, pensò che se non avesse parlato sarebbe venuta sul sagrato della chiesa. ‘Lo vedi il confessionale, Martina?, le disse Giuliano indicando l’ inginocchiatoio. Lei fece un debole segno col capo mentre le gambe tornavano a congiungersi. ‘Ora vai lì e ti inginocchi sul legno. Due minuti, non un secondo di meno. Sono stata chiara?’. Le parole di Angela le giunsero secche, concise. Martina la guardò incredula ma ancora una volta non seppe trattenere una piega della bocca, scoppiò in un riso convulso e veloce ma si rimise subito. Senza proferir parola partì verso il confessionale e dopo pochi secondi eccola inginocchiata davanti alla reticella, senza un prete ad ascoltare i suoi peccati’.le lunghe gambe piegate e i piedi che uscivano dalle caibatte estive. Angela e Giuliano si guardarono compiaciuti. ‘E’ sorprendente la sua inclinazione al riso, vero?’, le disse lui. ‘Si, e per contrastarla credo dovremo essere molto severi con lei d’ ora in avanti’. Giuliano si eccitò a quelle parole. ‘Si, credo le piaccia ridere per nascondere il piacere masochistico che prova’. Angela lo guardò soddisfatta, a sua volta la sua eccitazione per quella situazione stava crescendo lenta ma inesorabile.
Passarono ben oltre due minuti prima che la bionda si decise a voltare il capo verso i due in attesa di un loro cenno. Visto l’ apparente disinteresse per lei che manifestavano, impegnati com’ erano in un fitto dialogo, si decise a rialzarsi da sola e a raggiungerli qualche metro più avanti, vicino all’ uscita laterale. ‘Non c’ era il prete’, disse divertita, ‘ma spero di aver scontato comunque i miei peccati’. ‘Negli ultimi decenni gli inginocchiatoi sono diventati ben più comodi che in passato, per cercare di riconquistare i fedeli che perde la chiesa li tratta coi guanti offrendogli morbidi poggiaginocchia. O sbaglio?’, le domandò Giuliano. ‘No no, niente poggiaginocchia lì. Purtroppo. Solo un leggero formicolio alle gambe’. ‘Eh già, non ha nemmeno le ginocchia spellate, hai visto Angela?’. ‘Già’, rispose lei, ‘forse ha fatto solo finta di inginocchiarsi. E dire che mi ero raccomandata’. Martina la guardò con un espressione di finto stupore: ‘Guarda che ero davvero in ginocchio, Angela’. L’ espressione della bruna era sempre più burbera e ciò non mancava di stimolare per contrasto il riso di Martina. ‘Dici? E comunque non eri davanti a nessuno, &egrave come se tu non l’ avessi fatto’, le disse mentre uscivano dalla basilica. ‘Ma come’come sarebbe’io l’ ho fatto, Angela. Te lo giuro.’ Il tono quasi supplichevole della giovane non mancò di esacerbare la crudele eccitazione dei due compagni di viaggio, che ne approfittarono per battere il ferro. Percorrevano ora una calle laterale, uno dei tanti vicoletti che collegano le arterie principali a Venezia. ‘Con la figura che ci hai fatto fare, non credo che basti ciò che hai fatto, Martina’. Fu Giuliano a parlarle e le sue parole ebbero l’ effetto di farli fermare. ‘Cio&egrave? Cosa vorreste dire?’. Martina volgeva lo sguardo ora a lui ora a lei come in attesa di un responso finale. ‘Non basta significa che non basta, mi pare chiaro’. Fu Angela a rivolgerle quelle parole in tono duro. Martina rimase come imbambolata a guardarla mentre cercava qualche obiezione, che, era evidente, non sarebbe arrivata. Angela allora le prese i capelli strattonandoli con forza, e le bastò un debole colpetto dietro il ginocchio per farla cadere ginocchioni davanti a loro. In quei pochi attimi la ragazza avrebbe potuto urlare o protestare, ma si limitò a spalancare la bocca e a guardarli come un’ astronauta che fosse appena sbarcato su un nuovo pianeta e ne ammirasse stupito e meravigliato le originali forme di vita che lo abitavano. La bruna si chinò verso il suo orecchio non lasciando la presa dei suoi capelli: ‘Ora l’ hai inteso cosa significa che non basta?’ La bionda fece un breve cenno affermativo col capo, cosa che permise a Giuliano di ordinarle in tono perentorio di tirarsi su. Poteva passare gente e non nessuno di loro amava sguardi indiscreti nei propri piaceri. Ora Martina non sorrideva più in quel modo un po’ stupido, e il tono della sua voce era più rilassato e adulto: ‘Che intenzioni avete?’. Angela la squadrò lasciando trapelare un mezzo sorriso di trionfo: ‘Lo sai bene che intenzioni abbiamo’bionda’. ‘Non so quando torna Jeanne’, si affrettò a dire lei quasi volesse metterli in guardia ma senza chiudergli la porta. ‘Soggiorni a Venezia?’, le chiese lui. ‘Si, agriturismo. C’&egrave un po’ di traghetto da qui’. Era un invito, Angela non si fece pregare ad accettarlo. ‘Andiamo?’ La bionda fece un cenno col capo: ‘Ok’.

Dopo poco più di mezz’ ora erano sulla linea 13 direzione Sant’ Erasmo. Quando gli avevano detto che dormiva a Vignole, Giuliano si era rallegrato tra sé e sé per poter far ritorno in quell’ isoletta che seppur a meno di 2 km. da una delle città più visitate al mondo, era una vera oasi di verde e di silenzio. Sul traghetto Martina si isolò sedendosi in uno dei posti al sole a poppa, così Angela e Giuliano ebbero modo di scambiare due chiacchiere da soli. ‘Ti piace la biondina, vero?’ Fu lei ad esordire nella conversazione. La conosceva da pochissimo tempo ma Angela lo sorprendeva per la sua intraprendenza in fatto di dialogo erotico. Si accorse che le poneva le stesse domande che avrebbe voluto fare lui a lei. ‘Non quanto piacerebbe a te dominarla’, replicò lui. La bruna sorrise voltando la testa in direzione di Martina che era di spalle a loro. ‘Vignole &egrave come un’ enclave desertica in laguna, lo sapevi?’, continuò lui. ‘Cio&egrave saremo praticamente soli con cicogne e campi di mais?’. ‘Più o meno. Diciamo che se Martina dovesse urlare molto forte c’&egrave rischio che la sentano fino a Rialto’. Angela scoppiò a ridere: ‘Allora dovremo stare attenti e giocare bene le nostre carte’. ‘Tu vedi problemi? Io no. La ragazza vuole divertirsi ed esattamente allo stesso modo in cui piace a noi.’, rispose Giuliano, ‘in quella chiesa ci mancava poco che salisse sulla croce e ci implorasse di crocifiggerla. ‘Hmm sono quasi d’ accordo. Ma come l’ abbiamo trovata? Io non mi ricordo più!’ ‘Credo si tratti di un potente richiamo di un campo magnetico, quando forze simili si uniscono possono attirare a sé il proprio opposto con molta più facilità’. Angela cambiò discorso abbassando la voce: ‘Hai visto che espressione ha fatto quando hai fatto quella battuta sulle corde del traghetto che si annodavano sul pontile? Si &egrave morsa le labbra. Dal desiderio’. ‘Pensi sia lesbica?’, le chiese lui. ‘No, non più di tante donne curiose di sperimentare un altro lato di sé’. ‘Però ammetti che abbiamo avuto buon occhio con lei. Mi sono impegnato a fondo in chiesa sai, mi son detto che una tipa così, alta, bionda, magra, tettona e perdipiù con l’ accento francese ti doveva piacere. Per forza’ ‘Sai che ciò che mi piace veramente &egrave a livello mentale, sono in grado di provare un piacere molto più intenso davanti alle situazioni che a un bel corpo. Però si, in questo caso ammetto che abbiamo avuto buon occhio!’ ‘Tieni presente che la ragazza arrapa anche me, non ti permetterò di appropriartene in toto’.cara Mistress’. ‘Oh no, caro Master, si fa fifty-fifty, io sono leale, lo sai! Poi dipenderà da lei’credo abbia un debole per me e i miei modi bruschi e decisi’. ‘Lo vedremo subito, il traghetto sta arrivando. E sull’ isola non c’&egrave nulla e nessuno.’ Intanto Martina si era alzata per avvicinarsi all’ uscita in vista dell’ approdo. Li avvicinò: ‘Ha chiamato Jeanne. Era stufa di cercarmi e se n’&egrave andata a Murano, credo visiterà i musei del vetro e ne avrà per tutto il pomeriggio’.
