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Racconti di Dominazione

Chiara, la sorella lesbo

By 18 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passati ormai 15 giorni dal mio incontro con Lucia e il suo ragazzo e vi lascio immaginare con quale frenesia attenda una sua chiamata e il preannunciato incontro con Chiara, la sorella di Lucia.
In queste due settimane mi sono diverse volte masturbato ricordando l’ultima session con la mia splendida e perversa nuova ‘amica’ e Paolo; masturbato e torturato, naturalmente.
Al punto che sono talmente malridotto che l’ansia dell’attesa si mescola con un certo timore, anche perché questa Chiara mi è stata descritta come ancora più sadica di loro, che pure certo non scherzano..
Questa volta il mio telefono squilla un sabato pomeriggio, ma la voce non è quella di Lucia: è Paolo che parla e mi dice: ‘Ciao brutta merda lurida: c’è un piccolo cambiamento di programma, Lucia è a letto con la febbre da una settimana, ma aveva già parlato di te a sua sorella che non vede l’ora di conciarti per bene. Quindi arriveremo in tre: io, Chiara e la sua amichetta (Chi è lesbica): si chiama Valentina e ha 18 anni. Aspettaci nudo e con un fallo bello grosso in culo dalle 20 in poi; potremmo arrivare a qualunque ora e se non ti troviamo come ti ho detto, ti assicuro che te ne pentirai, capito bene bastardo?’.
‘Certo, Paolo, non ci sono problemi’.
Come da ordini, alle 20 esatte mi infilo un bel cazzone di 20 cm in culo. Ovvio che immaginavo che l’attesa sarebbe stata lunga, ma non volevo farmi cogliere in..fallo.
Lunga sì, ma alle 22 dopo due ore con quella bestia nel culo la mia tenacia stava per cedere. Resistetti e non per poco: il citofono suonò alle undici e venti, cioè dopo più di tre ore in quelle condizioni. Mi alzo e tenendo con una mano ben fermo il dildo apro portone d’ingresso e la porta dell’appartamento.
Entrano tutti e tre insieme: Paolo davanti che mi fa ‘Bravo il nostro cesso umano, non te la prendi se abbiamo tardato un po’ vero? Solo Vale aveva bisogno di coca e il cazzo di pusher non si trovava. Poi anche se te la prendi sai che cazzo ce ne frega a noi, idiota’.
Subito una delle due ragazze si presenta con estrema cortesia: ‘Quindi tu saresti il cesso immondo di cui mi ha parlato la mia sorellina è? Ora vedremo se ha esagerato nel dire quanto sei lurido e disposto a tutto o no’. Chiara era davvero una gran bella fighetta: alta come Lucia, magra anche lei e con un caschetto nero da sballo. Poi faccio la conoscenza della sua tipa, Valentina (Vale) che prima di aprire bocca pensa bene di rifilarmi un paio di violenti schiaffoni. Vale è completamente diversa dalle due sorelle, ma non certo meno arrapante: piccolina (direi 1.60) capelli biondo platino lunghi e dritti. Unica cosa in comune (evvaiiii), il seno minuscolo (nemmeno una prima, infatti ‘ come scoprì poco dopo ‘ non portava mai il reggiseno per l’ottima ragione che non ne trovava della sua misura.
Le sue prime parole furono: ‘Fogna, vedi di portarmi al volo un piatto bello caldo che muoio dalla voglia di farmi una bella riga’. Io, sempre con la mano a bloccare il cazzo che ho in culo ormai da tre ore e mezza, volo in cucina, scaldo un piatto sul fornello e lo do a Vale che mi ringrazia con un ‘Figlio di puttana, ho in mente qualcosa di divertente da farci con quel fornello, che ne dici Chi?’ ‘E’ mitica la mia bimba, vero Paolo?’ ‘Cazzo, Chi, solo tu potevi trovare una più bastarda di te, eh eh..’
Vale ‘Ok raga, spariamoci un bel rigone e poi diamo il via alle danze’ e apre la bustina vuotando sul piatto almeno un grammo di bamba.
Chiara dice di dare una riga anche a me così mi aumenta la resistenza; gli altri concordano e quindi partecipo anch’io alla sniffata (un po’ timoroso perché avrò tirato non più di due o tre volte in vita mia).
