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Racconti di DominazioneSensazioni

Cap.3 Giada: Da amica a schiava

By 17 Giugno 2023No Comments

Mi ritrovai così con Giada a pecora sul divano. Quando diceva che il culo non l’aveva mai dato a nessuno aveva ragione, si vedeva che nessuno vi era mai entrato, pensai che forse sarei stato il primo ma per il momento avevo altri piani. Andai in cucina, aprii il cassetto delle posate e minuziosamente scelsi una cucchiarella di legno, ce ne erano un paio ma presi una di forma classica. Mi presi la briga di fare meno rumore possibile, non volevo intuisse qualcosa. Tornai di là e mi fiondai su quel culo, le diedi la prima sculacciata, sulla chiappa destra. Non mi regolai, era la prima volta che lo facevo non dosai la forza, un urlo ruppe il silenzio. Presi consapevolezza che da li in avanti avrei dovuto fare le cose per bene ed evitare di fare danni seri. Si allungò su divano, le avevo fatto davvero male, portò le mani sul culo e viddi che il punto colpito cominciava a diventare rosso ma ormai era andata cosi.
– torna subito a pecora.. ho appena cominciato già ti stai lamentando?
Tornò in posizione, mi ero prefissato dargliene almeno una cinquantina ma come inizio mi accontentai di dargliene dieci. Prima di cominciare le dissi che doveva contarle ricominciando da adesso:
– si Padrone..
– uno…
– due…
Proseguii senza fermarmi mettendoci man mano sempre più forza cercando di concentrarmi sul modo in cui reagiva, le ultime due furono più forti, una per chiappa. Non si era lamentata più di tanto, poco la volta avrei cercato di capire effettivamente quale fosse in suo limite. Comunque una cosa era certa, le piaceva, era tornata ad essere di nuovo fradicia tra le gambe.
– ti piace quando ti sculacciano eh.. quante cose stiamo scoprendo oggi ahahah questo invece?
Le sfiorai con il dito il buco del culo. Schizzo da quattro zampe in ginocchio irrigidendo ogni singolo muscolo del corpo dicendomi:
– la prego Padrone tutto ma non questo.
Risposi in modo sarcastico facendo finta che non si vedesse:
– perche? Sei vergine ahahah vuoi farmi credere che non lo hai mai dato a nessuno?
– lo sa già Padrone.. mai..
– si vabbè ahah
– glielo giuro Padrone..
– facciamo che ti credo dai..
Si capita da 10 km che aveva paura, oltre che per come aveva reagito quando mi ci sono avvicinato anche nel modo in cui mi rispose ma non era questo il momento, avevo altro in mente. Mi sedetti sul divano. Le tolsi la benda, la feci scendere e ordinai  di inginocchiarsi davanti a me. Mi tolsi le scarpe seguite a ruota dai calzoni, rimasi cosi in mutande e lei abbassò lo sguardo rivolgendolo proprio li. Come mio solito non aspettavo altro, l’ennesima occasione per rivolgerle qualche frase volta a umiliarla:
– che fai? Mi stai guardando in mezzo alle gambe? Vedi che sei davvero una porcellina allora ahahah
Abbasso lo sguardo:
– n-no Padrone..
– perché mi stai mentendo?.. dai.. mi sento buono… te lo richiedo.. mi stavi per caso guardando in mezzo alle gambe? E guardami in faccia quando ti parlo..
Mi guardò negli occhi e con voce flebile rispose:
– si Padrone.. stavo guardando li..
– un pò più convinta.. non ho sentito quello che hai detto..
– le stavo guardando il cazzo Padrone.. sono una cagna..
Questa volta l’avevo sentita forte e chiaro e mi stupi, si diede anche della cagna da sola. Fino a quel momento inconsciamente avevo usato sempre diminutivi (quali schiavetta o porcellina) e non ero stato duro come avrei voluto veramente, ne a parole ne a fatti. Dovevo veramente “togliere il freno a mano” che avevo fino ad ora, quando si diede della cagna da sola mi fece capire che lei l’aveva tolto già da pezzo. Mi alzai, mi tolsi le mutande rimanendo così con in dosso solo la t-shirt. Il cazzo che ormai era in tiro già da un pò e svettò subito dritto. Mi avvicinai a lei, il mio cazzo ormai era a un palmo dal suo viso:
– sei una cagna giusto? Tira fuori la lingua..
Le diedi due tre colpetti con il cazzo sulla lingua e poi lo lasciai lì, lo prese con una mano e cominciò a leccare timidamente. Non era nelle sue corde, un completo disastro ma me l’aspettavo, l’aveva sempre detto che nelle sue precedenti relazioni non le era mai piaciuto piu di tanto e si vedeva.
