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Racconti di DominazioneSensazioni

Cap.6 Giada da amica a schiava

By 27 Giugno 2023No Comments

L’afferrai così con una mano sul fianco portandola verso di me e l’altra la poggiai sulla schiena spingendola senza fare troppa forza ad inarcare la schiena:
– mamma mia.. l’anti-sesso.. ogni cazzo di volta..
– mi scusi Pad..
La interruppi con una sculacciata, con la mano che prima era sulla sua schiena, afferrai il cazzo e presi così a strusciare la cappella sul suo solco, facevo per entrare per poi riuscire a strusciarlo di nuovo. Non vedeva l’ora che iniziassi a scoparla e all’ennesima volta che feci entrare solo la cappella spinse leggermente per farlo entrare tutto, le arrivo un altra sculacciata:
– tutta sta voglia di cazzo c’hai?..
– s-si Padrone..
Le arrivo allora l’ennesima sculacciata che andavano pian piano aumentando di forza:
– chiedilo con educazione.. se proprio vuoi il cazzo.. no che prendi iniziative..
– mi perdoni Padrone.. la prego mi..
Le arrivò un altra sculacciata, fin ora gliene avevo date tre per farle capire che stava sbagliando qualcosa ma questa arrivò solo perché ne avevo voglia. Ovviamente lei aveva intuito questa cosa ma non poteva sapere quel che mi passava per la testa motivo per cui la prese come una specie di rimprovero e passò dal chiedere a supplicare pensando che fosse quello che volevo:
– la prego umilmente di perdonarmi Padrone.. non succederà più.. vorrei il suo cazzo.. la prego Padrone..
Tolsi la mano sinistra con cui la tenevo per il fianco e presi ad accarezzarla dietro la nuca con la vocetta da scemi che di solito si usa per i cani:
– che brava questa cagnetta..
Portai la mano destra sulla sua fregna e con un dito entrai dentro continuando a rivolgermi a lei nel medesimo modo di prima:
– ah.. ecco perché tutta sta voglia di cazzo.. sta in calore la cagna..
Non potevo guardarla in faccia per come eravamo posizionati ma penso che aveva una bella espressione dipinta in faccia e lo capii dal modo in cui rispose:
– s-si Padrone.. l-la prego..
Raccolsi così quanti più sui capelli possibili intorno alla mia mano, diedi un paio di giri come a formare una coda e infine senza esagerare la spinsi verso di me. Con l’altra mano puntai il cazzo nella direzione giusta ed entrai di forza tutto di un colpo per cominciare a scoparla senza fare tanti complimenti:
– gra-aah-zieee Paaa-dr-ooneeee..
Risposi scandendo ogni parola con un affondo:
– vedi.. alla.. fine.. ti ho.. accontentato.. cagna..
Continuai con lo stesso ritmo per un pò senza fermarmi mentre lei che inizialmente si lamentava perché stavo esagerando aveva iniziato a gemere e basta. Il momento fu però interrotto dal suo cellulare che cominciò a squillare, ci bloccammo all’istante tutti e due per girarci in direzione del telefono. Giada si girò il busto verso di me e cercò il mio sguardo come a chiedere il permesso di andare a controllare chi fosse, le feci cenno di si con la testa, lo sfilai da dentro e si alzò dirigendosi verso il cellulare. Dall’altra parte del telefono c’era la madre che dopo aver provato invano molte volte a chiamare sua madre, la nonna di Giada, in preda alla preoccupazione le stava chiedendo se potesse andare a controllare a casa sua. Ovviamente data la serietà della situazione non mi passò neanche per l’anticamera del cervello di oppormi e in preda all’agitazione generale, anche mia in quanto tenevo alla nonna di Giada al pari delle mie nonne, di tutta fretta ci vestimmo per andare a controllare a casa della nonna di Giada. Arrivati sul posto dato che avevamo la copia della chiave entrammo, trovammo cosi la nonna di Giada intenta a conversare con la vicina mentre curava l’orto. La nonna di Giada viveva a quattrocento/cinquecento metri dalla casa di Giada, ormai era rimasta vedova da un pò e nonostante le insistenze della famiglia non voleva lasciare la propria casa per trasferirsi da Giada e la madre, aveva questa casa con suo retro un campo abbastanza grosso dove teneva qualche ulivo e qualche animale quali galline galli e papere e giustappunto l’orticello. Giada abbastanza incazzata le spiego la situazione, prese il cellulare e chiamò sua madre per rassicurarla per poi passargliela. Calmatesi le acqua, dato che era quasi ora di pranzo, la nonna cercò invano di farci rimanere a tavola, Giada inventò la scusa che si