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Racconti di Dominazione

cognata repressa … cap. 1

By 27 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

l titolo del racconto di quanto mi sia accaduto può essere tranquillamente ricompreso nella casistica delle storie più scontate, ho csì avuto la certezza che le cose scontate esistono davvero e accadono davvero.

Ho 46 anni, un metro e settanta per 67 kg.

Non sono bello, non ho un fisico palestrato, come la stragrande maggioranza degli uomini devo fare attenzione al cibo per non ingrassare. Mi tengo in forma facendo un po’ di corsa. Tutto sommato sono un tipo come tanti che passano inosservati.

Sono sposato con una donna notevolmente più bella me, tanto che molti si chiedono il perché di tale unione. A volte me lo chiedo anche io, solo che alla fine la risposta &egrave che sono un tipo simpatico e soprattutto che a letto sembro saperci fare.

Da qualche tempo, la voce che con mia moglie avessimo una vita sessuale particolarmente intensa e soddisfacente aveva cominciato a circolare con una certa insistenza. Alcune sue amiche e soprattutto sua sorella sposata, mia cognata, ne erano a conoscenza.

A dire il vero, Elena mia cognata, non l’avevo mai guardata con lo sguardo da maschio che vuole fotterla fino all’anno scorso.

Elena &egrave poco più bassa di me, laureata in filosofia, magra, quasi senza forme. Tette scarse, fianchi dritti, culo che non ha nulla da dire, sguardo quasi sempre perso nel vuoto, occhiali da ricercatrice: una donna che difficilmente si noterebbe per strada neppure se te la ritrovassi nuda davanti.

Tutto cambiò una sera in cui dovevamo andare a cena tutti insieme, si presentò con un tubino nero a mezza coscia e tacchi alti, capelli raccolti e filo di perle. Un solo pensiero mi attraversò la mente: sborrarle su quella faccia senza farle neppure togliere gli occhiali.

Il solo pensiero della sborrata mi fece rizzare il cazzo, mi avvicinai a mia moglie e le parlai.

– non vedo l’ora di rincasare, stasera ti do una bella ripassata !!

– cazzo, abbiamo scopato stamattina, non sei sazio? ti sei preso anche il culo !!

– ti ho vista e mi sono eccitato di nuovo !! … mentii

– va bene, ora non rompere e stasera vediamo, se non siamo troppo stanchi si pensa ..

Voltai lo sguardo e mi accorsi che il dialogo era stato ascoltato tutto da mia cognata. Le rivolsi uno sguardo che nelle intenzioni voleva essere: se ti prendo ti metto a pecora e ti sfondo quel culetto che ti ritrovi…

Mi fece un sorrisino che non capii se di complicità, di accettazione o di … non ho capito un cazzo, si voltò allontanandosi.

La serata passò tranquilla, i miei occhi puntati ora sul culo di mia moglie ora, più spesso, su quello di mia cognata. A casa non ci fu un epilogo porno, mia moglie era stanchissima e io avevo bevuto un po’ troppo.

Il giorno seguente fummo presi dal quotidiano e quasi tutti i pensieri del giorno prima erano spariti fino a che a metà mattinata squilla il cellulare, mia moglie mi anticipava la telefonata del marito di sua sorella, mia cognata, quella a cui avrei voluto sborrare sulla faccia!

Verso l’ora di pranzo mi chiama e mi chiede se quella sera, potevo andare a prenderlo dal lavoro visto che era a piedi, ovviamente risposi di sì visto che tra l’altro sarebbero stati nostri ospiti a cena.

Mandai un messaggio a mia moglie per avvisarla.

Dopo un paio d’ore mi arrivò un messaggio da mia cognata

lei: “grazie per la cortesia”

io: “prego, figurati, quando volete non fatevi problemi”

lei: “caff&egrave? l’hai già preso?”

io: “volentieri, quando vuoi, ciao !” – pensai che lo scambio fosse finito, quella morta di mia cognata non sarebbe riuscita a smuovere neppure una piuma con quella verve caratteriale che si ritrovava. Persino le suore di clausura sono più vive di lei !!!

Bip, messaggio al cellulare, lei: “ho messo la macchinetta sul fuoco, ti aspetto!”

