Skip to main content
Racconti di DominazioneSensazioni

Cap.7 Giada da amica a schiava

By 29 Giugno 2023No Comments

Mentre lei con le mani teneva le chiappe ben aperte, continuai con un dito nel suo culo e con l’altra mano a masturbarla finché i suoi lamenti dopo cinque/sei minuti, non cominciarono a diventare mugolii di piacere. Il suo culo era ancora tremendamente stretto ma almeno al dito si stava “adattando”. Mi fermai di botto con entrambe le mani e le dissi:
– quindi ti sta piacendo alla fine.. cosa avevo detto prima?..
Rispose completamente spiazzata:
– non ricordo Padrone.. scusi ma non so a cosa si riferisce..
– te la rinfresco io la memoria tranquilla.. avevo detto che se cominciava a piacerti sarebbe successo qualcosa.. giusto?..
Era ovvio che stesse godendo per le attenzioni che stavo rivolgendo alla sua fregna ma ovviamente sapeva che contrariarmi non avrebbe portato a niente di buono quindi neanche ci provò, anzi:
– mi scusi Padrone.. si.. m’aveva avvisato.. merito di essere punita..
– come avevo deciso che t’avrei punita?
– che mi avrebbe preso a..
Non la feci finire, subito il primo schiaffone sulla chiappa sinistra:
– aaaaah..
– conta.. finché non mi stufo.. vediamo a quanto arrivo..
– uno Padrone..
Cominciai a prenderla a schiaffi sul culo mettendoci più forza di quanto fatto in precedenza, non avendo fretta alcuna mi presi tutto il tempo del mondo, alternavo uno schiaffo per chiappa, dopo un pò tornai a masturbarla, avvolte con le dita dentro, altre giocando con il clitoride per poi ricominciare con gli schiaffi. Volevo solo che dentro di lei dolore e piacere si mischiassero e così fu, ovviamente avendo la premura di non farla arrivare all’orgasmo.
– aaaaah dodici..
– da quando dopo il dieci viene il dodici?
– no.. mi scusi Padrone non volevo..
– e va be’ dai… avevo intenzione di arrivare a venti.. avevevamo quasi finito.. ricominciamo..
Aveva sbagliato davvero non lo fece apposta lei e neanche io. ricominciò a contare, io sempre con tutta la calma del mondo lei con gli occhi leggermente lucidi. Cercai di fare un lavoro il più preciso possibile, non mi sono mai piaciute le cose asimmetriche difatti cercavo di pareggiare il colorito nel modo più uniforme possibile su entrambe le chiappe. Arrivati a venti mi ritenni soddisfatto e decisi che doveva vedere il frutto del mio lavoro minuzioso. Vicino alla porta principale, che da sul salotto dove eravamo, c’era uno specchio, la presi dietro la nuca afferrandola per una ciocca di capelli e la portai davanti lo specchio, la feci posizionare con le spalle ad esso e le dissi:
– guardati il culo.. meglio adesso no?..
Mollai la presa, con le gambe piantate girò il busto e la testa verso lo specchio guardandosi:
– si Padrone.. meglio.. la ringrazio Padrone.
Come detto prima ci misi più forza del solito e mi mantenei costante, non le feci il culo viola ma nemmeno le diedi delle carezze, era pur sempre estate e come tutti d’estate anche lei va al mare, inoltre da lì a poco saremmo partiti per la Sardegna quindi non volevo lasciarle il minimo segno. Comunque apparte ieri io ancora non avevo avuto un orgasmo e dopo tutto questo tempo era arrivato il momento, ero quasi al limite e decisi che era ora. La feci inginocchiare e le ficcai all’istante il cazzo in bocca, fui abbastanza veloce da non darle tempo di realizzare cosa stesse succedendo ma comunque fin da subito cominciò a succhiare con molta enfasi. Dopo un paio di minuti le ordinai:
– tieni la bocca aperta.. te la devo scopare come fosse una fregna..
Le afferrai con entrambe le mani la testa e cominciai ad aumentare il ritmo, sempre più veloce. Ogni tanto mi fermavo cacciando il cazzo per poi ricominciare, non mi risparmiai, ormai la saliva le usciva dai lati della bocca e quando mi fermavo per farla respirare usciva più copiosa fino a farsi strada, colando man mano, fino all’altezza dell’ombelico. Ormai ero arrivato al limite, quando sentii l’orgasmo arrivare tirai fuori il cazzo dalla sua bocca, spostai la mano sinistra dietro la sua testa e la destra la portai al mio cazzo, presi la mira e il primo schizzo di sborra le colpì la fronte, provò a ritrarsi ma la mano dietro la testa portata lì appositamente non le permise di fare tanta strada. Chiuse all’istante la bocca e occhi e prese timidamente a lamentarsi:
– mmmmhhh..
L’unico movimento che riusci a fare con la testa portarono i schizzi successivi a colpirla sul naso e gli ultimi sulla guancia.
– che succede?.. non ti piace la sborra?..