– ma che stai a fa? Metticelo un pò di impegno che cazzo.. e metti le mani dietro la schiena..
– scusi padrone è che..
– è che?.. che cosa?..
– non sono mai stata brava a fare queste cose.
– che cosa? Dilla una frase di senso compiuto non lasciarle a metà..
– a fare i pompini Padrone..
– non ho capito..
– non sono mai stata brava a fare i pompini Padrone.
– ahahah davvero? Ma dai!
Si vedeva che si sentiva in imbarazzo, per quanto cercasse di nasconderlo, vuoi per come la trattavo, vuoi per quello che le facevo dire si sentita umiliata. Senza che le dissi niente ricominciò mettendoci più impegno ma non era abbastanza, non ero soddisfatto. Decisi che avrei dovuto darle qualche indicazione e allora la presi per la testa con una mano e dicendole dove e come volevo che usasse la lingua la portavo su e giù tra l’asta, la cappella e le palle. Dopo qualche minuto, senza complimenti glielo spinsi dentro. Le tenevo ancora la mano dentro la testa e delicatamente la portai ad avere il mio cazzo in bocca per metà della sua lunghezza. Dopo averle dato il ritmo tolsi la mano e le dissi:
– ma sicura che ti piace il cazzo?
Lo tiro fuori per rispondere:
– si Padrone
– non mi pare proprio.. sto facendo tutto io.. continua da sola..
Se lo rimise in bocca e comincio a pompare. Non andava mai oltre 3/4 della lunghezza, ogni tanto lo cacciava fuori come a prendere fiato e allora le dissi:
– guarda che puoi respirare anche con il naso eh.. non devi fermarti..
Effettivamente per i minuti successivi continuò e ci mise anche più foga. Si fermò quando cominciò a sentire dolore alla mascella, lo tirò fuori e insieme al cazzo le uscì un piccolo rivolo di saliva che le si fermò in mezzo alle tette. Le arrivo, senza forza eccessiva uno schiaffo sulla guancia, fu istintivo ma inconsciamente ebbi cura di non farle male, dopo la cucchiarella sul culo mi era rimasto un pò il timore di esagerate. Lei la prese però come una coltellata, si gettò in avanti poggiando i gomiti a terra e abbassando la testa al pavimento:
– mi scusi Padrone, non volevo fermarmi chiedo scusa..
– e perché l’hai fatto?
– avevo male alla bocca.. non ce la facevo più..
– torna subito in ginocchio e continua..
Torno subito a fare quel che doveva, appena la sua bocca riavvolse il mio cazzo tornai con la mano dietro la sua testa, avevo deciso che era finito il tempo dei giochetti. Cominciai letteralmente a scoparle la bocca senza tanti riguardi, non era mai arrivata a prenderlo tutto e si vedeva che stava facendo una fatica immane. Non le davo tregua, mi fermavo solo qualche istante per non farla strozzare e quando i conati erano davvero eccessivi, non volevo vomitasse. Quando vedevo che aveva preso aria sufficiente tornavo brutalmente a pompare. Cercava di rallentarmi poggiando le mani sulle mie anche ma più forza ci metteva lei piu ne mettevo io, poco dopo si arrese e le riportò dietro la schiena. Dopo una decina di minuti mollai la presa, avrei continuato ma ero sul punto di venire e non era quello il momento. Cadde seduta a terra con il fiatone, gli occhi gonfi di lacrime e la saliva che ormai le era arrivata ovunque, le colò anche sulle tette, con un polso tolse quella che le era rimasta torno le labbra. Anche io ne ero uscito fisicamente provato mi disinteressai momentaneamente di Giada perché decisi che dovevo fare una cosa importante, cercai il mio cellulare mentre lei mi guardava perplessa.
Quando mi vide con il cellulare in mano come pensò che volevo fotografarla, si chiuse a riccio su se stessa a coprirsi e urlo:
– no tutto ma non questo..
Non capivo solo cosa  stesse succedendo, rimasi perplesso e dopo un pò le risposi:
– cosa?..
– tutto ma non le foto ti prego..
– ahahahah che cretina.. ma quale foto.. devo dire ai miei che non torno a dormire a casa sta notte..
Si rilassò e rimase lì a guardarmi mentre telefonavo a mio padre, era sabato e come tutti i sabati sapevo che l’avrei trovato ancora sveglio a guardare qualche programma di politica alla tv. Erano circa le undici e mezzo, un paio di squilli e rispose, gli spiegai che i genitori di Giada erano fuori e che sarei rimasto lì per la notte. Giada mi guardava perplessa ma non disse una parola a riguardo, aveva anche ripreso fiato. Riposi il telefono sul tavolo e mi andai a sedere sul divano, le ordinai di venire davanti a me e inginocchiarsi. Rivolsi le mie attenzioni alle sue tette, cominciai a massaggiare e a palpare fino a quando non le strinsi all’improvviso entrambi i capezzoli. Cerco di ritrarsi all’indietro ma non mollai la presa, non fece tanta strada, anzi sentì ancora più male.
