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Racconti di Dominazione

Claudia e cucciolo

By 19 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Claudia non ne poteva piu’ di quelle inutili chiacchiere.
Così si mosse.
Alzò le gambe, girandosi e superando il freno a mano e gli piazzò i piedi in faccia.
Indossava scarpe aperte, intrecciate sul collo del piede, con un bel tacco a spillo da dodici centimetri.

‘Puoi leccarle, solo le scarpe, non sbagliarti’.

Lui, come ipnotizzato da quella vista, annuì docilmente e prese a leccare con cura ogni centimetro di cuoio.
Claudia era impressionata dall’abilità e dalla devozione che lui metteva in quel semplice gesto.

‘Vedo che non sei sempre così palloso come quando parli!’

E mentre parlava ruotava il piede per facilitare il suo lavoro e guardarlo all’opera.
Di scatto infilò il tacco a spillo nella bocca del povero slave.
Lui succhiava e leccava, ma lei voleva di piu’, voleva vederlo fare un pompino al tacco della sua scarpa.
Gli prese la testa con forza, muovendola a propria discrezione.
A tratti lo soffocava quasi, ma lui continuava, senza lamentele.

‘Bravo, ti sei meritato i miei piedi’.
E pronunciando quelle parole già spostava il piede in modo che le dita fossero a portata della sua bocca.
Lo slave non si fece pregare, cominciando a succhiare le dita, una ad una e leccando tra gli spazi, per poi concentrarsi sul tallone e sui lati scoperti dalla scarpa.

‘Posso toglierle la scarpa, Madame?’ Chiese lui intimorito.

‘Puoi e devi.’

Lui si mosse in fretta, slacciando la cerniera posteriore con la bocca e lasciando libero il piede di Claudia.
Lo fissò per qualche istante, accarezzandolo piano.

‘Sbrigati!’ Gli intimò.

‘Sì’ sì Madame, mi perdoni’

Afferrò il piede con due mani portandoselo alla bocca e mentre massaggiava dolcemente passava la lingua, calda e tremante, su tutta la superficie del piede.
Ogni tanto Claudia lo sorprendeva infilandoglielo in bocca, ma lui non si lamentava e rispondeva succhiando, ad ognuna di quelle piccole invasioni.

‘Spogliati!’ Tuonò Claudia d’improvviso, ben consapevole che per quanto isolato il parcheggio potesse essere frequentato.

Lui non sembrò preoccuparsene e iniziò a spogliarsi in fretta.

‘Sei proprio un povero vermiciattolo, cucciolo.’
Così lo chiamava, cucciolo’nomignolo molto significativo.
‘Sì Padrona, sono il suo umile verme.’ Replicò lui pronto.

Claudia era quasi indispettita dalla solerzia di quel giovane slave e montava in lei ad ogni parola, ad ogni attenzione, la voglia di usarlo e maltrattarlo.

‘Scendi dalla mia macchina, ORA!’

‘Ma Miss, sono nudo”

‘HO DETTO DI SCENDERE ORA!’

‘Sì Madame.’

Il giovane aprì la portiera e scese dall’auto.

‘Vieni qui, dalla mia parte.,’

Cucciolo a testa china e sguardo basso camminò fino alla portiera della sua padrona.

‘Aprila’ Gli disse dal finestrino.

Lui obbediva in silenzio, annuendo solamente.

Una volta aperta la portiera Claudia lo attirò con forza a sé e lo baciò con passione per poi strattonarlo via e piegarlo in ginocchio.

Lei sorrideva sadica nel guardare il suo giovane slave inginocchiato nel fango, sotto di lei.
Gli poggiò un piede, un tacco per l’esattezza, sulla schiena, spingendo forte per farlo cedere e far sì che dovesse puntellarsi sulle braccia.
Lui resistette ben poco e cadde a novanta gradi.

‘Ora sì che sei un bel poggiapiedi, cucciolo!’

Sdraiò le gambe su di lui, incrociando i piedi e si accese una sigaretta.
Ogni tanto passava qualche auto in lontananza e cucciolo sobbalzava alla vista delle luci. Ogni volta che si muoveva, anche solo di qualche centimetro, Claudia gli premeva un tacco nella schiena con forza’al punto che la pelle era già livida nei punti su cui aveva agito poco prima.

‘Cucciolo..se continui così, entro domani sarai un dalmata. Guardati, sei tutto a pois bluastri. Smettila di muoverti, lo dico per il tuo bene.’

‘Sì, Madame’grazie.’

