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Racconti di Dominazione

Arresti Domiciliari

By 20 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

– ARRESTI DOMICILIARI –

Questa &egrave la storia vera accaduta ad Alice, una giovane avvocatessa forse un po’ troppo ingenua e partecipe delle disgrazie altrui.
Alice esercitava la sua professione in una grande città del nord, ed essendo all’inizio della carriera accettava difese di ogni genere, dal recupero crediti per piccole aziendine alla difesa d’ufficio di delinquenti vari.
Fu proprio occupandosi di due arrestati che le capitò il guaio oggetto di questo racconto, anche se forse non fu proprio un guaio.
Alice era una bella bruna, con grandi e veloci occhi neri che rivelavano un non comune interesse per tutte le situazioni della vita. Era (anzi, &egrave) piuttosto sexy e, ben conscia di ciò, non mancava occasione per scegliersi gonne corte, camicette aderenti ed in genere abiti che mettessero in risalto la sua avvenenza.
Era fidanzata, ma viste le esitazioni del suo lui a convolare a giuste nozze, non si faceva remore ad accettare sguardi indiscreti dei suoi interlocutori. In poche parole: era una donna fedele, ma’..

Quella notte dormiva tranquilla nella sua piccola casa in centro quando, verso le 3, squillò il cellulare che lei teneva sempre acceso vicino a sé per ogni evenienza. Era il maresciallo dei carabinieri del quartiere, che la avvisava di un arresto di 2 giovani ragazzi che avevano tentato di forzare la serranda del supermercato, evidentemente per entrar dentro e rubare qualcosa. Al telefono il carabiniere non fu del tutto esauriente, e le disse che la mattina dopo, incontrandola in tribunale, avrebbe potuto spiegarle meglio la vicenda.
Alice si riaddormentò senza problemi o pensieri particolari, poiché la situazione era abbastanza usuale per lei.

Quando incontrò il maresciallo lo interrogò immediatamente su quanto le aveva accennato la sera prima, dicendogli chiaramente che aveva avuto l’impressione che il suo racconto telefonico fosse stato monco, e che sospettava che lui le avesse quantomeno taciuto qualcosa.
Il militare, dopo qualche esitazione, decise di metter sul tavolo le sue carte, e spiegò ad Alice che la vicenda del tentato furto non lo lasciava del tutto tranquillo, in quanto secondo lui era da mettere in relazione con un altro arresto, avvenuto esattamente la mattina precedente; in tale occasione era infatti accaduto che agenti della vigilanza privata del supermercato avessero fermato un ragazzino di colore e che lo avessero sottoposto ad un controllo di routine, che però aveva dato esiti inquietanti. Il ragazzino nero ‘ qui lo chiameremo Hamal ‘ era stato infatti trovato in possesso di uno strano pacchettino il cui contenuto era stato immediatamente inviato alla scientifica per gli accertamenti del caso. L’esito aveva dato ragione ai sospetti degli investigatori, poiché si trattava di un particolare percussore da revolver, utilizzabile solamente su pistole di provenienza russa ed utilizzate essenzialmente da terroristi di origine mediorientale.
Il maresciallo, e con lui tutta la stazione di appartenenza, aveva immediatamente sospettato che il giovane Hamal facesse parte di una organizzazione criminale tutt’altro che interessata ai piccoli furti in supermercato e che stesse insieme ad altri consegnando armi a terzi.
Spesso infatti, per consegnare qualcosa di illecito a qualcuno, le organizzazioni criminali utilizzano il sistema della parzializzazione, ossia nascondono in vari punti di un luogo pubblico diversi pacchettini, ognuno dei quali contiene un pezzo dell’oggetto che preso singolarmente non da adito a particolari sospetti. A meno che non si incappi in qualche maresciallo particolarmente attento’.
Il dubbio dunque era che i 2 arrestati della notte stessero facendo ingresso nel supermercato per recuperare qualcosa di più dell’incasso della giornata o di qualche merendina.