Appena il traghetto prese le onde verso Sant’ Erasmo furono avvolti dal silenzio irreale di quell’ isolotto senza cemento o asfalto ad interrompere il dominio di una natura antica di sempre. Il sole del primo pomeriggio si faceva sentire e Angela si disfò della camicia rimanendo in un’ attillatissima canotta nera solcata al centro da motivi serpeggianti di colore rosso intenso. ‘Le fiamme dell’ inferno’, pensò Giuliano. ‘Vivi in un nido sopra gli alberi?’, domandò lei rivolta a Martina. ‘Quasi’, sorrise lei in risposta. ‘In realtà l’ agriturismo &egrave un po’ più avanti, però potrebbe essere un’ idea. Se non fosse per le zanzare’. Dopo qualche centinaio di metri di un sentiero ombreggiato giunsero a un ponticello che si collegava all’ isolotto di fronte a Vignole e poco più in là scorsero l’ edificio, basso e immerso tra frutteti e orti. ‘L’insegna diceva ‘chiuso martedì e mercoledì’, quindi l’ indomani le due elvetiche avrebbero dovuto sloggiare, pensarono all’ unisono i due neocomplici. Martina fece il giro della casetta ed entrò dal retro, aveva la chiave della sua camera ed era una scelta obbligata visto che i tenutari del locale dovevano essere fuori sede, possibilmente a pranzo. Entrarono in un bel monolocale arredato semplicemente e ben illuminato da un’ ampia vetrata che dava a sud. Martina li guardava. Attendeva. Angela non si fece pregare. Le si avvicinò e senza parlare le afferrò i capelli e con la stessa mossa di prima la fece inginocchiare. Questa volta le fu subito sopra, con le gambe che le serravano il collo. ‘Questa ragazza &egrave sempre più maleducata, non trovi Master?’ ‘Ben d’ accordo con te, Mistress. Nemmeno un drink ci ha offerto. Sai che ospitalità’. Angela mollò la stretta delle gambe e si girò di fronte a lei, spingendo con la punta dello stivale il petto di Martina, costringendola a chinarsi lentamente a terra. Ora le era sopra, i piedi a lato del corpo di lei. Martina respirò affannosamente, visibilmente eccitata: ‘Ve lo avrei offerto subito’giuro’. ‘Tu che prendi, Master?’, si rivolse a Giuliano che nel frattempo si era procurato lunghe e sottili corde che quasi con preveggenza si era portato da casa, e le maneggiava con fare esperto. ‘Mah a quest’ ora qualcosa di fresco ci sta bene. Farà caldo qui a breve’. Angela alzò leggermente la punta delo stivale verso il viso della bionda, poi lo diresse sui suoi capelli sciolti sulla moquette azzurra. ‘Un caff&egrave per me e una menta per il Master. Per me fallo forte’.ci servirai in ginocchio, su quel divano. Intese?’. Sottolineò le ultime parole chinandosi e tirandole ancora i capelli. Giuliano pensò che dovesse piacergli quel gesto’afferrare, stringere. Martina accennò a sollevarsi da terra: ‘Si’.capito. Li preparo subito’. Angela rimase sorpresa dalla sonorità dello schiaffo che arrossò le guance di Martina. ‘Vedi cara, ogni volta che ci rivolgi la parola devi terminare la frase in modo corretto’, disse Giuliano dopo averle rifilato quella sonora sberla. ‘Ma’ come’.’ Martina rimase un secondo interdetta, poi capì: ‘Li preparo subito, Padroni’. Fece per alzarsi ma sentì come un senso di soffocamento e quando capì di cosa si trattava ormai il collare era chiuso attorno al suo collo bianco e delicato. Era il regalo di Angela per quel loro primo incontro, e Giuliano aveva saputo utilizzarlo nel migliore dei modi alla prima occasione. Era un collare blu e sottile, senza borchie. Un oggetto raffinato che aveva molto apprezzato. Giuliano vi attaccò un lungo guinzaglio mentre Angela riprendeva la parola: ‘Questa &egrave la tua posizione d’ ora in avanti, ti alzerai in piedi solo dietro nostro ordine. E’ chiaro?’