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Racconti di DominazioneSensazioni

Cap.5 Giada da amica a schiava

By 24 Giugno 2023No Comments

Mi rivolsi a lei:
– in ginocchio.. almeno che non te lo dico io non ti è permesso stare in piedi..
– si Padrone.
– a che ora tornano i tuoi?
– penso ci vorranno le undici stasera Padrone.. finito il matrimonio dovranno fare un paio di ore di macchina per essere qui..
– va bene più tardi avrai occasione per chiamarli.
Andai subito a controllare come fosse messa in mezzo alle gambe, la trovai già abbastanza umida quindi feci entrare il dito medio dentro la sua fregna, dentro fuori un paio di volte. Reagi con un paio di mugollii a bocca chiusa, niente di plateale.
– già siamo messi cosi?..
– si Padrone..
Cacciai il dito e glielo misi subito in bocca senza darle il tempo di capire, me l’ero riprosto già da ieri, volevo farlo subito.
– pulisci sto dito.. per bene.. l’avevi mai sentito il sapore della tua fregna?..
Rispose con il dito ancora in bocca mentre lo succhiava avidamente per compiacermi:
– no Padrone non era mai successo..
– guarda come lo succhi bene sto dito.. col cazzo mica fai così.. ti stesse piacendo il tuo sapore..
– si mi piace Padrone..
– va bene.. se proprio ti piace..
Tornai lì sotto e ripetei l’operazione per poi portarle di nuovo il dito in bocca. Dopo una paio di minuti le tolsi il dito dalla bocca.
– grazie Padrone..
Non le avevo mai chi detto che doveva ringraziarmi, lo faceva e basta. Allora domandai:
– da dove le hai imparate queste cose?.. E quante altre sai?.. voglio capire.. devo sedermi andiamo di là..
Andai di la, mi sdraiai sulla penisola del divano e le indicai con il dito dove doveva mettersi. Mentre veniva a quattro zampe cominciò a parlare. Mi spiego che aveva imparato molte cose da internet, ebbe tutto inizio quando un giorno si ritrovò su un articolo in cui intervistavano prima una mistress e dopo il suo schiavo. Lì venne a conoscenza di cosa fosse una mistress ma lei dopo aver letto tutto l’articolo si ritrovava in quello che disse lo schiavo. Provò una strana empatia per quello schiavo e allora dell’ingenuità dei suoi 14/15 anni cominciò a cercare su google più dettagli. Vedendo immagini, leggendo articoli, racconti e anche qualche romanzo più impegnativo come ben notai aveva imparato tutto, sapeva come doveva comportarsi una schiava. Non dimentichiamo che quando la nostra generazione aveva quell’età internet che avevamo andava a 56k/s solo successivamente con l’avvento della connessione 7mb/s mi spiego che riusci a chiudere il cerchio cominciando a vedere anche video a riguardo. Alla fine fece lo stesso “percorso” che avevo fatto io pensai, resta comunque il fatto che nel profondo già era schiava, internet gliel’ha solo fatto capire.
– aaaaah.. quindi ti facevi i ditalini davanti al computer? Ahahah..
– si Padrone è capitato qualche volta..
– solo qualche volta?
– si.. non ho mai provato tanto piacere a farlo da sola.. Padrone..
– se vabbè.. la puoi raccontare a qualcun’altro la favoletta..
Cambiai tono di voce:
– e poi sai benissimo che non dovresti dirmi cazzate..
Ovviamente sapevo che non mi stava mentendo, molte volte in passato l’aveva fatta quest’affermazione e non smetterò mai di ripeterlo, ho sempre avuto piena fiducia in Giada, se diceva una cosa era quella. Abbassò la testa e intuendo che replicare non avrebbe portato a nulla di buono rispose:
– mi scusi Padrone… non le volevo mentire ma me ne vergogno molto..
– dove le tieni le mollette da bucato?..
Per un attimo spalanco gli occhi e gonfio le narici, non voleva mostrarmi che aveva timore quindi riassunse subito un un’espressione normale:
– alcune sono fuori nel casotto.. le altre su in lavanderia Padrone..
– bene.. vai a prendere quelle che sono su.. ah.. e alzati in piedi che sennò ci metti due ore.. non ho tutto il giorno..
– quante ne prendo Padrone?..
– tutte quelle che ci sono..
Si alzò in posizione eretta e a passo svelto andò su, tornò con un cesto di plastica con dentro una quindicina di classe mollette da bucato in legno, si posizionò davanti a me e tornò in ginocchio allungando le mani aspettando che prendessi il cesto.
– poggialo qui..
E le indicai la seduta del divano affianco a me. Presi subito una molletta, avrei voluto provarla su un polpastrello almeno per capire quanto stringeva ma davanti a lei non volevo mostrarmi dubbioso, non dimentichiamo che era la prima volta anche per me che mi trovavo in quella situazione. In tempo zero le piazzai una molletta sul capezzolo destro, dritta per dritta che puntava in avanti.
– shhh
Un piccolo lamento a denti stretti, ovviamente non me ne curai e ripetei l’operazione con con il capezzolo sinistro.
– contenta? Sono piu carine ste tette adesso no?..
– si Padrone.. grazie..
– ora fammi un pò vedere come ti masturbi.. visto che ti piace tanto..
Con un pò di incertezza portò la mano in mezzo alle cosce, inarcò leggermente la schiena e portò il bacino in avanti. Comincio col massaggiarsi le grandi labbra per poi spostarsi sul clitoride stimolandolo con indice e medio. Dopo un pò con il dito medio punto il buco ed entro. Comincio cosi ad andare su e giù, avendo le tette abbondanti anch’esse seguivano i suoi movimenti, di conseguenza cominciò a provare ancora più fastidio per le mollette sui capezzoli na comunque continuò. Passarono diversi minuti e da quando iniziò tenne sempre lo stesso ritmo blando, si sentiva in soggezione a fare una cosa così personale davanti a me così cominciai a punzecchiarla, non m’aspettavo di trovarmi di certo davanti a una scena da film porno ma nemmeno questo.