Alice ascoltò ogni particolare della storia e quindi, all’orario fissato, incontrò finalmente i suoi clienti che erano stati condotti davanti al giudice per essere interrogati. Pot&egrave parlar con loro solo pochi minuti, ma le furono sufficienti per comprendere che il maresciallo non aveva tutti i torti: quei due nascondevano qualcosa, e non erano tipi da forzar serrande semplicemente per qualche decina di euro o per un giubbottino in piuma d’oca.

I due resero ampia confessione, dimostrando non solo di parlar molto bene la lingua italiana, ma anche di possedere una mente piuttosto veloce ed acuta, tanto da rendersi perfettamente conto che confessando un piccolo tentativo di furto non sarebbero stati spediti in carcere e gli inquirenti non avrebbero fatto ulteriori domande. Tanto, si sa’. poi escono tutti’.

Ed infatti furono mandati agli arresti domiciliari, dove Alice andò ad incontrarli quello stesso pomeriggio.
I due, Jacque e Philippe, erano di origine araba, avevano 29 anni ed erano 2 bellissimi ragazzi, con occhi scuri penetranti e carnagione appena olivastra. Fisicamente, poi, erano i tipici giovani mediorientali: perfetti.

Alice non rimase insensibile al loro fascino ed i 2 se ne accorsero subito. La accolsero nel loro piccolo appartamento e le offrirono una strana bevanda color verdastro che però aveva un gradevolissimo sapore di menta ed era particolarmente dissetante.
La giornata era calda ed afosa, e quindi Alice gradì molto.
Jacque e Philippe parlarono a lungo con Alice e poco per volta, capendo che si trattava di una giovane ragazza all’inizio della carriera e dunque non particolarmente smaliziata, la misero al corrente dei loro traffici: le spiegarono che effettivamente erano in contatto con Hamal, il ragazzo arrestato il giorno prima, e che erano anche piuttosto preoccupati per la sua sorte, giacch&egrave non ne avevano più avuto notizie e non sapevano che fine avesse fatto. Loro erano soprattutto interessati a conoscere le dichiarazioni che Hamal aveva fatto alla polizia, perché da questo sarebbe dipeso il loro successivo atteggiamento con gli investigatori: se Hamal aveva già confessato tutto, infatti, sarebbe stato del tutto inutile per loro continuare a sostenere che stavano cercando di rubar magliette, ed anzi sarebbe stato assai più produttivo confessare le cose come stavano ed evitare le gravi conseguenze cui li avrebbero esposti le loro menzogne.
Ma non sapevano nulla.

Alice, come tutti i principianti, pensò più a mettersi in luce che a far la cosa giusta, e così si offrì immediatamente di darsi da fare per fornir loro le giuste indicazioni: avrebbe cercato il difensore di Hamal e l’avrebbe interrogato su quanto riferito dal suo assistito.

Dopo qualche giorno Alice tornò trionfante da Jacque e Philippe: aveva la copia dell’interrogatorio reso alla polizia da Hamal!

