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Racconti di Dominazione

Cambio di Scena

By 4 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Ero stanco della continua giostra fra noi. Del continuo rincorresi senza l’effettiva possibilità di conclduere qualcosa che soddisfacesse entrambi. Lei, Alessandra, sempre presa nel suo mondo, discoteche, amici, serate. Io, travolto da un’onda chiamata Trasferta. Il tempo da dedicarmi era sempre meno, sempre più frivolo nei suoi desideri e nelle sue pulsioni. Ero stufo, stufo di quel piattume che la mia vita stava assumendo. Volevo tornare a trasgredire, ad infrangere ogni regola di morale e no. E per tornare ad essere ciò che volevo, scelsi lei, Alessandra.

L’invitai a casa mia, certo che non si sarebbe fatta scappare l’occasione di venire a confessarsi dal solito amico. Solo che non avrei interpretato l’amico. Non più, almeno, non di certo quella sera. Lei arrivò, aveva i consueti dieci minuti di ritardo, ma non le feci notare alcunché, volevo che si sentisse a suo agio fin da subito.

Come sua consuetudine indossava un paio di jeans attillati, scarpe da ginnastica ed un top con sopra una felpa di una non meglio chiaribile marca. I capelli, che a questo giro erano fino alle spalle, biondi, gli occhi cerchiati da un trucco all’egiziana, incastonati nella loro bellezza. Le labbra macchiate di un suadente lucida labbra. Non aveva l’aspetto di chi si trovava in quel luogo per un appuntamento galante, d’altra parte, nel mio invito, avevo volutamente fatto intendere che non fosse niente di formale.

La portai in soggiorno e li, fra una battua e l’altra, feci in modo che il suo bicchiere non fosse mai vuoto. E lei? Lei beveva, senza porsi troppe domande, ignara di ciò che mi stava passando per la mente. Quando mi resi conto che era ormai troppo alticcia per inibirsi a qualcosa, le sorrisi.

 

-Ti sei resa conto di quanto hai bevuto?- sostenni -Hai svuotato una bottiglia…-

-Sei tu…- replicò divertita lei -Che hai continuato a riempire, io mica sono maleducata!-

-Oh no, certo che non lo sei-

 

Senza che dovessi dirle nulla si poggiò a me. Lo faceva spesso nei momenti di confessione si faceva piccola piccola, sotto la mia ala fraterna, sviolinandomi i suoi problemi. Ed io ascoltavo, consigliavo felice di poterle essere utile, ma anche traendo un’insana soddisfazione. Quella sera, mentre si accingeva a parlarmi di qualcosa, cominciai ad accarezzarle la schiena, occasionalmente mi soffermavo dove le facevo più solletico, tanto per vederla sobbalzare un po’. Con finta indifferenza feci scivolare le mie dita accanto al seno, fui attento a non toccarlo, ma mi avvicinai ad esso quanto più possibile.

 

-Per poco non mi tocchi una tetta!- brontolò lei -Guarda che non devi toccarle!Sono troppo ubriaca per…-

-Per cosa?- l’incalzai -Ma suvvia, pensi davvero che ti farei qualcosa?-

 

Lei si tirò indietro come piccata. Esattametne ciò che volevo. Mi guardò con un’espressione mista fra l’arcigno ed il contrariato.

 

-Come sarebbe a dire?-

-Ma si dai, che ti potrei fare scusa? Certo ti trovo molto carina, ma sei pur sempre Alessandra dai!-

-E con questo che vorresti dire?-

 

Per indole Alessandra detestava sentirsi messa in discussione. L’esibire il suo corpo era sempre stato qualcosa che le piaceva, la malizia, poi, la divertiva molto più che a me.

 

-Voglio solo dire che sei satta tu a dirmi che non faresti mai niente, perciò di conseguenza io non farei mai niente con te!-

-Cosa?!-

-Mica è giusto, pensi che sia come tutti gli altri ragazzi che ti tiri dietro scusa? Io ho una corsia preferenziale, ti sopporto dall’epoca del lico!-

-Ed io spporto te! Siamo già pari!- replicò seccatissima -Come sarebbe a dire, e tutte le occhiate al culo che mi lanciavi? E quelle battutine maliziose?-

-Roba vecchia, tutto passato, non ti farò niente di tutto ciò, mai più!-

-Cosa? Ma perché? A me piacevano!-

 

A questo punto non era più risentita, ma preoccupata, preoccupata di perdere un gioco che, da quel che potevo capire, le interessava.

