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Racconti di Dominazione

AVETE FATTO TUTTO VOI

By 23 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa volta chi avete presa? Avete fatto tutto voi purtroppo, per me divertimento niente. L’uomo fu deriso e cordialmente mandato al diavolo. Una partita mentre aspettiamo? A porre la domanda è Angelo, il più anziano e tarchiato dei cinque uomini in piedi in un salottino arredato con qualche ricercatezza. Sono all’incirca coetanei, vestono e parlano con la sicurezza di chi è abituato a comandare ma tra loro, se mai c’è un qualche segno di deferenza è solo nei confronti del primo che ha parlato, appunto il più vecchio se pur di poco. Da quanto è qua, e chi è? Come sempre hai fretta Carlo, tranquillo, spegni la televisione, mi ha rotto, è un film del cazzo. Adesso ti raccontiamo tutto.

E’ una bella figa, bellissima anzi. La migliore tra quelle che abbiamo mai prese. E’ nel pisciatoio da ieri sera, ha gridato per ore quando si è svegliata, poi ha smesso e ricominciato un mucchio di volte. Dallo spioncino però non sembra ancora cotta. Lasciamo che si sfoghi, non sarà facile domarla, è una dura. Giovane, venticinque anni soltanto ma un osso duro. Ma Enzo, non ne abbiamo mai tenuta nessuna così tanto nel pisciatoio, c’è rischio dia fuori di matto. Non credo interviene Daniele ed anche Biagio la pensa come me, come noi. Ascolta. Avevamo deciso per quella che si è rotta una gamba in motorino. Angelo però ha avuto un colpo di culo. Ovviamente tiene per sé come abbia avuto le informazioni, ma questa si è laureata a soli ventidue anni e gli ultimi due anni di università li ha fatti lavorando. Disoccupata da qualche giorno ha detto in giro che andava via per tutta l’ estate. Può permetterselo, La casa è sua, ha ereditato qualche soldo, non deve rispondere di quel che fa a nessuno. Niente uomini almeno di recente od almeno alla luce del sole. Ieri sera la abbiamo portata qui nel solito modo. Ah, dimenticavo, oltre l’italiano parla inglese francese e tedesco, e bene anche. Purtroppo per te che ami le stangone è alta ‘solo’ uno e sessanta, bel corpo belle tette, bel culo. Un viso e due occhi da far quasi perdere la ragione ad un santo. Contento?

