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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

C’è rimasta da fare la spesa…

By 26 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Qualcuno sta suonando al campanello; con insistenza aggiungerei. Di aprirgli la porta, invece, non ho proprio voglia.

La sera prima sono andata a letto tardi. Come se non bastasse, mi sono dovuta alzare presto per andare a lavorare con la madre di una mia amica al mercato.
Così, una volta tornata a casa, non mi è nemmeno balzata l’idea di mangiare qualcosa. Mi sono svestita e mi sono buttata subito sul letto.

Sono molto combattuta se alzarmi o no. Fra i miei assopiti ricordi, so che devo incontrarmi con una persona. C’è in programma qualche preparativo da fare per una grigliata che il bar dove lavoro ha organizzato quella sera in campagna. Insomma piadina, salciccia, arrosticini, vino, verdure e i soliti protagonisti di una sana grigliata romagnola.

Pigramente mi alzo e, strascicando un piede dopo l’altro, vado a rispondere al citofono. E’ un amico del proprietario del bar che tra l’altro è anche il padre di una mia cara amica. Gli apro la porta del condominio e anche quella del mio appartamento.

Ancora assonnata ma questa volta conscia che devo fare presto, me ne torno in camera da letto in cerca di qualcosa da indossare. Non è proprio conveniente starmene solo con delle mutandine sgambate e le tette al vento. Velocemente indosso un paio di pantaloncini di una tuta, e dal cassetto delle magliette prendo una canotta lunga.

Nel frattempo Giorgio, salutando, entra nel mio appartamento. Gli vado incontro porgendogli il benvenuto.
– Entra pure, ho già preparato un po’ di cose. –

Giorgio avrà sui cinquant’anni. Non ho mai pensato di chiedere alla mia amica l’età esatta. Quando mai me ne avrebbe potuto importare qualcosa? So che fa il bidello in un qualche istituto superiore. E’ è più alto di me di una mezza testa e più largo di una mezza pancia. Capelli ancora castani, anche se un po’ stempiato.

Ci sediamo attorno al tavolo del salotto, dove ho ammucchiato nei giorni precedenti le solite pubblicità dei supermercati per cercare eventualmente qualche promozione che ci possa tornare utile per la festa.

Dopo un po’ che sfogliamo la pubblicità e prepariamo la lista delle cose che dobbiamo comprare per quella sera; noto, con un po’ d’imbarazzo, che Giorgio fa appena finta di guardare la pubblicità sul tavolo.
Nella fretta di vestirmi, dopo che mi ero svegliata, non avevo fatto caso alla canotta che indossavo; è piuttosto grande e la scollatura sul seno è bella e generosa.

Provo a sistemarmela un attimo al volo, ma anche così la situazione non migliora. Devo aggiungere che Giorgio quando mi parla ha lo sguardo quasi fisso sul mio seno che non è certo troppo coperto. Bravo il papa della mia amica!

M’imbarazza leggermente la situazione così vado in cucina, che è lì subito a fianco del salotto.
– Ti va qualcosa da bere? –
Quella pausa mi serve per vedere se riesco a ricompormi in un qualche modo; ma non c’è nulla da fare. Le spalline della canotta sono troppo lunghe e mi arrivano quasi fin sui capezzoli.
– Se hai un po’ d’acqua fresca, è più che sufficiente, grazie. –
Provo a infilarmi la canotta sotto i pantaloncini, ma è quasi peggio, il mio seno ne risulta ancor più in risalto. Alla fine ci rinuncio, quella è casa mia e mi vesto come voglio. Perché non ci siamo dati appuntamento direttamente al supermercato?

Ritorno in salotto. Finalmente Giorgio sta leggendo sul serio i volantini.
– Ecco, tieni. – Gli verso da bere, poi mi siedo anch’io.
– Hai deciso qualcosa? Che cuociamo stasera? – Gli chiedo.

– Mah, c’è la salciccia e la coppa in offerta, poi peperoni e pomodorini per fare qualche spiedino. –
Mentre Giorgio m’illustra le sue idee, torna a fissarmi il seno. Non è che abbia scritto qualcosa di spiritoso sulla canotta?