I due lo lessero con attenzione e fecero parecchie domande ad Alice ma poi, terminato il discorso sulla loro posizione processuale, passarono ad altro, soprattutto con altro tono.
Offrirono nuovamente da bere ad Alice – questa volta la bevanda era leggermente alcolica – e quindi le si sedettero a fianco sul divano guardandola in modo ammiccante.
JACQUES: sei stata molto gentile a portarci il verbale di Hamal, per noi &egrave decisamente importante conoscere la sua linea difensiva
PHILIPPE: certo, davvero gentile, soprattutto perché se la cosa dovesse venir fuori tu ed il collega che te l’ha dato potreste passare parecchi guai’
JACQUES: si, certo, potrebbero radiarti dall’albo e magari accusarti di favoreggiamento verso la nostra organizzazione..
ALICE: ma cosa dite? Sono atti pubblici, si leggono sempre sui giornali’
PHLIPPE: Beh, in questo caso certamente no, vedi, in fondo al verbale c’&egrave scritto che il documento deve rimanere segreto. Significa che il tuo collega non poteva certamente dartelo e forse nemmeno averlo lui. Comunque tu di sicuro non potevi darlo a noi
ALICE: non ci avevo pensato. Ma perché mi dite queste cose, volete spaventarmi? Tanto voi non avete nessun interesse a dire che vi ho informato sulla linea difensiva di Hamal, sarebbe solo a vostro danno!!
JACQUE: certo, certo, noi non abbiamo interesse, però’.
ALICE. Però cosa? Cosa volete dire?
PHILIPPE: che non abbiamo interesse ma tutto sommato non ce ne importa molto: chi ha fatto il guaio se tu, non noi
ALICE: ma se si viene a sapere che mi avete chiesto il verbale anche voi sarete nei guai!
JACQUE: e perché? Siete voi avvocati che siete vincolati al segreto! Noi diremo che ti abbiamo chiesto consigli e tu ti sei offerta di cercare informazioni per meglio indirizzarci. Cosa potevamo fare? Sbatterti fuori casa con il tuo bel verbale???

I due ridacchiavano, ed Alice iniziò ad avere caldo, molto più di quel che l’afa del periodo giustificasse’.

ALICE. Non posso crederci. Volevo solo aiutarvi ed ora mi trovo in mezzo ad un mare di guai! Cosa volete da me???
JACQUE: Non ti agitare, dai, vedrai che troveremo un modo per risolvere la situazione’.
ALICE. Quale modo? Non esiste altro modo che il vostro silenzio!! Ridatemi il verbale che lo strappo e la cosa finisce qui!!
PHILIPPE: calma, calma, noi vogliamo anche istruirti, in modo che un guaio del genere non ti accada più. Sai, per imparare bisogna a volte bruciarsi la pelle, e non basta farsi aiutare dagli altri per risolvere gli errori’.
ALICE: cosa intendi??
PHILIPPE: intendo dire che sei stata proprio sciocca a far quel che hai fatto e meriti una bella punizione. Dovrai conquistartelo il nostro silenzio.
JACQUE: certo, le bambine cattive vanno punite, non si può fargliela passare liscia, se no poi non se ne ricordano e commettono di nuovo gli stessi errori’..
ALICE: smettetela, ora basta, non posso pensare che vogliate ricattarmi solo perché vi ho fatto un favore, oltretutto grande grande, ed adesso voglio tornarmene a casa mia con la copia del verbale che vi ho fatto leggere!!!
PHILIPPE: no sicuro carina’ il verbale dovrai conquistartelo’
ALICE. Ma volete dei soldi? Io non sono ricca, non posso pagare!
PHILIPPE: ma quali soldi ‘ noi siamo persone serie ‘ noi vogliamo solo darti una lezione che poi tu ti possa ricordare a lungo’

I 2 sorridevano tra loro, ed Alice era sempre più in tensione non capendo esattamente cosa l’aspettava.

PHILIPPE: avanti, vieni qui. Lo sai come vengono punite le bambine cattive? Ci sono metodi che non falliscono mai: alzati in piedi davanti a noi e voltati.

Alice era frastornata. Tra la bevanda, il caldo e la situazione che si era creata non era esattamente nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
Quei due la stavano decisamente sopraffacendo, e lei non aveva la forza di reagire. Fece come le chiedevano.

JACQUE: ecco, brava. Mettiti qui, davanti a noi ed alzati la gonna fin sopra la vita.
PHILIPPE. Mi raccomando, tienila ben stretta che non si abbassi. Vogliamo vedere cosa indossi sotto questa bella gonnellina.