 

-Sei cattivo a dire così!Ci rimango male!-

-Ma dai!- sorrisi -E poi sei tu che hai smesso di usare malizia e cominciato a fare la santa!-

-Cosa? Non è vero!-

-Si che è vero! Pensaci!-

 

In altre circostanze mi sarei sentito un bastardo ad approfittare in quel modo del suo stato di semi ubriaca, ma la cosa stava funzionando e, per i miei scopi, era anche fin troppo divertente. Lei sembrò pensarci, poi sorrise. Mi balzò in braccio e mi cinse il collo.

 

-Ma i racconti me li scriverai ancora vero?-

-Non ho più idee- ironizzai -Non me ne hai più dato-

-E se ricominciassi a dartene?-

-Mmm- finsi di pensare -Dovrebbero essere proprio idee straordinarie-

-Tipo?-

-Qualcosa che mi faccia tornare la voglia di scrivere certi racconti…-

 

Lei sorrise.

 

-E se mi masturbassi per te?- disse di botto -Qui, ora, sul divano, filma fotografa, fa un po’ quello che vuoi…che ne dici?-

-Anche se ti dicessi di si, non credo che lo faresti realmente-

-Ah no?- disse piccata -Scommettiamo?-

-Va bene, cosa?-

-Se non lo faccio…Tu potrai farmi quello che vuoi per tutto domani!-

-E se invece lo fai?-

-Scriverai per me tutte le volte che te lo cheiderò-

-Ci sta-

 

La vidi schizzare in piedi nell’atto di slacciare i pantaloni. Sfortunatamente per lei, però, il fatto di essere un po’ brilla non le facilitò nulla, ricadde sulle ginocchia, scoppiando a ridere come una matta e battendo i pugni sul divano divertita.

 

-Accidenti non mi reggo in piedi- rise -Cazzo ho perso…-

-Eh già- sottointesi come se la cosa potesse dispiacermi -A questo punto direi che sei mia per un giorno-

-Si si- replicò lei sempre stravolta dalle risate -Ma non farmi tanto male!-

-Male? Oh no Ale, farò cose che ti piaceranno, contaci…-

 

A quel punto persi ogni freno inibitorio. Quasi la sollevai di forza e la trasportai in camera da letto. Li, Alessandra, finse di dimenarsi un po’, ma fu docile come un cagnolino quando le slacciai i jeans sfilandoli. Indossava un perizoma nero, la rigirai sulla pancia e le potei finalmente osservare. A piene mani strinsi il suo sedere, stropicciandolo un poco, dandole qualche piccolo colpo col dorso della mano destra, producendo un tenue rossore.

 

-Che fai, vuoi sculacciarmi?- ironizzò lei inarcandosi ed offrendosi -Oh si si, sono stata tanto cattiva…- scherzò

 

Non mi scomposi. Scosati il lembo di tessuto che le copriva la vagina e senza soggiungere una parola vi affondai il viso, assaporandola a pieno. Anche il suo vociare essò, passò dal lamento e dallo scherzo continuò a piccoli sommessi gemiti. Arrivò perfino a poggiarmi una mano sulla testa, cercando si spingermi ancora per sentire di più. Dopo pochi attimi mi ritrassi, liberandola dal perizoma. Lei si volse sulla schiena, gambe divaricate, fighetta bella a vista, un sorriso stampato sul viso.

 

-E così che tratti chi perde la scommessa?-

-Non avere fretta…- sorrisi -Hai ancora troppi abiti indosso per dire di divertirti-

 

La spogliai senza trovare alcuna resistenza. Quando rimase nuda sul letto e solo a quel punto mi diressi all’armadio, recuperando alcuini gingilli che serbavo dai miei con altre ragazze. Le misi sugli occhi una fascia nera, assicurandomi che non potesse toglierla o vedere. Le assicurai le mani deitro la schiena con delle manette e poi, solo a quel punto,la misi sulle ginocchia nel letto. Lei tenne le gambe appena divaricate, il seno alla vista, i capezzoli turgidi a causa del freddo. Presi il piccolo frustino, niente di eccessivamente doloroso, ma capace si ferzare la pelle e suscitare quel brivido che volevo lei provasse. La colpii un paio di volte sul sedere, inducendo la sua pelle a due nette scie rosse ed inducendole piccoli sobbalzi dolorosi.

 

-Ora io ti colpirò ancora, e tu mi ringrazierai-

-Ma fa male…-

-Fra poco mi implorerai di colpirti…-

-Ma cazzo no! Fa troppo male!-

-Smettila di usare la testa!Usa i sensi, ascoltali!-

 

Tacque. Io la sferazi una terza volta, probabilmente più forte di prima, ma invece che ottenere una smorfia di dolore, ne ottenni una di sorriso.

