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Racconti di Dominazione

Candy_Killer-19F-(Parece Que) Sadomasoquista

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Candy è troppo giovane. E’ uscita pochi mesi fa dal ghetto fatiscente del suo portazo all’estrema periferia di Quito.
Abita ora in un palazzina semi-signorile della “zona centràl”: calle Tegucigalpa, sectòr Miraflores: il nuovo-vecchio barrio dietro al “casco colonial”,il vecchio centro coloniale.
Alzi lo sguardo e le brume in alto si disvelano.
Il barrio nuevo dai muretti scrostati e colorati è proprio sotto le colline del Rucu Pichincha. Il vecchio vulcano spento sulla capitale.
Nei pressi il parco Julio Montevelle, la Habana e la Cittadella universitaria.
E’ assolutamente bella Candy con quel suo visino giovane e fresco.
Mi guarda in tralice con degli occhietti furbi e sornioni.
-Ahora, esclavo, que pasa?
Le calze a rete Le disegnano una scia perfetta a corredo delle sue gambe tornite.
Due strisce di stoffa Le coprono i seni e poi giù giù fino all’inguine come in una lunga piccola g-string.

E’ una bellezza intonsa,giovane e malata. Eppure si diletta con se stessa. Si trastulla, scrive poesie e si mette su in posa in alcune vecchie foto rese come vintage.
Sapete, con la tecnica del virato seppia.
Spesso calza in testa una strana coppola di cuoio stile Hell’s Angel: un tono da dura con l’insieme dei capelli corvini e gli orecchini come due lunghi pendagli a lampadario.
Gli occhi bistrati da zoccola sono come una fessura languida. Un mare affogato di pece e di fango. Ribollente.
Vorresti come perderti in essi e poi morire.
L’annuncio sulla bacheca del sito recitava:
“Hola, me llamo Elizabeta (Candy). Soy colombiana. Tengo 19 años. Soy muy sensual, cariñosa y educada.
Estoy disponible 7/7 para caballeros de alta clase y extranjeros.”
Che stupore..ricordo ancora il brivido lungo la schiena quando lessi:
“..te brindo un sexo salvaje eso si pero muy discreto, no me interesa la edad, me encanta el francès,..” Uhm. Todo sangre! Tutto sangue!
Per finire poi con:
“Soy también una sadomasoquista..solo pideme lo que te gusta y te lo hare; no tengo tabús..”
La voce al telefono era chiara e cristallina. Gentile. Forse anche con una punta di mestizia. Chissà?
Tenevo la piantina stampata la sera prima all’ufficio della legazione..Le mani mi tremavano sudaticce.
“Si quieres pasar un momento especial conmigo esta noche..”
Chiamai quel numero:
“Mi señora lo siento..No sólo a lo largo de la noche.Me gustaría reservar su servicio a lo largo del día hasta esta noche!”
“Te atiendo en el piso..Ti attendo nel piano..” Erano state le sue ultime parole come in un soffio leggero.
Come uno sbuffo di fumo improvviso e vapore verso l’alto della Cordigliera..
Svoltato l’angolo di Calle Miradores, ecco il vialetto leggermente in salita..alle falde della collina.
Ansimavo. Alle mie spalle m’abbandonava la sagoma bruna che si stagliava alta della Basílica del vote nacional.
“Mis fotos son 100% reales, garantizado.
No vas a tener una sorpresa.
Por favor solo caballeros serios, y con minimo 50 minutos de anticipaciòn!
No mensajes de textos.
Espero conocerte pronto!”
Ero quasi giunto al “piso”: al piano dove Lei mi avrebbe aspettato.
Sull’androne e sulle scale il vociare di massaie pronte per il lavoro o per la spesa al mercato.