. Angela accentuava sempre più i toni della voce, il piacere che provava nel comandare era ricambiato dall’ evidente eccitazione della bionda ogniqualvolta lei le rivolgeva la parola con durezza. Era una delle differenze tra lei e Giuliano, lui proprio non riusciva ad essere duro nei modi, si accontentava del ruolo di bastardo gentile. Martina fece un cenno affermativo col capo, e Angela curvò le labbra in un sorriso crudele prima di prendersi la soddisfazione di quel primo schiaffo dato a quella giovane e inesperta preda. Martina piegò il volto e si affrettò a correggere l’ errore: Si, mi alzerò solo quando me lo ordinerete’.Padroni’. ‘Fila’, la congedò Angela mentre lei ginocchioni raggiungeva il cucinotto interno al monolocale. I due la guardarono divertiti, poi Angela estrasse dalla sua borsa quell’ oggetto che le fece brillare gli occhi. Una frusta dal manico lungo e sottile, con una serpentina di cuoio lunga un metro e mezzo, nera e liscia che terminava quasi in un pungiglione. Era il regalo di Giuliano per quel loro primo incontro.
Vederla arrivare in quel precario equilibrio col vassoio tenuto tra le mani sollevate fu uno spasso, riuscì con fatica a porgere le tazze ai padroni prima di posare il vassoio sul tavolino. ‘Tu niente?’, domandò Angela alla ragazza che li osservava sorbire tranquillamente il loro drink. Martina fece un debole cenno negativo col capo, allorch&egrave Giuliano le passò un dito sulla bocca come la studiasse. ‘Ha la bocca secca questa ragazza. Non può rimanere a bocca sciutta’. Angela a sua volta sfiorò con la punta delle dita le sue labbra. La bionda sentì le sue unghie sfiorarle le guance e si morse leggermente le labbra. ‘E’ vero, deve bere qualcosa o acquisterà un cattivo sapore’. Angela si alzò prendendo in mano il bicchiere di menta metà pieno di Giuliano. ‘Mani dietro la schiena. Rapida’. Martina obbedì e la bruna le portò alla bocca il bicchiere. Aprì le labbra piegando all’ indietro il capo, e lentamente bevve tutta la menta rimasta. Una volta finito si portò la mano alla bocca per pulirsi, e in un lampo vide la mano di lei alzarsi per colpirla. Ritrasse subito la mano riportandola dietro la schiena, mentre non riusciva a trattenere un riso isterico che cercò di nascondere abbassando la testa. ‘Questa ragazza usa le mani quando non le &egrave ordinato, hai notato Master?’. ‘Si, e non &egrave per nulla opportuno che lo faccia senza un nostro ordine. Vero Martina?’ Lei non smetteva di ridere silenziosamente, e rispose guardando entrambi: ‘Vi chiedo scusa, non so trattenermi, Padroni’. Detto ciò scoppiò in un accesso di riso incontenibile accompagnato da qualche lacrima. I due erano stupiti dal comportamento della giovane. Tra tante donne sottomesse che avevano conosciuto questa manifestava sintomi di un masochismo schizofrenico con scarso autocontrollo, probabilmente stava vivendo per la prima volta fantasie da sempe immaginate. Giuliano prese le corde e Angela gli fece un cenno d’ intesa: ‘Si, meglio così’, disse, mentre afferrava la lunga chioma bionda di lei e la passava sopra il capo tirandola verso di sé. Continuò a tirare finch&egrave Martina emise un mugolìo e cominciò a piegare la schiena