 

-Che aspetti?-

-Grazie…-

-Di nuovo-

-Ti ringrazio…per paicere…colpiscimi…-

 

Cambiai bersaglio. Le sferzai il seno. Lei inarcò la schiena per offrirlo tutto e proteggersi il viso. Quando il seno, così come le natiche, erano ormai rosso acceso, cessai, mi gettai letteralmente u lei facendola cadere di schiena. Coi denti andrai ad afferrare il capezzolo di detra, mentre con la mano sinistra trastullavo il sinistro con veemenza. Affondai subito le dita nella vagina, omai un lago. E la sentii eccitarsi ancor di più. Alessandra mi cinse con le gambe, urlandomi di continuare. Le tappai la bocca, pi, intorudissi tutte e quattro le dita dentro di lei, tenni fuori solo il pollice, col quale continuai comunque a trastullarla.

L’espressione di dolore e godmento che le venne fu meravogliosa. Potevo sentirla, sentirla desiderare ogni singola cosa. Quando fu sul punto di eccedere nel piacere, cessai ogni cosa, mi ritirai, lasciandola perfino delusa.

 

-No…perché perchè adesso dai torna!-

 

Non le dissi nulla, slacciai i jeans e ciò che le feci tornare furono i miei venti centimetri di carne sulle labbra. Lei aprì la bocca senza dire niente. Cominciai a scoparla, esattamente come avrei fatto se fosse stata la sua figa, figa nella quale affondai di nuovo il mio viso. La scopavo con tanta veemenza che le vennero anche un paio di conati. Alla fine le esplosi in tutto il mio piacere diritto in gola. Le venne da tossire, impiastricciandosi, in tal modo, tutto il viso. Mi ritrassi. L’osservai, lei sorrise. Aveva sperma un po’ ovunque in viso ed era una vista che desideravo da parecchio. Il viso di Alessandra col mio sperma addoso. A questo punto potevo anche darle tutto il piacere di cui ero capace. La sola vista, infatti, aveva fatto raddrizzare nuovamente il mio cazzo che, senza alcuna difficoltà, entrò diritto nella fighetta fradicia.

Le sue urla di godimento, miste alla sua totale impotenza mi eccitavano. La volsi sulla pancia, penetrandola da dietro, ssferzandole le natiche con le mani, insultandola.

 

-Ti piace così vacca? Ti piace?-

-Cristo si!-

-Sei solo una puttana! Convicitene!Quando scopi sei una zoccola immonda!-

-Vaffanculo si …si che lo sono, ma non smettere!-

 

Non le importava cosa le dicessi, voleva solo che continuassi a scoparla. Sarebbe stato facile, per me, in quel momento, continuare. Ma violentai me stesso, fermandomi. Lei rimase immobile, incredula che mi fossi fermato a così poco dal suo e dal mio orgasmo. Mentre stava scegleindo le parole con le quali apostrofarmi, puntai la mia cappella sul suo buchetto.

 

-No! No il culo no!” Cristo ti rpego li no!-

-Troppo tardi!Io lo voglio!-

 

Le afferrai i fianchi e con un solo colpo la penetrai. Le feci probabilmente malissimo. Lanciò un grido di puro dolore, che coincise quasi subito con la sua esplosione in un orgasmo violento e rilassante. Ansante, rimase ferma, col mio cazzo ancora piantato nel culo. Io sorrisi. Lasciai che s’illudesse, poi, sferzato il sedere con l’ennesimo schiaffo, cominciai a scoparla nel culo con tutto me stesso. L’afferrai per i capeli, quasi sollevandola di peso costringendola in una posta di sottomissione assoluta. Poteva solo ricevere, gridare, accettare i miei insulti ed il mio cazzo dentro di lei. Alla fine, senza alcuna precauzione lasciai che la mia sborra fluisse dentro il suo culo. Quando ritrassi il pene da esso ne vidi fluire fuori dei fiotti, i quali, lenti discesero fra le labbra della vagina, ancora oscenamente eccitata.

 

-Una pausa…una pausa per piacere-

-Si certo- sorrisi -Ma tu resterai così, ho solo 24 ore per farti tutto ciò che desidero…ed intendo fartelo Alessandra…-

-E chi si lamenta…- rispose sorridendo

 

FINE PRIMO CAPITOLO

Se avete gradito il mio racconto vi prego di farmelo sapere presso il mio indirizzo mail : Alkimista86@live.com 

A presto per il nuovo capitolo!

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