Qualche ragazzino dal muso indio che mi squadrava attento e sospettoso.
Vidi una rientranza nella parete alla mia sinistra. Una nicchia con una madonnina votiva condominial.
Mi ritrassi ed aspettai lì in silenzio. Nessuno mi aveva seguito.
Controllai l’orologio: sì,ero in perfetto orario.
Aspettai ancora un attimo sulle scale e poi salii di corsa.
Terzo piano. Il “piso”.
Il cuore mi batteva all’impazzata e non per la corsa folle.
Ansia, desiderio, languore, paura mulinavano insieme nella mia mente in un mix strano. Un vortice folle di lubrica attesa.
Potevo prefigurare dove Lei fosse cresciuta: a Medellin, a Calì,ad Antioquia oppure a Bogotà.
In uno dei quartieri “mas periculosas” che la faceva sentire come una tigre in gabbia.
Forse con un padre-padrone mai sopportato.
Ed odiava pure sua madre, incapace di ribellarsi all’uomo che disponeva di lei come e quando voleva.
E l’avrei immaginata pure a ricevermi con un giubbotto di pelle per sembrare giusto un po’ più aggressiva.
Forse anche per strada non aveva timore di camminare da sola, anche quando la luce del giorno lasciava spazio al buio.
A tutti quei giri strani che caratterizzavano la vita del suo quartiere.
Procedeva a testa alta scansando spacciatori, lucciole, ubriachi.
La conoscevano tutti e tutti ne erano intimoriti. Lei, certo poco più che adolescente, li sfidava con uno sguardo che nessuno sapeva sostenere.
Arrivai ansante e sudato.
Ero lì finalmente: il “piso”.
Il mio fiato come vapore mulinava verso l’alto in strane volute leggere.
A luglio in Ecuador è pieno inverno e devi pure adattarti all’altitudine.
Nessuno.
Ma girai l’occhio alla mia destra e la vidi seduta seminascosta sugli scalini della rampa successiva.
Si alzò furtiva e cortese e mi tese la mano.
Gli occhietti scaltri ed attenti ancora sfatti di sonno.
Una stretta tenue e fugace appena sulla punta delle dita.
Aveva una coperta addosso:era quasi tutta infagottata fino alle caviglie.
Si notavano solo il penzolare di una cinta ed i lembi di un accappatoio sottostante.
Mi accompagnò fino alla sua porta. Lei davanti.
In un lungo corridoio alla fine del quale, proprio in fondo, luccicavano ad intermittenza le luci della Madonna del Carmen.
Dagli appartamenti vicini solo qualche cozzare di stoviglie, pianti di bambini piccoli e l’odore intenso delle arapas,le piccole tortillas con fagioli.
Ci fermammo davanti ad una porticina senza targhetta. Numero trentaquattro.
Lei allungò la mano per suonare il campanello ed annunciare il suo arrivo a qualcuno: non aveva chiavi.
Mi ritrassi istintivamente.
Lei lo colse. Mi raccattò la mano e se la porto alle labbra: un piccolo bacio lascivo e timido.
-Eco estas aqui! Venga!
Dall’interno il gridio di una voce femminile: la sua amica e “colega” Clara, come poi seppi poco dopo.
Una bionda mechata ed in carne dagli occhi bovini di contrasto alla magrezza desolata di Candy.
Bellina, brunetta e riccioluta: un visino smunto, triste e caparbio.
Candy ci presentò e mi fece accomodare nel quartierino: due dormitorios, due stanzette bene arredate, un terrazzo al sole, una cucina ed i servizi.
Nell’ingresso si fermò d’un tratto col braccio proteso indicandomi decisa la stanzetta vicina alla porta.
Si guardò indietro verso l’amica, forse in un cenno d’intesa. Forse non capii bene.
Ma non potei non notare l’espressione.
Restai titubante. Ma non c’ erano uomini..pensai. Nessun’altro in casa.