– ma questo tu lo chiami masturbarsi?..
– lo so.. è che..
Non la feci finire e cominciai anche ad alzarele la voce dandole indicazioni su come volevo che lo facesse. Non mi interessava se le piacesse o meno, doveva piacere a me. Dopo l’ennesima indicazione ormai era entrata nel pallone, le stavo mettendo troppa pressione, ovviamente me ne accorsi e continuai a pressarla finché non sbottai:
– ma ti sembra questo il modo di toccarti?.. ti devo dire tutto?.. c’ho un cazzo in mezzo alle gambe mica una fregna.. dovresti saperlo tu come si fa non io..
Non ce la fece più, porto entrambe le mani sugli occhi ed esplose in lacrime. Aveva sempre avuto questa tendenza a mettersi a piangere se qualcuno le alzava la voce contro più del normale, anzi ripensandoci resse pure troppo dato la situazione in cui si trovava. Mi tornarono in mente molte delle volte in cui veniva a sfogarsi con me fino a mettersi a piangere, stavo la e da buon amico era scontato che avrei dovuto ascoltarla e consolarla, ora però era diverso, non potevo farmi intenerire, sapeva che aveva il modo di fermarsi se proprio non ce la faceva più e decise che non era il momento.
– ci mancava pure questa..
Biascicò togliendo le mani dal viso per portarle dietro la schiena non accennando minimamente a smettere di piangere:
– la prego di perdonarmi Padrone..
– mi perdoni un cazzo.. alzati in piedi..
Mi alzai anche io dal divano e subito mi ritrovai faccia a faccia con lei. Le diedi due schiaffi sulla fregna, lamentandosi si alzò sulle punte dei piedi.
– fino a dieci.. conta..
– Si Pad..
Non poté finire la frase perché il primo arrivo:
– aaah.. uno..
– due..
– aaaaah tre..
– aah quattro..
E via dicendo fino ad arrivare a 10. Mi girai e presi una molletta, le diedi due sgrillettate al clitoride, mi chinai e afferrai una delle gradi labbra per tirarla verso il basso, in pochi secondi, con conseguenti lamenti strozzati dal pianto, si ritrovò con quattro mollette sulla fregna, due per labbro. Stavo per prendere la quinta per mettergliela sul clitoride ma mi fermai in quanto non avevo idea di come andasse piazzata.
Non accennava a smettere di piangere, decisi che forse era il momento di darle un attimo di tregua:
– in ginocchio.. torno subito..
Andai su in camera a prendere le sigarette per poi uscire a fumarne una. Quando tornai s’era calmata, aveva smesso di piangere. Tornai a sdraiarmi sulla penisola che tanto mi piaceva e accesi la tv. Mi disinteressai di lei per una ventina di minuti buoni fino a che non mi resi conto che cominciava a soffrire per la posizione in cui era, effettivamente dopo tutto quel tempo ferma sulle ginocchia cominciava a sentire dolore e aveva i muscoli delle gambe indolenziti.
– scomoda?
– no.. no..Padrone..
– siediti sul divano..
Cercando di nascondere il fatto che fosse tutto un dolore dalla punta dei piedi fino all’altezza dei reni punto le mani sul divano e con un solo movimento si tirò su, girandosi di schiena poggiò il culo sul divano. Lo fece con un pò di fretta e questo non portò a nulla di buono, con quasi tutto il peso del corpo si sedette su una delle mollette, sentii lo schiocco della molletta che scattava, un secondo di silenzio seguito da un urlo lanciato a pieni polmoni. Si accasciò di lato e portò le mani tra le cosce per cercare di lenire il dolore.
– questo capita quando si è troppo sbadati.. torna subito seduta.. mani dietro la schiena..
Potei vederla bene in faccia, aveva gli occhi lucidi ma non piangeva come prima, pensai che già questo era un risultato. Allargandole le gambe il più possibile mi inginocchiai proprio di fronte a lei, feci passare le mie braccia sotto le sue cosce per prenderla all’altezza dell’osso sacro e di peso la portai con il bacino in avanti il più possibile. La presi per le caviglie e le alzai così le gambe:
– tienile così.. con le mani..
Presi una delle mollette sul labbro dove ne erano rimaste due, l’allentai gradualmente e gliela tolsi. Mentre si lamentava ancora presi quelle rimaste e le usai per allargarle le labbra, cominciai cosi a leccarle la fregna, si lamentava per la trazione delle mollette e godeva per il lavoro di bocca. Dopo un pò di tempo le tolsi anche le altre due mollette con conseguenti lamenti, ora avevo le mani libere, continuai oltre che con la bocca anche con le dita. I suoi gemiti si facevano man mano più forti:
– P-Padrone-ee sto per..
Non la feci nemmeno finire, come mio solito:
– si puoi..
– aaaaah sii.. si.. graz.. aaah.. grazie Padrone.
Dopo il suo orgasmo continuai per ancora qualche minuto, le diedi due schiaffi sulla fregna, mi alzai per calarmi pantaloni e mutande e le tolsi le altre due mollette sulle tette. Era talmente eccitata che nemmeno si lamentò.
– a quattro zampe.. da brava cagna..
– si Padrone..
Si mise così a pecora e io mi andai a posizionare dietro di lei, con una gamba piegata sul divano e l’altra per terra.

Continua…

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