era appena alzata dal letto e si era precipitata a casa sua mettendo addosso le prime cose che aveva trovato per casa e che doveva tornare assolutamente a casa e che aveva bisogno di una doccia e di sistemarsi. La tragedia non era successa ma rifiutando l’invito a pranzo Giada rischiò davvero di far prendere un infarto alla nonna, il pranzo della domenica poi. Fatto sta che tornammo a casa Giada e sulla strada del ritorno ricevetti la chiamata dei miei che volevano sincerarsi che fosse tutto bene, io a tutto avevo pensato tranne che chiamarli. I miei sono sempre stati tranquilli nei miei confronti, non erano quel tipo di genitori che stanno sempre con il fiato sul collo sui propri figli, si può affermare che alla fin fine facevo il cazzo che volevo ma l’unica cosa che pretendevano era che gli facessi sapere almeno dove ero. Si può dire lo stesso dei genitori di Giada anche se, essendo lei una ragazza, erano un pò più apprensivi quando eravamo fuori. Comunicai così ai miei che mi sarei fermato da Giada per pranzo e che sarei tornato più tardi a casa, ero stato interrotto sul più bello con Giada e dovevamo finire quel che avevamo iniziato, non ne parlammo apertamente ma avevamo preso la decisione di comune accordo senza professare parola. Entrati in casa mi rivolsi a Giada:
– comincio effettivamente ad aver fame.. tu no??
– in realtà si..
– va bene dai.. aspettiamo una mezz’oretta e facciamo un pò di pasta.. che ne pensi?
– d’accordo.. si può fare..
– dai prendi le sigarette che con la fretta di uscire prima non ce le siamo portate.. potevamo rimanere da tua nonna.. sai che pranzetto che c’avrebbe preparato ahaha
Rispose con un pò di malizia:
– indubbiamente.. però ho pensato fosse meglio tornare a casa.. no?..
– si dai.. meglio così alla fine.. però prima mangiamo davvero ahahah..
Avevo deciso che ancora non era il momento di tornare a giocare, almeno per il tempo di pranzare potevamo essere Andrea e Giada, e così fu. Trascorremmo quell’oretta in modo normale, avendo le normali conversazioni che avevamo sempre, come già ho affermato prima eravamo veramente bravi a scindere i momenti D/s dai momenti Andrea/Giada. Poco dopo pranzo, rientrati dall’ennesima sigaretta in giardino, decisi che era il momento di riprendere, senza preavviso e cambiando tono di voce mi rivolsi a lei:
– quindi?.. dove eravamo rimasti prima?.. ricordami un po..
Ovviamente percepì dal cambio di torno che doveva tornare al suo ruolo di sottomessa:
– eravamo sul divano Padrone..
– ti ho chiesto a che punto eravamo rimasti non dove eravamo..
– le chiedo scusa Padrone.. mi stava scopando sul divano..
– ah già.. dopo che mi hai supplicato per un pò di cazzo te lo stavo dando.. si.. adesso ricordo.. nuda.. che stai a fa ancora vestita?..
Nonostante le piacesse essere umiliata non riusciva sempre a nascondere la vergogna, le si leggeva in faccia. Nella fretta di vestirsi per correre dalla nonna aveva indossato la prima t-shirt e il primo paio di calzoni di una tuta che le erano capitati sottomano e come intimo un anonimo reggiseno nero e un paio di mutandine bianche. Tolse la t-shirt e la ripose sul divano, successivamente la tuta, mentre portava le mani dietro la schiena la fermai:
– fermati un pò.. girati..
Ubbidì e allora continuai:
– mamma mia ahahah i mutandoni della nonna ti sei messa.. ahahah.. dai veloce.. girati e togli tutto..
– si Padrone..
Si ritrovò di nuovo nuda ed indifesa davanti a me pronta a subire qualsiasi cosa mi passasse per la testa, come da consuetudine portai subito la mano alla sua fregna a controllare se fosse o meno bagnata. Aveva già cominciato a bagnarsi, non era fradicia, la trovai semplicemente umida, niente di eccessivo:
– già stai messa così?.. abbiamo iniziato da due minuti dai ahaha.. in ginocchio e mani dietro la schiena..
Cominciai a togliermi scarpe e pantaloni ed insieme ad essi le mutande per poi lanciare tutto sul divano. Le dissi indicandomi il cazzo:
– sai cosa fare no?.. mettici più impegno dell’ultima volta..