Alice avvampò. Le stavano chiedendo di mostrarsi praticamente nuda, poiché sotto la gonna indossava come sempre un minuscolo tanga bianco che non lasciava spazio a tanti misteri. Ma lo fece: si alzò, afferrò i lembi della gonna e la alzò fin sopra la vita.
Jacque, il più misterioso dei due, si mise in piedi a fianco a lei, e la invitò a piegarsi leggermente in avanti, poi si sedette di nuovo sul divano a rimirarla in quella scomoda posizione.

PHILIPPE. Brava piccola, ma che belle mutandine! Sono molto piccole però vero Jacque? Secondo me non sono proprio adatte ad un avvocato!

Nel dir queste parole diede un piccolo schiaffo sul culetto di Alice, che sobbalzò e fece un urletto. Poi un altro, ed un altro ancora, con velocità crescente la sculacciò per almeno 5 minuti fino a che la pelle non si fu ben arrossata.
Alice era come in trance, le bruciavano quelle sculacciate, si vergognava a trovarsi in quella situazione davanti a due ragazzi ma sentiva anche l’eccitazione salire. E man mano che gli schiaffi arrivavano lei istintivamente sporgeva sempre più il culetto verso di loro, lentamente trasformando gli urletti in gemiti di piacere .
Jacque la afferrò per i fianchi a la tirò verso di se facendola sedere sulle sue gambe. Le diede una carezza sul viso e poi, con voce ferma e profonda, le disse di sdraiarsi a pancia in giù, sulle sue ginocchia.
Alice eseguì senza parlare, e Jacque prese a sculacciarla sempre con maggior forza, alternando schiaffi a carezze sempre più intime. Le aveva ormai scostato del tutto il perizoma e ben prestò iniziò ad accarezzarle il buchetto con il dito indice spingendolo anche sul davanti.

JACQUE: brava piccola, sei proprio obbediente e ‘ vedo anche che inizia a piacerti questa punizione.

Alice era completamente bagnata, e Jacque se ne era accorto. Così aveva preso a masturbarla con la mano destra mentre con la sinistra continuava a sculacciarla sempre più forte.

ALICE: basta, vi prego, lasciatemi andare’

Le sue parole erano un sussurro, e davvero non convincevano nessuno della sua volontà di sottrarsi a quella situazione, ma bastarono per indurre i due a cambiare ancora tono.

PHILIPPE: come osi ribellarti!? Siamo noi che decidiamo quando finire. Ora stai zitta ed esegui esattamente quel che ti diciamo di fare.

Nel dir ciò il ragazzo le infilò il dito nel culo, in profondità, sculacciandola con l’altra mano ancora più forte. Alice si sentiva in completa balia dei suoi carcerieri e si eccitava sempre di più inarcando la schiena e porgendo il suo bel culetto alle mani dei due. Si sentiva quel dito frugarle dentro sia davanti che dietro e desiderava che si spingesse ancora di più in profondità, che la possedesse completamente..

Jacque comprese perfettamente la situazione e con un gestò indusse Philippe a fermarsi liberando momentaneamente la ragazza.

JACQUE: ora alzati, e vai in bagno. Tra poco arriveremo anche noi. Abbiamo caldo e vogliamo farci una bella doccia. Tu dovrai farti trovare completamente nuda sotto l’acqua.
Alice eseguì, andò in bagno e si spogliò aprendo il rubinetto della doccia e portando la temperatura dell’acqua al giusto livello.
L’acqua tiepida che iniziò a scorrerle sulla pelle la eccitò ancora di più. Avevano smesso di torturarla proprio sul più bello, e lei ne voleva ancora, voleva ancora sentirsi la schiava di quei due bei ragazzi, voleva farsi scopare e penetrare per tutto il pomeriggio. Voleva che le ordinassero di fare qualsiasi cosa, anche la più turpe: lei l’avrebbe fatta.