La prima riga è di Vale, la seguono Chiara e Paolo; io, come è naturale, sono l’ultimo ma è una bella botta per uno non certo abituato e lo schizzo è immediato.
Subito Chiara, rivolgendosi alla sua ragazza le dice: ‘Dai tesoro, spogliati che ti voglio fare un po’ che muoio dalla voglia: poi sarai la prima a massacrare la bestia’. Valentina non se lo fa dire due volte, si toglie scarpe (niente calze) e l’abitino bianco da brava ragazzina che indossava. Cazzo: né reggi, né mutandine! Chiara in stile dark si leva stivali pantacollant neri e maglietta (nera anch’essa): ficca la lingua in bocca alla ragazzina mentre la sua mano destra le accarezza la fighetta con una leggera peluria bionda.
Paolo si gusta la scena e mi ordina ‘tu, animale del cazzo toglimi scarpe e calze e comincia a leccarmi i piedi, anzi, no, stasera si cambia ordine: fammi un bel pompino frocio del cazzo’.
Mentre lo dice si abbassa jeans e boxer e mi spara in bocca il suo cazzo, già bello duro per la scenetta lesbo cui ha assistito.
Non mi faccio certo pregare e, fregandomene del puzzo di piscio che emana, mi metto a succhiare il suo cazzo, di notevoli dimensioni.
Sbocchino per un paio di minuti finchè un calcio di Chiara mi indica che l’ora delle sevizie è scattata.
‘Forza, Vale, spara la tua idea che ho voglia di farlo soffrire come la merda schifosa che è; tanto abbiamo tutta la notte per farci noi due’.
Valentina pronta, con una risatina che sembra innocente come il suo sguardo descrive la sua pensata ai suoi compari. Estrae dalla borsetta un coltellino svizzero e avanza la sua dolce proposta: ‘dunque, scaldiamo la lama sul fornello fin quando è bella rossa e usandola per il lungo incidiamo le nostre iniziali sulla bestia; naturalmente, visto che Luci non c’è sarà Paolo a metterci la L oltre alla P’.
‘Grande la mia bambina!’ esclama Chiara,tutta eccitata dall’idea. Paolo mi spara un calcio in culo e mi ordina di andare in cucina.
Raggiungiamo i fornelli in queste condizioni: io, ovviamente, nudo; Paolo con solo scarpe e calze, Vale nuda anche lei e Chiara con gli stivali e l’intimo: mutandine e reggiseno entrambe di latex nero.
Discutono sulla zona del mio corpo su cui agire e decidono per lo stomaco perché ‘ dice Vale ‘ devono essere segni che non potrò coprire col costume da bagno la merda.
E così inizia il ‘lavoretto’: parte Vale che scalda, con la fiamma accesa al massimo, la lama per un tempo che mi sembra infinito. Quando la toglie ha assunto un colore arancione intenso e, immediatamente, me la spinge sullo stomaco dove, indifferente alle mie urla, la tiene per una trentina di secondi verso sinistra e per altrettanti nell’altro lato in modo da formare una V.
Il dolore è lancinante e la pelle diventa subito gonfia e violacea.
‘Vai Chi, sta a te’. E Chiara commenta ‘Sì ma la C è tonda e come cazzo faccio se uso la lama piatta, lascio solo linee rette?’.
‘Semplice ‘ interviene ‘ Paolo: basta che usi la punta e disegni una bella C; sì taglia con la punta ma che cazzo te ne fotte?’.
Chiara non se lo fa ripetere ed esegue: il dolore è analogo, ma vi si aggiunge il taglio provocato dalla punta del coltello e la conseguente fuoriuscita di sangue.
‘Nessun problema, schiavo del cazzo, te lo disinfettiamo col piscio’, ride Vale.
Ovviamente anche Paolo incide di punta la sua P e di piatto la L di Lucia.
Finito il trattamento Chiara mi dice: ‘Brutta merda schifosa, queste bellissime lettere ti ricorderanno per sempre di noi’ e scoppia in una risata.
Quindi riempiono una bacinella col loro piscio, cui uniscono alcol e sputi prima di passarlo con una spugna impregnata su le parti lese, provocandomi un ovvio bruciore.
Infine tutti e tre mi scatarrano in bocca, prima di andarsene dopo una ricca dose di insulti.
Chiara mi fa ‘dopo racconto tutto a Luci, si divertirà come una matta lurida latrina e la prossima volta ci sarà anche lei, tranquillo bastardo’. Se ne vanno sbattendo la porta.

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