Comincio cosi con il baciarmi la cappella per poi con la lingua cominciare a leccarlo, leccava l’asta, tornava sulla cappella e qualche volta timidamente si soffermava sulle palle. Ci stava mettendo davvero impegno, anche perché a sue spese aveva capito che se non lo faceva a modo avrei fatto da me, quindi le conveniva così. Sinceramente non avevo intenzione nemmeno io farlo, volevo solo godermi un pompino. Nel mentre lei continuò per un pò, se lo metteva in bocca dava qualche pompata per poi tornare a lavorare di lingua. Cominciai poco dopo, stufo del lavoro che stava facendo, a spingerle il cazzo sempre più in gola, di tanto in tanto, senza esagerare con gli affondi. Dopo un pò la feci alzare in piedi e così mi alzai anche io. Volevo farla mettere a novanta sul tavolo ma come prima non avevo un collare trovai un altro modo per indirizzarla dove volevo, misi praticamente le dita della mano a forbice e afferrai un capezzolo. La guidai verso il tavolino, mentre si lamentava per il fastidio al capezzolo e una volta arrivati lì, sempre tenendola nel medesimo modo, abbasai la mano portandola con il busto a poggiare sul tavolino. Mi misi dietro di lei e le ordinai:
– con le mani.. allarga.. fammi vedere sti buchi..
– si Padrone..
Portò le mani sulle chiappe ed allargo come avevo ordinato, feci un passo in dietro e rimasi qualche secondo a guardarla lì tra le gambe. Decisi che era il momento di entrare proprio lì, nel buco più stretto. Non avevo del lubrificante, non volevo di certo dilaniarla, quindi resistenti al desiderio di entrarci con il cazzo ma almeno con le dita dovevo farlo, anche per il semplice fatto di abituarla all’idea. Mi avvicinai così con una mano e presi a masturbarla, entrai con l’indice con l’intenzione di bagnarlo un pò dei suoi umori ed ovviamente dato lo stato di eccitazione in cui era non ci misi molto. Tirai fuori il dito per portalo sul buco del culo, cominciai con movimento circolare a girare intorno al buco e si ripeté la stessa scena del giorno precedente, sollevò il busto dal tavolo e in preda al panico si rivolse a me:
– no la prego.. questo no per favore.. la scongiuro no..
Le arrivarono all’istante due schiaffi su una chiappa che divenne quasi all’istante rossa per la forza con cui la colpii. La spinsi così poggiandole una mano tra le spalle in posizione:
– non t’azzardare mai più.. e poi più fai così più è peggio..
Rispose mezza singhiozzante per il dolore alla chiappa e per il timore di quello che stava per succedere:
– mi scusi Padrone ma la prego.. non il sedere..
– sedere?.. sei diventata santarella tutto d’untratto? Ahah.. comunque.. ripeto.. se la smetti di muoverti in due minuti abbiamo finito.. poi se inizia a piacerti e me ne rendo conto è davvero la volta buona che per le sberle sul culo che prendi non puoi stare seduta per una settimana..
Tornai così a quello che stavo facendo, puntai un dito e le sputai sul buco, avendo cura di centrarlo. Cominciai pian piano a spingere per farmi strada ma ovviamente cominciò istintivamente a stringere.
– guarda che se fai così è peggio.. rilassa sto culo..
Ovviamente non mi ascoltò, così cominciai con l’altra mano a masturbarla pensando che fosse l’unico modo per farla rilassare. Effettivamente fu cosi ma appena sentiva che stavo mettendo un pò più di decisione nell’entrare tornava a stringere, non me ne curai più di tanto, le sputai di nuovo li ed entrai con quasi metà dito. Lanciò un urlo a pieni polmoni e cercò di divincolarsi ma pian piano spinsi ad addentrarmi ancora più in profondità, alla fine la saliva aveva dato l’effetto desiderato anche se non ne voleva proprio sapere di rilassare il culo.
– tutto sto casino per mezzo dito.. piantala.. t’ho detto di rilassa il culo tu non m’ascolti..
La portai per l’ennesima volta con una mano a poggiare il petto sul tavolo e con fare dolce e amorevole cominciai a carezzarle la schiena con la parte superiore della mano mentre ormai qualche lacrima cominciava a scenderle dagli occhi, cambiai anche tono di voce per cercare di calmarla.
– rilassati.. da brava.. abbiamo quasi finito.. cerca di non stringere il culo per oggi non andro oltre le dita.. puoi stare tranquilla..
Le mie parole fecero effetto, si calmò, anche se non del tutto e comincio a rilassare anche i muscoli del culo. Dopo l’ennesimo sputo cominciai a muovere il dito. Cominciava ad abituarsi al mio movimento ma di tanto in tanto sentivo che tornava a stringere per poi successivamente mollare la presa.

Continua…

Non siamo scrittori esperti, se sei arrivato fin qui speriamo che sia perche tu abbia gradito ciò che hai letto :) per commenti, suggerimenti o qualsiasi cosa andrea.real040@gmail.com

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