Dopo pochi minuti Jacque e Philippe entrarono in bagno, completamente nudi. Erano davvero bellissimi con i loro fisici atletici, snelli e possenti al tempo stesso. Jacque aveva un cazzo enorme, durissimo che al solo vederlo Alice trasalì.
Tutti e tre si ritrovarono così dentro alla doccia, che era abbastanza grande da consentir loro di muoversi agevolmente.
I ragazzi misero una mano sulle spalle di Alice e la spinsero verso il basso, dicendole di mettersi in ginocchio in mezzo a loro.
Alice si accucciò e si ritrovò con la bocca davanti a quei due grossi cazzi, a quegli addominali segnati a tartaruga ed a quelle gambe toniche e muscolose.
Non pot&egrave resistere e non diede loro nemmeno il tempo di chiederlo: con una mano prese il cazzo di Philippe e con la bocca quello di Jacque, iniziando a leccarlo avidamente, spingendoselo sempre più dentro alla bocca. Poi prese in bocca l’altro, poi di nuovo il primo, fino a quando Jacque non si voltò prendendole il collo e spingendolo verso il proprio culo.
Alice non l’aveva mai fatto, ma in quella situazione le venne del tutto naturale: iniziò a leccarlo anche dietro, infilandogli la lingua fin dentro e con la mano gli accarezzava il cazzo. Si sentiva eccitata come non mai a far ciò, si sentiva puttana, schiava, bambina, prigioniera e chissà che altro; continuava a leccargli il culo sino a che non sentì Philippe piegarle leggermente la schiena inducendola ad inarcarla. Poi si accorse che le si era posto dietro e stava tentando di penetrarla.
Alice spinse indietro il suo bel culo e si scopare in un attimo. Era bagnata fradicia, e quel grosso cazzo entrò senza sforzi iniziando a stantuffarla podersosamente.
Lei a quel punto urlava di piacere, chiedeva che non smettesse di spingere e infilava la lingua sempre più in profondità nel culo di Jacque che a quel punto si voltò venendole sul viso e tenendole il cazzo in bocca con la forza, in modo che fosse costretta ad ingoiare tutto quanto.
Anche Philippe venne. Tolse il cazzo da dentro e finì sulla sua schiena gemendo.
Alice si alzò in piedi, ma i due non avevano ancora finito. Le ordinarono di insaponarli completamente, con delicatezza e passione.
Lei prese una grossa spugna ed iniziò a passarla su quei due corpi meravigliosi, lentamente facendoli eccitare ancora.
Jacque però non volle scoparla li.
Le ordinò di asciugarsi ed uscire. Avrebbe dovuto andare nella camera da letto, abbassare le luci sin quasi a renderla buia e mettersi per terra a quattro zampe. Sporgendo bene il culo fino a che non le avessero dato nuovi ordini.

Alice lo fece. Uscì dalla doccia ed andò sulla moquette della camera da letto.
Si ritrovò così nel buio, in silenzio.
Improvvisamente sentì aprirsi la porta di ingresso dell’alloggio ed alcune voci di persone che stavano entrando. Udì chiaramente Philippe che li salutava e quindi Jacque che parlava loro con voce appena sussurrata. Non capiva quel che si dicevano.

Dopo qualche minuto in quella situazione ‘ lei non aveva osato muoversi, ed era rimasta per terra, completamente nuda, a quattro zampe ‘ sentì aprirsi la porta della camera. Qualcuno entrò.
Sentì delle mani che le accarezzavano la schiena, poi più in basso, le cosce ed il culo. Un dito la penetrò inculandola vigorosamente e lei emise un lieve urletto.
La sua eccitazione saliva e, come prima, iniziò a sporgere il culo istintivamente, per farsi prendere.
Una mano le prese il viso, ed un’altra i capelli. Venne bendata e legata mani e piedi. Non poteva più muoversi da quella posizione.
Non fece fatica ad accorgersi che nella stanza c’erano più di due persone, erano almeno 4 ma non parlavano, quindi non distingueva le voci di alcuno.
Un cazzo le venne infilato in bocca, e lei iniziò a leccarlo e succhiarlo avidamente. U altro la penetrò da dietro, inculandola con forza mentre due mani robuste la tenevano per i fianchi ed altre due le schiaffeggiavano il culo.
Era in pieno delirio ed ebbe una serie di orgasmi come mai le era capitato nella vita.
Venne scopata, inculata, costretta a leccare cazzi e culi a ripetizione fino a che i ragazzi ad uno ad uno non vennero inondandola completamente.