* * * * * * * *

Candy mi segue e chiude dietro di sè la porta della camera.
C’è penombra nel sole smorto di Quito dietro agli spessi tendaggi.
-Desculpe! Lo siento si no hablo lindo español!
Mi fa segno di stare zitto..l’indice sulla piccola bocca.
-Puede que estaría a tu lado?
Si avvicina. Posso vedere nitidamente nella mente, ora di più, l’interno della sua baracca di mattoni nudi ed il tetto di lamiera dalla quale proviene.
A fianco a me la massa setosa della sua zazzeretta corvina è come una nuvola soffice e calda.
I capelli lucenti e lisci sanno ancora di shampoo e di pulito.
Hai fatto un bel bagno stamattina..Candy.
Immagino pure con la fantasia, da dietro la tenda scostata che dà sull’ Igresia del vote, il viso andino della “su mamita”. Sua madre.
La mamma che la guarda e la protegge dall’alto del cielo.
Bacinelle di lamiera e piccoli catini. Il tetto di lamiera zincata da cui traforato puoi vedere il sole equatoriale.
-Adelante! Más a mi lado! -Strepita.
Posso respirare l’afrore dei suoi piccoli seni puntuti.
La guardo estasiato.
Si toglie d’un soffio la coperta.
E’ un piccolo bocciolo di carne che si concentra lì: la g-string, vertice della mia lussuria.
Punto d’incontro agognato di due esili banderuole di stoffa nera che le coprono appena i seni per poi unirsi dietro al collo.
Ed un top-mini-corsetto di tulle,lasciato sbottonato, anch’esso nero. Una cinta borchiata e lasca, infine, le cinge la vita sottile.
Vorrei stringerla a me forte.
Darle un bacio sulla fronte, per prima cosa.
Una carezza furtiva sull’avambraccio. Solo un piccolo tocco, uno sfiorare appena.
-Estás locote? No me toques! Debilucho hombre!
Ed ecco che come d’incanto da sotto la coltre del letto una corda vecchia, un po’ bianca ed un po’ sporca, rapida appare.
-Rapido! Adelante! -Ordina secca.
Le porgo i polsi per la legatura.
-No respirar! Estar en silencio! SILENCIO!
-Tranquilo! TRANQUILO, le dije!
Una dolce fessura..una pelurietta preziosa e scabra.
E nella penombra proprio un filo..sì proprio un filo di pelo.
Che si scorge appena giù dal piercing dell’ombelico verso l’inguine: sì come una piccola croce rovesciata fatta d’ispidi peluzzi, fini fini.
E veraci.
E’ una piccola santa benedizione blasfema del suo monte di Venere.
Madre de diòs!
Demonio! Demonietta di ragazza!
La sua magrezza è accattivante. Ma solo se ci si fa proprio caso. Non disturba.
In effetti possiede un corpicino tonico e lezioso. Nel complesso armonico e sensuale e sexy.
E’ alta ca. 1m e 70: sopra la media delle sue coetanee. Ed è una criolla purosangue-almeno credo.
Lei ci tiene a farlo vedere: si nota al primo colpo!
Ed è bella ed espressiva pur in quel suo visino angosciato e smunto.
Lesta mi sorride e mi prende il membro.
Si china a succhiarmelo..l’ansimare dei suoi polmoni, gli schiocchi voluti ed i mugolii finti in una gabbietta toracica striminzita che si gonfia e si espande, ritmicamente.
Ansima e se lo ritiene per intero il cazzo con le labbrette ripassate di rossetto carminio ed una pince al labbro inferiore.
Le unghiette sono nere laccate, naturali, senza extensions.
Estrae poi la lingua in una smorfia buffa allora e mi sorride.
-Ahora, caballero, como estàs?
Non rispondo e la guardo ammutolito.
Ammicca e riprende lesta il suo compito.
-AHIA!
-Que pasa?
-Nada?..Uhm..dice.
-Claro que sì!-ripete.
Solo un morsetto preciso e netto con i dentini intorno alla corona del glande.
Vortica adesso un veloce linguettio-martellio proprio lì alla base sotto il filetto: scopro così piacevolmente un altro piercing sulla punta della sua lingua..Ohh!
-Te gusta gordo? Entiende?
E’ accaldata, pervicace e sta accorta a tutte le mie minime reazioni.
Sa fare bene il suo mestiere.
Tiene addosso ancora il suo telo-spugna arancione.
Poi smette d’improvviso, mi lascia e se lo toglie via nervosa.
E lo getta sul letto verso i miei piedi.
Si risiede.
Ammiro le sue gambe affusolate. Le calze a rete autoreggenti La fanno più sfiziosa, più troia in un corpo adolescente.
Le tiene ripiegate all’interno, tipo posizione del loto, mentre instancabile continua il suo su e giù.
Il mio sguardo si posa di sbieco ancora più in basso, una volta di più!
Ammiro. Il suo corpo mi piace. Mi brucia la mente.
Entrando nell’andito al buio di quel vecchio palazzo ex-signorile dai muri scrostati non ci avevo fatto caso.
E poi guardavo l’ambiente, controllavo la situazione ed i visi preoccupato.
Solo ora me ne rendo conto con una lieve inquietudine: non è scalza, ma, sotto le natiche, -seduta- nasconde due scarponcini fino alle caviglie, di cuoio neri e di foggia militare.
Il controllo purtroppo non Le può mai sfuggire. E nota subito qual è la direzione dei miei occhi.
So che questa è sempre la regola.
-Te gusta? Pedazo de mierda! No es así?
E fulminea -come impazzita- si alza di scatto sul letto. Rimane in equilibrio precario.
Ma riesce a mollarmi un calcione ai coglioni. Mi spezza in due il respiro.
Sembra come una lama di dolore che ti trafigga lancinante da parte a parte come uno spiedo.
Cerco di rialzarmi e di proteggermi con i polsi legati, ma Lei lesta mi spintona con forza all’indietro.
Si posa in segno di vittoria con tutte e due le ginocchia sul mio petto e mi sputa.
E mi risputa più volte con disprezzo.
-Yo no soy linda por tigo. Yo no te quiero.Yo no soy SABROSONA LA PUTITA!!
Le ultime parole gridatemi in faccia a pochi centimetri dal cuore.
Trionfante..infine una stria di saliva luccicante Le scivola dalle labbra nell’ultimo sputazzo e mi ride scanzonata in segno di disdoro.
E’ scatenata e trilla come un fringuello.

