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Racconti di Dominazione

Betta

By 9 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 1

Era un po’ di tempo che non avevo una relazione fissa. Mi ero lasciato con la mia ragazza perchè avevo scoperto il grande desiderio di dominare, non solo nei rapporti sessuali, ma anche, nella vita di tutti i giorni. A lei questo non stava bene, non le piaceva essere costretta in una posizione di sottomissione continuamente. E così ci siamo lasciati. Poco male, ero certo che presto avrei trovato qualcuna con cui potevo soddisfare le mie voglie. Purtroppo così non è stato. Ho avuto qualche incontro con altre ragazze, ma nessuna si voleva condere a me nella maniera che io desideravo. Fino a quando non conobbi Betta. La vidi la prima volta seduta ad un tavolino di un disco pub della mia città. Devo dire che non mi sarei mai accorto di lei se non fosse stato grazie ai miei amici. Eravamo seduti pochi tavolini di distanza e insieme abbiamo iniziato a commentare le ragazze del locale. Tipiche cose da maschi: “Guarda quella che belle tette”, “guarda quell’altra che bel culetto”, insomma cose di questo tipo. Ad un tratto Simone, uno dei miei compari, mi indica una ragazzetta seduta ad un tavolo (Betta appunto) e mi dice:

“Allora Bali che ne pensi di quel bocconcino laggiù?”

Sposto lo sguardo su di lei e la osservo. Capelli neri legati in una coda, viso piccolo e ovale, due grandi occhi scuri, naso piccolo, bocca anchessa piccola ma carnosa, carnagione molto chiara. Era seduta e quindi non si poteva vedere il resto del corpo, e pur non essendo una grandissima bellezza, qualcosa mi spinse ad avvicinarmi a lei. Mi alzai e mi diressi verso il suo tavolo, mentre i miei compari da dietro di me ridacchiavano e scommettevano in quanto l’avrei rimorchiata. Lei era seduta al tavolo da sola, e di tanto in tanto si guardava attorno con fare molto timido. Forse era stato proprio quello ad attirarmi. La sua timidezza. Mi avvicinai e le sorrisi:

“Ciao… io sono Bali… posso sedermi qui con te??”

Le mi guarda e i suoi occhi scuri brillano un poco, o forse è solo una mia impressione. Fa un debole sorriso e annuisce, portando il bicchiere di te freddo alle labbra. Io chiamo la cameriera e mi faccio portare una birra alla spina, poi mi dedico a lei.

Io: “Non mi hai ancora detto come ti chiami…”
Lei: “Oh si scusami… Elisabetta… Betta per gli amici…”
Io: “E io sono già tuo amico..??”
Lei: “uhm non lo sò… però mi piaci”

Detta questa frase il suo visetto si fa rosso, facile notarlo su quel visetto diafano. E’ imbarazzata e abbassa lo sguardo torturando con la mano destra il tovagliolo sul tavolo. Io sorrido le fermo la mano con la mia. Lei piano solleva lo sguardo e le sorrido.

Lei: “Cavolo che figuraccia… perdonami”

Perdonami che bella parola.

Io: “perdonarti… uhm si può fare… ma tutto dipende da te”
Lei: “che vuoi dire??”

Mi guarda stupita e io sorrido maliziosamente. Avvampa ancora. Io rido.

Io: “dai tranquilla… non c’è problema”

Mi piace mettere in imbarazzo le ragazze e con lei era tutto così facile.

Io: “senti Betta… sei molto carina… mi riterresti sfrontato se ti chiedessi di ballare”
Lei: “lo farei molto volentieri… purtroppo devo tornare a casa… sono sola e ho promesso a mia madre che non avrei fatto tardi.”

Sorrido ancora.

Io: “senti lo so che non mi conosci ma vorrei poterti accompagnare a casa… ti va?? così parliamo un po’ in macchina”

Lei sorride e subito annuisce. Ci alziamo. Lascio i soldi sul tavolo pagando il conto sia per me che per lei. Indossa un cappotto lungo e pesante di colore nero. E’ inverno e fuori oltre che piovere è anche freddo. Ci allontaniamo verso il parcheggio inseguiti dalle battutine dei miei amici. Una corsa sotto la pioggia e ci infiliamo nella mia macchina. Accendo e si parte.
Silenzio non ci diciamo nulla per qualche minuto. Poi inizio io.

Io: “Quanti anni hai Betta?”
Lei: “25 proprio come te..”

Mi volto verso di lei e la vedo che si morde il labbro inferiore. Mi acciglio.

Io: “come sai che ho 25 anni??”
Lei: “ma non sò… ho tirato ad indovinare… dai si vede che…”

La guarda e accosto sul ciglio della strada mettendo le 4 frecce.

Io: “c’è qualcosa che mi devi dire??”