A quel punto le dissero di alzarsi ed andare in bagno: si sarebbero rivisti in sala dopo 5 minuti.

Alice si alzò a fatica. Non aveva mai goduto tanto ed era esausta.
Andò in bagno dove si fece una doccia ristoratrice e finalmente pot&egrave rivestirsi.

PHILIPPE: allora, il nostro avvocato &egrave soddisfatto della parcella?
ALICE: siete stati dei bastardi! Almeno adesso posso ritenermi libera?
JACQUE: non va bene che tu ci insulti ‘ perché dici così ‘ mi pare che non ti sia poi così spiaciuta la nostra lezione’ forse non &egrave stata sufficiente?
ALICE: beh . ‘ era diventata tutta rossa – io ‘ io ‘ mi avete presa con la forza .. non &egrave giusto ‘
JACQUE: ho capito. La signorina ha ancora molte cose da imparare. Per ora il verbale lo teniamo noi. Tanto il processo &egrave lungo ed avremo modo di riparlarne. Ora vai pure, ci sentiamo domani.
ALICE: No! Lo voglio adesso! Non me ne vado se non me lo restituite immediatamente.
PHILIPPE: adesso basta. Esci da quella porta e torna qui domani alle 14 esatte.

Alice fu colpita da tanta autorevolezza e non ebbe la forza di dire altro, anche perché le parole di Philippe le fecero subito provare un gran caldo in mezzo alle gambe.
Capì così di esser diventata schiava di quei due ragazzi, e capì anche che non sarebbe stato così facile liberarsene.
Ma, forse, questo non era proprio il suo primo desiderio’..