Io sarei più in su, penso.
– La piadina la ordiniamo a un chiosco vero? – Vediamo dove guarda se gli chiedo qualcosa.
– Mah, ci sarebbe quello in centro che la fa veramente buona. – Inutile, continua a parlare alle mie tette.

Però che situazione. Certo che potrebbe essere un po’ più discreto, che razza di porco; poi penso a sua moglie che non ho mai incontrato. Chissà com’è il suo di seno invece. Per Giorgio dev’essere, certo, un bel cambiamento di vedute.
Quasi sono contenta che mi fissi. Posso avvertire, a poche decine di centimetri, il calore del suo corpo e del suo desiderio. Chissà se si è eccitato pure sotto i pantaloni?
Mi accorgo di aver accelerato i battiti del cuore mentre penso al contenuto delle sue mutande.

Decido che avrei provato a stuzzicarlo un po’; tanto per vedere dove si sarebbe arrivati. Sono terribilmente curiosa di provare a civettare con Giorgio. Uno strano turbine di emozioni si sviluppa nel mio corpo nell’istante in cui prendo quella decisione.

Una vocina mi dice che il padre di una mia amica dovrebbe essere tipo cosa super vietata. Probabilmente si tratta della mia coscienza che mi vuole sussurrare qualcosa all’orecchio.
La coscienza non avrebbe dovuto tirare in ballo la cosa del ‘proibita’. Ha fatto un errore. Adesso che è proibita suona eccitante; voglio almeno vedere cosa succede.

Presa carta e penna, nel frattempo, Giorgio butta giù una mezza lista delle cose da acquistare.

Mi avvicino leggermente a lui in modo da stargli praticamente a fianco.
Con un po’ di esitazione gli prendo la mano con cui scrive come se volessi vedere quello che sta segnando sulla lista. In realtà voglio toccarlo, provocargli una reazione, fargli sentire il calore del mio corpo sul suo.

Noto in lui un po’ d’imbarazzo o di tensione, e forse se ne sta sulla difensiva mentre compiliamo la lista. Decido, allora, che avrei rincarato la dose.
Gli appoggio la mano sulla spalla e gli verso nuovamente da bere. Con quel gesto mi sono ulteriormente avvicinata a lui e gli appoggio lievemente il seno sul suo braccio. Anche quando finisce di bere, gli rimango sempre accanto.

Terminata la lista, scegliamo in quale supermercato andare per la spesa. Rimangono ancora alcuni dettagli da decidere, e voglio sfruttare gli ultimi momenti ancora insieme a casa mia nel tentativo di sedurlo. E’ un giochino abbastanza divertente in fondo.

Ci alziamo dal tavolo insieme.
– Ricordati di portarti dietro la lista. – Gli faccio. – Intanto io vado di là a prendere alcune sporte. –
Mi dirigo veloce verso la mia camera da letto. Devo mettere in atto la mia ultima messinscena. Prendo un paio di sporte che tengo sempre pronte per ogni occasione.

– Puoi venire a vedere Giorgio? –
– Uh che c’è? – Dopo qualche istante Giorgio fa capolino dalla porta della camera da letto.
– Saranno abbastanza queste sporte per la spesa; in quanti siamo stasera? –
Giorgio le esamina bene, o forse continua a fissarmi le tette?
– Mmm, mi sembrano piccole, ma tanto in macchina ho un sacco di scatoloni vuoti, quelle non servono. –

– Ok, allora abbiamo tutto, possiamo uscire? – Gli faccio.
– Intendi uscire vestita così; al supermercato potrebbe essere freschino, sai l’aria condizionata. –
In realtà si sta riferendo al mio abbigliamento non proprio adatto per farsi vedere in giro fuori di casa penso tra me.

Annuisco distrattamente a quella sua osservazione.
– Ah si giusto, ci metto un attimo. –

Lui è in piedi sull’uscio della mia camera da letto. Io, senza pensarci due volte, decido che avrei provato ancora un ultimo approccio. Un brivido mi percorre tutta, sento che mi viene pure la pelle d’oca. Un po’ fuori contesto con quel caldo.