Casa di Elena era a meno di 10 minuti dal mio studio, ce ne misi 5 per arrivare, citofonai, mi aprì e salii.

lei: “accomodati, &egrave pronto !”

io: “ne avevo proprio … voglia”

lei: “lo sapevo, per questo te l’ho proposto, zucchero ?”

io: “sì, grazie”

Si voltò, l’abitino che indossava le fasciava i fianchi che non aveva e metteva in risalto il perizoma che aveva sotto. Indugiò un pochino nel rivoltarsi verso di me, voleva essere certa che le guardassi il culo.

Si mise accanto, con la zuccheriera in una mano e un cucchiaio nell’altra, chiedendomi quanto zucchero versare. Non risposi, la guardai negli occhi e infilai una mano tra le sue gambe, notai immediatamente come fosse liscia la sua pelle, delicata.

Feci salire la mano sulle cosce fino alla figa che toccavo con le dita da sopra il triangolino del perizoma. Mi guardò senza particolari espressioni, solo un forte tremolio che finì con un gemito di piacere mi fece capire che la mia violazione era ben accetta.

Pose la zuccheriera sul tavolo e ci poggiò entrambe le mani, la mia intanto rovistava sotto la sua gonna, con l’altra bevevo il mio caff&egrave sorridendole in faccia.

Le mutande erano fradicie, la figa era un lago, ci infilai il dito medio con estrema facilità. Mi alzai e la spinsi verso il lavabo continuando a tenerle il dito dentro. Volevo sentirle dire quello che voleva e perché lo voleva. Glielo domandai.

– Carlo non riesce a scoparmi più una volta al mese se va bene, mia sorella dice che te la fai 3/4 volte a settimana se non di più. Non resisto, voglio sentirmi donna, non voglio lasciarlo, non voglio fare cazzate.

Con il dito avevo cominciato a scoparle la figa, era pieno dei suoi umori. Lo portai alla bocca e me lo leccai senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

– Chi dice che tua sorella non ti abbia mentito?

– Ieri sera ho sentito quello che vi dicevate, ho capito che non mentiva.

Le sollevai il vestito, passavo dal culo alle cosce, alle gambe, al buco del suo culetto. In quel momento non era più la cognata insulsa, quella che non noti, ma una figa da trombare, una figa da usare, una donna da riempire.

Sbottonai il pantalone e tirai fuori il cazzo che ormai era diventato duro in piena erezione, lo puntai senza pensarci alla figa e cominciai a premere.

Le sollevai una gamba per agevolare la penetrazione, le vidi aprire la bocca per il piacere, era stravolta, – Cazzo, sììì … dammelo!

Lo sguardo prima sorpreso divenne di stupore quando la penetrazione fu completa e ebbe il cazzo tutto dentro – Mamma com’&egrave grosso, &egrave grossissimo … !!!

Sul momento la mia virilità ebbe un sussulto, ero certo di avere un bel cazzo, ma ce ne passava per poterlo pensare “grossissimo”, solo dopo un paio di settimane capii la vera motivazione dell’esclamazione.

Le sfilai il vestito e scoprii le sue tettine, la stavo scopando in piedi, in cucina, appoggiati al lavandino, nonostante la scomodità lei stava godendosi ogni centimetro della penetrazione.

Mi staccai da lei, mi spogliai, la spinsi verso il tavolo mettendola a pecorina, stavo per montarla quando mi disse:

– aspetta, non a questo posto !!

Si mise a pecorina a capotavola, mi fiondai alle sue spalle e cominciai a scoparla. Scappellai il cazzo e glielo passai tra le labbra della figa per raccogliere quanto più succo possibile, con l’indice ne raccolsi un po’ per assaggiarlo. Feci entrare la punta della cappella in quel lago di voglia, facevo scorrere il cazzo dentro e fuori, fino in profondità, fino a tentare di ficcarle persino le palle in quel corpo scosso dal piacere.

Era così bagnata che quasi non sentivo le pareti della figa scorrere sul cazzo, glielo dissi, mi rispose: “oggi sarebbero stati 48 giorni che Carlo non mi toccava.”

Tirai fuori il cazzo, mi sedetti alla sedia, voleva impalarsi ma la guidai in ginocchio a farmi un pompino.