in avanti costretta da quella presa ferrea. Giuliano le passò dietro la schiena e con movimenti rapidi le legò i polsi intrecciati tra loro. Cominciavano ad eccitarsi a quel gioco, Angela sentiva dentro di sé un desiderio di dominio e violenza come non le capitava da tempo. Giuliano immaginò che fosse il riso quasi continuo di lei ad attizzare la sua aggressività. E ne ebbe subito conferma, infatti Angela le si parò davanti e stimolandone le gambe con le punte degli stivali le parlò in tono duro: ‘Alzati, avanti. Vediamo se continuerai a prenderci in giro con il tuo riso idiota’. Martina la guardò dal basso e subito la sua bocca assunse un’ espressione meno divertita. Tentare di sollevarsi con le mani legate non fu facile, ma sfruttando il suo fisico tonico riuscì ad alzarsi barcollando leggermente. Appena fu in piedi di fronte a lei, Angela con un gesto violento le strappò la canotta facendo breccia tra i bottoncini al centro del petto. Aveva un reggiseno di pizzo bianco, che subito fu lacerato dalle mani della bruna. Ne fece omaggio al Master, che ne annusò per un attimo l’ aroma di carne giovane e fresca che lo avvolgeva. ‘Ridi ancora, adesso, gioia?’ ‘No, Padrona’. La voce di Martina lasciava trasparire un’ eccitazione febbrile, la stessa che stava contagiando Giuliano, il cui sesso a vedere quella scena si era irrigidito visibilmente. ‘E perché non ridi? Hai riso fino adesso, sei già soddisfatta così, stronza?’. Ora il tono di Angela era sprezzante e acido, segno che anche lei stava raggiungendo un piacere sottopelle che teneva ancora gelosamente per sé. Aveva le mani sui fianchi in segno di dominio. ‘Perché cazzo non rispondi, scema?’, le disse e immediatamente dopo la sua mano la colpì su una guancia. ‘Stronza’. Altro schiaffo. ‘Quando ti parlo devi rispondere. E obbedire’. Le labbra di Martina tremavano e le sue gambe faticavano a stare ferme tanto il suo sesso avrebbe voluto essere soddisfatto in quei momenti. ‘Aspetta’, disse Giuliano, ‘questa signorina sembra non voler trattenere la propria libido’. Si avvicinò ai suoi piedi e li avvicinò facendoli aderire mentre la bionda di riflesso avvicinava tra loro le cosce. Poi le legò le caviglie, abbastanza strette da impedirne di allargare la distanza tra le gambe. Ora l’ equilibrio di Martina era precario, a gambe unite e mani e piedi legati la sua attenzione dovette raddoppiare. ‘E’ comoda la signorina?’, le chiese lui facendole oscillare un po’ il capo per vedere come il suo corpo reagiva ai movimenti. La bionda oscillò un po’ di lato sotto gli occhi divertiti di Angela, che ebbe un’ idea: ‘Master, la fai una scommessa?’ ‘Uhmm vediamo, cosa proponi’. ‘Metterò alla prova l’ equilibrio fisico di Martina. Se regge vinco io, se casca vinci tu ma la devi prendere al volo, non voglio che si rompa qualcosa’. La bionda li guardava mentre il sudore cominciava ad imperlarle la fronte, che gioco diabolico stavano progettando per lei?. ‘Ok per me &egrave fatta. Opzioni di gioco?’, domandò lui ma Angela non gli diede il tempo di finire che già un suo schiaffo colpì con forza un seno di Martina, con un eco sonora che istintivamente fece urlare la giovane. Un altro schiaffo seguì a breve, Angela alternò le mani e decise che quel gioco era davvero divertente. Il seno di Martina era morbido e abbondante, un po’ molle e bianco come latte. Mano a mano che ritmicamente la colpiva era la sua bocca che si incurvava