La giovane donna ha sete da ore. Ha i polsi legati al muro da una corta catena. Essere stesa nuda su un pagliericcio intriso della sua orina e delle sue feci quasi non la disturba più ormai. Ha sete e paura. Spesso perde i sensi per poi riprendere conoscenza. Prova una crescente paura che la priva della sua proverbiale capacità di raziocinio. I polsi, le braccia e le spalle le fanno male per la posizione cui è costretta, le fa male dappertutto. Ha sentito, quanto prima non lo sa, delle voci femminili, delle grida, poi nulla. La luce violenta la costringe a tenere gli occhi chiusi ed anche così le trafigge il cervello. Continua a chiedersi da quanto tempo sia prigioniera, dove la tengano. Cerca di trovare un appiglio per sperare di poter essere liberata ma non ne trova. Ai fornitori ed ai pochi conoscenti ha detto che partiva. Un meritato viaggio, una vacanza, la prima vacanza dopo anni di studio e lavoro senza pause o vacanze dopo le dimissioni date in ufficio, per la rabbia di vedere l’incarico promessole da tempo e meritatissimo, dato ad un altro. Si goda finalmente qualche mese, se vuole passi da noi quando torna, non prima di…vedremo di sistemarla…Aveva appunto rassegnato immediatamente le dimissioni.
Un rapimento per un riscatto no di certo. Aveva da parte qualcosa ma non certo abbastanza da giustificare i costi ed i pericoli di un rapimento. Escluso. Un errore, riti satanici? Perdeva i sensi sempre più spesso…ma percepisce che la sollevano dal pagliericcio, che viene spostata. Un getto d’acqua violento e gelido la scuote facendola gridare. Una sola cosa pensa. Adesso avrebbe saputo.
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Mi guardo attorno. La solita stanza ed il solito caos. Siedo sulla tazza ma espletare le mie funzioni mattutine non è facile, me lo hanno bistrattato parecchio il sedere questa notte, mi brucia. Spingo piano, ci impiegherò quel che ci impiegherò, in bacheca non appaiono impegni pressanti, i miei Padroni non arriveranno prima di questa sera. Finalmente ho finito. Lavata dentro e fuori, risolto il problemino al culo con l’apposita supposta, pulisco la stanza e rifaccio il letto con biancheria pulita, come tutti i giorni, mi vogliono pulita e profumata in qualsiasi momento perchè, sia pur raramente, qualcuno di loro arriva senza preavviso.
La una è passato da un pezzo quando finisco di pranzare. Per me è il pasto più importante sia perchè la sera devo badare a loro e spesso non ho abbastanza tempo per me, sia perchè ora sono sola, nessuno pretende niente da me, posso badare e pensare ai cazzi miei. E’ tutto in ordine e basta relativamente poco. Il mio regno non è poi grande ed una volta la settimana circa me lo pulisce a fondo qualcun altro mentre resto chiusa altrove od intrattengo qualcuno dei miei ‘amici’. Amici li chiamo io per illudermi, Padroni, dicono loro. Preferisco non pensarci, da tempo ho smesso persino di cercare di capire dove sono e da quanto tempo mi abbiano portata qui. Sposto il lenzuolo e mi preparo al riposo pomeridiano, devo essere in forma la sera, non deluderli. Prima di infilare la camicia da notte di seta, un oggetto di lusso come tutto il resto, mi tocco il buchetto, è già a posto, anche il fastidioso prurito è scomparso ma per prudenza metto un’ altra supposta. Abbasso le luci e, dopo una ultima occhiata alla stanza chiudo gli occhi. Sono la loro puttana, schiava dicono, ma ci sono donne che vivono peggio, ho tutto il cibo che voglio, biancheria che non uso od uso pochissimo, un appartamento molto migliore di casa mia… ma c’è il resto. Fin troppo del ‘resto’, sopratutto in certi giorni, come ieri sera. Brontolo mi ha fatta frustare, solo lo sverzino, che fa relativamente male e segna poco. Sia il male che i segni passano in fretta ma certo, quando capita, preferirei farne a meno. Cazzo se preferirei farne a meno! Faccio di tutto per evitarlo ma non sempre ci riesco purtroppo. Ieri sera, istintivamente, mi sono sottratta alla carezza di Brontolo. Li chiamo come i nani di Biancaneve. C’è Brontolo e Dotto che sono i peggiori, i più esigenti, i più insaziabili, i più rudi…vadano a farsi fottere…invece vengono qui a fottere me…la loro schiava. Sotto la seta carezzo la mammella destra già inturgidita ed inturgidito, eretto, è il capezzolo. Sei una troia, mi dico, ma non me ne frega un cazzo, porto l’altra mano sotto la camicia, tra le gambe schiuse, in alto. Sei una gran troia, dico a voce alta, ma hai anche tu il diritto di godere qualche volta. Su, fino alla fessura, fino al clitoride inanellato, giù di nuovo, sollevando i fianchi per raggiungere più facilmente il cerchietto ben stretto del culo che premo senza forzare, e su di nuovo a titillare e carezzare i dintorni del puntino ben sveglio che reclama maggiori attenzioni. Non lo avevo mai fatto prima di essere rubata e mi piace, è la mia unica consolazione. Con quelli lo prendo in culo e faccio pompini, chiavo, ma non sento niente di quello che una si aspetterebbe, non ho mai neppure lontanamente goduto. Mi pizzico il capezzolo fin quasi a gridare e sto per accontentare il puntino tra le gambe. Ansimo sempre di più, senza ritegno, sono sola non devo trattenermi o fingere a seconda di chi mi gode sono io, almeno ora, a decidere se godere o piangere disperata senza che…il cicalino. Bestemmio. Si la dottoressa ora bestemmia ed usa un turpiloquio da trivio. Non è una puttana? Una puttana che schizza però. Una sola volta, all’inizio, me la sono presa comoda e non lo farò mai più.