– si ma non mi pare il caso che ogni i minima cazzata ti metti a urlare..
Dolorante rispose:
– mi scusi Padrone ma mi sta facendo male.
– oh.. ma davvero? Dovrei fermarmi?
– no Padrone.. se vuole continui pure..
– bene..
Ovviamente non avevo bisogno del suo benestare quindi continuai ad alternare palpate, strizzate e qualche schiaffo, non ci andai tanto leggero. Con i capezzoli tra le dita allora la avvicinai pian piano a me fino a ritrovarmi con il cazzo tra le su tette, mollai la presa e le dissi:
– almeno questo lo sai fare no?
Capí a cosa alludessi quindi strinse le tette attorno al mio cazzo con le mani e comincio ad andare su e giù ma faceva fatica, ormai la saliva che le era colata lì in mezzo era asciutta e lo stesso quella che mi era rimasta attorno al mio cazzo.
– guarda che mi stai facendo male.. almeno un pò di saliva metticela..
Pensavo che si sarebbe fermata e che avrebbe sputato sulle tutte invece si inarcò un po con la schiena e riprese il mio cazzo in bocca, comincio a pompare fino a che non si ritenne soddisfatta del lavoro svolto. Ora andava decisamente meglio il resto del lavoro lo fece il liquido preseminale che data la spagnola che mi stava facendo ricomincio a uscire pian piano. Mi ritenevo soddisfatto, sta volta stava facendo veramente bene, con le tette che si ritrovava non è che era poi tanto difficile. Era abbastanza, ora volevo solo scoparmela, mi alzai mi portai dietro di lei così la spinsi con una mano sul divano dove poggiò con il busto. Mi inginocchiai dietro di lei, le presi braccia e gliele bloccai dietro la schiena con una mano. Con l’altra mano presi il cazzo e lo puntai verso la fregna, poggiai la cappella che senza trovare alcuna resistenza, entrò. Presi così così ad affondare lentamente per poi cacciarlo fuori e rientrare. Ovviamente come mi aspettavo la trovai un lago, non c’era bisogno che le dessi il tempo di adattarsi al mio cazzo, così senza mezzi termini lo spinsi tutto dentro con violenza e così continuai per per un bel pò di tempo. Le stava piacendo essere presa con violenza, dalla sua bocca uscivano solo gemiti di piacere e incitamenti a continuare. Dopo quasi una decina di minuti apri bocca:
– sto per venire Padrone..
Le risposi mentre lo tirai fuori del tutto:
– non t’azzardare cagna..
Decisi che volevo stare più comodo così le dissi che avremmo continuato in camera sua, andai per primo e lei mi seguì a ruota. Arrivati in camera mi sdraiai sul letto e le feci cenno di salirmi sopra. Me la ritrova trovai così faccia a faccia, con movimento sapiente della mano se lo indirizzò alla fregna e lo fece entrare dentro di se, si sistemò come era più comoda e appoggiandomi le mani suo petto comincio ad andare su e giù, quando non ce la faceva più a ripetere il movimento lo cambiava con quello che sinceramente quando mi trovo sotto una donna a me piace di più, ovvero muovendosi avanti e dietro. Ora potevo guardarla in faccia, mi gustai ogni singola espressione, ogni singolo gemito sia di piacere che di dolore. Con le mani libere adesso potevo torturarle i capezzoli e prenderla a schiaffi sul culo. Continuo senza fermarsi per un bel pò finché non si ripeté la scena di prima, stava per venire. Glielo negai e subito dopo senza far uscire il cazzo la rigirai fino a che non ci siamo ritrovati in posizione del missionario. Ero lì lì per venire e le ultime botte volevo darle io. Le diedi giusto una decisa di botte cosi uscii e le sborrai copiosamente sul ventre e sul pube. Per il momento non volevo ancora esagerare con sborrate in faccia o in bocca, non le piaceva fare i pompini figuriamoci la sborra, aveva già fatto tanto, come detto prima un passo alla volta saremmo arrivati anche a quello.

Continua…

Non siamo scrittori esperti, se sei arrivato fin qui speriamo che sia perche tu abbia gradito ciò che hai letto :) per commenti, suggerimenti o qualsiasi cosa andrea.real040@gmail.com

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