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Racconti di DominazioneSensazioni

Cap.4 Giada: da amica a schiava

By 18 Giugno 2023No Comments

Era circa mezzanotte e un quarto ed eravamo lì, sul letto di Giada. Lei stessa di schiena con le cosce spalancate, io in ginocchio in mezzo alle sue gambe. Le si leggeva sul volto l’insoddisfazione e la frustrazione per essere rimasta a bocca asciutta, dopo più volte vicino all’orgasmo. Io cominciai a rilassarmi, le sollevai una gamba, sgusciai sotto di essa e mi stesi affianco a Giada in posizione supina. Lei invece rimase lì, tesa come una corda di violino che non cambiò minimamente posizione, si girò a guardarmi mentre io ero intento a guardare il soffitto, mi girai e le dissi:
– se vuoi andare in bagno a darti un pulita vai che dopo vado io..
– si vado..
Si alzò e si diresse verso il bagno, quando arrivò quasi alla porta la bloccai:
– non devo di certo dirti che non devi masturbarti no?..
– no Padrone..
Mi fidavo che non lo avrebbe fatto, almeno quando si parlava di queste cose ha sempre affermato che non era solita farlo, le credevo. Rimase in bagno una decina di minuti, tornò e allora mi alzai e andai io, che poi in casa aveva anche un altro bagni quindi non capisco perché ho aspettato che finisse lei, ma vabbè presi quel tempo per rilassarmi ma nel mentre mi feci anche mille domande. Alla fine erano le stesse che tutti e due ci siamo posti quando siamo usciti fuori a fumare. Era giusto? Era sbagliato? Avremmo rovinato l’amicizia che c’era tra noi? Ed ora che si fa? Decisi che forse era un discorso da affrontare subito e capire anche Giada cosa ne pensava. Uscii dal bagno e tornai in camera, la trovai seduta sul letto che pensierosa guardava i propri piedi disegnare semicerchi a terra:
– se metti qualcosa addosso andiamo a prende aria. Che ne pensi?
– si mi ci vuole.. il vino c’era ancora?
– non ricordo ma credo fosse finita la bottiglia.. vabbè ce ne sono altre in cucina.. a proposito.. se vuoi metterti comodo vado a prenderti un paio di calzoncini e una maglia di papà..
– si dai.. anche perché non ho niente per dormire poi..
– quindi hai deciso che dormi qua?.. non è carino autoinvitarsi ahah..
– io lo faccio per te.. non si sa mai.. con i maniaci che sono in giro di sti tempi..
Scoppiammo a ridere all’unisono mentre lei si stava rivestendo, prese un paio di mutandine dal cassetto e indosso un pigiama di raso verde. Non era la prima volta che rimanevo a dormire da Giada, come qualche volta lei rimaneva da me, era già successo in passato di condividere un letto ma ovviamente avevano solo dormito. Andò di là e mi prese l’occorrente per la notte, mi rivestii al volo e tornammo al piano di sotto. La bottiglia di vino era finita e così ne prese un altra. Una volta fuori andai subito al casotto dove teneva le sdraio e ne presi due, le portai a bordo piscina e le aprii. Era estate era abbastanza  caldo ma in quella zona l’umidità si faceva sentire, così prima di posizionarsi sulla sdraio Giada prese una coperta che teneva nel casotto. Io intanto mi ero messo già bello comodo, avevo aperto la bottiglia e lo stavo versando. Quando tornò accosto la sua sdraio alla mia fino a farle toccare, si sdraiò e si mise la coperta sulle gambe dicendomi:
– vuoi un pò di coperta?.. Basta per tutti e due..
– no grazie.. per il momento sto bene..
Le passai il vino e continuò:
– sei pronto per partire?.. non vedo l’ora.. voglio stare dalla mattina alla sera sotto il sole, voglio tornare nera come un tizzone!..
Esatto, da li a poco saremmo partiti per le vacanze, era tutto organizzato gia da qualche mese. La fabbrica dove lavoravo avrebbe chiuso dal 14 agosto al 2 settembre e le vacanze erano fissate dal 19 al 25 agosto.