E’ Cuccciolo ed è solo. E’ la prima volta. Il sorriso che gli rivolgo è quasi istintivo. Mi piace Cucciolo. Lo raggiungo nella saletta non appena il chiavistello della mia porta scatta permettendomi di passare. Alcuni, se vengono soli, si dilungano facendo comparire istruzioni su come truccarmi, vestire, su eventuali ruoli da recitare. Si presentano nudi completamente od in vestaglia. Io, se non ho istruzioni particolari devo vestirmi semplicemente ma di tutto punto, dalla biancheria alle scarpe come non fossi qui e non fossi quel che sono, dei buchi da riempire, in cui sborrare. Ciao Piccola. Mi chiama Piccola e mi piace. Un giovanotto, poco più che un ragazzo direi dalla voce, dalla figura e dai modi un poco impacciati. Ha chiamato ‘zio’ uno degli altri la prima volta che è venuto, un mese fa e da allora l’ho visto solo in due altre occasioni, sempre con altri. Chi sia lo zio non so, gli giravo la schiena e, redarguito, almeno credo, non ha ripetuto l’errore. Lo saluto con un ‘buon giorno Padrone’, come di prammatica e lui ride. Lascia stare il padrone e andiamo da te. Me ne sorprendo un poco, è sempre stato un poco timido e taciturno, trattenuto, penso adesso, dalla presenza dei ‘grandi’. Da me poi vengono raramente, preferiscono le due salette, a seconda del numero dei presenti.

Mi chiedo quanti anni abbia mentre lo spoglio, quando resta in mutande spoglia me, carezzandomi e baciandomi. Gli infilo la destra sotto i boxer, so come eccitare un uomo. Tengo la cappella del cazzo appena stretto tra il medio piegato, l’indice ed il pollice. Stringendo un poco per poi allargare le dita lo scappello e rapidamente gli diventa duro. Faccio attenzione, non è meglio degli altri, è un Padrone. Però…non mi spiace od almeno mi spiace meno degli altri. Si stende sulla schiena e mi attira a sé, cerca la mia bocca con ingordigia, succhia la mia lingua ed io lo assecondo, rispondo al bacio, fin quando capisco che vuole altro. Altro cosa? Niente di straordinario. Vuole chiavare, soltanto chiavare ed io son qui apposta.
Anche se son stata scopata tante volte da perdere il conto, di cazzi in tutto oltre al suo ne ho visti cinque. Pochi per un campione statistico. E’ comunque il più grosso a parte quello di Dotto mentre Eolo ce lo ha di certo più lungo. Cambia idea, se lo fa succhiare un poco poi me lo punta sul sedere. Tutti i salmi finiscono in gloria penso indifferente, tranquilla perchè ho da poco infilata la seconda supposta. L’inizio è sempre il momento meno piacevole e lui ce lo ha grosso. Spingo per dilatarmi, fa male lo stesso almeno un poco nonostante la supposta, nonostante le troppe volte ormai che mi hanno fatto il culo e nonostante l’ausilio dei tutori che me lo tengono largo e tonico. Entra un poco, sempre di più, aiutato anche dai colpi all’indietro miei. Ecco, il più è fatto, il glande è dentro. Mi abbandono sulle coltri, faccia lui adesso. Brucia, ma solo un poco. Fa male, ma solo un poco. Ci sono abituata ormai. Stai attenta cretina, mi dico, non distrarti. Anche questo mi è successo una volta sola e per fortuna con Eolo che si è limitato a darmi uno schiaffone. Mai distrarsi sul lavoro. Un uomo se ne accorge che stai pensando ad altro. Non devo farlo ma ogni tanto ci casco. Sopratutto se me lo stanno mettendo nel sedere, o mi chiavano da dietro. Non ti vedono il viso e quando ti hanno fatta in quel modo un mucchio di volte e non ti fanno più troppo male è una noia mortale.
Se ti scopano in figa almeno senti qualche cosa, poco a dire la verità. Nel culo è solo fastidio quando non fa male.

Sta da me per tre ore, servizio completo ma almeno è gentile. Niente smancerie, questo no, ma neppure è villano. Essere scopata da lui poi è quasi piacevole. Cerco di fargli poi il miglior pompino della mia vita e credo di esserci riuscita. Si, è il meno peggio e quasi mi è piaciuto.
La sera giocano a bridge. Scopi col ‘morto’ di turno, servi bibite e caffè, svuoti i portacenere e poco altro.

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