* * * * * * * *

La testa ora mi gira in un valzer di sgomento e di muta attesa..mi ritrovo in ginocchio carponi sul pavimento freddo, sempre con i polsi legati.
L’uccello mi sgocciola il suo muco bianchiccio e filamentoso..Non è sperma: è la mia erezione che si è sfilacciata..miseramente.
Candy è al mio lato e mi guarda minacciosa con le mani sui fianchi in un gesto finale di sfida e di comando.
Si muove lesta.
-Estas aqui?..No te siento!!..
Rispondo con qualche monosillabo incomprensibile. Ho perso lucidità.
Sfila veloce la cinghia borchiata alla vita e mi colpisce:una, due, tre volte, implacabile.
S’avvicina più da presso. Nella penombra con le tende tirate la sua figura è più grande, una stele minacciosa.
Mi strattona la nuca e me la schiaccia verso di sè.
E’ quello che Lei vuole. E che io desidero da sempre. Fin da quando l’ho vista,la prima volta.
Mi preme ancora contro di sè fin quasi a soffocarmi e con due dita sposta la g-string e si apre la fichetta.
-FUERA la lengua, gordo!
-CHUPAME el chocho, cerdo! Chupalo! Chupalo! Ahòra! Ràpido!
-RAPIDO, mas rapido.
Candy si ch’è bella ch’è ora: di una visione selvaggia, altezzosa e sincera.
-NO TE GUSTA el cono, cabròn? Ah?..Ah! AhAhAh!
Faccio per risponderLe, ma uno schiaffo, ben spalmato di rovescio con il dorso, m’ammutolisce.
Si avvicina ora di nuovo a me come una furietta strattonandomi e torcendomi per i capelli.
Sibila feroce.
Posso avvertire tutto il suo respiro ansante su di me.
Il suo volto paonazzo di rabbia repressa.
-No me jodas, filipòlla! Ahora! CLARO?!
Mi fa stendere carponi.I polsi sempre legati.
Mi impone di non girarmi..la sento trafficare nei cassetti di un comodino vicino.
Un’ombra lesta alle mie spalle..ora l’esile figura di contro ai tendaggi nel mattino brumoso ha un piccolo regalo per me.
Lo intuisco da come mi prende ai fianchi con le sue unghiette feroci.
Mi strattona ancora, mi spinge. La desidero come mai prima d’ora.
Il cazzo mi scoppia e mi pulsa dal desiderio.
Una prima spinta leggera e poi più forte la seconda e lei mi prende.
-AHORA tú eres mi esclava total,chupapolla!
Si muove..si muove e mi contorce le budella.
-ASI’, asì,..
-ASI’ de esta manera mover como el hombre que está cachònda!
Lei ansima e gode. Lo sento dai tremori quasi impercettibili del suo corpo addosso al mio.
I suoi capezzoli aguzzi sono come lame puntute sulla mia schiena sudaticcia.
Mi prende e mi riprende con sapiente lentezza.
A volte sprofonda fino alla fine del piacere.
Altra volta si trattiene solo sulla punta del mio ano.
Mi incita. Le stridule esclamazioni che non comprendo mi fanno sobbalzare.
Si tocca e me lo dice mentre pensa a “follarme”.
Una ragazzina india ardita. Una piccola divinità ctonia.
Una lady in miniatura. Una zoccola perfetta.
Candy è tutto questo.
Mi lascia esausto ed appagato, ma non è finita!
-YACIA en el suelo!- Mi ordina
-Lamecùlos cachònda..Es hora de que te gustará mi caray todo al final!- Mi intima!
Dallo stivaletto destro la vedo sfilare lesta una piccola lama.
Sono sorpreso. E’ questa la fine.
Si sta avvicinando il momento della verità.
La sua voce è più roca.
L’eccitazione la pervade.
Mi mostra l’arma dall’alto trionfante.Ha un sorriso beffardo.
Me la punta lesta alla giugulare mentre si squinterna la figa sopra di me sgrillettandosi furiosamente.
-“Prenditi la mia vita, io ti amo Candy”. Mi verrebbe di dirLe.
-Yo te quiero, my amòr.
Ma la voce mi si strozza in gola.
E’ l’estasi o la fine.
Un fiotto caldo di sangue mi cola sul mento. Ne sento il sapore ferrigno sulle labbra.
-AHORA!-mi grida.
Un altro taglio di sbieco sull’arcata sinistra.
Lei intanto penzola sempre su di me con quell’appendice di gomma a simulare il cazzo che mi si strofina sullo sterno.
-AHORA!
Apro la bocca istintivamente ed un getto caldo mi sprizza sulle guance, sul viso e sugli occhi. Mi fa scottare le ferite.
La sento potente. La sento divina. E lei è tutta mia ed io sono il suo piccolo “esclava”.
Il suo nettare è abbondante:lo bevo, ne annuso l’afrore che mi riempie le nari, le gote, la gola. Mi brucia e l’adoro.
Candy è una piccola dea potente e cattiva ed io la venero. Vorrei stringerla a me e baciarla dal basso e diventare un tutt’uno con Lei di afrori e di lussuria.
-Sono giunto al capolinea-penso.
-Sono felice di averti potuto servire seppur per poche ore, contento per averti regalato il mio dolore.
-Ora posso anche morire, se tu lo desideri!
-AHORA!-mi grida ancora.
Sono esterrefatto.
Sembra che questo sabba non abbia mai fine.
Il coltello lo brandisce con sapienza e mi punta ora il pomo d’Adamo. Mi ferisce lì ancora.
La fine è vicina, lo sento.
Ormai è meglio morire.
Non m’importa più di niente.
Nell’ombra disteso e stordito sento un’altra figura muoversi lesta.
Il mio cazzo ritto viene fagocitato in un baleno.
La mia vita è tutta rimasta appesa sulla punta di quel cazzo.
La linguetta che mi colpisce il glande con piccoli tocchettii ha una pallina di metallo: un piccolo piercing che rotea mulinante sul membro.
Smette d’improvviso.
-AHIAA! Un morso feroce allo scroto.
Un dolore lancinante e continuo.
Faccio per alzar il collo.. e c’è Clara, la sua “colega”, con le sue popone brune accucciata ai miei piedi.
Candy lesta mi spinge giù la fronte.
-AHORA!-grida ancora