Una settimana in Sardegna con Marco e Francesca, il padre di lei era di origini sarde e quando si separò da sua madre chiese il trasferimento in Sardegna e riusci a tornarci per vivere. Francesca di base stava con la madre, originaria del mio paese ma spesso andava dal padre in Sardegna. Voleva organizzare con il resto della comitiva ma alla fine ci ritrovammo ad essere solo io e Giada ad andare, cosi il padre di Francesca propose di ospitare anche noi due nella casa dove viveva con la nuova compagna. C’aveva visto crescere non eravamo degli estranei e data l’insistenza accettammo. Continuai il discorso:
– io voglio solo staccare la spina.. rilassarmi e uscire la sera a bere.. comunque sai che c’ho ripensato.. forse un pò di coperta ci vuole..
Cosi Giada cercò di sistemare la coperta in modo da coprire tutti e due ma non era abbastanza grande come aveva affermato poc’anzi. Le dissi quando me ne resi conto:
– dai non fa niente.. tienila tu.. non morirò si certo di freddo tranquilla.
Si alzò tolse la sua sdraio e si venne a sedere affianco a me:
– dai cretino spostati un pò più in là che in due c’entriamo..
Pur di non farmi sentire freddo si fece piccola piccola e si sistemò di fianco a me, allungai il braccio in modo che almeno potesse poggiare la testa sulla mia spalla e stare comoda. Quando fu soddisfatta della posizione continuammo a chiacchierare. Giada mi voleva bene davvero e si capiva anche da questi gesti, per me c’è sempre stata, che fosse una cazzata o una cosa seria era sempre lì. Comunque continuammo la nostra conversazione, si passo dai piani per la vacanza a cose più serie per poi tornare a dire cazzate. Dopo una mezz’oretta mente io ero intento a lamentarmi di chissà quale motivo inerente al lavoro Giada si addormento, me ne accorsi solo perché non rispondeva più da un pò, nella posizione in cui era non avevamo contatto visivo. Non ebbi il tempo di affrontare l’unico discorso che volevo. La volevo svegliare ma volevo essere, almeno per una volta, il più delicato possibile. Con la mano sinistra allora le accarezzai la guancia e sottovoce la chiamai un paio di volte finché non alzo la testa e si guardò attorno:
– che ore sono?.. Quanto tempo ho dormito?..
– non lo so.. ho il telefono dentro.. comunque non hai dormito tanto.. stavamo parlando un attimo fa poi il nulla.. andiamo in camera.. almeno stai comoda..
– si direi proprio di sì..
Dopo aver sistemato vestiti, bottiglie di vino e tutto ciò che avevamo lasciato in giro durante la sera andammo a letto. Mi sistemai prima io quando fece per entrare a letto lei la bloccai, un ordine secco:
– che stai facendo?.. spogliati.. mica vorrai dormire vestita..
– ma..
Non le diedi nemmeno il tempo di dire quel che voleva:
– smettila di replicare che se ci ripenso dormi a terra..
Si spogliò, ripose quel che aveva addosso ben piegato sulla sedia della scrivania e si mise al letto. Non avevo assolutamente niente in mente, volevo farla dormire nuda e basta. Avevamo questa specie di “dono”, riuscivamo ad alternare i momenti in cui eravamo Andrea e Giada a quelli in cui eravamo il Padrone e la schiava e difficilmente si mischiavano, comunque dopo neanche dieci minuti stavamo dormendo entrambi come due ghiri.
Il mattino dopo mi svegliai, a tentoni cercai il cellulare sul comodino, erano le nove e mezzo. Rimasi deluso e un pò scocciato dalla cosa, era domenica potevo dormire e invece niente. Mi voltai verso di lei e la trovai ancora a dormire, mi alzai così dal letto, con un solo movimento le tolsi le coperte di dosso e accesi le luci. Non fui di certo delicato come ieri sera, battei le mani un paio di volte e quando viddi che aprì gli occhi alzando la voce dissi:
– daiii.. voglio fare colazioneee..
– che ore sono scusa?
– già stai partendo col piede sbagliato oggi..
Si accorse che aveva sbagliato qualcosa:
– chiedo scusa Padrone..