Claudia finì la sua sigaretta e gli disse: ‘Sdraiati ora’.

Cucciolo si lasciò andare sdraiandosi pancia in sotto sulla terra umida.

‘Devo scendere dall’auto..mi occorreva uno zerbino.’

Detto ciò si alzò in piedi, camminando sul corpo del suo giovane slave ed usandolo come gradino per scendere dall’auto.
‘Girati a pancia in su’voglio godere.’

Mentre diceva queste parole Claudia si sfilava le mutandine.
Le piaceva rimanere completamente vestita mentre lo slave permaneva in stato di nudità.
Cucciolo si girò ammirando dal basso il sesso della padrona.
Claudia, con un gesto rapido ed inaspettato si sedette sulla testa dello slave.

‘Tira fuori la lingua e rimani immobile’.

Lui obbedì.
Claudia iniziò a muovere i fianchi, sfregando il clitoride sulla lingua di cucciolo.
I suoi movimenti, inizialmente lenti e controllati, iniziarono a farsi piu’ rapidi e casuali.
Si sfregò piu’ volte contro il naso dello slave per trarne piacere’ma non le bastava.
Si alzò e andò ad accovacciarsi al fianco di cucciolo.
Gli prese senza garbo una mano e si infilò due dita dentro.
Cucciolo, evidentemente eccitato dalla scena, cercava di muovere le dita per dare piacere alla sua padrona. Ma lei non voleva questo. Spazientita da quel moto di intraprendenza gli schiacciò forte i testicoli.

‘Quando vorrò il tuo aiuto lo chiederò, chiaro?’

‘Chiaro Miss, mi perdoni’.

Claudia riprese a scopare le dita di cucciolo, a modo suo, fissandolo’guardandolo lì, così inerme, col volto luccicante dei suoi umori’fino ad un orgasmo fortissimo.
Ripresasi dalle scosse dell’orgasmo gli disse : ‘Puliscimi.’
Si piazzò in piedi, sopra allo slave, che tiratosi su prese a leccare con cura il sesso della sua padrona fino a ripulirlo da tutti gli umori.

‘Bravo cucciolo, ti sei meritato un premio.’

Claudia tornò a sedersi in macchina, poggiando i piedi sull’inguine di cucciolo.

‘Toccati, puoi sfregarlo sui miei piedi.’

Cucciolo annuì grato e iniziò a masturbarsi.
Dopo pochi istanti disse ‘Miss, se continuo vengo”.

‘Che sfigato, cucciolo. Non puoi venire fino a quando non te lo dirò’.ma continua a toccarti.’

Lo slave riprese la sega, piu’ piano, lentamente, concentrato e attento.

‘Non ti ho detto di rallentare!’

‘Mi perdoni Miss, ma ci sono troppo vicino.’

Claudia capì di dover prendere nuovamente l’iniziativa.
Si allungò sul sedile del passeggero e recuperò i pantaloni di cucciolo.
Tirò fuori in fretta la cintura da passanti e la impugnò con maestria.

‘Toccati cucciolo, come se volessi venire in fretta e avvisami quando ci sei troppo vicino.’
Lui aumentò il ritmo della sega e dopo pochi istanti si fermò: ‘Ci sono, Miss’

Claudia lo colpì allora con forza, con la cintura, sul petto. Lo colpì diverse volte e lui gemeva sommessamente.

‘Puoi riprendere cucciolo, vedrai che andrà meglio.’

Lui riprese a toccarsi, sfregando spesso la punta umida sul piede della padrona.
Questa volta durò qualche minuto.

‘Ci sono di nuovo, Miss.’ Disse lui fermandosi.

Lei di nuovo strinse la cinta tra le dita e lo colpì, stavolta sulle gambe.
Erano colpi non troppo forti ma decisi che continuavano a strappare qualche lamento al povero slave.

‘Riprendi pure.’ Gli disse.

Lui obbedì. Era sempre piu’ umido e duro.

Claudia si intenerì.

‘Puoi godere ora, sul mio piede.’

Qualche colpo fu sufficiente per far esplodere il giovane che venne copiosamente strusciando il pene sul piede di Claudia.

‘Grazie Padrona.’

‘Sei stato bravo cucciolo’ora pulisci però.’

Cucciolo annuì e ripulì quel piede che venerava dal suo stesso sperma.

Claudia, incurante, lo attirò nuovamente a sé, stringendolo e baciandolo.
In fin dei conti, Claudia, teneva molto alle proprie cose.

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