Vado verso l’armadio dandogli le spalle e lo apro. Ovviamente non posso sapere se mi sta guardando o no. Io penso di sì, però.

Mi tolgo lentamente i pantaloncini e le mutandine lasciandoli cadere sul pavimento. Con un lungo e misurato gesto mi tolgo la canotta e la getto sul letto.

Rimango un attimo nuda di fronte l’armadio ravvivandomi i capelli. Continuo il più a lungo possibile senza correre il rischio di far capire che lo faccio apposta.
Mi chino leggermente per aprire il cassettone e ne tiro fuori un perizomino bianco che m’infilo subito, poi è la volta del reggiseno dove impiego qualche istante per aggiustarmelo un po’. Dall’armadio prendo un vestito bianco e celeste e lo indosso; anche in quel caso impiego qualche secondo per sistemarmelo bene.

Finita di vestirmi mi volto. Getto distrattamente un’occhiata sull’uscio della mia stanza e Giorgio è ancora lì. Deve avere visto tutto sicuramente.
All’improvviso il cuore iniziò a battermi all’impazzata, ma mi sforzo di restare calma. Devo ancora mettermi delle scarpette e volevo apparire assolutamente normale, come se mi fossi cambiata senza nessuno che mi stesse osservando.
Mi siedo sul letto, prendo dei sandali che sono lì vicino e me li metto.

Per ultima, prendo la borsetta che tengo sopra il comodino e faccio per uscire.
Giorgio è ancora lì, sull’uscio, e sembra non voglia spostarsi per farmi passare. Beh, qualcosa adesso succederà penso.

– Andiamo? –
Lui continua ancora per qualche istante a fissarmi. Sono dei secondi molto lunghi in cui faccio finta di niente come se fosse tutto normale. In realtà sono tutta sulle spine, non so come reagirà e questo mi causa una stretta allo stomaco pazzesca.

– Beh? –
Mi fa Giorgio con un mezzo sorriso sulle labbra. Io continuo a sfoderare la mia faccia da poker. Speriamo che regga, con le carte sono una pena.
– Non dobbiamo andare ora? –
Giorgio si appoggia allo stipite della porta e continua incalzandomi.
– Ti sei spogliata tutta nuda, dove pensavi di essere? –

– Ma io sono a casa mia’ – Provo a obiettare, poi continuo. – Piuttosto tu te ne sei stato lì tutto il tempo a spiarmi mentre mi cambiavo?- Ora sono io che gli faccio la voce inquisitoria.

– Sì, mica m’immagino che ti saresti tolta tutto davanti a me. Sei proprio una svergognata. –
Svergognata a me? Però, quanto ci è andato vicino il vecchio Giorgio.
– Tu potevi voltarti o uscire! – Gli rispondo subito io.
– E non farmi la predica’ se hai continuato a spiarmi mentre ero nuda, vuol dire che lo hai voluto! –
Mi piazzo di fronte a lui con le gambe ben piantate a terra e le mani sui fianchi.

– Ciò, se qualcuna si spoglia, non è che mi venga in mente di fare qualcos’altro. – Ora Giorgio è visibilmente imbarazzato, ma continua a non spostarsi dalla porta di un millimetro.

– Bravo, bella scusa, così la colpa sarebbe solo mia? –
Lo guardo bene, poi abbasso lo sguardo e noto il rigonfiamento sotto la patta dei suoi jeans. Abbastanza notevole penso.
– Comunque che vuoi fare adesso? Usciamo o vuoi che ti faccia vedere qualcos’altro? –

– Sì, cioè è successo tutto così in fretta, mi hai lasciato senza parole’non so più che dire insomma. –
Risponde Giorgio. Si porta una mano dietro la testa e per una volta tanto smette di fissarmi inebetito. Probabilmente si deve sentire terribilmente confuso.

Mi avvicino a lui mettendogli le mani sui fianchi e premendo bene il mio bacino contro il suo.
Sento il suo membro turgido e il calore del suo corpo attraverso quello straccetto che indosso.
– Siamo soli se non l’hai notato. Che fai? Mi sbatti sul letto o vuoi proprio fare la spesa? –

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