CONTINUA

Alice tornò a casa sconvolta.
Nella sua mente si agitavano sensazioni di diversissimo segno. Era terribilmente arrabbiata per quel che aveva subito, si sentiva umiliata ed anche terrorizzata per il futuro: come sarebbe andata a finire? Cosa le avrebbero ancora chiesto? Avrebbe rischiato qualcosa se si fosse ribellata?
I suoi pensieri turbinavano velocemente e di tanto in tanto, quando il ricordo della voce ferma ed autorevole di Philippe le si materializzava in testa, sentiva le gambe tremare ed un caldo intenso invaderle il basso ventre.
Dovette sedersi sul divano e cercar di metter ordine nelle proprie sensazioni. Capì però ben presto che la situazione di dipendenza da Jacque e Phlippe se da un lato le cagionava rabbia e senso di ingiustizia, dall’altro la eccitava come mai le era accaduto in precedenza. Il solo ricordare il tono di voce dei due la trasportava in un’altra dimensione, inducendola a socchiudere gli occhi ed a desiderare di portarsi una mano nelle mutandine per accarezzarsi.
Reagì con forza. Si alzò dal divano ed andò a farsi una doccia con l’intenzione di, poi, immergersi nella lettura di un buon libro e rimandare ogni decisione al mattino successivo.
Anche lì, però, la sensazione non cambiò di molto, anzi.
Non appena l’acqua iniziò a scrosciare sul suo volto Alice socchiuse gli occhi e visse di nuovo quel che era da poco accaduto, proprio all’interno di una doccia. Si rivide dunque inginocchiata davanti a quei due bellissimi ragazzi e risentì la sensazione del toccarli, dei loro grossi cazzi che le si infilavano in bocca e, poi, di quelle mani ignote che la frugavano per quindi lasciar spazio ad un ignoto e vigoroso stallone che la montava da dietro fino a farla urlare di piacere.
Si asciugò in fretta ed andò a distendersi nel letto, ancora completamente nuda.
Non c’era però niente da fare, i suoi pensieri non si muovevano da quel che era appena accaduto e lei era nuovamente in preda all’eccitazione.
Iniziò dunque ad accarezzarsi, sentendosi completamente bagnata e già al limite dell’orgasmo.
Quasi inconsciamente prese il cellulare e compose il numero di Philippe:
PHILIPPE: avvocato, come mai chiami a quest’ora? Le brave bambine già dormono.
ALICE: come fai a sapere che sono io?
PHILIPPE: ho il tuo numero in memoria, mi piace sapere tutto delle persone che controllo’
ALICE: tu ‘ tu non controlli proprio niente ‘ domani verrò da voi e mi restituirete il verbale ‘
PHILIPPE: Alice ‘ forse non hai ancora capito chi siamo noi ‘. non puoi ribellarti ‘
ALICE: io ‘ io ‘ non tollero ‘ dovete smetterla ‘
PHILIPPE: guarda che ogni tua disobbedienza verrà severamente punita. Domani ti aspettiamo da noi alle 14 e sappi che con questa telefonata hai già compromesso la tua situazione. Il castigo sarà ‘ particolare ‘.
ALICE: cosa vuoi dire ‘ ? ‘ bastardo ‘
PHILIPPE: brava ‘ insultami pure ‘ ogni parola che aggiungi sarà giustamente ricompensata ‘
ALICE: sei uno stronzo ‘ ed il tuo amico anche più di te ‘
PHILIPPE: ora basta Alice, riattacca e non mi disturbare più. Domani vedrai cosa ti accadrà.
La comunicazione si interruppe ed Alice rimase col telefono in mano e gli occhi chiusi.
Si girò a pancia in giù ed iniziò ad inarcare la schiena sporgendo il culo verso l’alto, come aspettando una serie di sculacciate che mai come in quel momento aveva desiderato. Si accarezzò in mezzo alle gambe mentre pensava a suoi due padroni che domani le avrebbero impartito una nuova lezione, ma dopo poco le mani non le bastarono più.
Si alzò dunque in preda all’eccitazione ed entrò nel bagno cercando confusamente qualcosa che potesse servirle.
Prese una grossa spazzola con il manico di legno, tornò a letto e si rimise in posizione iniziando a punzecchiarsi il culo con gli aculei della spazzola. Si sentì bruciare e ciò la eccitò ancora di più, facendole immaginare di esser in quella posizione sotto gli occhi dei due ragazzi. Allargò le cosce ed inarcò ancora di più la schiena, come a voler mostrare il buchetto senza che nulla potesse rimaner nascosto. Leccò minuziosamente il manico della spazzola e, quando fu ben bagnato, se lo infilò profondamente nel culo, contemporaneamente masturbandosi con esasperante lentezza.
Non voleva venire subito. Desiderava che quella specie di tranche erotica durasse all’infinito.
Tolse le mani dal manico della spazzola, lasciandola infilata ben dentro. Si girò su se stessa mettendo le ginocchia sul tappeto accostato al letto ed appoggiando il viso sul materasso.
Da quella posizione riprese il cellulare e ricompose il numero di Philippe che prese la comunicazione ma rimase muto.
ALICE: ‘. Philippe ‘. rispondi ‘ lo so che sei li ‘
Nessuno parlò.
ALICE: ‘ sei uno stronzo ‘ un bastardo ‘
Sapeva che Philippe stava ascoltando, e quel silenzio la indusse a lasciarsi andare. Più lo insultava e più la sua eccitazione saliva, immaginando la punizione che domani le avrebbero riservato.
La telefonata si interruppe ed Alice non resistette oltre. Spinse il manico della spazzola sempre più in fondo e con l’altra mani disegnò vorticosi cerchi sul clitoride.
Venne in un attimo e quindi, finalmente rilassata, si addormentò.

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