Ancora a bocca chiusa per paura che vi entrasse della sborra, emise lo stesso verso di prima.
– mmmmhh..
– rispondi.. ti ho fatto una domanda..
Aprì finalmente la bocca:
– no Pa…
Non la feci nemmeno finire che le infilai il cazzo il bocca di nuovo.
– pulisci cagna..
Riusci a sfuggirmi alla presa, portò le mani agli occhi e cercò di togliere più sborra possibile che dalla fronte cominciò a scendere, riaprì finalmente gli occhi e con la parte superiore del polso tolse le poche gocce che le erano finite sulle labbra. Il momento post-orgasmo maschile si sa che è strano ma comunque rimasi nel ruolo e avevo intenzione di farle capire che non avevo gradito il suo comportamento:
– siamo alle solite.. tutto sto casino per un po’ di sborra in faccia..
– mi scusi Padrone.. è che..
La interruppi bruscamente:
– è che.. ma.. no.. non faccio altro che sentire queste parole.. un minimo di impegno.. ma va be’.. ne riparliamo la prossima volta..
Come suo solito accusò il colpo, cambiò espressione e era lì lì per scoppiare in lacrime. Ovviamente le stavo mentendo, riconosco che c’aveva messo tutto l’impegno del mondo, non lo si può negare. Dal pomeriggio del giorno prima ad ora, anche se aveva replicato qualche volta, aveva  comunque subito tutto, dall’inizio alla fine. Non le potevo assolutamente recriminare nulla.
– mi scusi Padrone.. la prego mi dia altre possibilità cercherò di non deluderla..
– vedremo.. alzati vatti a dare una sistemata..
Schizzo in piedi per dirigersi al bagno del piano di sopra, appena toccò il primo scalino continuai:
– se fai una cosa veloce metto su il caffè e fumiamo una sigaretta.. anche io ho bisogno di una doccia.. poi con calma ti sistemi mentre io vado a casa..
– d’accordo.. dai ci metto due minuti..
Mi fiondai anche io in nel bagno del piano di sotto portandomi i vestiti appresso, mi lavai velocemente le mani, la faccia e mi ricomposi. Andai in cucina e come promesso preparai il caffè, appena accesi il fornello scese anche Giada con addosso un accappatoio e le ciabatte. Ci guardammo per un secondo imbarazzati ma con nonchalance interruppe il momento:
– ma per cena che facciamo?.. i miei non torneranno di certo per quell’ora..
– sono due giorni che stiamo qua dentro.. sentiamo gli altri vediamo se riusciamo a organizzare una pizza.. usciamo un po’.. tanto domani lavoro di pomeriggio..
– si dai.. dove sta il telefono?..
Risposi malizioso:
– pure perché se rimaniamo qui è peggio per te.. ahahah.. il telefono credo che stia di la comunque..
Rispose mostrandomi spavalda il dito medio:
– sempre il solito coglione.. scherzi apparte anche se non ci sono gli altri usciamo un po’.. se trovo il telefono comincio a sentire qualcuno.. poi si fa tardi.. vorrei sentire pure i miei.. chi sa se ricordano ancora di avere una figlia ahahah..
Tornò con il telefono in mano e chiamo i genitori, gli disse che dopo essere tornati da casa della nonna mi ero fermato anche per pranzo e che il resto del pomeriggio l’avevamo passato a poltrire sul divano e li mise al corrente dei piani per la cena. Al momento dei saluti alzando la voce per farmi sentire li salutai anche io. Successivamente prese a fare il solito giro di messaggi per organizzare la cena. Il caffè cominciò a uscire, preparai i bicchieri e lo versai, successivamente uscimmo fuori per fumare. Rimanemmo d’accordo che sarei passato a prenderla io per le venti così scappai a casa e lei rientrò in dentro. Tornato a casa intrattenei un minimo di conversazione con i miei, gli spiegai che non sarei rimasto per cena e mi buttai in doccia. Solo lì cominciai a ripensare a quello che era accaduto e realizzai che non era una specie di sogno ma era tutto reale, mi tornò all’istante il cazzo in tiro ma non gli diedi peso, avevo altri mille pensieri per la testa. Tutto credevo potesse capitarmi nella vita tranne quello che avevo vissuto in queste ultime ore, cominciarono subito a risalirmi i dubbi del giorno prima, era quello che cercavo da tempo, finalmente c’ero riuscito e m’era piaciuto, ma il dubbio che non fosse una cosa saggia farlo con Giada era sempre lì. Alla fine mosso dalla convinzione che non stessi facendo del male a nessuno e che non stavo di certo forzando Giada andando contro la sua volontà decisi, come ci eravamo detti, di vedere dove ci avrebbe portato la cosa e mi tolsi di testa tutti i dubbi. Erano ormai le diciannove e mezzo quando finii di prepararmi, uscii e mi diressi verso casa di Giada, mi feci aprire il cancello, girai la macchina per ripartire senza dover fare manovra e trovando la porta aperta entrai. Nel salone non c’era, mi affacciai in cucina e nemmeno li la trovai, così la chiamaii:
– Giadaaaa?.. dove stai??
– sono in bagno.. sali tanto sono vestita mi sto truccando..
Pensai tra me e me che in due giorni dentro quella casa i vestiti addosso li abbiamo tenuti complessivamente mezz’ora al massimo ma ovviamente lo tenni per me e la raggiunsi al piano di sopra. Le chiesi allora:
– quindi chi siamo?.. ma sopratutto dove andiamo?..
– alla fine siamo io, te, Francesca e Marco.. Carlo Luca e Martina non sono voluti venire.. andiamo a ******* da *********.
– dai che palle.. sempre lì.. perché gli altri non vengono?..
– alza il telefono e chiamali.. fate sempre organizzare me poi avete sempre da ridire!..
– assolutamente per carità.. sto solo chiedendo.. acidona..
– ma quale acidona.. dai che si sta facendo tardi..
Aveva sempre questo vizio di mettere fretta, ovviamente non era tardi ma lei aveva sempre questa ansia addosso che poi trasmetteva anche agli altri.
– stai cominciando a mettermi ansia.. facciamo che ti aspetto giù..
Scesi e dopo 10 minuti l’orologio arrivò anche lei. Avevamo appuntamento con Marco e Francesca in piazza e dato che eravamo in quattro decidemmo di andare tutti con la mia macchina, passammo una serata normale senza fare eccessivamente tardi tornammo al paese, Marco e Francesca decisero di andare subito via così mi rivolsi a Giada:
– che cosa vuoi fare?.. ti riaccompagnato?..
– no dai.. se ti togli dalla piazza magari fumiamo un ultima sigaretta e andiamo via..
– andata.. non ho tutta sta voglia di rientrare..
Mi spostai così in un posto più isolato del paese, io non avevo problemi ma Giada doveva sempre allontanarsi per fumare. Arrivati spensi la macchina, calò il silenzio per un paio di minuti, io con il telefono in mano Giada che guardava il vuoto fuori dal finestrino. Cosi ruppi il silenzio:
– oh.. tutto bene?.. a cosa stai pensando?..
– niente niente.. tutto bene..
La conoscevo, sapevo che qualcosa le stava frullando in testa allora insistetti:
– Già.. qual’è il problema?..
– niente.. sinceramente stavo ripensando.. si.. ripensando a cosa è successo..
Volevo farla parlare, volevo capire cosa ne pensasse realmente:
– beh.. anche io prima di uscire c’ho pensato abbastanza.. però sii più chiara.. cosa ne pensi?..
– che più ci penso e più mi vergogno..
– perché scusa?.. fammi capire si sta ribaltando la situazione?.. non è che adesso mi eviti per una settimana come ho fatto io?..
– no.. ti pare.. non sono mica una cogliona come te io..
– eheheh.. va be’ non posso darti torto.. però eccomi.. sono qua e vorrei capire perché sei così pensierosa..
– va bene.. hai ragione.. più che altro stavo pensando a me stessa.. era quello che cercavo ed ora ne avuto un assaggio.. è stato meglio di come me l’aspettavo.. pensavo che erano solo fantasie del cazzo che avevo dentro la testa invece quando mi ci sono trovata dentro.. ho avuto la forza di andare fino in fondo.. di non tirarmi indietro e fuggire.. diciamo che per concludere sono rimasta davvero sorpresa da me stessa.. tu cosa pensi? Ah e comunque non pensavo fossi così bastardo ahahah..
– ecco.. pure gli insulti devo prendermi.. come al solito..
Scoppiammo a ridere tutti e due per alleggerire un attimo la situazione ma comunque tornai serio e dissi la mia:
– c’ho pensato anch’io.. prima di uscire.. sinceramente non ho pensato tanto a me stesso.. sono rimasto sorpreso anche io.. sorpreso che sei riuscita a fare una cosa del genere.. tutto qua..
– “una cosa del genere” mi fai sembra una maniaca adesso..
– non hai capito cosa intendo vedi.. intendo dire un passo del genere..
Rimasi in silenzio qualche secondo per poi continuare:
– ci conosciamo da una vita.. ci conosciamo troppo bene.. ma comunque avevamo detto di continuare no?.. ne sei ancora sicura?..
– niente.. non riesci proprio a toglierti sto pensiero dalla testa?.. eppure non mi sembra si averti dato modo di pensarlo.. anzi..
– no.. ma siamo sulla buona strada dai..
– va bene.. stiamo a vedere..
Riaccesi la macchina per accompagnarla a casa ma il discorso lo dovevo chiudere a modo mio:
– tutto apposto lì sotto?.. lo sai che la prossima volta che vieni sarà verso Natale? Ahah
– che stronzo che sei.. dai portami a casa.. è ora..

Continua…

Non siamo scrittori esperti, se sei arrivato fin qui speriamo che sia perche tu abbia gradito ciò che hai letto :) per commenti, suggerimenti o qualsiasi cosa andrea.real040@gmail.com

14

Leave a Reply