-AHORA! Abre tu boca sucia de cerdo!
E Il mio cazzo di nuovo s’ingolfa fra le mascelle di Clara.
Me lo massacra a piccoli morsi sulla cappella e succhi su e giù per l’asta.
-AHORA!
Un popone bruno pencola sospeso dall’alto.
Lo schivo. La massa fetida mi sfiora la gota.
Lesto mi tuffo sulla peluria rada che sobbalza sopra di me.
Scosto con la lingua la cinghietta dello strap che Candy ancora indossa.
Chiudo gli occhi spaesato e lecco lì avidamente pregno di tutta la sua lussuria.
Ora sono al buio nel buio perso della sua intimità.
-Ora SI’. Forse è l’ora. Chiudo definitivamente gli occhi ed aspiro-penso.
L’ambiente mi rotea intorno.
Poi l’oscurità totale.
Lo stop. La fine.

* * * * * * * *

Ho lasciato il quartierino. Barcollo per il sonno,la sporcizia,la nausea,il dolore e le ferite.
E’ notte fonda. Mi aggrappo ad un lampione all’angolo.Peggio di un ubriaco.
La vedo, sì, la vedo, non è la sensuale-malefica Candy: è la basilica “santa” di Quito e di tutto l’Ecuador:la Igresia del vote nacional..
Sembra un vascello implume e solitario con i suoi tre alti pinnacoli gotici, alla deriva senza nocchiero, fra le brume alte della Cordigliera.
Così come è ora la mia anima.
Fantasmi entrambi dei miei sogni.

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