Guardò il cazzo con disgusto, pieno dei suoi succhi vaginali: aspetta che te lo pulisco, disse. Le presi la testa e la spinsi giù verso la cappella dicendole: “non hai capito niente tesoro, io dico, tu fai. Succhiamelo !!”

Obbedì. Aprì la bocca per un pompino fantastico. La scena era assurdamente arrapante. Quella troia di mia cognata, laureata in filosofia, asessuata per impressione, era lì in ginocchio, nuda che mi faceva un meraviglioso pompino, condito dai più classici rumori del risucchio.

Si alzò e nuda com’era mi invitò a seguirla. Andammo nella loro stanza da letto, salì sopra.

– Come vuoi che mi metta ?

Mi stesi sul letto e la feci mettere a smorzacandela, volevo godermi lo spettacolo, non volevo perdermi lo spettacolo di lei che si scopava il mio cazzo, lei, mia cognata, quella che fino a due giorni prima non avevo mai neppure notato ora era lì che si dimenava tutta pur di infilarselo fin dentro l’anima.

Sul comodino c’erano i suoi occhiali, li presi e glieli porsi: – mettili !!

La feci voltare a pecorina, in favore dello specchio dell’armadio. Ora tutto era completo, chiavavo mia cognata a pecorina e le guardavo quel suo faccino occhialuto pensando che di lì a poco glielo avrei riempito di sborra.

La tenevo per i fianchi e la scopavo quando ad un certo punto mi accorsi che stava avendo un orgasmo, stringeva il copriletto mentre veniva, preso dal momento aumentai il ritmo della chiavata facendole sentire la cappella sino alla bocca dell’utero. Stavo per sborrare anche io, lei se ne accorse.

– vienimi pure dentro … mi stanno per venire …

lei non immaginava che il mio desiderio era ben altro … lo sfilai di scatto, la feci voltare e mi masturbai davanti alla sua faccia mentre mi guardava stupita e sorpresa … non capiva che cosa stesse accadendo.

Le sborrai tutto quello che avevo dentro, veder colare la sborra sulle lenti degli occhiali fu una scarica ulteriore di godimento perverso.

Tenendola per i capelli le infilai il cazzo in bocca, un mix di sborra mia, sua, di succhi vaginali … ripulì tutto senza fiatare. La sborra sul viso le colava addosso sporcandola tutta.

Ero ancora eccitato, volevo ancora quel corpo.

– Vai a farti una doccia, sei tutta sporca !

– Aspetto che vai via, non c’&egrave problema, la faccio dopo …

– Ora !!!

Si alzò e andammo in bagno, aprì l’acqua e entrò cominciando a lavarsi, guardandomi, incuriosita. Entrai in doccia con lei, la toccai dappertutto, avevo un percorso preciso in mente, non potevo non approfittare del momento. Non avevo certezze per il futuro.

Presi il bagnoschiuma, ne misi una dose generosa sul cazzo, la feci voltare di spalle e glielo appuntai sul culo.

– No, no, no … non l’ho mai fatto, me lo spacchi &egrave troppo grosso … ti prego no

Una mano salì alla nuca per tenerla ferma e voltata, l’altra guidava il cazzo nel culo.

Cominciai a premere prevedendo una lotta furiosa, invece lei rimase ferma, sottomessa. Il cazzo cominciò ad entrare, lo infilai piano, un pezzo alla volta, concedendole il tempo di abituarcisi.

Una volta dentro, sentii i muscoli dello sfintere rilassarsi, e lei partecipare al movimento. Un gemito tradì, come se non bastasse, il piacere che stava provando.

– &egrave bellissimo, la prima volta, non l’avevo mai fatto … mmmm … bello … fantastico … dai … muoviti, muoviti …

Le sborrai nel culo tutto quello che mi rimaneva, martoriandole le tette, i fianchi.

Mi godetti quel culetto fantastico, farcendolo di tutta la sborra che sua sorella, mia moglie, non avevo voluto la sera prima.

Tornando in studio, mi sentivo rilassato e rinfrancato dalla scopata, ma c’era qualcosa che non mi tornava.

Presto … il futuro … mi avrebbe rivelato tutto quanto … e la sorpresa sarebbe stata ancora più …

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