– è ora di fare colazione.. se devi andare in  bagno prima vai in bagno..
Capii all’istante che doveva prepararla lei la colazione, si fiondò in bagno per poi scendere giù in cucina. Andai pure io bagno e dopo cinque minuti la raggiunsi in cucina. La trovai intenta a preparare i pancake, aveva già disposto un solo piatto e una coppia di posate sul tavolo. Le dissi:
– addirittura i pancake?..
– si Padrone sò che le piacciono e pensato di prepararle questi..
Non era una grande cuoca ma almeno i pancake erano accettabili.
– hai fatto bene.. hai pensato anche alla tua di colazione?
– no Padrone..
Ovviamente non volevo lasciarla senza colazione.
– senti facciamo una cosa.. apparecchia anche per te che fai colazione.. lasciamo perdere un secondo che dobbiamo parlare.
Mentre lei preparava i pancake io misi su il caffè quando fu tutto pronto ci sedemmo uno davanti l’altro. Allora cominciai:
– a quanto pare sei davvero intenzionata a perseguire questa cosa..
Ci penso cinque secondi l’orologio:
– si.. non mi sembra che tu sei da meno.. o stai avendo ripensamenti?
– no.. non sono da meno ma si.. sto avendo qualche ripensamento.. penso che se proprio vogliamo continuare il minimo sia definire un attimo la cosa.. inutile dire quanto tu sia importante per me e credo che sia lo stesso per te.. vogliamo combinare casini?
– ovvio che sei importante per me cretino.. comunque hai ragione.. sarebbe meglio.. non so.. mettere delle regole?
La faccio corta, definimmo poche semplici regole il resto sarebbe venuto da sé: avremmo continuato a scindere, come avevamo fatto in questo poco tempo, i momenti bdsm da i momenti di vita normale, in presenza di altre persone non doveva accadere niente e sottolineo niente di evidente. Si impegnò a subire qualsiasi cosa all’infuori delle pratiche davvero cruente, scat e clinical e io presi l’impegno che qualsiasi cosa le avrei fatto non avrei dovuto lasciare segni evidenti o addirittura permanenti. La rassicurai che in qualsiasi momento del “gioco” poteva fermarsi e lei prese l’impegno a farlo capitare il meno possibile, solo se fosse strettamente necessario e definimmo cosi una safeword. Nel mentre avevamo finito di fare colazione e aveva anche già sistemato la cucina.
– sei sicura?.. guarda che fino ad ora abbiamo giochicchiato.. non si scherza più sappilo..
– sicura.. sono un po agitata ma va bene.. è quello che voglio.. ci sarebbe anche un altra cosa che vorrei.. vorrei decidessi tu per me se.. come.. e quando posso avere orgasmi.. ma vorrei che tu lo facessi sempre..
Non credevo lo volesse davvero:
– sei sicura di quello che mi stai dicendo?.. non sarà semplice ne per me ne per te..
– per te? Ahahah perché?
– guarda che è una cosa impegnativa per tutti e due.. ti faccio un esempio stupido.. se domani conosci un ragazzo e per forza di cose finite a scopare?.. che fai mente scopate prendi il telefono e mi chiami per chiedere il permesso? Ahahah dai sii seria..
– non hai capito.. per una volta nella vita voglio davvero cedere il controllo.. non m’aspettavo di certo che fossi tu ad averlo.. mi ha sempre affascinato quest’idea e ora perché non provare fino in fondo? Sono pronta ad estremizzare.. Poi sò che chi disobbedisce paga le conseguenze.. ma sono pienamente convinta di quello che dico..
– te lo ripeto per l’ultima volta.. sei sicura di quello che mi stai chiedendo?..
– si.. ne sono sicura.. come devo dirtelo!..
– va bene.. peggio per te..
Avevamo gettato le basi, adesso dovevamo solo vedere dove saremmo arrivati. Decisi che quel giorno l’avrei messa veramente alla prova non le avrei reso la vita facile.

Continua…

Non siamo scrittori esperti, se sei arrivato fin qui speriamo che sia perche tu abbia gradito ciò che hai letto :) per commenti, suggerimenti o qualsiasi cosa andrea.real040@gmail.com

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