La mia voce è diventata dura senza che io me ne accorgessi. Il suo labbro inferiore trema appena, le mani tormentano il bordo inferiore della giacca pesante che lei indossa.
Non ha il coraggio di sollevare il viso, e una lacrima scende dall’occhio sinistro fino alle labbra morbide.

(Continua…)

Per commenti, suggerimenti: anonimo_conosciuto@libero.it
p.s. molto gradita l’ispirazione femminile
Capitolo precedente:

https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=16188

[…]

La macchina ancora ferma accanto al marciapiede, le quattro frecce inserite e la pioggia torrenziale scende dal cielo. Sposto la mano destra e appoggio le dita sotto al suo mento, spingendolo con una leggera pressione verso l’alto.

Io: “Sto aspettando”

La mia voce ancora dura. Quindi sposta i suoi occhi nei miei, gonfi di lacrime che da un momento sono pronte ad sgorgare copiose.

Betta: “Eravamo nello stesso liceo, tu eri in D giusto? io ero in B. Sono innamorata di te dalla prima liceo, ma non mi hai mai degnata di uno sguardo”

Adesso le lacrime iniziano a scendere, percorrendo veloci le gote rosse di vergogna, andando a bagnare infine il colletto del cappotto, mescolandosi alle gocce di pioggia. Io la osservo, in parte dispiaciuto e in parte stupito da quella dichiarazione così inaspettata. Non mi ricordo assolutamente di lei, almeno da principio, poi i miei occhi scorrono più attenti sui lineamenti del suo viso. Si credo di riconoscerla, Elisabetta F. una ragazza che non si è mai fatta vedere troppo per i corridoi, sempre vestita casta e china sui libri. Una volta forse siamo andati in gita insieme, ma non abbiamo mai scambiato che qualche saluto di circostanza.

Non le dico che mi ricordo di lei, anzi scuoto il capo e in silenzio mi volto per ripartire. La voglio tenere sulle spine, lo so di essere perfido, ma mi stanno iniziando a frullare nella testa molte idee su come poter godere di quella ragazza. Si godere, perchè nonostante non sia una gran bellezza, la sua timidezza e innocenza sono i più forti degli afrodisiaci per me. Siamo entrambi in silenzio, salvo quando lei mi da le indicazioni per raggiungere la sua casa. Una bella villetta fuori città. mi fermo poco dopo il cancello e fermo la macchina. Lei apre la portiera e fa per scendere quindi la blocco mettendo la mano sul suo braccio.

Io: “Con te non ho ancora finito, chiudi la portiera”

Ordino, le mi guarda stupita e vedo che sta per protestare, ma basta una mia occhiataccia per farla desistere. Quindi fa come le ho detto, la portiera si chiude e la luce si spenge, restiamo illuminati solo dai lampioni sulla strada.

Tengo lo sguardo su di lei, lo lascio scorrere lungo i suoi capelli, poi proseguo sul viso… le gote, il naso, le labbra. Lei si sente osservata, le mani stringo il bordo inferiore del cappotto mentre i denti torturano il labbro inferiore. E’ chiaramente agitata e sulle spine. La mia voce quasi la fa trasalire.

Io: “Sei mai stata con un’uomo?”

Domando di getto. Vedo le guance diventare di rosso acceso, poi il suo capo si scuote lievemente in un cenno negativo. Il mio cuore perde un battito. Non sono mai stato con una ragazza vergine, ma non voglio che finisca tutto in una notte. La mia mano si appoggia sulle sue accarezzandole piano il dorso, solo adesso sposta lo sguardo nel mio. Mi guarda trattenendo il respiro, come se aspettasse qualcosa, forse un bacio. Io sono perfido davvero e ogni cosa se la dovrà guadagnare con fatica, anche un semplice bacio.

Io: “Apri il cappotto”

Un’altro ordine molto lapidario, che non accetta obbiezioni e lei lo capisce, sa già di essere irrimediabilmente in mano mia. Abbassa e poi chiude gli occhi mentre le mani iniziano a sbottonare il cappotto, partendo dal basso. Finalmente posso vedere cosa indossa sotto. Una gonna nera e lunga di quelle che portano le donne di mezza età e sopra un maglione anchesso nero, che cela completamente le sue grazie. Quando ha finito porta le mani sulle ginocchia e resta con lo sguardo basso. La mia mano si sposta andando a posarsi sulla sua coscia sinistra, provocando in lei un fremito, e delicatamente si sposta fino alle sue mani.

Io: “Se farai quello che voglio… ti prometto che avrai quello che hai sempre desiderato. Mi ami?”

Lei sposta piano lo sguardo nel mio ancora una volta, annuisce piano e poi conferma con la voce sussurrando un timido “Sì”. Osservo i suoi occhi e vedo che è sincera. Sorrido appena, dolcemente e piano mi chino avvicinando le labbra alle sue, fino a quando….

Continua

Per commenti, suggerimenti: anonimo_conosciuto@libero.it
Qualche ragazza a mai sognato di essere nella situazione di Betta??

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