in un riso maligno mentre la bocca di Martina aveva perso la voglia di ridere e si serrava e si apriva in corrispondenza dei colpi. Era un piacere così delizioso che Angela lo prolungò fin quando le guance di lei furono copiosamente solcate dalle sue lacrime e le tette le si erano arrossate come dopo una scottatura da sole tropicale. Nel frattempo erano i suoi capezzoli che si erano ingrossati sotto il top, eccitati anche loro da quella sfida tette-a tette. Gli ultimi due colpi furono così violenti che Martina oscillò e non sembrò riuscire a tenersi in piedi. Già Giuliano si era posizionato alle sue spalle per raccogliere il suo corpo oscillante quando la bionda lanciò un urlo acutissimo e non cadde all’ indietro. Angela le aveva afferrato le tette tirandole verso lei per riequilibrare il corpo della ragazza. Scoppiò a ridere di gusto nel vedere il viso di Martina contorcersi dal dolore e le sue lacrime sempre più abbondanti sostituire quelle risate sguaiate. ‘La biondina non ride più eheheh’.e io caro Master, ho vinto la scommessa!’ ‘Hmm te lo concedo, Mistress. E ora dimmi che avevamo messo in palio?’. ‘Ma il piacere’naturalmente. Non so tu, ma io a tormentare questa stupidina mi sono legger-mente eccitata’. ‘Non mi dire, e io che credevo che lo facessi per eccitare lei” ‘A quanto pare non ce n’ era bisogno, viste le condizioni di iperstimolazione che le ghiandole di Martina hanno da qualche ora’. Martina li guardava a bocca aperta, supplice. Avrebbe dato il passaporto svizzero per assaporare un po’ di piacere dopo quei tormenti deliziosi, ma loro lo sapevano bene. La rimisero in ginocchio e Giuliano le slegò le caviglie e i polsi, dandole il tempo di riacquistare flessibilità muscolare e una giusta circolazione del sangue mentre i due padroni si spogliavano sotto gli occhi di lei. Angela le si mise davanti, il sesso umido di fronte al viso di Martina, mentre Giuliano la prendeva da dietro con lenti movimenti, strizzandole i seni e le cosce e facendola gemere lentamente per assaporarne un piacere sincrono. Angela si lasciò carezzare dalle mani docili della bionda che le omaggiavano le gambe i fianchi mentre una lingua giovane ma già esperta le stimolava il clitoride per poi scendere verso la sua fessura da tempo accaldata. I gemiti e le imprecazioni dei tre amanti crebbero d’ intensità in un lasso di tempo che sembrava non finire mai, ritardando consapevolmente il piacere affinch&egrave giungesse al culmine dell’ energia. Giuliano gustò a lungo quella sua apertura leggermente stretta stantuffandovi dentro il suo membro, che aveva raggiunto una turgidezza marmorea ancor prima di possedere la giovane fessura della biondina. Angela si lasciò andare alla lingua di Martina fino all’ esaurimento del piacere, e quando già i due padroni cominciavano a rilassarsi da quel piacevolissimo sforzo Martina era ancora distesa sulla moquette con due dita che non si staccavano dal suo sesso esausto. La guardarono divertiti, soddisfatti dalla passione ricambiata della giovane slave, che a sua volta provava un chiaro piacere a farsi guardare da quei due imprevisti e sconosciuti padroni che l’ avevano finalmente portata in una dimensione finora solo immaginata e desiderata. Il pomeriggio era ancora lungo, chissà se Jeanne sarebbe tornata prima di sera da Murano o si sarebbe trattenuta, stufa delle incertezze dell’ amica’..
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